RAPPORTO UNIVERSITÀ/ IMPRESA NEL LOCALE

"Uno dei tratti più rilevanti della sussunzione reale del lavoro al capitale consiste nella consapevole applicazione della scienza, questo prodotto generale dello sviluppo sociale, al processo di produzione immediato". (K.Marx, Il capitale, Capitolo VI inedito).

"Poiché con lo sviluppo della sussunzione reale del lavoro al capitale e quindi del modo di produzione specificatamente capitalistico, il vero funzionario del processo lavorativo totale non è il singolo lavoratore, ma una forza lavoro sempre più socialmente combinata, e le diverse forze lavoro coooperanti, che formano la macchina produttiva totale, partecipano in modo diverso al processo immediato di produzione di merci o meglio, qui, dei prodotti - chi lavorando piuttosto con la mano, chi piuttosto con il cervello, chi come ingegnere, direttore, tecnico ecc., chi come sorvegliante, chi come manovale o semplice aiutante- , un numero crescente di funzioni della forza lavoro si raggruppa nel concetto immediato di lavoro produttivo, e un numero crescente di coloro che ne sono veicolo nel concetto di lavoratori produttivi, direttamente sfruttati dal capitale e sottomessi al suo processo di produzione e valorizzazione." (H.J. Krahl, Tesi sul rapporto generale di intellighenzia scientifica e coscienza di classe proletaria);

Intendiamo fornire ora alcune note esplicative su come si articoli a livello locale ciò che è stato deciso a livello europeo o nazionale.

E’ difficile fornire un quadro chiaro seppur sintetico del rapporto Università/ Imprese a livello locale, come questa sezione vorrebbe fare, perché ci si addentra nei meandri di un connubio molto articolato e complesso.

L’integrazione studio-lavoro ha ormai raggiunto un livello di assoluta importanza: dagli stages aziendali nei corsi di formazione professionale alle "borse di studio-lavoro" estive per gli studenti delle superiori, dalle "visite guidate" nelle imprese alle tesi di laurea in azienda, passando per l’ articolazione a sempre più largo raggio che si sta dando la formazione continua.

E’ dunque molto impegnativo e rischioso dedurre da questo complicato rapporto delle ipotesi interpretative che diventino chiave di lettura. Il compito diventa ancora più impegnativo se si rifiuta - come facciamo - di legare unicamente alla famigerata Fondazione Alma Mater l’ appiattimento dell’ Ateneo bolognese (in tutte le sue Facoltà, dalle scientifico tecnologiche alle umanistiche, sia pure in misura e modalità diverse) sulla realtà imprenditoriale.

Analogamente riteniamo che sia semplicistico vedere nei sempre più frequenti seminari tenuti nelle Facoltà (anche umanistiche -si badi-) da managers della PMI o nel continuo aumento del numero di corsi assegnati a personaggi provenienti dalle aziende, la causa e non invece solo il sintomo di un’interazione sempre più stringente.

Come del resto è fuorviante imputare ai baroni che svolgono attività di ricerca applicata nelle e per le imprese, extra legem, la responsabilità della sussunzione dell’ Università ai bisogni industriali.

Questo infatti è solo un aspetto eclatante di un malaffare diffuso e in questa ottica ha un’ importanza ben maggiore, ad esempio, il fatto che ogni anno migliaia di laureandi delle facoltà scientifiche svolgano la propria tesi internamente ad un impresa per una durata di 6 mesi e spesso più.

Di fatto questi sono casi di lavoro non retribuito, di alta conoscenza resa disponibile gratuitamente sul mercato dell’innovazione industriale, ed i cui risultati rimangono fruibili unicamente alle aziende.

Il vero nodo del rapporto Università/ Impresa non sta nella disattesa criticità del sapere (pensiamo all’esperienza del ‘68), ma nel fatto che, nell’ epoca della sussunzione reale, l’Università è diventata un’agenzia di riproduzione politica di una forza lavoro intellettuale soggiogata agli interessi aziendali, spesso costretta alla flessibilità non garantita, precarizzata e frustrata.

Da qui l’invalidità del percorso teorico di chi continua a desiderare un sapere "libero" e critico, dal momento che sarebbe invece importante ragionare su come l’ insegnamento universitario non sia più semplicemente legato a doppio filo all’ impresa, ma su come il sapere in quanto tale sia diventato Impresa, ed in questo quadro approntare percorsi sovversivi di lotta che permettano di liberare questa intellettualità di massa, messa al lavoro, impiegata produttivamente, sfruttata senza che ne sia riconosciuto e valorizzato l’immenso ruolo produttivo.

 

Andremo a vedere dapprima quali sono le strutture di "interfaccia" tra impresa e università e le modalità con cui operano e, successivamente, in quale maniera sono stati creati i diplomi universitari (D.U.) ed attraverso quale prospettiva sono stati riformati.

Infine vedremo i corsi di formazione co-finanziati dal Fondo Sociale Europeo (FSE) in Emilia Romagna.

Quella che vorremmo tentare è una ricostruzione, per quanto superficiale, delle complesse iterazioni tra sistema imprenditoriale e sistema formativo a livello locale, servendoci anche di alcune chiavi di lettura relative al mutamento del paradigma produttivo ed economico, chiavi di lettura che possono essere facilmente ricavate dall’ormai abbondante letteratura di analisi e riflessione sul c.d. postfordismo.

Così come la produzione si fa sempre più globalizzata ed al contempo si localizza e si diffonde sul territorio, allo stesso modo la formazione viene da un lato pianificata a livello europeo nelle sue linee guida e dall’ altro legata alle specificità delle esigenze locali delle imprese.

In questo senso gli interventi del Fondo Sociale Europeo sono un buon esempio: l’Unione Europea decide le linee guida delle politiche sulla formazione; sta poi al complesso: Stato/ Regione/ Provincia/ Comune progettarne la realizzazione nel proprio territorio (esemplificando: l‘Unione Europea ha pubblicato il Libro Bianco di Jacques Delors e la provincia di Bologna inaugura il corso di formazione professionale in operatore di agenzia di lavoro interinale).

I Diplomi Universitari sono un altro chiaro esempio di questa strategia: sono stati istituiti nel ‘90 per adeguare la formazione della forza lavoro al mutato contesto produttivo ed è stato previsto che la loro realizzazione fosse vincolata alla domanda di lavoro locale delle imprese.

La durata di tre anni consente di rimodellare successivamente i percorsi formativi sulla base dell’ imprenditoria locale.

E’ emblematico che la loro riforma nel 1993 sia stata firmata dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) e dalla Confindustria.

 

 

 

 

 

SCHEDA 1:

ASSOCIAZIONI INTERFACCIA UNIVERSITÀ- IMPRESE.

 

L’ esempio territorialmente più significativo è la Fondazione UEPT Alma Mater, nata con lo scopo di promuovere i rapporti tra l’Ateneo bolognese e il tessuto imprenditoriale locale.

Promossa e gestita dall’ Università, opera dal 1988 ed è stata finanziata nei suoi primi anni di attività dall’ Unione Europea, attraverso il programma Comett.

Ha diversificato nel tempo le sue attività, impegnandosi in azioni connesse non solo alla formazione, ma anche al trasferimento tecnologico dall’ Università alle Imprese attraverso diverse modalità.

Più in particolare, le attività svolte si riferiscono a:

 

Possiamo definire la UEPT Alma Mater come una fondamentale struttura-quadro all’interno della quale si materializzano i rapporti Università di Bologna/ imprese locali.

La Fondazione fissa nel suo statuto i principi dell’interazione tra l’Impresa e l’Università ed ha un ruolo di primo piano sia perché assolve ad una funzione di coordinamento, sia perché è, tanto formalmente (la sede è in Via Zamboni 33, sede del Rettorato), quanto di fatto, organica all’ Università.

Un altro esempio significativo del continuo flusso di sapere che lega produttivamente l’Impresa all’Università è offerto dal Corso di Perfezionamento in Direzione Aziendale la cui organizzazione è delegata all’ Associazione di studi aziendali Athenaeum.

La realizzazione del corso (che viene tenuto da circa 10 anni) avviene grazie alla cooperazione dell’ Università di Bologna col settore formazione della Regione Emilia Romagna e con la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bologna.

Scopo del corso è fornire ai neolaureati in discipline tecnologiche (in particolare Ingegneria) conoscenze economiche, finanziarie, giuridiche e gestionali "necessarie per la preparazione culturale del manager".

Il corso si articola in lezioni tenute da docenti universitari e da dirigenti e consulenti di imprese sia pubbliche che private, in stages presso aziende e in seminari su specifici argomenti (ad esempio la qualità totale, la gestione delle risorse umane) tenuti da imprenditori, ma anche da politici e sindacalisti.

Può essere utile verificare il numero e le tipologie di imprese che cofinanziano il corso

(ne indichiamo solo qualcuno: Digital Equipement, Ducati, GD, Barilla, IBM, Mandelli, banche varie e la strana COSPURE, acronimo di COnsorzio per lo Sviluppo del Polo Universitario a Reggio Emilia - ove i corsi di laurea sono praticamente una S.p.A. a capitale per metà privato). Il carattere "disinteressato e "generoso" dei finanziamenti, si rivela in tutta la sua trasparenza!

 

Poi risalta la Fondazione CEUR (Centro Europeo Università e Ricerca) costituita nel 1991 da professori universitari, imprenditori e professionisti al fine di promuovere la "formazione culturale di giovani universitari nell’ ambito dell’ Università e della ricerca, in particolare mediante l’istituzione e la gestione di collegi e residenze universitarie, e la promozione della ricerca tra giovani studiosi e docenti e lo sviluppo della loro collaborazione scientifica ".

La CEUR gestisce a Bologna il Collegio Universitario S.Tommmaso d’Aquino e la Residenza Navarra a Ferrara. Neanche a dirlo è organica a Comunione e Liberazione. I collegi e le residenze sembrano, peraltro, di dubbia "sicurezza", a giudicare dallo "sgombero" subito agli inizi di Novembre da 90 studenti del collegio S.Tommaso ad opera dei Domenicani proprietari dello stabile. (sic!). I ragazzi sembrano non averla presa troppo bene: la scritta "cloro al clero" si è stagliata nitida sulle pareti di un corridoio. Come biasimarli?

Un interessante esempio di relazione Università/ imprese sul terreno direttamente imprenditoriale è costituito dalla casa editrice universitaria Bonomia University Press.

Per parteciparvi le casi editrici Masson e Bruno Mondadori si sono rese disponibili a versare rispettivamente 50 e 100 milioni (purché venga loro concesso di avere un rappresentante nel comitato editoriale), la CLUEB, la Zanichelli, la Compositori e altre sono interessate e infine la CARISBO e la Cassa di Risparmio di Ravenna sono disposte a concedere 150 e 50 milioni rispettivamente.

 

Abbiamo poi scoperto l’esistenza del CESOP (Centro Servizi per l’Orientamento Professionale) che è un’ associazione di studenti e neolaureati nata nel 1990 a Milano e la cui sede bolognese è sita al 3° piano della Facoltà di Ingegneria (unico gruppo ad avere una sede propria: nemmeno i c.p. ci sono riusciti).

Ha la finalità di agevolare la trasformazione da studente a "serio professionista", fornendo in tal senso vari servizi.

Le principali attività sono l’ oganizzazione di Job Meetings e fiere d’ aziende, la realizzazione di una guida sul tema aziende e corsi post laurea, la promozione di seminari di carattere tecnico-economico in collaborazione con MIRAI (associazione di ingegneri per la gestione d’impresa sorta per promuovere tra i giovani la cultura imprenditoriale), enti vari ed imprese.

Esiste una frazione della CESOP denominata CRUNA (Coordinamento Relazioni Università/ Aziende) che coordina l’ attività con altri enti e/ o associazioni (ad esempio ELSA, ITER e AIRMEC).

Negli ultimi mesi CESOP ha organizzato a Bologna il Career Day insieme all’Assindustria, stages in imprese statunitensi, un convegno dal titolo Internet, Intranet, Extranet. Evoluzione tecnologica ed i suoi modelli d’ impresa insieme ad IBM (multinazionale del settore informatico); ha promosso il seminario Le risorse umane come fattore strategico competitivo, delegato ai Giovani Imprenditori di Confindustria insieme all’Associazione Meccanica di Bologna. Ha inoltre realizzato la serie di Workshops: Incontri di avvicinamento al management d’ impresa (6° ciclo) gestita da dirigenti d’azienda della Mirai e infine promosso la due giorni di EDMS in cui centinaia di managers delle maggiori multinazionali hanno invaso la Facoltà di Ingegneria "per laureandi alla ricerca di un nuovo impiego e per giovani professionisti alla ricerca di nuove opportunità " .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCHEDA 2:

I DIPLOMI UNIVERSITARI

 

Diamo ora uno sguardo all’ attuazione locale della legge 341 del 19 Novembre 1990 (denominata Riforma degli ordinamenti didattici universitari), che istituisce i diplomi universitari (DU), meglio noti come "lauree brevi", poiché di durata compresa tra i 2 e i 3 anni.

Si tratta di corsi finalizzati all’ apprendimento di metodi e contenuti culturali e scientifici in specifiche aree professionali particolarmente richieste dal mercato del lavoro.

I DU sono stati creati infatti per essere una leva di governo del sistema dell’ istruzione universitaria e per consentire un rapido adeguamento alle variabili esigenze dell’ impresa locale.

Con questa i DU vengono addirittura contrattati ed in questo senso è illuminante il caso della "laurea breve" in Ingegneria Meccanica di Padova nella quale è stato inserito un semestre di specializzazione in tecnologia dell’ occhiale, per rispondere alle esigenze di quel settore industriale della provincia di Belluno egemonizzato da Luxottica.

In Emilia Romagna i DU sono stati avviati nell’ anno accademico 92/ 93 e nel 93/ 94 risultavano attivati 36 corsi, in prevalenza nei settori ingegneristico e paramedico (con una proporzione di 7 su 10).

  1. Nel 1993 la Regione Emilia Romagna ha stipulato accordi con le varie Università presenti sul suo territorio per dare un’ impronta più professionalizzante al percorso formativo dei DU da attuarsi tramite:
  2. Progettazione concordata Regione/ Università di tirocini da tenersi in aziende locali e gestiti da un Ente di formazione professionale;
  3. Partnership tra Enti di formazione, imprese, banche, ordini professionali, enti di ricerca ed università;
  4. Partecipazione di esperti e testimoni d’ impresa.

 

Si osservi che la stessa legge istitutiva dei DU prevede (e promuove) forme di finanziamento derivanti dalla collaborazione di soggetti privati e pubblici.

La sperimentazione ha riguardato i DU in Ingegneria, Economia e Amministrazione d’impresa, Statistica e Metodologia fisica e si è conclusa nel 1995 con l’uscita dei primi diplomati e a livello nazionale con la riforma delle lauree brevi.

Vale la pena citare alcuni degli enti gestori dei DU in Emilia Romagna: IFOA (Istituto Formazione Operatori Aziendali), SADA (Scuola di Amministrazione e Direzione Aziendale), CIS (Scuola Aziendale di Formazione Superiore), CISITA (Sistemi Formativi Confindustria).

Nel 1995, come detto, il MURST (Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica) riforma i DU sulla base delle linnee guida europee (infatti si inserisce negli interventi del Fondo Sociale Europeo) tramite il progetto CAMPUS (Corsi Avanzati Mirati alla Preparazione Universitaria per Sbocchi lavorativi) della CRUI (Conferenza Rettori Università Italiane), in associazione con le Regioni, la Confindustria, l’ Unioncamere e l’ Enea.

 

CAMPUS riguarda i DU dell’area dell’ingegneria, delle scienze tecnologiche e del terziario avanzato e prevede la revisione dei curricula formativi per meglio adeguarli alle esigenze territoriali delle imprese, le quali infatti diventano corresponsabili dell’intero percorso formativo. E’ interessante osservare che per ogni diploma che si intende attivare viene effettuata un’indagine tra le imprese del territorio in cui si andrà a collocare il corso, con la quale viene presentato loro il programma e chiesto un giudizio di valore e di interesse sul programma stesso.

Questa riforma dei DU permette una revisione dell’ offerta formativa che territorialmente risulta sempre più legata alla domanda delle imprese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCHEDA 3:

CORSI FINANZIATI DAL FONDO SOCIALE EUROPEO.

 

Per avere un quadro più completo ci sembrano necessarie alcune riflessioni sul rapporto Impresa/Formazione a livello locale, anche al di là di quanto avviene in ambito strettamene universitario.

In questo senso tenteremo alcune osservazioni sull’ attuazione, a livello locale (Emilia Romagna) dei progetti europei, in particolare di quelli afferenti al Fondo Sociale Europeo.

Oltre alla notevole importanza economica dei finanziamenti, le politiche del F.S.E. permettono di osservare come un progetto globale si articoli nel locale e come questo processo sia gestito dalle compartecipazione di Imprese ed Enti statali. Inoltre, se ammettiamo una certa razionalità nella scelta dei corsi attuati, dalla loro tipologia emerge una conferma di quelle ipotesi di mutamento del paradigma produttivo che abbiamo assunto come punto di partenza del nostro discorso sull’Università.

Intanto precisiamo che i finanziamenti FSE per l’Emilia Romagna ammontano, sommati i contributi nazionali e privati (vincolo di accesso ai fondi UE), a 1120 Mld per il periodo ‘94- 99. I corsi finanziati dal FSE attivati in Emilia Romagna nel 1995 sono stati 367 e sono ripartiti in 133 qualifiche a loro volta ripartite in "piene" (professioni così come il mercato le riconosce), "stagionali" (qualifiche collegate a particolari leggi dello Stato o della Regione), "locali" (legate ad una specifica esigenza territoriale).

Le esigenze della PMI in Emilia Romagna hanno imposto una prevalenza dell’offerta formativa tesa a coprire il bisogno di adeguamento tecnologico e di esperti di gestione in diverse aree con caratteristiche di flessibilità.

Dall’ insieme dei corsi risulta una forte presenza di corsi per i servizi alla persona o "socialmente utili" (quali ad esempio Arti e Cultura, Comunicazione e Spettacolo), e alle imprese (molti per l’ innovazione in ambito informatico e gestionale o per l’adeguamento alla normativa UE).

L’ insieme dei corsi sarà monitorato da apposite agenzie formative settoriali regionali, le quali dovranno operare come ricettori dei mutamenti della domanda di lavoro delle imprese e modificare tempestivamente i programmi dei corsi, adeguando l’ offerta formativa.

Facciamo ora qualche osservazione sui corsi FSE dell’obiettivo 3 per la provincia di Bologna nel 1997 scorporandoli per assi.

 

ASSE 1 (rivolto ai disoccupati di lunga durata): comprende gli interventi per le persone prive di titolo di studio (pochi corsi e tutti orientati alla creazione di operai specializzati) o con titolo di studio inadeguato. Per quest’ultima categoria sono previsti molti corsi, con la spiccata prevalenza di qualifiche relative al settore dell’informazione sia nel settore dell’ industria e dei servizi all’impresa (ad esempio progettazione software, sistemi informativi), sia nel terziario (es.doppiatore, bibliotecario, responsabile data base, moda).

Altri corsi prevedono la creazione di figure professionali qualificabili come "tecniche", che però sono state riviste alla luce delle esigenze aziendali di qualità totale (corso di tecnico della qualità), informazione (corso di progettista CAD) informatica (corso di coordinatore di telelavoro), sicurezza (addetto previsione rischi sul lavoro).

 

ASSE 2 (rivolto ai "giovani"): i corsi programmati in quest’ asse dovrebbero formare tecnici qualificati di livello medio-alto.

La maggior parte dei corsi (27) è indirizzata a giovani con qualifica professionale o diplomati (minori di 25 anni): 14 corsi sono direttamente inseriti nel capo dell’ informatica (progettista CAD, gestore di immagini digitali, programmatore in ambiente Windows, gestore reti) per la maggior parte applicata all’ industria, ma non esclusivamente (tecnico di postproduzione audiovisiva su sistemi digitali):

Vale la pena di osservare che esiste un corso finalizzato alla formazione di "operatori di agenzie per il lavoro interinale".

Per laureati ovvero iscritti all’ Universit&agr