EDITORIALE |
ALLA RICERCA DI CIO' CHE MANCA
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Lunica realtà che conosciamo è quella dominata dal furto, dall'alienazione e dalloggettivazione capitalistica del lavoro vivo, del suo valore duso, della sua creatività.1
Come spieghiamo nell'editoriale, abbiamo deciso di dedicare questo numero alla produzione scegliendo come prospettiva d'analisi il punto di vista delle soggettività lavorative e di classe: aggredire la produzione per leggere il bisogno di comunismo. Così, all'interno di questo numero non poteva mancare uno sguardo sugli impianti industriali dei nostri territori, sia perché al loro interno sono ancora incatenati milioni di operai, sia perché spesso essi rappresentano le punte più avanzate dell'espropriazione di plusvalore sociale. Questa scelta, tutta politica, richiedeva l'inizio di un lavoro di ricerca che in queste note comincia a fornire delle indicazioni, senza avere, però, la presunzione di potersi esaurire. Avevamo a disposizione i dati dell'Istat sulla crisi del settore industriale, quella parte (piccola) dei corsi universitari che sono sufficientemente aggiornati2, ma anche le potenti aperture di orizzonte d'indagine del Marx visionario e tremendamente anticipatore come prospettiva interpretativa che orientasse a buon fine anche ricerche future. Avevamo, a dirla tutta, anche la vocina, ripetitiva e stantia, dei post-socialisti, coloro i quali hanno costruito la loro fortuna agitando una rappresentanza del soggetto operaio, ottenuta massacrando le avanguardie del movimento comunista di fabbrica e promuovendo stands di Ceausescu nelle feste dell'Unità3, ma ci siamo sforzati di considerarla un ronzio fastidioso che facesse da sfondo all'autonomia delle ricerche e delle lotte. Così, rifiutando la lettura di chi non ha capito l'uso capitalistico della crisi e propone ipotesi concertative laboursaving, ridislochiamo altrove il nostro empasse: dobbiamo narrare di un ampio settore del lavoratore collettivo in assenza di una soggettività di classe capace di imporsi politicamente, senza quindi una guida che possa sostanziare la stesura di queste note. Misurandoci con le nuove condizioni imposte dall'automazione industriale, il nostro scopo sarà di individuare alcune linee interpretative della forma lavoro negli impianti industriali, tentando di leggere l'immanente contraddizione capitale/lavoro, di prefigurare scenari di riappropriazione e di disegnare la possibilità di comunismo. Da sempre e ovunque il capitalista collettivo ha operato per aumentare la composizione organica del capitale: spesso per far fronte alla conflittualità interna, talvolta per far fronte ad una soggettività operaia insubordinata ed incontrollabile. In entrambi i casi lobiettivo è stato quello di aumentare la redditività del capitale investito, garantire lespropriazione di una quota-parte maggiore di plusvalore sociale. In altre parole, incrementare il plusvalore assoluto e relativo. Nel primo caso però lattacco capitalistico discende da una dinamica di conflitti interni alla sua classe, nellaltro si da come risposta allattacco della classe operaia. A determinare luno o laltro degli scenari possibili, concorrono diversi elementi sia temporali sia territoriali. Valga per tutti lesempio di quanto successo con londa lunga del '68 in Italia quando loperaio massa scardinò la produzione fordista opponendo la sua rigidità alla rigidità del capitale, insubordinandosi, scontrandosi con ogni mezzo e permettendo la prefigurazione di nuovi scenari esprimendo la produttività del non-lavoro sociale. Risposta a questo lungo ciclo di lotte fu un enorme investimento in capitale fisso per rompere la rigidità operaia in due maniere: diminuire il lavoro vivo necessario mutarne la qualità e riorganizzare la catena del valore 4flessibilizzandola. Per lultima volta si verificò la circuitazione lotte/sviluppo: la soggettività operaia attaccò la catena ed il lavoro salariato, l'organizzazione del lavoro venne stravolta, la catena automatizzata, la fabbrica estesa alla società, il lavoro reso autonomo. Il capitale fuggì dal conflitto e riorganizzò la sua fabbrica: esternalizzandola e ridefinendo il ruolo del residuo di lavoro vivo interno. Il terreno dellantagonismo veniva, così, ridislocato ove nessuna dialettica fosse possibile.
Una cosa trovo perfettamente soddisfacente nel piano del tuo lavoro, è la tua intenzione -che approvo sotto ogni punto di vista- di tenerti nei limiti più inoffensivi rispetto ai signori proprietari. E' una decisione saggia e molto facile da rispettare. Bisogna dedicarsi all'economia politica come ci si dedicherebbe all'acustica o alla meccanica." August Walras nella lettera al figlio Leon del 6/2/1859
Di tutte le lotte per l'autonomia della classe operaia non c'è solo una pluralità di letture possibili, ma anche molteplici valutazioni dei risultati raggiunti5. Così accade che l'esternalizzazione sia letta come un processo per frantumare loperaio-massa e la sua forte sindacalizzazione: il capitale rende autonomo il lavoro perché questa forma giuridica comporta una autoresponsabilizzazione maggiore (autonomo = superamento della rigidità salariale e ritorno al cottimo) e cerca il superamento6 del conflitto capitale-lavoro in relazioni di partnership commerciali più idonee a fargli conseguire i propri obiettivi. Esternalizzazione perciò come strumento per abbattere i costi e ridisciplinare, con il sistema dell'autocontrollo, una classe ormai quasi del tutto incontrollabile. Forse è vero. Di certo è importante leggere la fenomenologia della trasformazione sociale dal punto di vista della soggettività di classe. Lesternalizzazione, infatti, non è stata decisa esclusivamente dal capitale, ma è anche frutto delle lotte della soggettività di fabbrica che non sopportava più la gerarchia, la regolazione della giornata sullorario di lavoro della catena, la rigidità della produzione fordista, il controllo, la limitazione delle relazioni sociali, dei percorsi biografici e dei linguaggi imposti dal lavoro comandato, ripetitivo e perciò stesso, detestabile e detestato. Una soggettività che ha spaccato la produzione fordista trovandosi imbrigliata nelle maglie del comando dellimpresa postfordista ed assoggettata all'Impero. Così, da un lato la produzione si è riorganizzata in reti di cooperazione orizzontale, dall'altro queste reti si sono rivelate eterodirette, sottomesse ad un capo, estranee ad ogni meccanismo di autovalorizzazione; per un verso autogestione dei tempi del lavoratore autonomo, ma per l'altro fenomeni di self-exploitment, di estensione della giornata lavorativa sociale, di sparizione della differenza tra tempo libero e tempo di lavoro: la rottura della forma salario ma lautonomia solo parziale delle soggettività lavorative, il lavoro reso innovativo ma lintera vita messa in produzione, il disciplinamento trasformato in controllo. Di certo a noi preme ragionare sull'espropriazione del sapere sociale diffuso e della creatività operaia, su come essa sia oggettivata nelle macchine e nell'automazione della manipolazione simbolica, su quali possibilità vi siano di rompere il comando capitalistico sulla produzione sociale. In questo percorso troveremo il bisogno di puntualizzare lo stato dell'arte sull'analisi del lavoro operaio, sul mutamento della categoria di lavoro produttivo, su ciò che rimane della società del controllo e sulla sussunzione delle capacità dell'intellettualità-massa. Ci piace pensare di poter estendere queste note, nei lavori che verranno, alla tematica della riappropriazione e del sabotaggio.7 Spetterà però a questa nuova composizione di classe "illuminare il presente alla luce del futuro", svincolandosi dalle nuove forme del controllo che l'automazione produce e ribaltando in potenza costituente le energie lavorative sociali che i nuovi meccanismi di accumulazione hanno prodotto o alimentato nella ristrutturazione capitalistica cui, oggi, assistiamo. Diamo ora una definizione d'automazione industriale e facciamo una breve digressione sulla sua evoluzione cercando di inquadrarla allinterno dei paradigmi produttivi che si sono susseguiti. Qualifichiamo con il termine automatico un processo nel quale il lavoro vivo è sostituito (o anche quantitativamente diminuito o qualitativamente mutato) da lavoro pregresso o meglio da sapere/lavoro oggettivato. Possiamo quindi distinguere tra automazione dellattività realizzata ed automazione della gestione ed elaborazione dellinformazione. Esempio della prima è la tornitura a controllo numerico; esempio della seconda è la gestione supportata da elaboratore elettronico di un magazzino ordini, arrivi, inventario ecc. L'una e l'altra richiedono luso massiccio dellelettronica e dellinformatica, sia hardware sia software, ma divergono nel merito delloggetto dintervento.
Automazione dellattività realizzativa: lo stato dell'arte.
Ora, storicamente vi è sempre stata la tendenza ad automatizzare i processi, basti pensare ai telai con ruota idraulica del 1700 o ai mulini a vento ancora precedenti8. Non essendoci la necessità di esporre i graduali passaggi che nel tempo si sono susseguiti, ricorderemo brevemente il sommovimento dovuto allattività del decantato binomio Taylor/ Ford prima di descrivere alcune implementazioni di quella che abbiamo chiamato automazione dellattività realizzativa nei moderni impianti industriali. Si attribuisce alla succitata coppia lintroduzione dellarcinota catena di montaggio. Più precisamente Henry Ford la introdusse negli impianti della sua impresa automobilistica negli U.S.A. nel primo decennio del secolo. Alla catena le singole operazioni erano parcellizzate in modo da massimizzare la capacità operativa degli operai nellespletamento di quei compiti per i quali non esistevano ancora macchine automatiche in grado di svolgere le operazioni necessarie. Il fordismo si avvalse della teoria dellorganizzazione del lavoro elaborata dallingegner Frederick Winslow Taylor e pubblicata nel noto Principi di organizzazione scientifica del lavoro nel 1911. I grandi impianti costruiti da Ford per il settore dellautomobile erano quindi caratterizzati da una forte automazione dei processi e, più in particolare, ciò che li caratterizzava era la grande dimensione ed una forte rigidità. Questo sistema rappresentò una risposta adeguata alla domanda di beni di consumo durevole, che la società di massa aveva comportato, con una filosofia produttiva detta del cost minimizing, allora vincente. Nasce, così, limpianto industriale fordista, dedicato alla produzione di un alto volume di un bene standard e quindi automatizzato rigidamente (la catena di montaggio dedicata, appunto) e che consentiva un abbattimento fenomenale dei costi grazie alle economie di scala ed alla divisione tecnica, organizzata scientificamente, del lavoro vivo (mansioni rigide, tempi standardizzati d'esecuzione, obiettivi di produttività, controllo cronometrato, introduzione del cottimo). Quest'implementazione d'automazione industriale (d'ora in poi a.i.) fu introdotta nell'Italia del dopoguerra e riguarda le imprese manifatturiere. Altro discorso vale per lindustria di processo (si pensi alle acciaierie) la quale, per ragioni intrinseche alle modalità di produzione, fu automatizzata precedentemente rispetto ai settori manifatturieri. Noi non ci occuperemo dellautomazione riguardante i processi industriali cosiddetti continui: qui i metodi sono da tempo consolidati. Ben diverso è invece il discorso per le imprese che producono per lotti: la strada che porta alla Computer Integated Manufacturing (CIM), cioè alla completa automazione del processo, è ben più complessa ed aperta. Da più di ventanni profonde ristrutturazioni hanno permeato e stravolto i modelli di produzione. Non è questo il momento per esaminare cosa abbia comportato il salto di paradigma che ha attraversato i nostri territori. Ci basti assumere che la tendenza attuale è quella di non avere più imprese di grandi dimensioni integrate verticalmente, bensì imprese più piccole, organizzate in rete, attraversate da processi di disintegrazione verticale e con magazzini dingresso talvolta gestiti con logiche Just In Time. Le imprese che c'interessano sono imprese manifatturiere di medie dimensioni che devono coniugare flessibilità e cost minimizing, imprese che producono per lotti (come del resto fa ormai più del 75% dellintero settore manifatturiero mondiale), con commesse di numero contenuto. I nuovi modelli d'automazione dellattività realizzativa devono essere orientati alla flessibilità e allintegrazione, ma di quest'ultimo aspetto parleremo in chiusura. Assumiamo come definitivamente chiarito che: esiste un legame indissolubile tra paradigma produttivo/mercato dei beni/caratteristiche dellautomazione e forme del lavoro operaio ad essa connesse. Unimpresa aumenta il livello d'automazione del suo impianto quando ciò è tecnologicamente possibile e quando unulteriore sostituzione di lavoro vivo con sapere/lavoro oggettivato è economicamente conveniente. Va sottolineato che esistono più tipi/livelli d'automazione flessibile e quale importanza rivesta il rapporto tra numero dei prodotti di catalogo e volumi produttivi per la scelta del tipo di a.i. flessibile da adottare trai diversi esistenti. Così abbiamo la cella flessibile di lavorazione nelle imprese che producono molti prodotti in bassi volumi di produzione (tecnologia general porpuose che consente gran flessibilità), i Flexible Manufacturing System per le imprese che producono lotti elevati in mix variabili di prodotti (coniugando efficienza e doti di flessibilità) e infine le linee automatiche dedicate, adatte per alti volumi produttivi e ridotto numero di prodotti (tecnologie special porpuose caratterizzate da alta efficienza e bassa flessibilità che comunque in questo caso non è necessaria). Tenendo presente quanto detto facciamo un passo indietro e vediamo i passaggi che hanno portato alle tecniche FMS e CIM. 1947: Parson (U.S.A.) realizza la prima macchina a controllo numerico (CN), Questa era una fresatrice comandata automaticamente, tramite la quale si riuscivano a produrre eliche per elicotteri. Le informazioni per la macchina erano codificate su schede perforate ed inserite in un controllore che guidava lutensile a passi incrementali; 1952: viene introdotta la prima fresatrice a CN con tre assi controllati (due per la traslazione dellutensile ed uno per la rotazione dello stesso). Questa macchina utensile si diffonde con estrema rapidità anche perché programmabile con un nuovo linguaggio chiamato APT, usato ancora oggi; 1966: viene commercializzata la tecnologia Direct Numerical Control (DNC) che consiste in un sistema di comunicazione dati capace di interconnettere un gruppo di macchine utensili CN ad un unico elaboratore comune con memoria sufficiente a contenere tutti i programmi di lavoro che possono servire alle diverse macchine. Il DNC permette di visualizzare e modificare i programmi di lavoro memorizzati, di trasmettere istruzioni agli operatori e raccogliere dati sul funzionamento reale delle macchine. Loperaio addetto alla macchina a logica cablata doveva caricare manualmente sul lettore meccanico le bobine di nastro perforato (che per costruzione si usura e si rompe) con le istruzioni per la macchina utensile che venivano rilette ad ogni esecuzione del ciclo di lavorazione e non erano modificabili, pena lintero rifacimento del nastro. I DNC eliminano il nastro perforato e permettono una veloce modifica dei programmi, dotando il sistema di notevole flessibilità. Anni '70: si afferma la tecnologia Computer Numerical Control (CNC) che rende disponibile su ogni macchina utensile una capacità di memoria paragonabile a quella che il calcolatore centrale del sistema DNC poteva mettere a disposizione di ciascuna macchina ad esso collegata. Inoltre le informazioni per le macchine a CNC sono codificate su nastro magnetico o su dischetto, consentendo vantaggi spropositati rispetto al nastro perforato, ai quali si sommano le semplificazioni nella redazione del programma di percorso utensile. I sistemi CNC consentono di integrare lavorazioni di diverso tipo nello stesso sistema di produzione: le lavorazioni sono svolte seguendo le istruzioni provenienti dal calcolatore nel quale sono memorizzati tutti i programmi scritti con linguaggi ad alto livello in macroistruzioni di lavorazione. Spetta alloperaio scegliere quale lavorazione eseguire, avendo la possibilità di visualizzare e modificare il relativo programma sulla base di una personale valutazione di efficacia ed ottimizzazione delle risorse. Va detto che la tecnologia DNC è tornata in auge poiché è stata ridefinita nei termini di integrazione delle comunicazioni tra più macchine CNC, invece di CN a logica cablata per cui è stata introdotta. Di fatto, i sistemi DNC permettono la supervisione automatizzata del processo produttivo e sono spesso utilizzate dalle imprese manifatturiere di medio/piccole dimensioni. La fabbrica del futuro avrà però diverse e ulteriori caratteristiche: automazione dellattività realizzativa e del trasporto dei materiali, controllo automatico dellintero processo, gestione integrata computerizzata di tutte le attività dellimpresa, sia produttive (fabbricazione, montaggio, trasporto dei materiali e dellinformazione) che di servizio. Le attività di diverse macchine CNC e dei robot ad esse complementari sono raggruppate in un unico sistema (cella di fabbricazione) che ha in uscita un pezzo di una famiglia identificabile in termini di caratteristiche morfologiche; ogni cella ha un elaboratore centrale che è interfacciato agli elaboratori delle macchine CNC e dei robot ed ognuno di questi coordina e gestisce le lavorazioni delle macchine e le operazioni di load/unload e cambio utensile effettuate dai robot. Le celle si fabbricazione sono dislocate lungo un sistema centrale di trasferimento dei materiali, ad esempio un convogliatore. Quando un pezzo specifico si avvicina sul trasportatore alla cella richiesta, il corrispondente robot lo prende e lo carica su una macchina CNC della cella, così, dopo la lavorazione, il robot scarica il pezzo e lo depone sul convogliatore, che permette di trasportarlo fino ad una cella successiva. I sistemi automatici di trasporto possono essere di tipo rigido (convogliatori a nastro, a rulli, catena o altro) o flessibili. In questultima categoria rientrano i carrelli automatici AGV (Automated Guide Vehicle) che sono carrelli trasportatori ad azionamento elettrico che si muovono su percorsi determinati per induzione elettromagnetica da un cavo metallico incassato nel pavimento. Lo scambio dei materiali con la cella di fabbricazione o con la stazione d'assemblaggio avviene con o senza lausilio di robot, ma è comunque supervisionato da un calcolatore centrale che deve gestire lintero processo, compreso il database delle lavorazioni che vanno inviate alle celle ed il sistema di trasporto automatico dei pezzi. Questa architettura di produzione è detta FMS e permette di prelevare i grezzi in ingresso e di lavorarli restituendo i pezzi finiti, governando lintero processo tramite elaboratore. Un esempio di nuovi impianti automatici e flessibili, seppur datato di una decina di anni, è il sistema FMS Toshiba Tungaloy9 che produce carcasse per macchine utensili e scatole per ingranaggi, funzionante ventiquattro ore al giorno (su tre turni cioè), undici delle quali senza alcun presidio umano. Esso è costituito da tre centri di lavoro a cinque assi, un centro di lavoro ad asse verticale, un tornio a controllo numerico, una rettificatrice multimandrino a controllo numerico (CN). Rispetto al precedente impianto, il cui lay-out era organizzato per reparti, esso consente la riduzione da settanta a sedici operai, da cinquanta a sei centri di lavoro, un ingombro ridotto da 1500mq a 350, un tempo di ciclo per prodotto ridotto da 18,6 giorni a 4,23, un rendimento elevato dal 95% al 98%, la riduzione del numero di operazioni da quindici a otto e un coefficiente di utilizzazione delle macchine utensili che dal 20% passa al 73%. I pezzi finiti in uscita dal FMS vanno assemblati nel prodotto finale e ciò si può effettuare tramite una linea di trasporto automatico che collega le varie stazioni di montaggio munite di robot. Le stazioni di montaggio automatiche sono dedicate a specifiche famiglie di pezzi e sono chiamate Flexible Assembling Systems (FAS). I sistemi FAS e più in generale anche gli altri strumenti messi a punto dalle tecnologie dell'automazione, sono, da tempo, divenuti realtà, non più, dunque, solo istantanee di un futuro possibile. Detto questo, ricordiamo la seconda premessa fatta a pag.5, ove si sostiene che la totale automazione di un set di attività realizzative non è deterministicamente la via obbligata per l'ottenimento della maggior reddittività di capitale. Spesso la gradualità è più conveniente, così accade che la catena di montaggio talvolta sia sostituita brutalmente dai sistemi FAS, mentre in altri impianti, si è preferito scomporla in una serie di isole di montaggio semiautomatico (linee di montaggio a cadenza imposta, transfert circolari, ecc.). In questi casi si integra il lavoro vivo con il lavoro oggettivato, decidendo soprattutto in base al prodotto da realizzare. E possibile automatizzare anche procedure di controllo/collaudo dei pezzi finiti: le tecniche utilizzate in questo caso, prendono in nome di sistemi Computer Aided Testing (CAT). Va inoltre sottolineato come le tecniche previste nellapproccio CIM richiedano luso integrato di altre funzioni del calcolatore, cioè il sistema CAD/CAM (Computer Aided Design e Computer Aided Manufacturing). Dunque il sistema egemone nella fabbrica manifatturiera di questi anni è quello CIM, che racchiude al suo interno tutte le tecniche sopra citate e che le integra interfacciandone i calcolatori gerarchicamente a capo. Le funzioni produttive di progettazione, pianificazione della produzione, produzione, assemblaggio, trasporto (di oggetti, ma anche di informazioni), controllo/collaudo dei pezzi finiti, gestione del magazzino (anchessa sconvolta sia dallapproccio JIT mutuate dalle fabbriche giapponesi, sia dalle tecniche di automazione flessibile come i moderni trasloelevatori automatici) e dellintera impresa appaiono dunque unificate dalla filosofia CIM in ununica rete computerizzata, che costruisce la fabbrica automatica, flessibile ed integrata del futuro.
Dalle tute blu alle tute bianche.
Racconta Dora (studentessa di un istituto tecnico statale a indirizzo tessile): "( ) i programmi ministeriali per la mia scuola sono abbastanza inadeguati, forse lo stesso metodo di studio è inadeguato perché le aziende vogliono gente che sappia re-imparare, aggiornarsi velocemente Comunque facciamo degli stages e ci hanno portato a vedere delle fiere, ho visto le nuove macchine utensili per il tessile, basta mettere il filato e fanno tutto loro. L'addetto deve solo controllare che non si blocchino e, in caso, chiamare l'addetto della casa produttrice perché anche i programmi per il funzionamento sono già stati fatti. Queste macchine sono collegate ad un computer che ti permette di fare tutto: fare i figurini a mano10 è una cosa, fare la sagoma del cartoncino in automatico un'altra. Il computer ti aiuta a fare le linee di contorno e poi ti applica lui il cartoncino al figurino; poi ti aiuta a scegliere il tessuto e ti da il modello colorato, così puoi veder com'è venuto, anche in 3D. Se ti piace scegli le taglie e decidi quanti farne con il computer che ti calcola il materasso migliore 11 Sai che sempre lo stesso computer ti aiuta a allestire le vetrine dei negozi e anche ad ordinare i tessuti via internet? Tu cerchi i tessuti che ti servono in rete e se ti piacciono li ordini, risparmiando di passare per i rappresentanti, e quando hai disegnato il modello, lanci la produzione. Pensa che sempre questo computer, che presentavano in fiera per il tessile, può fare anche le pubblicità per tuoi modelli, così ti puoi anche non rivolgere all'agenzia di pubblicità ( )".
Cè stato inequivocabilmente un passaggio di paradigma. Esso si è ripercosso allinterno degli impianti industriali portando alla scomparsa tendenziale del lavoro vivo operaio classicamente inteso12 o, per meglio dire, si registra la scomparsa del lavoro vivo storicamente legato al mansionario lavorativo delloperaio-massa e la sua ridefinizione nei modi di cui parleremo: a questo proposito parliamo di scomparsa delle tute blu oggi sostituite dalle tute bianche. Allinterno di un moderno impianto industriale lattività realizzativa (fabbricazione e montaggio) viene svolta dalle macchine. Il ciclo della produzione è svolto da sapere/lavoro oggettivato, mentre è deputata alloperaio la programmazione ed il lancio dei cicli di lavorazione nei centri di lavoro o nelle linee automatiche e lattività di sorveglianza delle stesse macchine. In unisola di lavorazione flessibile, i pezzi (materiali) arrivano grazie ad un sistema di movimentazione automatico detto pick and place; vengono lavorati o assemblati; scaricati dallisola da un robot e riassegnati al sistema di trasporto. Loperaio sorveglia il funzionamento di una o più isole, controlla il processo e deve essere capace di riconoscere il guasto, ove questo si verificasse. Di più: egli deve conoscere criticamente un processo, intendendo, con questo attributo, la facoltà di osservare un processo da più punti di vista. Loperaio controlla a distanza il processo produttivo, è separato dal flusso materiale di produzione ed entra in contatto con esso solo indirettamente tramite una sua rappresentazione formalizzata. Spesso sono gli stessi operai a programmare il c.d. percorso utensile (cosa deve fare la macchina), stendendo codice sorgente in linguaggio ad alto livello. E' chiaro che è richiesta l'autoattivazione diciplinare di questi lavoratori. Il codice deve essere realizzato correttamente, perché non è possibile farlo male ( semplicemente, non funzionerebbe). Un esempio: le politiche per la qualità hanno reso centrale la variabile dell'assistenza ai clienti per la competitività nel paradigma del "produrre per competere". Il diamante del lavoro ha una nuova faccia, in termini numerici certamente minoritaria, ma simbolicamente potente per enunciare il cambiamento del lavoro: gli operai dell'assistenza. MN è un'impresa di Bologna che produce macchine utensili vendute in tutto il mondo. Le m.u. sono prodotti estremamente evoluti, costosissimi, spostabili con difficoltà ed il cui malfunzionamento blocca la produzione. MN "assume" giovani proletari degli istituti tecnici13 (molti di questi sono periti meccanici) e li forma internamente con un corso di circa due anni nei reparti di montaggio e collaudo finale. Questa forza lavoro deve conoscere più lingue ed essere disponibile in ogni momento a recarsi presso l'impresa cliente in cui si è verificato un guasto. O meglio, dapprima cerca di risolvere il guasto telefonicamente; se questo non è possibile l'operaio viene spedito in Germania, Cina o Russia. Tenete presente che MN garantisce l'intervento in ventiquattr'ore. Questi operai devono possedere una forte conoscenza dei prodotti (tra l'altro fortemente personalizzati) ed essere in grado di capire dai clienti (magari telefonicamente) la causa del guasto ed essere capaci di intuire la migliore soluzione per riparare una macchina di qualche decina di migliaia di particolari. Devono inoltre saper comunicare e decidere come risolvere il problema14 in tempi necessariamente molto brevi. È questa forza lavoro operaia ciò che abbiamo indicato come tute bianche. Essa ha un mansionario lavorativo arricchito di capacità politiche: di comando, gestione, controllo del funzionamento delle macchine- lavoro pregresso. Le tute bianche non fanno qualcosa di manuale o di rigidamente predeterminato: di fatto, devono risolvere i problemi che si possono volta a volta verificare. E questo si fa comunicando, cioè producendo valore a mezzo di linguaggio. Linterazione con la realtà è sostituita dallinterazione con una rappresentazione formale della realtà stessa, alla conoscenza del processo lavorativo concreto viene sostituito un insieme di capacità logiche e analitiche generali che permettono di gestire processi anche diversissimi, ma ricondotti ad unità da una comune formalizzazione. Al lavoro manuale, prima concreto e successivamente astratto, è stato sostituito lavoro vivo intellettuale dapprima concreto, quindi reso astratto. Come la professionalità del lavoro vivo manuale (potere delloperaio e debolezza del capitalista collettivo) fu espropriata e oggettivata, così il lavoro vivo intellettuale diviene astratto e il sapere sociale diffuso oggettivato nelle macchine.
Il nuovo lavoratore produttivo del core business.
Il lavoro vivo computabile15 è stato oggettivato, la fabbrica disintegrata verticalmente e diffusa sul territorio che pulsa delle relazioni lavorative e dei linguaggi della produzione in rete. Finora abbiamo chiarito cosa abbia voluto dire il passaggio al postfordismo per la classe operaia di fabbrica classicamente intesa. La digressione sugli operai dellassistenza16 è servito a qualificare il cambiamento. Al contrario la puntualizzazione sulle isole di montaggio semiautomatiche è servita per precisare come, seppur il passaggio alloggettivazione del lavoro vivo manuale sia avviato da tempo e risulti per fortuna inarrestabile (e ci dispiace per i socialisti), esso sia ancora in piedi. Bene, se è vero che l'articolo ci limita a tracciare alcune note descrittive sullo stato dellarte degli impianti industriali, è altrettanto vero che non ci possiamo limitare alla nuova forma-lavoro delle vecchie tute blu. Dobbiamo estendere loggetto delle nostre note seguendo la ridislocazione della categoria di lavoro produttivo. Poiché con lo sviluppo della sussunzione reale del lavoro al capitale e quindi del modo di produzione specificatamente capitalistico, il vero funzionario del processo lavorativo totale non è il singolo lavoratore, ma una forza lavoro sempre più socialmente combinata, e le diverse forze del lavoro cooperanti, che formano la macchina produttiva totale, partecipano in modo diverso al processo immediato di produzione di merci o meglio, qui, dei prodotti - chi lavorando piuttosto con la mano, chi piuttosto con il cervello, chi come ingegnere, direttore, tecnico ecc., chi come sorvegliante, chi come manovale o semplice aiutante-, un numero crescente di funzioni della forza lavoro si raggruppa nel concetto immediato di lavoro produttivo, e un numero crescente di coloro che ne sono veicolo nel concetto di lavoratori produttivi, direttamente sfruttati dal capitale e sottomessi al suo processo di produzione e valorizzazione.17
È tempo dunque che entrino nella categoria di lavoro produttivo gli "operai" degli uffici di progettazione del prodotto e del processo, e gli operatori delle strutture di marketing in cui si produce valore assecondando il cliente nei suoi desideri e producendo ex novo vere e proprie visioni del mondo oggettivate nel confezionamento di un prodotto o nel messaggio simbolico e allusivo di uno spot18. Va inoltre incluso, nel lavoro produttivo, lattività degli ingegner che innovano un processo produttivo e la cui creatività è estorta e fissata in una nuova macchina o in nuovo codice che permetterà al lavoratore complessivo interno alla fabbrica un maggior livello di cooperazione19: un insieme di professionalità che ricoprono ruoli diversi, un bacino di intellettualità-massa ricco di interconnessioni e di flussi di comunicazione necessari alla cooperazione ed alla messa in rete dei saperi e delle soggettività che a questo processo, in vario modo, partecipano. E ancora: i programmatori del Centro Elaborazione Dati, gli impiegati dell'Ufficio Acquisti che gestiscono le relazioni con i fornitori, l'universo delle figure lavorative che viene inquadrato nei diversi comparti della produzione postfordista: dalla progettazione allo sviluppo degli applicativi software, dall'assistenza elettronica ai clienti, ai tecnici della sala metrologica e al personale del settore commerciale che scrutano il mercato ricavando previsioni. Limpresa può esternalizzare molto del make; non può cedere il suo sapere, vale a dire quellinsieme di conoscenze che le permettono il controllo sul capitale fisso, la sua messa a valore, la capacità di innovare, il savoir faire di quest'accumulo di capitale cognitivo. È il sapere ciò che produce valore; nelle sue varie sfaccettature, da chi comanda il lavoro oggettivato sapendolo criticare20 a chi sa produrre nuove visioni del reale. Questa forza lavoro socialmente combinata e cooperante, che si autorganizza in routines organizzative, che si autoaggiorna, che sa inventarsi strumenti formali e informali per comunicare, questa forza lavoro le cui mansioni sono difficilmente formalizzabili o meglio, che il capitalista collettivo espropria continuamente della propria creatività oggettivandone il sapere, fissandolo, formalizzandone le procedure di comunicazione o automatizzandone i metodi di cooperazione, è il nuovo lavoratore complessivo. Questo, anche da parte capitalistica, è lunica quota-parte dellimpresa che non va ceduta nel ridislocare la catena del valore sul mercato Questa forza lavoro immateriale definisce qualitativamente la specificità di ogni impresa postfordista e su di essa lImpero investe, ricercando nuovi modi per estrarne plusvalore. Esso mappa il territorio alla ricerca dei saperi necessari, si crea algoritmi di valutazione, scavalca le tradizionali agenzie formative (Università, istituti tecnici, ecc.), pure ad esso asservite; taglia lavoro vivo manuale sostituendolo con il frutto dell'espropriazione del sapere sociale, ritaglia lo spazio territoriale utile ad estorcere nuovi margini di profitto. Fomenta lo sviluppo di questa nuova composizione tecnica di classe21, incapace, se non a tratti momentanei, di riconoscersi come tale22. Vale la pena ricordare la grossa intuizione di Sergio Bologna che lavorò su queste soggettività lavorative per trasformarne la composizione politica.23 Il nocciolo dell'impresa capitalistica è il suo insieme di saperi caratteristici (risorse) o meglio, il modo in cui essi si articolano nella mutua organizzazione (routines organizzative): in altre parole il diritto di proprietà si esercita sul cosa si può/si è in grado di fare, non già sul cosa si fa materialmente. Le competenze cognitive costituiscono il core business dell'impresa: l'unico fattore produttivo che non è sostituibile rivolgendosi al mercato.
Lavoro computabile VS lavoro innovativo.
Ci sono capitate in mano le riflessioni di Claudio Sossai sulla forma lavoro e sulla misura del valore del lavoro24: sono interessanti, ma nellera della sussunzione reale, della produzione socializzata, della crisi della legge del valore si tratta di ragionare sullespropriazione del plusvalore socialmente prodotto e reticolarmente diffuso. Sossai prende atto della tendenza alla trasformazione strutturale del lavoro: egli osserva la tendenziale riduzione quantitativa del lavoro vivo manuale a fronte di un mutamento qualitativo che arricchisce il lavoro dell'attributo dell'intellettualità e battezza con il termine lavoro computabile ogni set di attività tali da poter essere compiute da macchine. In questa categoria rientrano sia operazioni realizzative tipicamente fordiste (fabbricazione, montaggio, ecc.), sia operazioni relative alla manipolazione simbolica (anche, semplicemente redarre un documento in duplice copia: una volta limpiegato batteva due volte lo stesso documento alla macchina da scrivere, ora un comunissimo wordprocessor fa n copie in automatico, molto più velocemente). La definizione di lavoro computabile in relazione a ciò che le macchine possano fare comporta lindividuazione di una forma lavoro non oggettivabile in macchine. Cosè che non è possibile accumulare in capitale fisso se non la capacità di criticare un processo/prodotto? Cosa se non lattività di innovare? Qui la creatività dirompente del lavoro vivo sociale non ancora sussumibile dal capitale25. Qui la categoria del lavoro non computabile o innovativo. Così, oggettivato il lavoro computabile, il lavoro vivo si sposta dalla produzione diretta di beni fisici alla produzione di conoscenza. Ora, produrre conoscenza vuol dire enunciare una teoria in grado di prevedere alcuni dati relativi al fenomeno. Se la teoria non era stata precedentemente enunciata la si chiama innovazione. Qui, lo ripetiamo, lenorme creatività del valore duso delloperaio collettivo: criticare un processo/ prodotto per dominarlo, cambiarlo e risolverne i problemi, incrementalmente o radicalmente. Qui, il passaggio dalla descrizione della realtà allinvenzione di altri scenari possibili: saperli scegliere, decidere sullincertezza. Se la valutazione del valore prodotto dal lavoro tramite misura del lavoro in tempo lineare di lavoro è definitivamente inadeguato, allora Sossai individua nella capacità di previsione la misura del lavoro innovativo prodotto (cioè delle teorizzazioni , ma chiamiamole visioni critiche, linguaggi prodotti a mezzo di linguaggi, come vi pare). La sostituzione del capitale variabile con capitale fisso e lautomazione del lavoro computabile porta allassunzione di primaria importanza, quali/quantitativa per la creazione del valore, del lavoro innovativo. Esso deve comandare il lavoro computabile, reso morto e come tale formalizzato, omogeneizzato, codificato in un comune linguaggio. E poiché omogeneizzare/formalizzare significa produrre incertezza26, allora cresce la necessità quantitativa di lavoro vivo innovativo che la governi. Se i socialisti odiano le tecnologie che distruggono il lavoro vivo computabile, che hanno chiamato "la loro base sociale", i comunisti guardano avanti, scrutano criticamente il divenire, si domandano sempre quali modificazione sia avvenuta nel concetto di produttore immediato e, quindi, di classe operaia27. Bisogna ridislocare lorizzonte. La contraddizione non sta tra lenorme ricchezza socialmente prodotta e la disoccupazione, il conflitto capitale/lavoro sta ove la combinazione sociale, la cooperazione, la cooperazione reificata del macchinismo, la scienza e la tecnica diventano sempre più una forza produttiva primaria, i rapporti di divisione del lavoro diventano sempre più una forza produttiva universalmente sociale e queste forze entrano in una contraddizione sempre più acuta con i rapporti sociali, organizzati privatamente e sulla base della proprietà privata, che si esprimono nel tempo di lavoro reificato, nella forma denaro, nella merce28.
Informatica e controllo sociale: solo un passo avanti nella comprensione dellautomazione della manipolazione simbolica.
C'interessa porre a confronto i metodi per lorganizzazione del lavoro operaio negli impianti fordisti con quanto avviene negli impianti dellimpresa a rete postfordista. La pianificazione del lavoro operaio negli impianti fordisti avveniva secondo quanto già citato in Principi d'organizzazione scientifica del lavoro. Lufficio Tempi e Metodi procedeva secondo uno dei tanti metodi atti ad elaborare i tempi di lavorazione, a stimare, sulla base della produzione richiesta, il numero di operai necessari e quindi ad assegnare loro un insieme cumulato e parcellizzato di incarichi. Un metodo particolarmente usato in Italia a partire dagli anni '50 è detto Measurement Time Methods29. MTM è un procedimento che analizza qualsiasi operazione industriale manuale scomponendola nei movimenti necessari per compierla ed assegna a ciascun movimento un tempo standard prefissato, determinato dalla natura del movimento e dalle condizioni nelle quali è eseguito. Il procedimento MTM, oltre a canonizzare, mediante tabelle, i tempi d'esecuzione dei movimenti elementari di una qualsiasi operazione manuale, serve a stabilire i concetti, le leggi e la sequenza nella quale si susseguono detti movimenti. I movimenti elementari sono otto degli arti superiori, nove degli arti inferiori e il tronco, due degli occhi. I corrispettivi tempi medi di esecuzione sono stati ottenuti da un lato visionando parecchie centinaia di micromovimenti di operazioni prescelte, attraverso filmati, e dall'altro registrando accuratamente le relative condizioni di esecuzione. Si tratta sostanzialmente di supporre che ogni mansione manuale industriale sia classificabile e divisibile in elementi qualitativamente identificabili e descrivibili e che ad ogni singolo elemento di movimento corrisponda un ben preciso tempo medio d'esecuzione.
La produzione viene standardizzata, il corpo operaio ottimizzato, calcolati persino i movimenti delle ciglia ed assegnato al lavoratore ogni singolo atto in un continuum preordinato. Il corpo operaio è frantumato, capillarmente demolito e riassemblato da una tecnologia che ottimizza. Il rispetto della produttività richiesta era garantito dai capi reparto interni allofficina, i quali verificavano che la catena rispettasse i tempi decisi dallUfficio Tempi e Metodi con il cronometro alla mano. Ci piace ricordare che quest'organizzazione del tempo produttivo veniva immediatamente destrutturata dalla conflittualità dell'operaio massa.
"E minacciamo di morte e di impiccagione tutti i ruffiani i crumiri i fuorilinea. Li minacciamo e così facciamo i cortei e ci mettiamo a gridare e a cantare. Vediamo un po' che cazzo combiniamo poi ce ne usciamo fuori dall'officina. Insomma lottiamo domani non si lavora" Nanni Balestrini, Vogliamo tutto (1971) Ora, per quanto il metodo MTM, o altri procedimenti simili, siano ancora utilizzati nei territori del capitalismo postfordista, rispetto all'organizzazione di un reparto manuale o solo parzialmente automatico (ad esempio alcune isole di montaggio semiautomatiche), e per quanto siano stati esportati come strumento della Zivilisation capitalistica in relazione alla mutata divisione internazionale del lavoro, altri appaiono gli strumenti e le filosofie impiegate. Linformation tecnology ha due funzioni: è evoluzione dei metodi di controllo di cui sopra, ma, vedremo poi, anche strumento di supporto al lavoratore collettivo. Essa da un lato può essere letta come interna alla società del controllo, dall'altro è importante strumento per la cooperazione interna al lavoratore produttivo collettivo, disciplinato dellimpresa a rete, e quindi per lespropriazione di plusvalore sociale interna alla società disciplinare. Della prima lettura tratteremo ora, della seconda più avanti, quando descriveremo la produttività del lavoratore complessivo, della sua potente cooperazione e potenziale autonomia, della sussunzione della sua creatività. Interna alla prima interpretazione dell'information tecnology, e limitata a questa, è la riflessione svolta da Bruno Carchedi30. Carchedi parte dal corretto presupposto di assumere ogni modernizzazione delle forme del controllo sociale come prioritaria per il processo d'accumulazione e vede il controllo del lavoro come obiettivo principale dellinformatizzazione degli impianti31. Riferendosi alle possibilità fornite da ciò che noi abbiamo chiamato automazione della manipolazione simbolica, egli osserva come i compiti siano inviati da un soggetto centralizzato ai singoli lavoratori, sia degli studi di progettazione o amministrazione/gestione che in officina. Una schedulazione della giornata lavorativa estremamente efficace perché svolta in tempo reale, senza la necessità di intermediari del comando (minori costi) e in maniera formalizzata perché ogni tipologia di lavoratore riceve gli ordini sempre nella stessa maniera (personalizzata) evitando incomprensioni linguistiche, successive comunicazioni o altro (risparmio di tempo e quindi maggiore plusvalore relativo). Con una rete di terminali asserviti a un sistema centrale, ciascuno di essi, e il loro insieme, possono trasmettere agli utenti-lavoratori flussi di comandi e norme procedurali assai più continui, intensi, categorici e iterativi di quanto non sia mai stato possibile fare a voce, e per un numero di destinatari immensamente maggiore(...)32. In questa prospettiva linformation tecnology comporta un incremento radicale della produttività del lavoro e lindividualizzazione dello stesso, nonché listantaneità e loggettivazione del controllo. Individualizzazione perché si determina una corrispondenza biunivoca tra un dato calcolatore ed il lavoratore, facile quindi monitorare la prestazione lavorativa del singolo, difficile acquisire coscienza della cooperazione nella socializzazione del lavoro. I calcolatori dei moderni impianti industriali sono collegati da una Lan (Local Area Network), i carichi di lavoro arrivano alle singole macchine corredati dalle informazioni dingresso e gli operatori devono rispedire le uscite del loro lavoro una volta compiuto il programma richiesto. Eventuali disturbi, malfunzionamenti o compiti non svolti emergono immediatamente ed il responsabile individuato. Se nella fabbrica fordista il compito di coordinamento delle mansioni parcellizzate era svolto da una gerarchia di quadri intermedi che esercitavano una funzione disciplinare di sorveglianza del processo lavorativo, negli impianti postfordisti le varie mansioni assegnate, formalizzate e, per Carchedi, ancora parcellizzate, sono raccordate e sorvegliate dal sistema informativo aziendale. Questo assegna i compiti, controlla gli outputs delle stazioni di lavoro (dofficina e dufficio), individua i colpevoli osservando il file-log33. Tutto ciò in tempo reale e con continuità, perché la scansione temporale del controllo è la stessa dellattività lavorativa che fornisce in modo automatico e implicito quasi come sottoprodotto i dati del controllo al sistema centrale. Scompare la gerarchia dei capetti interni al reparto ed il controllo tende ad assumere i caratteri di oggettività agli occhi dei lavoratori in quanto non è più prevalentemente imposto dal capo, ma è materializzato in norme e procedure formalizzate cui linformatica dà carattere di apparente e presunta scientificità: il controllo viene percepito come naturale e non visibile, proprio perché connesso con il lavoro stesso. Probabilmente Carchedi sarebbe daccordo se completassimo la sua lettura delli.t. descrivendola come tecnologia del controllo sociale ed aggiungendo altre osservazioni. Innanzi tutto ad una singolarizzazione del controllo sul lavoratore, reso automatico nei modi di cui sopra, si affianca una circolazione orizzontale del controllo. Di norma il risultato del lavoro di uno è lingresso del lavoro di un altro, vale a dire che non è vero che le relazioni siano sempre macchina centrale mainframe e PC del singolo lavoratore. Se vi sono errori o malesecuzioni il secondo lavoratore non è in grado di farli accettare alla sua macchina ed è sottoposto a ciò che abbiamo battezzato controllo oggettivato, per cui solleciterà il primo lavoratore a rieseguire correttamente la sua mansione. Inoltre si lavora spesso in rete e lintroiezione delle norme di fedeltà allazienda comporta lautoattivazione disciplinare dei lavoratori. Anche i sistemi qualità possono essere letti sotto questo punto di vista: ci riferiamo alle regole raccolte sotto il nome ISO 900034 e seguenti, che stabiliscono le procedure per lottenimento della certificazione di qualità. Esse prevedono che ogni singola operazione del ciclo produttivo avvenga seguendo una procedura concordata e standardizzata e che ogni ripetizione sia documentata minuziosamente in moduli prestabiliti indicanti in cosa consiste, in quale data è stata eseguita, chi l'ha eseguita, chi lha controllata/verificata e molto altro. Il sistema qualità annulla le inefficienze della produzione: errori, sabotaggi, malesecuzioni sono sistematicamente negati perché, quando unoperazione è conclusa, il prodotto è controllato sia dal responsabile delloperazione, sia dal cliente interno, sia da chi riceve il prodotto per compiere le successive lavorazioni. Insiemi massicci di statistiche sulla qualità dei prodotti (tollerante, scarti, ecc.) individuano chi ha tassi di produttività non allineati e chi "non simpegna". Il data base correlato allimplementazione del sistema permette la tracciabilità del processo produttivo di ogni prodotto in ogni sua singola fase, garantendo lindividuazione del responsabile di eventuali inadempienze. Sottolineiamo che è precisamente richiesto dallISO che i documenti di ogni singolo prodotto siano conservati; se un cliente si dovesse lamentare sapremo rintracciare il colpevole e punirlo... ISO impone la standardizzazione delle attività, la registrazione d'ogni prova e controllo su ogni operazione svolta, la sua documentazione e conservazione. I documenti archiviati devono essere identificabili, rintracciabili, compresi quelli di origine esterna. Molti documenti di certificazione sono redatti in team secondo lo schema: attuatore, verificatore, approvatore (declinazione della responsabilità) e la loro distribuzione controllata In pratica si accede alle informazioni contenute secondo uno schema di autorizzazioni che riproduce la scala di responsabilità rispettata nel compilarli. A questo proposito le software-house dotano gli sw della qualità di un'apposita struttura informativa chiamata file-log che mantiene una traccia dei comandi eseguiti dagli utilizzatori del programma per la qualità. La tracciabilità degli errori e delle assenze e lindividuabilità, percepita come impalpabilmente oggettiva, sono un formidabile strumento nelle mani dellimpresa per scovare inefficienze e aumentare la produttività del lavoro. Il file-log ha anche unaltra importante proprietà: ricorda i codici degli utenti che si sono allacciati al sistema informativo aziendale e a quali dati hanno fatto accesso. Questopportunità corregge leventuale mancato utilizzo da parte degli utenti dei permessi daccesso stessi; spesso, infatti, i permessi daccesso, seppur presenti, non sono utilizzati perchè scomodi. Con il file-log si può scoprire chi è entrato nel sistema e quando (costituendo così un deterrente ed impedendo usi impropri non rintracciabili dei dati) 35. Siamo di fronte ad un'ambivalenza: se da un lato la fabbrica postfordista pare aver abbandonato la gerarchizzazione del comando e gli aspetti più odiosi del controllo sociale del lavoro, dallaltro entrambi appaiono reintrodotti36; mutati nella forma, ma arricchiti di funzionalità. Questa forma del controllo così minuziosa non riguarda solo loperaio dofficina, ma lintero lavoratore complessivo. ISO ha dedicato unintera norma per canonizzare le procedure per lottenimento della qualità nella funzione di progettazione. In essa si legge: (...) una perfetta organizzazione interna di ogni attività, con una chiara definizione dei compiti e delle responsabilità di tutti, la pianificazione preventiva di ogni attività, controllo dei risultati (...), una serie di procedure scritte che definiscono chiaramente come le varie attività debbono essere svolte. Linformation tecnology e le nuove filosofie produttive appaiono, sotto questa potente lente, come un geniale strumento di controllo, degli utensili che il capitalista collettivo possiede per ammodernare le tecnologie del controllo sociale sui lavoratori, per scovarne le sacche di resistenza, di indisciplinamento, per monitorare minuziosamente lattività come un moderno e produttivo Panopticon. Ci basta aver sottolineato come questa nuova forma del controllo si estenda allintero lavoratore complessivo, altrove cercheremo di far vedere come linformation tecnology e i nuovi metodi di governo della produzione siano un potente strumento di oggettivazione delle capacità del lavoratore collettivo e di sussunzione della potenza della sua cooperazione. Ai riformisti il compito di adeguare a questa realtà larticolo 4 dello Statuto dei lavoratori37, ai rivoluzionari quello di leggere la realtà per individuare le possibilità di comunismo.
Sussunzione dei saperi: dalle capacità manuali di esecuzione a quelle intellettuali di comunicazione ed affettive di concatenazione, conclusioni.
Racconta Sergio (operaio in una fabbrica di componentistica di Bologna): ( ) qualche mese fa i padroni hanno richiamato un nostro vecchio compagno già in pensione che era molto, molto bravo ed esperto. Sapeva smontare un intero centro di lavoro (migliaia di particolari! NdR) Beh, vi dicevo, gli hanno chiesto di tornare in fabbrica e lo hanno pagato per osservarlo lavorare e secondo me lo hanno anche filmato di nascosto. Secondo voi perché? Il capitale fordista ha espropriato la professionalità dell'artigiano e ha sottratto il controllo dell'agire all'operaio-massa. Il capitale postfordista fa qualcosa d'analogo con il lavoro immateriale. Complessivamente espropria l'intellettualità-massa del sapere sociale e della scienza, applicando "questo prodotto generale dello sviluppo sociale, al processo di produzione immediato"38. Da un lato si ha l'espropriazione del plusvalore socialmente prodotto da tutte quelle "soggettività qualunque", per dirla con i poststrutturalisti francesi, dall'altro il capitale postfordista si rivolge verso l'enorme creatività espressa dal valore d'uso del lavoro operaio interno agli impianti industriali. Ricerca i saperi, le capacità, le attitudini, le competenze proprie di questo lavoratore collettivo ed avvia un processo incrementale d'oggettivazione. "Tutti coloro che possiedono specifiche responsabilità (capacità NdR) nell'azienda, devono sedersi a tavolino, ripercorrere le loro mansioni e definirle ovvero definire la loro operatività, perché nessuno saprebbe descrivere un'attività meglio di chi la svolge da lungo tempo. Il fatto stesso di dover definire per iscritto le proprie mansioni è un atto di riflessione, autocritica e razionalizzazione. Ne usciranno delle procedure e delle istruzioni di lavoro che trasformeranno l'esperienza individuale dei singoli in know how aziendale. Spesso in azienda alcune attività sono appannaggio di determinate persone che le svolgono da sempre essendo così diventate di fatto insostituibili. Dopo questa fase ogni procedura va correlata con quella che la precede e quella che la segue nel flusso operativo. A questo punto si è definito ciò che l'azienda sa fare( )."39 Fissare le competenze di questo lavoratore40 che spazia tra high knowlwdge e quella soggettività lavorativa che abbiamo chiamato "tute bianche", le cui mansioni comunque sono intellettualizzate. Competenze che il capitalista collettivo definisce come individuali (del singolo), ma in realtà frutto sociale di una produzione socializzata e che, ad ogni modo, funzionano (producono valore), a condizione che siano messe in rete, che diventino cooperative. Giustamente è stato osservato che la ricchezza interna a queste soggettività sta nella capacità di "concatenare" la parte "macchinica" del processo con la parte umana (porzione di soggettività) e nel mutuo concatenamento "tra porzioni di soggettività". Questo è confermato anche dalla mutazione dell'organizzazione del lavori: la logica "a cliente interno" ad esempio, per la quale "ogni persona in azienda dovrebbe agire come un lavoratore autonomo, un artigiano che sa di dover fare bene il proprio lavoro per soddisfare il cliente (che può essere anche un altro operatore interno) e mantenerlo fedele. Ogni persona produce "valore aggiunto" nell'ambito del processo produttivo in cui è collocato e deve comportarsi come un'azienda il cui valore aggiunto costituisce il prodotto da vendere". Spogliata della coltre ideologica di classe, si legge, in queste righe, il riconoscimento dei nessi cooperativi di questa forza lavoro socialmente combinata41, le cui attitudini spesso sono inducibili degli stessi interi percorsi biografici delle singolarità componenti. Il capitale rincorre le competenze collettive e il loro mutuo coordinamento, fissandone, di volta in volta, i modi ed i linguaggi in routines organizzative e in codici.
Citare pag.39 e pag.m 69 Inf tecnology.
Il terrore che attanaglia il capitale internazionale postfordista non è tanto l'insubordinazione di una nuova composizione di classe, quasi sempre docile e disciplinata, quanto la possibilità che se i saperi rimangono proprietari dell'individualità, essa sia in grado di farsi impresa autonoma.42 L'automazione della manipolazione simbolica riveste una potente cifra ideologica del comando sulla cooperazione sociale interna agli impianti industriali. Il suo ruolo è in parte mutato: non più una semplice sostituzione di quella quota-parte di lavoro vivo intellettuale diventato computabile, quanto invece strumento per il redesign dei processi. Questo vuol dire semplicemente che le strutture di comando dell'impresa osservano come funzionano i processi del lavoro interno e li oggettivano, fornendo quindi strumenti informatici disponibili. I nuovi software d'impresa hanno appunto questa filosofia: Lotus, Notes, Workflow, Workgroup, i modernissimi Enterprise Resource Planning interfacciati in rete creano una cassetta degli attrezzi per una circolazione dei flussi di comunicazione che segue quanto già si è dato. Volendo essere visionari diremo che essi creano uno spazio pubblico per i linguaggi del lavoro vivo innovante. Essi non controllano, ma supportano questo reticolo d'intellettualità-massa disciplinata e, forse, in questo passaggio ontologico sta una delle nuove funzioni della società disciplinare del dominio parassitario capitalistico. Del violento comando dell'Impero abbiamo, invece, già detto.
Abbiamo concluso questi appunti, o, più correttamente, abbiamo ricostruito ciò che serve per cominciare. È, infatti, della prima pagina la spiegazione della funzione di queste note e la promessa di una loro continuazione. Se provare a riassumere lo stato dell'arte della riflessione (ed è ciò che abbiamo fatto, nei limiti delle nostre capacità) può essere un buon punto di partenza, rimane comunque senza risposta il quesito posto nel titolo: cosa manca, come continuare? Sappiamo che la produzione è politica, che il comando è (bio) politico. Di certo, tra il dominio dell'Impero sulla produzione/riproduzione sociale della classe operaia e proletaria43 e la vita e gli affetti della stessa, c'è un problema di potere. Ed il conflitto potere/potenza (parassitismo del capitale/autonomia del sapere-lavoro vivo) non è il terreno della dialettica, ma della guerra. Ciò che manca è l'inchiesta sulla composizione politica di classe, nel senso più propriamente operaista del termine, una teoria che guidi i percorsi di soggettivazione per la sua modifica. Ciò che manca è una teoria della rivoluzione all'altezza dei tempi.
1 Antonio Negri, Marx oltre Marx, pag.106, riedito per i tipi della Manifestolibri. 2 Se è importante tenere presente che una delle prerogative del potere è la produzione positiva di sapere, è però possibile trasformare, in una qualche misura, gli insegnamenti universitari in una cassetta degli attrezzi, utile ad analizzare la realtà in una prospettiva critica o quantomeno problematica. 3 Pura verità storica (NdR). 4 Porter M. E., " How competitive forces shape stategy", Harvard Business Rewiew, (1979); 5 Toni Negri (1993), "Reti produttive e territori: il caso del nord-est italiano", in "L'inverno è finito", Castelvecchi. 6 Abbiamo visto un impianto di medie dimensioni nel trevigiano, la cui produzione è organizzata per reparti; ogni reparto è, giuridicamente, un'impresa autonoma, a conduzione familiare. Essa produce per il cliente interno (vedi poi) e deve rispettare tutti i vincoli quali/quantitativi che potete immaginare. L'orario di lavoro spesso supera le 10 ore, la qualità della stessa è infima e ciò che risulta è un perfetto esempio di autosfruttamento e di lavoro contrattualmente autonomo, materialmente subordinato. 7 Va detto che una nuova fenomenologia del sabotaggio si sta sviluppando nei laboratori della Silicon Valley, proprio nel punto più avanzato della produzione immateriale. 8 Bertoni, Penati, LAutomazione Industriale. Dal mulino da seta alla fabbrica automatica, (1992), per i tipi di Esculapio. Pareschi A., Impianti Industriali, Esculapio (1994). 9 Dispense del corso di Logistica Industriale tenuto dal prof. Arrigo Pareschi presso la Facoltà di Ingegneria dell Università di Bologna. 10 Dora si riferisce al cartamodello dei modellisti (NdR). 11 Il "materasso" è quella sorta di formato standard del tessuto necessario sul quale poi sono tagliate le forme. 12 E' chiaro anche che il superamento del modo di produzione fordista nei territori del capitalismo molecolare, per dirla con Bonomi, ha comportato, insieme ad altri elementi primo tra tutti la concorrenza intercapitalistica, la ridefinizione della divisione internazionale del lavoro (ad es. loperaio massa ed i metodi fordisti di produzione sono ora implementati in Corea del Sud). 13 I cui programmi sono concertati con le imprese come la stessa MN; 14 Se sostituire l'intera scheda o solo il transistor rovinato, se conviene bloccare la macchina per una revisione o sostituire solo il componente 15 Di questa categoria nel paragrafo successivo. 16 Esempio che ricorda quanto detto da Christian Marazzi nel bellissimo Il posto dei calzini (Edizioni Casagrande Bellinzona, 1994) a proposito nei manutentori telematici telefonici. 17 Karl Marx, Il capitale, Capitolo 6° inedito. 18 Un elemento fondamentale per la riconquista, da parte della Nike, della leadership del mercato delle calzature fino a quel momento detenuta dalla Reebok, è stato la ricerca di mercato che la Nike ha effettuato basandosi sui gusti e le tendenze delle gangs metropolitane che per alcuni modelli si ritiene facciano moda (Robert M. Grant, L'analisi strategica della gestione aziendale, 1994, Il Mulino). 19 E' stato calcolato che gli ingegneri e gli altri tecnici delle scienze applicate passano dalla metà ai 3/4 del loro tempo di lavoro parlando con altre persone. 20 Ci stiamo riferendo alla criticità debole e non a quella radicale che è deficiente, ciò per onore allamato Federico. 21 "( ) il gioco contribuisce a creare un ambiente favorevole alla ricerca poiché libera il pensiero da ogni vincolo convenzionale ed offre grandi opportunità di creare nuove relazioni, estrapolando le idee e le strutture dalla realtà. Sculley (ex general manager della Apple Computer) ci fornisce una descrizione di come la Apple ha tentato di creare questo tipo di atmosfera giocosa. "A quasi tutti gli edifici era stato attribuito un tema specifico e così le sale di riunione e quelle per conferenze non erano contrassegnate da numeri freddi e impersonali, ma i dipendenti assegnavano loro un nome secondo la tematica cui destinavano l'edificio. Nel nostro "Regno di Oz", le sale conferenze si chiamavano Dorothy e Totò. Le sale riunione del nostro gruppo di gestione dei sistemi informativi sono denominate "Avidità", "Invidia", "Pigrizia", "Lussuria" e via dicendo, come i peccati mortali. Non è un caso che molti di questi nomi siano simboli legati all'infanzia (incluso il popcorn), William Blake riteneva che, crescendo, si passa dallo stato di innocenza all'esperienza e poi, se si è fortunati, allo stato di "innocenza suprema", il più creativo di tutti."( Grant, op.cit.) 22 Un esempio importante ci è stato dato dallAssemblea permanente della Snam Progetti di Milano nel '68 (un suo intervento è stato ripubblicato nel numero sei della rivista Futuro Anteriore). 23 "Lotte dei tecnici alla Pirelli" e altro materiale che purtroppo non riusciamo ancora riusciti a procurarci. 24 Claudio Sossai, Lavoro e macchine (1977), riproposte dalla rivista Primo Maggio n° 27 e 28 Novembre '87-88. 25 Dopo la rapida ascesa dimportanza dellIntelligenza Artificiale che era vista come la possibilità di oggettivare lesperienza (ed i metodi per costruire la stessa) ora ci si è ridimensionati ridislocando gli obiettivi delli.a. allo studio di soluzioni per controlli di processo in cui servano algoritmi che permettano l'autoadeguazione alle circostanze ambientali (es. scheda di governo di un robot). 26 Più un evento è simmetrico o meglio può evolvere verso futuri equiprobabili, più è incerto proprio perché è difficile predire verso quale situazione evolverà. 27 Hans Jurgen Krahl, Tesi sul rapporto generale di intellighenzia scientifica e coscienza di classe proletaria, 1969. 28 H. J.Krahl, Produzione e lotta di classe, 1970. 29 Maynard, Stegemerten, Schwab. Lo studio dei metodi e la determinazione dei tempi mediante il procedimento MTM. Edizioni Comunità Etas Kompass, 1955. 30 Ci riferiamo allintervento Informatica: tecnologia del controllo sociale pubblicato sulla rivista Primo Maggio, numeri 19-20 (inverno 83-84)e 22 (autunno 84). 31 "L'automazione, l'introduzione dei sistemi cibernetici, realizzano infatti un aumento della produttività e dell'efficienza capitalistica nella misura in cui il controllo sui movimenti cooperativi della forza lavoro in fabbrica e nella società si fa più puntuale e spietato"(Suola e sviluppo capitalistico della Commissione delle Facoltà Tecnico-Scientifiche del Movimento Studentesco di Roma, 1968, ripubblicato in Futuro Anteriore, numero 6). 32 Luciano Gallino, Informatica e qualità del lavoro, Einaudi Torino 1983 pag.8. 33 Vedi poi. 34 Normative pubblicate dallInternational Standard Organisation nei primi anni 1990. 35 A caccia del modello: indagine sul software per la qualità, Enrico Sobrero, Michele Bovo (DIEM, Facoltà di Ingegneria, Università di Bologna) e Luca De Jaco (2LDJ Creatività e Management, Bologna). 36 Ad esempio un nuovo tipo di gerarchizzazione si ha nellaccesso al database dellimpresa: maggiore il tuo ruolo, maggiore la porzione alla quale ti è consentito di accedere. 37 Statuto dei lavoratori, Art.4: " E' vietato l'uso d'impianti audiovisivi e d'altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori". 38 K. Mrx, Il Capitale, capitolo 6° inedito. 39 Brano tratto dalle dispense del corso di "Organizzazione della produzione e dei sistemi logistici" del prof. Enrico Sobrero. 40 I tecnici di manutenzione del software dell'IBM sono stati obbligati dall'impresa a "versare" le loro competenze in un database; la stessa multinazionale all'inizio degli anni '80 incentivava i propri dipendenti ad acquistare un PC affinché potessero sviluppare del software nel tempo libero. In questo senso è interessante osservare come la Microsoft ed altre softwarehaose, prima di commercializzare un applicativo, ne rendono disponibile una versione "grezza" (beta-varsion), ma operativa, in alcuni link della rete. Questa può essere scaricata da chiunque e Microsoft migliora il sw secondo quanto proposto da questi "pre-utilizzatori", direttamente o nelle chat di discussione. 41 Per forza lavoro o capacità di lavoro intendiamo l'insieme delle attitudini fisiche o intellettuali che esistono nella corporeità, ossia nella personalità vivente di un uomo e che mette in movimento ogni volta che produce valori d'uso di qualsiasi generi (K. Marx). 42 Molte imprese del Silicon Valley sono nate proprie così, anche perché le barriere all'entrata si pongono quasi totalmente in termini di capitale cognitivo. 43 Se volete "soggettività qualunque": ci sono più affinità che divergenze tra le due
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