EDITORIALE

Tra le righe

La mia personalità di copertura è sempre più debole, eppure il dottor Benway mi aveva assicurato che con qualche seduta d'analisi sarebbe diventata la mia vera identità.
Cerco di rianimarla ripetendo mentalmente il suo pezzo preferito: "non ...cerco un lavoro qualsiasi...ho troppe altre cose da fare...massima disponibilità su tempi e orari, garantisco serietà, flessibilità, professionalità, cortesia...".
In fila per l'ennesima selezione di personale, per un istante guardo fuori. Il tempo è bellissimo, meriterebbe di essere riempito in un altro modo.
Esco dalle righe per fare un giro con indosso la tuta bianca. Così do nell'occhio, porto sempre con me un foglio di spiegazioni, un volantino "aperto" che si completa volta a volta con la mia voce; non sopporto di essere scambiato per una trovata pubblicitaria e mi stanca giustificare continuamente che cosa sono e che cosa voglio: un sacco di cose, magari tutto.
Bologna, il rettorato e l'agenzia per la casa, Trieste, un centro di detenzione permanente (io non c'ero ma la mia tuta sì), Roma, ambasciata americana, Milano, un altro centro di detenzione...ancora Bologna blitz delle tute bianche sulla torre degli Asinelli.
Alla mia personalità di copertura non abbiamo permesso di seguirci per le scale. E' rimasta giù a sorridere al custode con aria compiaciuta e rassicurante. Non potevamo permetterle di rovinare tutto: è troppo debole, non reggerebbe la tensione, è solita organizzare le sue capacità all'interno di un tempo già dato, precostituito, mentre il nostro tempo sarà costretto a flettersi a misura dell'azione collettiva per la buona riuscita dell'iniziativa.
Per andar su si pagano 3000£. Solo 3000£ a testa per godere di una vista dall'alto, lo spettacolo di una Bologna che cela l'arcipelago umano che si agita e stenta sotto gli orchestrali, comprando, vendendo, elemosinando qualche spicciolo dai passanti...uno spettacolo d'insieme che mozza, in un sol colpo, il fiato e le voci delle proprie contraddizioni.
Del resto, non si sa bene se a torto o a ragione, abbiamo accettato di misurarci su questo terreno.
Adesso lo spettacolo lo facciamo noi.
A 56 metri di altezza la finestrella che si affaccia sulla via principale è rotta da alcuni mesi, lo striscione è piegato a fisarmonica, i due palloni che ci ha svenduto il giocattolaio non potevano servire a nient'altro e la bombola di elio spunta di una spanna dalla sacca dello zaino.
Ora di punta, traffico convulso, passeggio quotidiano... e arriva lo squillo sul telefono cellulare.
Due mani protese nel vuoto distendono la gomma elastica dei palloni gonfiabili, altre due assicurano i moschettoni agli anelli, un'altra dà fiato alla bombola di gas che dovrebbe far salire verso l'alto non solo la tensione. Pochi secondi e via, giù per le scale con una maschera da commedia dell'arte per dissimulare la paura e, insieme, la gioia mentre nel centro di Bologna è sospesa, come una vela al vento, la scritta rossa: REDDITO DI CITTADINANZA SGANCIATO DAL LAVORO.
All'uscita alcuni agenti di polizia incrociano la mia personalità di copertura: "No, non ho visto niente"- adesso è talmente indebolita da fiancheggiare le nostre folli evoluzioni.


Da piccolo leggevo fumetti: il mio eroe preferito era WONDER WART-HOG; lottava contro il crimine ma mandava all'aria anche i casi più semplici. Mi mettevo il mantello bianco e diventavo invincibile...
Però ora siamo in tanti, file, cordoni bianchi, invasione di ultracorpi desideranti che si beffano della miseria