comunicazione
antifascista n° 07
La guerra infinita e' la forma di dominio che il capitale
neoliberista ha imposto al mondo globalizzato. La guerra infinita
non va individuata in una delle sue singole determinazioni,
forse anche tra le piu' odiose, quali la guerra di occupazione
in Iraq o in Palestina, ma nel modo in cui agisce, trasformando
interamente la nostra quotidianita'. E' una rivoluzione
dall'alto, fatta dalle elite capitaliste, con l'obiettivo di
trasformare a loro vantaggio il mercato del lavoro, i rapporti
sociali, le forme antropologiche e culturali, comportamenti
e prospettive esistenziali di tutti e tutte.
Con
molta probabilita' non sarebbe stato possibile un intervento
delle truppe Usa, italiane ed inglesi cosi' lungo e duramente
contrastato dalla coraggiosa resistenza irachena, se nelle comunita'
occidentali la guerra infinita non avesse trasformato le aspettative,
le passioni e i desideri delle comunita' sociali di base. Negli
Stati Uniti ad appoggiare una delle imprese imperialiste piu'
sanguinose e feroci degli ultimi tempi e' proprio una larga
parte della societa' su cui la destra fondamentalista cristiana
ha saputo incidere con i mezzi che gli competono, producendo
comunita' strutturate sui valori, sui sentimenti e sulle passioni
che rendono giuste e democratiche le mattanze e i massacri di
massa, fanno delle legittime resistenze un manipolo di terroristi
e della popolazione civile una massa di scimmie da educare e
piegare alle ragioni della democrazia parlamentare.
In Italia, come nel resto del mondo, analoghe trasformazioni
sono in atto dopo l'11 settembre: abbiamo assistito semplicemente
ad una radicale accelerazione di processi di ristrutturazione
piu' o meno latenti da tempo. E' su questo terreno, quello
della guerra infinita capitalista, che dobbiamo collocare l'ormai
crescente riemersione della destra radicale in Italia. Possiamo
ben dire che in questo momento il capitale ha bisogno di ristrutturare
non solo i rapporti sociali, ma anche le sue fogne!!!
Le riforme del mercato del lavoro e le leggi sull'immigrazione,
l'apertura totale a scelte e politiche neoliberiste delle piu'
radicali, attuate dai passati governi di centro sinistra e centro
destra, e lo stato di guerra permanente permette oggi alla parte
fascista di passare dalla propaganda culturale all'azione. Proponiamo
alcune note che vorrebbero sostanziare l'ipotesi fin qui delineata:
neofascismo e sua praticabilita' di parte capitalista
nell'era della guerra infinita. Naturalmente quanto segue sono
spunti per il dibattito che vorremo ampliare nei prossimi numeri
di "Comunicazione antifa" e socializzare e discutere
durante assemblee pubbliche.
Lame, benzina e occupazioni
Le aggressioni agli immigrati diffuse sul territorio urbano
ad opera di bande giovanili di composizione proletaria e'
un fenomeno che dai primi degli anni '90 non ha piu' smesso
di seminare violenza razzista nei territori. Queste azioni non
sono riconducibili a gruppi territorialmente definiti o Politici,
ma si determinano come "sport sociale", a cui di recente
e' stata aggiunta la variante dell'incendio al Centro
Sociale.
E' in atto un perverso e grave recupero identitario della compagine
giovanile nelle periferie e nelle curve dello stadio. Recupero
identitario fondato sui valori del combattimento, della terra
di appartenenza, delle tradizioni e del sangue, in una parola
i valori della guerra di Bush, di Berlusconi e dei loro soci
globali e locali.
Le formazioni politiche della destra extraparlamentare non
hanno piu' bisogno di propagandare la necessita'
di rivendicare la supremazia della civilta' occidentale,
non hanno piu' bisogno di assicurare legittimita'
politica all'odio razzista e xenofobo, da qualche tempo possono
pensare ad altro e da qualche tempo nelle nostre periferie e
nei luoghi di aggregazione di massa giovanile il desiderio di
radicare pratiche controculturali, di liberazione e di solidarieta'
sociale sta diventando un desiderio sempre piu' minoritario.
La
gravita' del fenomeno e' collocato sulla reale possibilita'
che questo cosiddetto "sport sociale", fomentato dalla
propaganda e dalla cultura dei regimi in guerra permanente possa
creare un clima favorevole al coagularsi di questi microgruppi
in aree organizzate facilmente manipolabili e strutturabili
in formazioni clandestine o semiclandestine dai vecchi e giovani
militanti politici di estrema destra.
Possiamo ben immaginarci l'obiettivo, e in parte ne siamo gia'
testimoni: grazie alla rigida etnicizzazione del mercato del
lavoro e alla costruzione dei Lager etnici ad opera del centro
sinistra con il pacchetto Treu e la legge Turco Napolitano e
oggi aggiornata dalla riforma Biagi e dalla legge Bossi Fini
la destra sociale puo' chiudere nel cassetto quei volantini
che chiedevano l'istituzione di lager e strumenti di controllo,
punizione e annientamento preventivo del diverso... ci hanno
pensato gia' i governi dell'ulivo e della banda Berlusconi!
Ora come accade nel centro e nel sud Italia la destra sociale
puo' pensare di fare altro e di iniziare occupazioni per scopi
sociali e culturali o abitativi o ancora come nel Nord Italia
incendiare centri sociali e lamare immigrati, omosessuali e
compagni.
Lame, benzina e occupazioni, abbiamo voluti citare questi tre
aspetti del riemergere dalle fogne dell'iniziativa fascista
contestualizzando gli eventi collocandoli sul terreno dei rapporti
sociali contemporanei, che abbiamo chiamato guerra infinita,
forma odierna del dominio capitalista.
Quanto detto non vuole assolutamente accennare all'attualita'
di una ripresa, di un avanzamento del movimento fascista che
e' soprattutto organizzazione politico-militare rivolta
alla distruzione totale dell'organizzazione di classe storicamente
determinata, contro-guerriglia preventiva; senza questo tipo
di organizzazione si puo' effettivamente parlare di un
governo ultra-autoritario, populista, telecratico o ancora di
comportamenti, culture, trasformazioni antropologiche ed esistenziali
caratterizzate da passioni tristi quali la xenofobia, il razzismo,
il sessismo, l'omofobia.
Con queste brevi note abbiamo voluto invece contribuire al
dibattito con l'intento di discutere forme, pratiche e linguaggi
capaci di anticipare e distruggere la possibilita' della
praticabilita' dell'opzione fascista da parte del capitale.
Un'occasione perduta!
Se il riemergere di comportamenti, culture e luoghi di aggregazione
neofascisti e' indissolubilmente legato alla guerra infinita
non possiamo non ragionare sulle caratteristiche politiche e
i limiti che hanno determinato il ciclo di movimento esauritosi
di recente, che almeno nelle sue generalissime indicazioni politiche
si dichiarava contrario all'aggressione imperialista alle comunita'
irachene.
Antifa.Bo assieme a molte altre realta' dell'antagonismo
sociale bolognese ha attraversato le piazze del rifiuto della
guerra, portando il proprio discorso e la propria pratica militante
durante cortei nazionali e iniziative locali. Fin da subito
non abbiamo potuto fare a meno di notare in una larga parte
del movimento no-war, vicina all'area dell'associazionismo cattolico
e della sinistra alternativa parlamentare, la voluta incapacita'
di collocare il dibattito sulla resistenza nel terreno reale
della lotta di classe.
Utilizzando come paravanto ideologico l'imperativo ideale per
cui "i mezzi devono coincidere con il fine", hanno
di fatto spostato il discorso sulla resistenza sociale e su
quella agita dalle comunita' irachene e palestinesi, dal
conflitto di classe al cielo della morale. Il risultato e'
stato lasciar precipitare la parola resistenza ricca di speranze,
coraggio e vita nel vocabolario della morte, nel vocabolario
del potere, sotto la voce terrorismo.
I passi indietro compiuti, a causa di questo rinnovato quanto
opportunista discorso ideale, dal movimento, sono numerosi e
ancora oggi ne scontiamo i risultati. La cultura della guerra
infinita e' entrata in questo modo anche nei linguaggi
e nelle percezioni no-war rovesciando il termine resistente
in terrorista, e tutta la catena di senso che ne consegue.
Ma questo revisionismo idealista era il sintomo di qualcosa
di piu' profondo e strutturale alla composizione qualitativa
di questo movimento: l'incapacita' di passare dall'autodichiarazione
etica alla pratica dell'alternativa di questo modello di sviluppo
fondato sulla guerra permanente e sul capitalismo. Alle passioni
tristi dilaganti dopo l'11 settembre nel mondo occidentale l'amministrazione
Bush e i suoi cortigiani europei hanno saputo dare struttura
producendo comunita', proponendo valori, e attuando la
pratica: le aggressioni all'Afghanistan e all'Iraq.
I movimenti, almeno in occidente, non hanno saputo articolare
sul discorso di rifiuto pratiche di rottura con questo esistente
e alternative reali facendo comunita' sulle passioni felici.
Questa e' stata la scommessa persa e decisiva per questo
movimento che a livello quantitativo veniva addirittura chiamato
dalla stampa della controparte "la seconda potenza mondiale".
Ma anche se il discorso del potere e di certa sinistra continua
a definire "banditen" le comunita' globali
in lotta contro l'imperialismo, la resistenza globale continua
e anche qui, nel cuore del sistema, possiamo fare in modo che
la guerra infinita non riesca a completare i suoi progetti e
che la reazione fascista torni nelle fogne da dove vuole riemergere,
perche' noi assieme a molti ancora:
alla guerra non ci abitueremo mai!
ai lager e al razzismo di stato non ci abitueremo mai!
alla precarieta' e allo sfruttamento non ci abitueremo
mai!
PERCHE' PARTE DEL MONDO E' GIA' IN RIVOLTA
E AL FIANCO DELLE RESISTENZE GLOBALI!!!
ANTIFA.BO |