Pubblichiamo
il comunicato dell'ORSo sulla sentenza del processo agli/alle
antifa milanesi: unita' antifa, la reprssione non ci ferma!
processo agli/alle antifa milanesi
Mercoledi' 17 novembre, presso il Tribunale di Genova, si e'
tenuta la prima tranche del processo contro gli antifascisti
milanesi.
Evitiamo di scendere per l'ennesima volta nel dettaglio dei
fatti di quel maledetto gennaio scorso, lo abbiamo fatto fin
troppe volte ormai.
Ricordiamo solo che in conseguenza di un paio di ceffoni dati
a due idioti che propagandavano idee razziste (con magliette
del "potere bianco", spille e toppe con svastiche
e vario altro pattume) e all'invito a privarsi, almeno in parte,
di quell'armamentario dell'intolleranza per questi nostri quattro
compagni da marzo e' stato disposto l'arresto preventivo.
Oggi, ad otto mesi di distanza, continua imperterrita l'ignobile
odissea fatta di carcere, arresti domiciliari, liberta' vigilata
ecc.
Accusati di aggressione e rapina! Accuse tanto pesanti e ingiustificate
da lasciare senza parole tutti.
Accuse confermate dalla sentenza di oggi che condanna a tre
anni, scontati in abbreviato a 1 anno e 11 mesi, due dai quattro
imputati.
Ma di quale aggressione e rapina si favoleggia?
Eravamo in piu' di cento su quel treno, manifestanti antifascisti
che da Milano si recavano a Genova per portare solidarieta'
ad uno spazio autogestito vittima di destre aggressioni e intimidazioni.
Nonostante nella nostra citta' i fascisti avessero assassinato
non molto tempo prima un militante antirazzista non vi e' stato
nessun linciaggio sul vagone.
Tanta la rabbia per la morte di Dax, ma la maturita' politica
e la lucidita' dei compagni presenti ha garantito l'incolumita'
di questi razzistelli finiti chissa' come sul treno dei manifestanti.
A fronte dell'odio razziale tranquillamente propagandato dalle
loro magliette, oltre agli inevitabili insulti dei compagni
allibiti e a due manate, sono stati fatti tranquillamente scendere
alla prima fermata.
Con i compagni che si stringevano ai lati per permettergli
di abbandonare quel vagone gremito di manifestanti.
Del resto lo hanno ammesso anche loro, come ulteriore dimostrazione
basti ricordare che i referti medici esibiti dai pubblici ministeri
diagnosticano non piu' di 6 e 10 giorni di prognosi.
Purtroppo non basta avere ragione e forte era il presentimento
che saremmo stati condannati perche' il copione e' gia' scritto
e le cose si sono spinte troppo oltre.
Nonostante tutta questa maledetta carcerazione preventiva fosse
gia' stato un prezzo altissimo, la pubblica accusa ha chiesto
una condanna a 6 anni e 9 mesi di reclusione per ciascun imputato.
Difficile trovare le parole per commentare una richiesta cosi'
spropositata, evidentemente la strategia congeniata dai PM ha
puntato ad ottenere una condanna il piu' alta possibile partendo
da cifre tanto esorbitanti.
Un obbiettivo parzialmente raggiunto con questa sentenza che,
mantenendo sostanzialmente inalterato un impianto accusatorio
costruito ad arte sulla base di un episodio pretestuoso, condanna
a 3 anni di reclusione i due compagni.
Viene spontaneo paragonare questa vicenda ad episodi ben piu'
gravi, come l'esito del processo agli assassini di Dax dove
fra i tre aggressori, due hanno ricevuto pene non superiori
ai 4 anni, o riferirsi alle recenti aggressioni verificatesi
in piu' citta' per mano fascista, a rilevare un evidente ed
abissale disparita' di trattamento.
Lontana da noi l'intenzione di fare appello ad alcun provvedimento
giuridico nei loro confronti, non sono queste le armi a cui
siamo soliti fare ricorso.
Ricordiamo che l'odissea giudiziaria in cui siamo stati coinvolti
non si e' ancora conclusa, il secondo troncone del processo
iniziera' il 22 dicembre e vedra' sul banco degli imputati gli
altri due antifascisti.
Certo e' che l'esito di questa giornata appesantisce ulteriormente
il clima persecutorio a cui siamo soggetti.
E' sfortuna, ci hanno detto, la magistratura genovese e' condizionata
dai procedimenti sul G8 e non c'e' serenita' nel giudizio (aggiungeremmo
non c'e' senso della misura).
Ma questa spiegazione non puo' essere esaustiva.
Officina della Resistenza SOciale
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