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a chi conviene il diritto d'autore

tratto da La fine di una decima feudale
(http://theforge.altervista.org Patrizio Agostinelli, 2004)

 

Visto che viviamo in un mondo nel quale i settori "di punta" dell'economia si sono orientati verso i beni immateriali, che per giunta l'industria elettronica riesce a mettere sul mercato una serie infinita di strumenti per l'esecuzione, la duplicazione e la manipolazione di questi beni immateriali, e che - come molti guru della new economy hanno detto non molto tempo fa - abbiamo varcato la soglia che separa la societa' dell'economia di produzione dalla societa' dell'economia dei servizi, giungiamo alla conclusione che per i settori di nostro interesse il concetto di "proprieta'" stia cadendo in uno stato di obsolescenza accelerata; se proprio una nuova geografia tra i beni gratuiti e quelli a pagamento si vuole ridisegnare, questa va fatta a partire dal concetto di "accesso al servizio".

Resta tuttavia da spiegare come mai, pur con tutti i limiti e le falsita', in questo periodo case editrici di beni culturali e le loro associazioni di categoria stiano attuando una politica di feroce persecuzione contro chi scambia a titolo gratuito materiale coperto dal Diritto d'Autore.

Essi chiamano questa caccia alle streghe "tutela dell'Autore"; insomma vogliono dirci che lo fanno per proteggere un sistema che garantisce una vita dignitosa sia alla grande Star che allo sconosciuto Ghost-Writer.

Pero' gli unici dati precisi che sono riuscito a reperire (annata del 1996) ci dicono che con quasi 4.100 iscritti alla SIAE e un utile netto di oltre 143 miliardi di lire (di allora), l'81% degli autori ha ricevuto in un anno meno di 50.000 lire.

Il dato e' impietoso: di diritto di autore non ci si vive. Soprattutto se si pensa che nel 1996 per associarsi alla SIAE si spendevano 150mila lire all'anno.

Non solo poi la SIAE e la FIMI prendono denaro dai loro iscritti, ma ne rastrellano in quantita' esorbitanti per qualsiasi cosa (il barbiere con la televisione nel suo negozio paga il canone alla RAI e una tassa alla SIAE), ora la domanda e': cosa ci fanno con questi soldi?

Dopo che la torta sia stata divisa tra SIAE, case editrici, grandi artisti e artisti miserabili, da onesto cittadino illuso, credo che questa "istituzione pubblica" che si prende dei soldi da me, qualcosa mi dovra' ridare indietro.

Mi aspetterei spettacoli gratuiti, iniziative culturali, soldi agli enti locali (che so per le biblioteche), ma sfortunatamente ogni volta che vedo i loro loghi e' perche' devo pagare.

Non contento di questa impressione vado a visitare i siti web di SIAE e FIMI. Trovo di tutto, ma neppure una pagina che mi racconta delle loro iniziative pubbliche. Allora a cosa serve il Diritto di Autore? A San Remo?

Per me consumatore e' solo un'ingiusta gabella, per l'industria mondiale e' solo un perverso meccanismo di tutela degli eccessi di posizione dominante.

 

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