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report: assemblea in università sul boicottaggio della fiera del libro

Nonostante il polverone mediatico sollevato dall'annuncio congiunto del rettore Calzolari e del preside di Lettere e Filosofia Sassatelli di voler negare la possibilità di svolgere un'assemblea-dibattito sul boicottaggio della Fiera del libro di Torino, alla fine l'incontro si è tenuto ugualmente: dalle 19, orario di chiusura della facoltà di Lettere e Filosofia in Via Zamboni 38, i/le attivist* del Collettivo Universitario Autonomo, insieme ad alcun* attivist* del Laboratorio Crash! e a svariat* student* solidali, hanno mantenuto aperta la struttura, dichiarandone lo stato di occupazione per garantire la possibilità che l'evento si svolgesse.

Nonostante le pressioni e le minacce susseguitesi dai giorni precedenti fino al tardo pomeriggio, la forte presenza e partecipazione di student* ha garantito l'agibilità dell'iniziativa ribadendo la legittimità di discutere all'interno dell'università di tematiche scelte in autonomia dagli studenti, nonostante i tentativi d'impedimento o comunque di censura o preventiva approvazione dei contenuti. Prima dell'inizio dell'incontro, il preside Sassatelli (che, dopo aver inizialmente concesso l'apertura della facoltà e aver ritrattato successivamente su pressioni provenienti "dall'alto", era irrintracciabile) si presenta all'interno della facoltà, per confermare de facto a* giornalist* presenti la censura politica dell'iniziativa, sostenendo che si erano verificati inconciliabili problemi di metodo e di merito ("Avrei di certo consentito l'incontro se fosse stato su Heiddeger o su Kant").

Alle 21.30, in un'aula gremita da circa duecento partecipanti, inizia il dibattito, aperto da un'intervento di Marco del C.u.a. che riepiloga le motivazioni dell'occupazione e del boicottaggio della fiera, sottolineando come il sapere appaia per l'ennesima volta non come un monolite neutrale, ma sia vivo e sempre di parte. Quest'ultimo aspetto aveva fatto negare la possibilità di svolgere l'incontro, perchè in un periodo di guerra globale permanente le istituzioni non possono che schierarsi e cercare di utilizzare la cultura per giustificare e legittimare le loro ragioni, e quindi schierarsi al fianco della lotta del popolo palestinese risulta immediatamente conflittuale con le ragioni della guerra neo-coloniale in corso in medio-oriente.

Per queste stesse ragioni è stata istituita la campagna di boicottaggio alla fiera del libro, spiega Davide del C.s.o.a. Askatasuna e del Comitato Free Palestine nel secondo intervento: Israele ha fatto pressioni sulle istituzioni italiane e francesi (in occasione della fiera del libro di Parigi) per essere invitato in qualità di ospite d'onore nel 60° anniversario dalla propria fondazione, cioè l'evento che il popolo palestinese chiama Nakba, catastrofe; quell'anno per loro significa decine di migliaia di morti, centinaia di migliaia di profughi e centinaia di villaggi distrutti. E' evidente dunque come l'invito ad Israele sia una scelta politica ben precisa che mira a nascondere una tragedia tutt'ora in pieno corso e a voler far passare un unico punto di vista. Quindi il boicottaggio non è ovviamente rivolto alla cultura, bensì alla scelta politica, pur sottolineando come un evento come la fiera del libro voglia ergersi ad unico detentore legittimo del termine Cultura, mentre rappresenta solo una parte (quella istituzionale e delle grandi industrie culturali) di essa.

Il terzo intervento dell'assemblea è quello del docente dell'università di Torino Gianni Vattimo, che ribadisce le ragioni del boicottaggio e fa ironia sulla chiusura culturale dimostrata dall'ateneo bolognese, ragionando su come sempre più siano limitate le possibilità di contestazione e di critica, in primo luogo tramite una mistificazione semantica e di senso di molti termini e concetti, a partire dal presidente della repubblica che equipara l'antisionismo all'antisemitismo.

L'assemblea prosegue fino a mezzanotte, con un'intervento del Laboratorio Crash!, del Comitato Palestina di Bologna, e svariati interventi a titolo personale che portano pezzi di ragionamento e contributi, da narrazioni di esperienze personali nei territori occupati ad analisi sul ruolo di Hamas.

 

C.U.A. (Collettivo Universitario Autonomo)

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