3 marzo 2007, bologna:
corteo nazionale contro i cpt
Il 3 marzo a Bologna ci sarà il corteo nazionale per la chiusura dei
CPT.
Anche noi ci
saremo.
Continuiamo a chiedere la chiusura dei lager etnici e non un semplice
superamento, o un
"graduale svuotamento", come affermato nella relazione finale della
commissione speciale
sui CPT, perché ci ostiniamo a pensare, e ad agire, che una società
senza la gabbia del
lavoro salariato, delle istituzioni dell'educazione e della reclusione
sia possibile.
Perché cosa sono nel neocapitalismo i CPT se non la sintesi, da incubo
(ma quanto mai reale!),
dello sfruttamento della forza lavoro, del suo controllo e della sua
segregazione? Il
sogno del capitale è sempre stato quello di governare un proletariato
mobile, flessibile
sia nella dimensione dello spazio sia in quella del tempo, del corpo e
del ritmo.
In questa fase, probabilmente, il controllo del movimento si fa
centrale nel processo di
valorizzazione. Spostati, si, ma entro le mie coordinate!
Come la precarietà è "legalizzazione" del lavoro nero senza uscire
dalle sue forme di
ricatto padronale, i CPT e le dinamiche di espulsione legate alla
prestazione lavorativa
(sia in regime Turco-Napolitano che Bossi-Fini) sono la legittimazione
del nuovo sistema
neocapitalista: o C.P.T. ed espulsione o asservimento alla società del
lavoro. La
regolazione dei flussi (con o senza CPT) nel nuovo quadro globale sta
operando come
aggressione preventiva ai danni dei migranti attraverso precarietà,
imperialismo e
controllo sociale.
Oggi mentre viene rifinanziata la guerra in Afghanistan, qui in
Italia, nell'Europa di
Schengen, le metropoli sono divenute sempre più campi di internamento
a cielo aperto sia
per noi che ci viviamo da sempre sia, e ancora più, per chi è scappato
dalla propria casa, per
chi ha lasciato le proprie terre tentando di vivere dignitosamente altrove.
Inoltre in una società contemporaneamente flessibilizzata dal punto di
vista del lavoro e
dei servizi e rigidamente etnicizzata secondo linee "razziali" (legge
Treu\Biagi e
Turco-Napolitano\Bossi-Fini) l'estrema destra sociale può chiudere nel
cassetto quei volantini che chiedevano l'istituzione di lager e di
strumenti di controllo sociale, punizione e annientamento
preventivo del diverso... ci hanno già pensato i vari governi di
centrosinistra e destra!
Il razzismo di stato realizza così con l'aggressione imperialista
all'arabo e la
reclusione nei CPT i cavalli di battaglia dei fascisti, facendo così
diventare lo stesso
antifascismo e antirazzismo qualcosa di assimilabile al teppismo e le
resistenze globali
al terrorismo, mentre dall'altro verso ha legittimato i fascisti e le
stragi nelle terre
di conquista.
Ma per fortuna come all'aumento della nostra rabbia contro
l'aggressione agli uomini e
alle donne irachene si accompagna la loro resistenza, all'ampliamento
delle zone
d'influenza e l'intensificazione dello sfruttamento del capitale si
accompagna la lotta,
la rivolta e la fuga, come è d'altronde sempre accaduto. E' così con gioia che
registriamo le fughe dal lager etnico.
Il conflitto che rompe le frontiere armate della fortezza Europa
squarcia con la fuga e
la rivolta anche le sue prigioni mettendo in crisi l'amministrazione
dei programmi di
internamento-deportazione, facendo così saltare il sogno del capitale
di una forza lavoro
completamente assoggettata.
Se il lavoro precarizzato è uno dei paradigmi di questa situazione, un
altro è certamente
quindi la migrazione della forza-lavoro. Con lo slogan "combattiamo
l'immigrazione
illegale" i governi hanno dichiarato guerra alla libertà di movimento
di milioni di
persone. Una guerra atroce che priva donne, uomini e giovani della
propria libertà. E' un
business internazionale, giocato sulla pelle di uomini e donne, che il
capitale si
assicura seminando violenza, miseria e oppressione in tutto il mondo!
È necessario che sui due fronti in cui questa guerra si combatte (uno
interno che vede da
una parte i lager, le deportazioni, le frontiere armate, la polizia,
dall'altra interi
settori economici basati sullo sfruttamento della forza-lavoro
migrante che diviene
paradigma di tutto lo sfruttamento; ed uno esterno basato
sull'aggressione imperialista
tramite la guerra) che le resistenze contro il lavoro, il razzismo e
l'imperialismo si
saldino. Precarietà, guerra e CPT sono le forme del controllo e dello
sfruttamento del
neocapitalismo.
Il CPT dunque, strumento di "sperimentazione" della reclusione di
tutta la forza lavoro,
non è solamente un'aberrazione giuridica, una violazione dei diritti
umani. Certo, è
anche questo, se la stessa commissione, dopo varie associazioni, ne denuncia
l'aberrazione. La lotta contro il CPT, declinata in un senso di
classe, è soprattutto
lotta contro la precarietà. Da anni lo facciamo insieme alle
componenti più avanzate del
movimento. Lo faremo anche il 3 marzo per far sì che la lotta contro i
CPT si unisca a
quella contro la base nato di Vicenza e al No TAV della Val di Susa
per far fare
retromarce, e magari anche roccambolesche ritirate, al governo Prodi.
A questo proposito non possiamo esimerci dal trarre le nostre prime
impressioni sulla
bozza Amato-Ferrero circolata in questi giorni. E' un testo che
diverrà presto legge
delega sull'immigrazione e che il governo vuole far votare al
parlamento entro fine anno,
ovviamente se non ci sarà un'opposizione forte e determinata nelle piazze!
La concezione delle liste di collocamento composte dai consolati e da
organizzazioni
internazionali nei paesi d'origine dei migranti che chiedono di
lavorare in Italia è
forse anche peggiore rispetto al sistema odierno. Si vuole un migrante
che studi nel suo
paese la lingua italica e che sia iscritto alle liste da anni, in
qualche modo che faccia
un itinerario di fedeltà alla nazione. Le liste di collocamento altro
non sono che centri
di controllo preventivo di una forza lavoro che si vuole già
sottomessa. In questo modo
chiunque voglia entrare in Italia senza passare per il collocamento
sarà fuori del
circuito del mercato del lavoro (lavoro che rimane dunque obbligatorio
per i migranti
"regolari"), ma l'atto di rottura delle frontiere diventerà anche
rivolta contro il
lavoro, e per questo ancor meno tollerata di prima.
A questa rappresentazione di un immigrato docile e subordinato
all'iter che porta al
lavoro ed all'integrazione si aggiunge quella del collaborazionista.
Per far diventare realizzabili e meno discusse le espulsioni, vengono
organizzati piani
di rimpatrio "volontario", con stanziamenti economici governativi per
sostenere il
migrante dopo il rimpatrio. Il migrante deve "solamente" aiutare la
polizia nella propria
identificazione, altrimenti vivrà la deportazione come un'espulsione!!!
Il migrante
"buono" invece sarà ben contento della miseria che gli elargirà lo stato!
Sul punto che riguarda il nuovo assetto dello stesso CPT viene
affermato che le
categorie che adesso sono rinchiuse debbano diminuire. Le colf (dato
che servono), i
carcerati (che vanno identificati in carcere ed espulsi da lì) e i
minori. "Proponiamo un
diverso approccio alla questione e un loro svuotamento" dice, infatti,
Staffan De
Mistura. Cogliendo un limite di una parte del movimento ed abboccando ad esso,
l'umanizzazione del CPT oltre a scongiurarne la chiusura non tocca
sostanzialmente lo
schema del controllo dei flussi della migrazione autonoma, e dà il
contentino alle
associazioni umanitarie che si lamentavano per i numerosi delinquenti
presenti nei CPT.
Pestaggi, ricatti, psicofarmaci, soprusi, autolesionismo non sono una
disfunzione data
dalla mala gestione ma sono parte del sistema di controllo
dell'istituzione stessa, così
come hanno dimostrato molti studi su altre istituzioni totali. Anche
per questo parlare
di umanizzazione è impossibile.
Il movimento bolognese assieme ai
migranti ha mostrato
praticamente che i C.P.T. non sono "superabili", come ci dice questo
nuovo governo, ma
vanno chiusi, subito! Non c'è spazio per una deportazione in prima
classe o per la pay tv
in un lager, a Bologna e altrove c'è spazio solo per la chiusura
immediata dei centri di
detenzione temporanea!
Finché ci saranno i CPT e la segmentazione della forza lavoro
attraverso il controllo dei
flussi e la sua etnicizzazione, il razzismo sarà di Stato e funzionale
alle logiche della
valorizzazione del capitale.
Saremo per le strade della città di Bologna con uno spezzone ed
invitiamo tutte le realtà
dell'antagonismo sociale ad attraversarla il 3 marzo con noi.
Chiudiamo i C.P.T. subito!
Per la libera circolazione per tutti e tutte!
Contro le leggi speciali per migranti e la Legge 30!
Laboratorio del precariato sociale CRASH! - Bologna |