report: conferenza stampa contro le denunce con aggravante eversiva
Giovedì 25 gennaio presso la Sala Parentelli a Palazzo d'Accursio si è
svolta una conferenza stampa, indetta da CRASH!, M.A.O., T.P.O., Rete
Universitaria e Passepartout, a seguito dell'arrivo a molti
attivisti delle notifiche della chiusura delle indagini dell'ennesima
inchiesta dall'ormai noto pubblico ministero Giovagnoli.
Questa volta si tratta di 41 indagati per la contestazione all'assessore
alla casa Merola durante un dibattito sul diritto all'abitare (dopo che
la mattina la polizia aveva fatto irruzione in alcuni alloggi occupati
al quartiere Bolognina) e di altre 45 per l'ingresso e l'interruzione
del consiglio comunale di Bologna, al quale si chiedeva una presa di
posizione sul CPT di via Mattei.
Nel primo caso si trattava di una
contestazione a chi aveva, di fatto, politicamente autorizzato lo
sgombero, la stessa mattina, di alcuni alloggi occupati dai collettivi
per il diritto all'abitare.
Nel secondo invece si trattava dell'ingresso
durante la seduta del consiglio comunale del 9 ottobre scorso e della
sua interruzione al fine di rendere esplicita una seria presa di
posizione sul CPT di via Mattei a Bologna da parte dello stesso
consiglio. Questa azione ha avuto come effetto la convocazione di una
commissione consiliare, svoltasi in Comune, che ha visto la
partecipazione di cittadini, associazioni ed eletti.
Ad entrambi i procedimenti è stata aggiunta l'aggravante di "eversione
dell'ordinamento democratico" utilizzando la cosiddetta legge Cossiga
(legge n.15/80), una legge scritta in pieno periodo emergenziale, il che
significa estrema facilità di ottenere misure cautelari ed aumento della
metà del limite edittale delle pene.
Durante la conferenza stampa un attivista del T.P.O. ricorda che: "Dal 27
ottobre 2004 al 10 ottobre 2006, in due anni, a Bologna, sono stati
recapitati ad attivisti ed attiviste di movimento, 199 avvisi di fine
indagini con l'aggravante della finalità di eversione dell'ordine
democratico insieme a 52 richieste di misure cautelari. Senza contare la
marea di procedimenti penali che non contemplano questa assurda
aggravante. A Bologna bisogna mandare l'esercito per una pericolosa
deriva eversiva o degli ispettori per vedere come lavorano questi PM?".
Un attivista della Rete Universitaria sottolinea che: "A Bologna c'è
una magistatura che apre delle inchieste e le carica con l'accusa di
eversione non sulla base di cosa eventualmente succede, ma solamente
sulla base di chi fa questa cosa" e prosegue "l'obiettivo di queste
ormai 7 inchieste è chiaramente quello di reprimere e cercare di
eliminare qualsiasi possibilità di espressione del dissenso in questa
città".
Continua un attivista di CRASH! lanciando "Un appello a tutte le realtà
solidali, istituzionali e non, perché si apra una campagna contro la
criminalizzazione, attraverso questi capi d'imputazione, di chi porta
avanti lotte sociali: lotte per la chiusura dei Centri di Permanenza
Temporanea, contro la precarietà, per il diritto all'abitare, per una
mensa accessibile a tutti...".
"Ci sembra ridicolo che su delle semplici
contestazioni non violente vengano dati questo tipo di capi
d'imputazione.". "Sono provvedimenti presi perché c'è chi vorrebbe una
città dormiente, in cui tutto taccia, tutto passi sotto silenzio e per
fare ciò bisogna zittire alcune voci... Noi a questo gioco non ci stiamo
ed apriremo una campagna rivolta a tutti coloro che credono ancora nel
diritto di manifestazione del dissenso". |