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comunicato di adesione allo spezzone dell'autorganizzazione del 4 novembre

Il 4 Novembre CRASH! sara' a Roma per aderire allo spezzone dell'autorganizzazione sociale che si sta organizzando, in seguito all'uscita dell'appello sotto riportato.

In questi mesi ci siamo chiesti se partecipare o meno al corteo organizzato dal comitato "Stop Precarieta'". E siamo partiti dal chiederci il perche' di una simile iniziativa, da parte di chi, CGIL in primis, e' stata in questi anni almeno complice della precarizzazione.

Le risposte che ci siamo dati sono essenzialmente due:

La prima sta nell'ordine di una sfida di rappresentanza.

Organizzazioni che non danno risposte sul terreno concreto e materiale della lotta alla precarizzazione del lavoro sembra vogliano tentare un salto di visibilita' nazionale con un corteo di grosse dimensioni.

L'altra questione si inserisce nell'ordine di una regolazione dei conflitti interni alla maggioranza di governo. Per la prima volta si scende in piazza dopo la vittoria di Prodi. Purtroppo non sara' una resa dei conti; infatti l'appello "Stop Precarieta' ora!" non ci sembra una critica diretta ed esplicita alla finanziaria e alle promesse elettorali (non mantenute) della maggioranza, anzi quello che e' successo col caso delle machette dei Cobas e' indice di un nervosismo filo-governativo da parte dei promotori.

Per le due ragioni sopra esposte, quindi, non lasceremo al comitato promotore il ruolo di unico protagonista, ritenendo che anche i movimenti autorganizzati debbano esprimersi in merito ai temi della precarieta'.

Riprendendo l'argomentazione della prima risposta che ci siamo dati vogliamo ricordare che non e' vero che si agisca nel vuoto. Negli scorsi anni il precariato sociale si e' dato forme di conflittualita' che forse non tutti hanno potuto (o voluto?) vedere: dalle lotte autorganizzate sul lavoro (vedi Atesia) che, ogni anno, trovano nell'Euromayday l'atto di visibilita' maggiore, alle lotte sul reddito in tutt'Italia, portate avanti attraverso le autoriduzioni ai supermercati, gli scioperi dei biglietti e le battaglie sulla casa.

Tutti momenti questi, ma se ne potrebbero citare molti altri, che nei fatti sono stati incompatibili con le forme classiche di rappresentanza e che spesso sono stati osteggiati da partiti e sindacati.

Ritornando alla seconda risposta c'e' poco da dire; che la finanziaria faccia schifo e' sotto gli occhi di tutti.

Inoltre in 5 mesi questo governo nulla ha fatto contro i CPT, la guerra, la precarieta' e per la scuola, anzi, dai primi atti, dalle proposte e dalle dichiarazioni, la linea e' in continuita' col precedente governo; perfino dall'interno della maggioranza ci sono malumori, anche se, incredibilmente, nella piattaforma del 4 novembre del tema finanziaria non c'e' traccia.

Ma c'e' ne' un'altra di ragione per andare a Roma.

La precarizzazione non tocca solo i giovani, ma, e soprattutto, non riguarda solamente il lavoro; da 20 anni ormai il processo di precarizzazione, oltre ad essere lo strumento di regolazione dei conflitti capitale/lavoro, e' il fulcro principale della produzione sociale stessa.

Oltre cioe' a precarizzare le vite (attacco alla sanita', casa, scuola, migranti), come ricatto al ribasso nelle lotte contro lo sfruttamento, la precarieta' e' ormai identificabile come il nuovo modo di produzione. Un sistema che mette a valore l'intera vita e che riteniamo debba essere abbattuto il prima possibile, in quanto non riconosce cio' che all'interno di questo sistema dovrebbe essere riconosciuto a tutt*: un reddito sganciato dalla prestazione lavorativa diretta.

Questo i promotori della manifestazione sembrano non capirlo.

Anche per ricordarglielo, e per non lasciargli mano libera nei territori dal giorno successivo, saremo a Roma il 4 novembre insieme alle realta' autorganizzate per costruire uno spezzone del precariato sociale.

Per informazioni e per l'orario del treno per Roma, l'appuntamento e' venerdi' 3 novembre alle 18 al Laboratorio del precariato sociale CRASH! in Via Zanardi 48.

 

Laboratorio Occupato CRASH!
C.ollettivo U.niversitario A.utonomo
M.ovimento A.utorganizzato O.ccupanti

appello precari/e per il reddito

Il 4/11 oltre il 4/11

Serve una metrica precaria per aver una misura concreta del presente

Se noi, precari e precarie, potessimo prendere le distanze lo faremmo innanzi tutto dalla condizione di vita che ci impongono, non solo dai governi piu' o meno 'amici'. Il nostro metro di giudizio sono le paghe da fame, i diritti negati, sul posto di lavoro come nel sociale, i ricatti che vengono camuffati come nuove forme di opportunita' e flessuosa liberta'.

Il 4 Novembre e' stata convocata una manifestazione nazionale contro la precarieta' che non parla la lingua dei precari ma si esprime con l'insistenza rumorosa di chi alza la voce per far dimenticare le proprie responsabilita' nella creazione e nel consolidamento della precarieta'.

In un' epoca triste non e' sufficiente un cambiamento di rotta per determinare una meta differente ed accade sempre piu' spesso che la buona volonta' dell'equipaggio sociale si confonda con la lingua biforcuta del suo co/mandante istituzionale.

Ma non sono solo la rotta e la meta a distanziarci; abbiamo anche ritmi diversi!
C'e' un ritmo lento, ambiguo ed opportunista che non ci rappresenta ed uno veloce, impaziente e desideroso di novita' che ci appartiene intimamente perche' parla della nostra vita.

Il ritmo lento di 'Stop precarieta' ora' parla dell'abrogazione delle tre leggi simbolo del Governo Berlusconi, come se non fossero passati ormai i cento giorni del governo Prodi e la sua finanziaria,
come se non fossero gia' emersi da tempo chiari segnali di siderale distanza tra le promesse della campagna elettorale e le scelte di governo di queste ultime settimane.

Insomma, l'obiettivo sembra essere quello di agitare (all'interno di una partecipazione plurale - ci sono i movimenti! - e dietro il paravento di una scelta a prima vista plausibile - tempo indeterminato per tutti!) proposte e rivendicazioni che a ben vedere, tolti i paroloni a progetto, non solo sono compatibili con la logica dell'attuale governo, ma risultano anzi determinanti per la costruzione di un orizzonte poco praticabile sul piano contrattuale e vertenziale -vedi Accordo Atesia-.

Un ritmo lento ma che soprattutto si rifa' al passato, restauratore di una realta' che non esiste piu' e che, in verita', ci piaceva comunque poco.
La precarieta' infatti, e' la normalita' della nostra vita, un elemento che ci accompagna 24 ore su ventiquattro, nel tragitto da casa al lavoro e viceversa, da quando bisogna pagare le bollette a quando si va a fare la spesa, da ogni dannata mattina fino alla piu' sofferta speranza in un lavoro di merda qualsiasi, nel tentativo testardo e certosino di determinare una propria idea di futuro.

La precarieta' non e' solo una questione contrattuale ed e' anche per questo che una nuova civilta' fondata sui diritti indeterminati del contratto stabile non e' piu' possibile.
Questa lettura non ci fa distratti, lontani o meno convinti della necessita' di puntare alla stabilizzazione la' dove e' possibile, ci fa rivendicare pero' la necessita' di cogliere altre esigenze e un'altra realta'.

Vogliamo parlare dell'estensione dei diritti a tutte quelle figure escluse dalle tutele del lavoro tradizionale, per definire un ambito di cittadinanza oltre la sfera lavorativa, per contrastare il ricatto
senza la paura di confrontarsi con le trasformazioni reali del mercato del lavoro e delle imprese, e quindi anche di essere in grado di dotarsi di nuovi strumenti come il reddito
garantito per tutt*.

La metrica dei precari e' l'unica unita' di riferimento e il suo ritmo parla con i nostri linguaggi.

Questa metrica narra la nostra vita e la determinazione di cambiarla e, con naturalezza, marca la distanza con chi pensa di spacciarci il passato come possibile futuro.

La nostra immaginazione costruira' uno spazio in quel corteo che fara' della comunicazione sociale il suo punto di forza.

Il 4/11 e' un giorno ma non e' 'Il giorno', noi staremo dove stanno i nostri compagni e le nostre compagne, le nostre sorelle e i nostri fratelli, migranti o nativi.

Il mondo e' cambiato. Il mondo, momentaneamente in mano all'impresa, e' invece dei precari e delle precarie.

Serve una metrica precaria per definire un'idea av/vincente del futuro

 

Precari e precarie per il reddito garantito

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