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merce e denaro per il dominio sociale... appropriazione per tornare a sognare!

Pensiamo che la rilevazione dei movimenti del denaro sia un fondamentale mezzo per capire le trasformazioni dei modi di produzione e distribuzione delle merci.

Ma crediamo anche che sia motore di questi stessi mutamenti, provvisto di facolta' che gli permette di sganciarsi dal mercato e di comandare le vite di chi produce valore (e con questo intendiamo tutti gli sfruttati: dai precari agli studenti, dai migranti ai lavoratori con posto fisso, dai bimbi che guardano la tv ai pensionati) e dei consumatori.

Oggi quello che sta succedendo crediamo sia facilmente rilevabile da tutti.

Uno dei principali strumenti di monetizzazione fuori del circuito del lavoro salariato, quello indiretto dei servizi welferistici, e' ormai in esaurimento.

Abbiamo assistito negli dagli anni 80 ad una vera e propria finanziarizzazione della spesa pubblica.

Il denaro e' stato utilizzato come avallo da parte degli Stati per tagliare la spesa sociale attraverso la riduzione della sua emissione dovuta alle spinte delle teorie monetariste, andando a compensare il debito pubblico, invece, con la vendita sui mercati mondiali dei Buoni del Tesoro, usando come scusa il riferimento, quando qualcuno protestava e si opponeva, alle costrizioni dei mercati e delle borse estere.

Le strutture del welfare hanno subito quindi una riforma neo-liberale e selettiva che sta gradualmente distruggendo le reti di sostegno che provvedevano ad un minimo di dignita' alla nostra vita di ogni giorno.

Questo comporta la fatica del vivere quotidiano che tutti sperimentiamo, e il ritorno ad un forte legame con la famiglia, unica fonte di sostegno (assoluta per gli studenti o relativa negli altri casi) soprattutto per i giovani proletari delle nostre metropoli.

Qui il denaro funge da chiaro strumento di controllo sulle nostre vite, con la ricomparsa delle prescrizioni famigliari sulle nostre scelte di vita.

Inoltre, legata a questa situazione c'e' un espansione del senso d'insicurezza nelle metropoli contemporanee.

Tali situazioni sono principalmente visibili fra le classi sociali che sono sottoposte ai costi di questa ristrutturazione politico-economica che sono causa di perdita di reddito: i piu' precarizzati si vedono sulla loro pelle una estensione della repressione e dell'esclusione sociale.

La richiesta di reddito diretto ed indiretto (casa, servizi sociali, scuola e sanita' pubblica e perfino il salario, come si puo' vedere dalle recenti accuse di praticare forme violente di lotta a chi scioperava e/o picchettava, con tanto di intervento della polizia), viene sbarrata oggi, oltre che dalla classica fame di denaro e potere dei padroni, anche da una stereotipizzazione e stigmatizzazione,nel senso di delinquenza e criminalita' nelle discussioni e nelle pratiche del potere su queste questioni sociali.

Tutto questo pensiamo che oggi aumenti lo scarto che c'e' fra le 2 funzioni del denaro.

Il denaro e' provvisto da questa ambivalenza:

1) il suo essere simultaneamente agente di pace sociale, perche' permette con la sua qualita' di mediatore degli scambi di sublimare la violenza fondamentale insita nell'economia di mercato. Senza la creazione della moneta i rapporti tra soggetti sarebbero rapporti di violenza reciproca e continua, tutti alla ricerca della merce posseduta dall'altro, e in piu' essa permette il funzionamento del mercato tramite questa sua capacita' di essere una "super-merce", mezzo di circolazione sganciato dalle merci particolari;

2) ma e' nella seconda veste che lo vediamo di piu' oggi. Come mezzo di appropriazione violenta di lavoro e ostacolo alla possibilita' di autogestione delle proprie vite.

Oggi e' questa seconda condizione che gli europei stanno conoscendo bene, soprattutto dopo il passaggio alla nuova moneta.

Parliamo dell'inflazione da euro, dell'aumento dei prezzi dei beni di prima necessita' come effetto dell'introduzione della nuova moneta, e non come invece era in passato prodotto delle sproporzioni che il capitale subiva con le lotte che si basavano sui bisogni e desideri proletari.

Quello che subiamo non e' solo ingiusto perche' per procacciarci denaro il sistema ci mette al lavoro (lavoro di fabbrica, nella sfera della distribuzione, nelle scuole per continuare ad essere "retribuiti" dai genitori ecc.), un lavoro che ci fa schifo perche' e' costrizione, comando e produttore della nostra miseria quotidiana, ma anche perche' oggi la produzione di merci si indirizza principalmente nella gestione della vendita (quindi conoscenza del mercato attraverso il marketing) e nella relazione con il consumatore, anche attraverso la produzione del mercato stesso tramite pubblicita' e bisogni indotti.

Questa strategia si basa sulla produzione ed il consumo di informazione, nello sforzo di individuare e indirizzare il prodotto in base ai gusti dei consumatori, dei quali e' necessario per i profitti delle imprese essere al corrente delle modificazioni ed evoluzioni del desiderio.

Cosi', tramite questi modelli comunicativi si concretizzano i bisogni, le mode, l'immaginario e i gusti; e sono questi stessi che a loro volta diventano produttori di desideri, affetti e percezioni che le imprese ricatturano per reimmetterle nel ciclo.

La merce prodotta da questo lavoro immateriale non si sopprime cosi' nel gesto del consumo ma da' un apporto fondamentale alla realizzazione dell'ambiente psichico e culturale in cui il consumatore vive, contribuendo cosi' alla riproduzione delle dinamiche di sfruttamento, di controllo sociale e mercificazione dell'interezza della sfera della nostra vita.

Qui torniamo alla seconda funzione del denaro. Quando il lavoro diviene cosi' sociale e astratto, il denaro che ne e' misura particolare, deve opporsi a questa contraddizione fra necessita' per lo sfruttamento di misurare e contabilizzare le nostre vite perennemente al lavoro e incommensurabilita' delle capacita' dei nostri corpi cooperanti.

Qui si vive la realta' e l'entrata in campo di enti esterni al processo che ne decidono la misura: lo Stato, le imprese multinazionali, le borse ed ora anche la banca europea. Il denaro oggi e' dominio perche' non puo' piu' essere mediazione fondamentale fra valore del lavoro e valore generale del lavoro sociale messo a profitto, essendo il primo non piu' misurabile.

Riteniamo quanto piu' arbitrario oggi questo mondo di merci e denaro che vogliono rappresentarci e riprodurci in termini di misura e merci, proprio nel momento in cui la nostra capacita' di produrre ricchezza sociale non ha piu' bisogno di questo sistema.

Quindi e' con nuova forza e consapevolezza che oggi ci vogliamo riprendere le nostre vite. Sottraendole al controllo del denaro e della merce, alla stessa mercificazione e monetizzazione dei nostri corpi ed affetti, facendo esplodere la contraddizione insita nelle merci, riprendendoci come movimento dei nostri bisogni radicali e desideri il valore d'uso contro la miseria del valore di scambio, di questo denaro di cui siamo sempre vittime e artefici.

Riappropriazione e' riconoscimento del furto quotidiano che viviamo, e' sintomo di una ricchezza sociale riconosciuta finalmente come nostra.

E' saltare gratuitamente da un autobus all'altro sperimentando sui nostri corpi in movimento il crash della forma merce e fare della circolazione metropolitana gratuita una rivendicazione in atto della liberta' di movimento.

E' produrre nei luoghi abbandonati della metropoli spazi e tempi altri dalla messa a valore della nostra quotidianita', del nostro immaginario, del nostro piacere e della cultura; e' radicale affermazione di desideri cooperanti contro l'atomizzazione sociale di cui il sistema si nutre.

E' avere una casa per andare in giro per il mondo, e fare dell'abitazione locale una prassi di abolizione delle frontiere globali; e' strappare al denaro-dominio il governo della liberta' di movimento delle persone.

E' fare dei templi della merce i templi del piacere, e' bere champagne mentre le casse scioperano...

E' tornare a sognare...

 

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