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per l'estensione della lotta in tutte le metropoli, per il precariato sociale ribelle, solidarieta' attiva da crash!

Da piu' di una settimana e' in atto la lotta dei lavoratori di Melfi.

E' una lotta di riscatto.

Riscatto dalle massacranti condizioni di lavoro determinate dallo "sperimentale" sistema TMC2, che riduce le pause alla catena di produzione fra un pezzo e l'altro del 20%.

E dal padronato Fiat, che ha prescritto che in quello stabilimento bisogna essere funzionali alle commesse, agli stock di magazzino, alle esigenze della merce.

Il che vuol dire turni come quello notturno di 12 giorni consecutivi.

Insieme a questo, se non bastasse, la compartecipazione alle gestione della fabbrica da parte dei sindacati Cisl e Uil (e con colpe anche della Cgil) che hanno sempre negato il conflitto, l'applicazione delle gabbie salariali (a Melfi si guadagna di meno del gia' misero salario dei lori colleghi del Nord).

Ma gli operai hanno alzato la testa.

La loro spinta ha costretto anche la Fiom-Cgil ad aumentare il livello dello scontro, con picchetti 24 ore su 24 che durano da giorni.

Hanno anche intuito il livello di socialita' della produzione nel capitalismo odierno, bloccando il trasporto delle merci, estendendo cosi' il blocco alle reti produttive della circolazione.

E la risposta del padronato?

Lorsignori si sono accordati con la questura, che, nel regime di guerra infinita, ha dal Governo mano libera sul fronte interno (vedi ad esempio sgomberi di spazi sociali e case occupate da precari e migranti), ed hanno caricato brutalmente con celere e carabinieri gli operai che picchettavano le fabbriche per impedire che entrassero una quarantina di crumiri (perlopiu' capi e dirigenti).

Una radicale ma "normale" pratica di autodifesa, quella del picchetto, che in questi "tempi di guerra" significa resistenza.

Resistenza operaia che qui esprime l'attacco diretto alla gestione capitalistica della ribellione del precariato (perche' cosa e' se non un'esistenza precaria quella di un/a operaio/a che deve lavorare di notte e, "nonostante" lo stipendio fisso, non riesce ad arrivare a fine mese), organizzata attraverso la normazione dell'entrata nel regime di guerra con le varie leggi Biagi e militarizzazione del territorio, e con spedizioni neocoloniali per sfruttare il proletariato dei vari sud del mondo.

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