progetto
del laboratorio del precariato metropolitano: crash in progress
0.2
Venerdi' 15 aprile abbiamo liberato con le nostre mani uno
spazio e abbiamo iniziato a farci battere il nostro tempo. Uno
spazio dove far confluire i nostri bisogni e desideri, un tempo
fuori dal ritmo dell'ipermercato-bologna-citta'. Abbiamo denunciato
le condizioni in cui versava un magazzino pubblico. Non crediamo
accettabile che si voglia far tornare questo spazio alle condizioni
di degrado in cui versava prima: erbacce, siringhe, inaccessibilita'
per i residenti. Oppure ancora peggio che qualcuno che ha forti
interessi economici possa avere in mente di creare mostri paesaggistici
ed ambientali fabbricandovi grattacieli o ripetitori della telefonia
mobile nocivi ed inquinanti... Siamo studenti e lavoratori precari
che giorno dopo giorno contribuiscono con il loro lavoro a costruire
questa citta': le sue mura, le sue strade, la sua comunicazione,
la sua cultura.
Siamo precari e non garantiti, siamo acrobati, funanboli sociali
sul filo
della quotidianita'. Le trasformazioni del mercato del
lavoro impediscono a
noi giovani precari di poter accedere ai beni sociali, culturali
e alle
nuove forme di comunicazione. Con il nostro reddito intermittente
non
riusciamo a permetterci l'affitto di una abitazione dignitosa...
e
la socialita' o l'accesso alla cultura e' un raro
lusso. Ma se pur giovani e
precari stiamo tentando di invertire la rotta!
Con Crash e Mao abbiamo
iniziato un percorso di confronto, di autoformazione, di comunicazione
e
lotta
che giorno dopo giorno coinvolge sempre piu' lavoratori intermittenti
della citta'. Fin da subito abbiamo voluto andare oltre
all'esclusivo e
legittimo percorso di risposta ai bisogni sociali (come la lotta
per il
diritto alla casa) iniziando a proporre un pensiero, un immaginario,
un
progetto di una citta' altra. L'iniziativa di lotta e
denuncia che ha
portato all'occupazione di via Avesella 2, e' una prima
sperimentazione
di questo percorso che abbiamo chiamato "riqualificazione
dal basso nel
tour della vergogna", non lottiamo solo per soddisfare
i nostri bisogni ma
lottiamo anche per contribuire a fare di bologna una citta'
accogliente e
capace di rispondere ai bisogni e desideri delle nuove fasce
sociali non
garantite.
Siamo adesso in via S. Donato 27, e nella forte e manifesta
solidarieta' e approvazione dei residenti abbiamo portato
il nostro
progetto di riqualificazione dal basso anche nel quartiere San
Donato\San
Vitale, forti della vittoria di due battaglie sociali che stanno
portando
allo spostamento delle centraline enel-atc e alla ristrutturazione
delle
abitazioni pubbliche di via Avesella 2. Ora da un tappeto di
siringhe
stiamo facendo un giardino sociale, da una struttura abbandonata
da anni
uno spazio di aggregazione e di progettualita' culturale,
sociale,
artistica e interculturale. La riqualificazione dal basso di
via San
Donato 27 e' appena iniziata ma si e' gia'
moltiplicata nella partecipazione
di molti giovani e coppie di lavoratori precari che nella liberazione
di
questo spazio stanno cogliendo la chance per uscire dalla solitudine
e
dall'alienazione dei nostri quartieri dormitorio, dove
eroina e abbandono
sociale
fanno da padroni. Questo grazie alle passate amministrazioni
totalmente
ceche al diffondersi del degrado e del disagio sociale e giovanile.
Questa societa' ci vorrebbe ridotti a mera forza lavoro
socialmente
inerte e passiva, ma il nostro percorso di socialita'
e cultura altra sta
dimostrando tutta la ricchezza che i precari sanno aggiungere
alla
quotidianita' cittadina, partecipando attivamente alla
sua vita e
proponendo, con l'autorganizzazione dal basso, interventi di
recupero di
edifici abbandonati. Una citta' senza inquinamento, eroina
e solitudine e'
possibile, necessaria, ma gia' in atto come l'esperienza
di via Avesella 2 e
di via Sandonato 27 dimostrano. Grave sarebbe rispondere a questa
ricchezza sociale, distruggendola manu militare, grave sarebbe
tentare di
trovare forme di criminalizzazione e repressione contro i precari
della
citta' che per una volta non la subiscono ma partecipano
a costruirla.
Siamo convinti che a Bologna sia necessario piu' che altrove
che queste
esperienze di percorsi politici e di partecipazione vadano riconosciuti
e
rispettati. I progetti stanziati dal precariato sociale
rispondono ad esigenze reali che le istituzioni locali e regionali
sembrano
non voler riconoscere.
I precari di Bologna hanno il bisogno-necessita'-desiderio
di costruire giorno dopo giorno un luogo altro dove incontrarsi,
riconoscersi, autorganizzare le lotte e produrre la propria
cultura. I nostri primi esperimenti di work-shop autogestiti,
per socializzare i saperi e le conoscenze nel campo delle comunicazioni
e dell'informatica dimostrano, data l'affluenza, che c'e' un
bisogno reale di cooperazione dal basso delle intelligenze.
Laboratori di video-art e di fotografia, cineforum e incontri
seminariali con chi lavora nel campo della cultura e della comunicazione.
Eventi multiculturali, intrecci tra le comunita' presenti in
citta', con le loro storie di conflitti.
Questi sono i primi progetti che abbiamo tracciato, una traccia
in continua espansione!
1) sportello di informazione sulla precarieta' e sul diritto
alla casa: in quest'ultimo anno noi precari abbiamo espresso
attraverso le nostre pratiche di lotta i nostri bisogni e desideri
di liberazione dalle condizioni di miseria in cui la precarieta'
lavorativa ed esistenziale ci ha cacciati. La nostra proposta
sperimentale di sportello sociale vuole essere un luogo che
sia di autonarrazione, confronto e lotta fra tutti quei precari
che contribuiscono a produrre la ricchezza di questa citta'
ma che non ne hanno accesso;
2) internet point gratuito in tutte le lingue per un libero
accesso al
diritto alla comunicazione: in una citta' che si dice
punta avanzata della
comunicazione informatica, in realta' l'accesso alla rete
e' un
problema per molti. Una citta' che e' ormai quasi
completamente cablata, ma
che ha pochi spazi di fruibilita' gratuita per tutti.
Insieme
all'esclusione economica (piu' di 3 euro all'ora per una
connessione nei
vari internet point cittadini) c'e' anche la difficolta'
linguistica e
dell'alfabetizzazione informatica per i migranti che vogliono
comunicare
con i loro parenti nei paesi di origine o avere accesso al mondo
della
comunicazione
digitale. Intendiamo offrire delle postazioni internet munite
di tastiere e software in multilingue e organizzare corsi di
alfabetizzazione informatica per tutti i residenti del quartiere;
3) workshop autogestiti di grafica, montaggio video, linguaggio
html, web
radio on-line: le trasformazioni portate dalla rivoluzione digitale
esigono un'adeguata conoscenza dei nuovi media e dei programmi
che
permettono l'espressione della creativita' sia nella comunicazione
che
nella produzione di nuovi linguaggi, oltre ad essere una richiesta
fondamentale nei nuovi tipi di lavoro. Pero' crediamo
che la formazione
oggi abbia un'organizzazione e dei metodi che non rispondono
ai reali
bisogni e desideri degli studenti e dei precari che vogliono
affacciarsi a
questo nuovo mondo. Il metodo dell'autoformazione permette la
libera
espressione dei desideri che si incrociano con le nuove tecnologie;
4) nodo editoriale di saperi e cultura alternativa (dalla musica
alla letteratura): In questa citta' le nuove tendenze, attitudini
e culture giovanili non hanno pari dignita' e possibilita' espressiva.
Con questo progetto abbiamo gia' coinvolto e continueremo a
coinvolgere tutti quei giovani che dell'espressione artistica
fanno un'alternativa alla solitudine e all'eroina del muretto.
Non puo' essere la Sala Borse la risposta a queste istanze.
Abbiamo in cantiere la prima uscita di una rivista che raccoglie
le controculture e le culture underground, un nodo editoriale
che lavori ad un progetto di pubblicazioni di nuovi esperimenti
espressivi. Oltre ad essere un nodo per intrecciare biografie
ed esperienze culturali stiamo progettando intorno alla rivista
una serie di eventi costruiti dal basso, aperti ai giovani che
abitano a bologna e che con grandi difficolta' riescono a socializzare
la loro creativita' e la loro attitudine inventiva;
5) palestra popolare autogestita: la passata giunta non ha
fatto altro che chiudere luoghi sportivi pubblici, contribuendo
quindi a fare aumentare i prezzi delle palestre private e lasciando
cosi' i giovani delle periferie senza luoghi di aggregazione
sportivi gratuiti. Per questo stiamo costruendo nello spazio
una palestra dove gratuitamente i giovani possano autogestire
corsi sportivi;
6) cineforum e punto di scambio di musica, film, documentari,
e immagini: alle multisale private e costose rispondiamo con
la creazione di un cineforum autogestito, popolare e gratuito
che gia' nell'esperienza di via Avesella 2 ha ottenuto il riconoscimento
e partecipazione di centinaia di giovani. Al mercato della cultura
con i suoi alti prezzi rispondiamo con la creazione di un punto
di scambio di materiali musicali e cinematografici per permetterne
la libera diffusione e la critica fruizione;
7) laboratorio di espressione artistico-corporeo-letterario-scenico-teatrale:
a bologna esistono molti laboratori artistici ma sono nella
stragrande maggioranza inaccessibili per chi ha un reddito quasi
allo zero e per chi tra 3 o 4 diversi lavori al giorni deve
fare il contorsionista per avere un'ora di tempo libero. Con
questo progetto abbiamo gia' iniziato e continueremo a coniugare
all'espressione artistica il suo valore fondante di critica
sociale per stimolare coscienza politica. Naturalmente tempi
eed argomenti sono autogestiti.
Siamo convinti che questa citta' abbiamo bisogno di questi
progetti come un valore aggiunto contro il razzismo, fascismo
e sessismo. Dal centro alle periferie i luoghi di aggregazione
giovanile sono egemonizzati dall'eroina, noia e alienazione
che fanno la sponda al riemergere di comportamenti intolleranti
e fascisti. Vogliamo rispondere a questa condizione di degrado
e solitudine che attanaglia la citta' con questa piattaforma
progettuale, aperta alla condivisione e all'aggregazione di
altri desideri nonche' produzione di eventi e di socialita'
dal basso. La partecipazione di massa alle iniziative che abbiamo
proposto in via Avesella2 danno un segnale molto chiaro a questa
citta': il bisogno e la necessita' di spazi e' il primo punto
che il precariato metropolitano ha messo nella sua agenda di
lotta e rivendicazione.
CRASHERS NELLA METROPOLI |