È partito da piazza XX settembre il corteo regionale indetto in contemporanea allo sciopero
generale di oggi 9 novembre.
Un corteo di migliaia di persone che affermava prima di tutto un rifiuto
netto al Protocollo su previdenza, lavoro e competitività varato dal
governo e dai sindacati confederali il 23 luglio "un attacco
generalizzato" come si legge dal comunicato del Patto contro la
precarietà e per i diritti sociali di Bologna "al salario medio dei
lavoratori, attraverso tagli al salario diretto (busta paga), indiretto
(servizi sociali) e differito (pensioni)."
Ma a questo tema molte realtà
hanno coniugato una critica più ampia ad una condizione sempre più di
precarietà non solo lavorativa, ma che colpisce ogni sfera della vita
sociale: dai trasporti, allo studio, alla cultura, alla casa...
Per gli studenti universitari le iniziative sono cominciate di primo
mattino quando, all'apertura dell'università, hanno chiuso
simbolicamente gli ingressi di alcune facoltà di via Zamboni e del
rettorato per poi convergere verso il concentramento in piazza XX settembre.
Il corteo si è snodato per le vie del centro fino a Piazza Verdi con in
testa i sindacati di base, seguiti da centri sociali e collettivi.
"I fannulloni scendono in piazza" recita, in testa alla manifestazione,
lo striscione dei dipendenti del comune di Bologna dell'RdB, a seguire i
Vigili del Fuoco o, come si sono autodefiniti "i pompieri in mutande".
Gli studenti degli istituti medio-superiori chiedono più spese per la
scuola e meno spese militari nello slogan del coordinamento Iskra
"Quanti studenti ci stanno dentro un carroarmato?".
"Basta precarietà" è
una frase comune a molti striscioni.
Gli operatori Vodafone portavano un cartello "Vendesi" appeso al collo
per sottolineare la loro condizione di lavoratori dequalificati e privi
di diritti e passati sotto alla Camera del Lavoro in via Marconi, hanno
dato vita ad una accesa protesta ai sindacati confederali.
Critiche che non si sono risparmiate anche da parte dello spezzone
dell'antagonismo socialecomposto dal Laboratorio CRASH!,
dal Collettivo Universitario Autonomo e dal Collettivo Autogestito
Modenese.
"Liberarsi dalla precarietà, riappropriarsi di reddito" era lo
slogan dello striscione e dal camion si sente: "Oggi in piazza c'è
un'altra Bologna, la Bologna che parla di garanzie sociali, di bisogni e
desideri, la Bologna contro le politiche securitarie e contro gli
accordi del 23 luglio. La lotta per la riappropriazione diretta ed
indiretta di reddito deve partire dalla capacità di organizzarci insieme
per generalizzare gli scioperi, per moltiplicare e riprodurre i blocchi
della produzione e della messa al lavoro delle nostre vite. Rilanciamo
nel tessuto metropolitano campagne per la conquista di migliori
condizioni di vita e contro la precarizzazione delle nostre esistenze."
Di fronte alla Feltrinelli gli studenti Collettivo Universitario
Autonomo distribuiscono un libro fotocopiato.
"Un'iniziativa simbolica"
ci spiega un attivista del collettivo "per la rottura di tutte le
barriere e le gabbie del copyright. Per andare a rivendicare un sapere
libero a tutti, un sapere che viene prodotto collettivamente e che viene
poi privatamente ingabbiato sotto in copyriot. Per questo siamo andati a
distribuire l'ultimo successo in vetrina: per riappropriarci
simbolicamente di un sapere che è nostro e che produciamo e che ci viene
espropriato quotidianamente."
Il corteo si è poi concluso in piazza Verdi che è diventata piazza
tematica per la comunicazione di tutte le realtà presenti.
|