m.a.o.
all'assessorato
m.a.o. vs. amorosi
Questa mattina siamo stati ricevuti dall'assessore alla casa
Amorosi.
Dopo la latitanza dei giorni passati quando di fronte alle
nostre richieste di un dialogo eravamo riusciti a parlare solo
ad un funzionario dell'assessorato alla casa, finalmente siamo
riusciti a portare le nostre rivendicazioni.
Partendo dalla nostra condizione di precari ed occupanti abbiamo
voluto ricordare che ai cambiamenti delle politiche lavorative
dovrebbe corrispondere un cambiamento delle politiche di assegnazione
delle case di edilizia residenziale pubblica.
Infatti come precari ed occupanti abbiamo ribadito che non
ci sposteremo dalle case che abbiamo occupato se non avendo
un'altra abitazione in cui andare, dichiarando la nostra disponibilità
a prenderci carico dell'autoristrutturazione delle case su cui
il Comune, per mancanza di fondi stanziati a questo proposito,
non può e non potrà ristrutturare.
Messo di fronte alla denuncia della distruzione e della murtaura
delle case della Bolognina e di via Beroaldo l'Assessore non
ha voluto dare risposte al riguardo.
Lo stesso vale per la questione delle proprietà comunali
(si parla di intere palazzine come ad esempio in via San Carlo...)
lasciate all'abbandono, senza che per esse sia previsto nessun
tipo di intervento.
Alla nostra richiesta di pubblicare i dati riguardanti il patrimonio
edile del comune di Bologna, compreso quello dato in gestione
all'Acer, l'assessore ha dichiarato di non essere a conoscenza
delle informazioni a questo riguardo.
Emerge solo il dato di 200 case circa riguardo alle quali l'assessore
ammette la mancanza dei presupposti economici per intervenire.
Un problema a cui la risposta noi abbiamo cercato di dare mettendo
in atto processi di auto-costruzione e di auto-ristrutturazione
nelle case che abbiamo occupato, rispondendo contemporaneamente
alle esigenze di quei soggetti che alle graduatorie di assegnazione
non hanno accesso.
Un caso esemplare è quello, citato dall'assessore, di
una signora che avendo occupato una casa e avendola ristruttturata,
si è vista riconoscere da un tribunale le spese sostenute,
nonostante l'ordine di lasciare l'appartamento.
Ordine che non ha poi avuto seguito.
Un caso, questo, che dimostra come l'occupazione sia di fatto
una pratica che può portare coloro che vivono situazioni
emergenziali sul fronte casa a porvi soluzione.
La lotta continua forte della consapevolezza che l'occupazione
è quindi strumento utile messo nelle mani di coloro che
dal loro stato di miseria sono voluti uscire riappropriandosi
del diritto ad un vivere dignitoso.
Numerosi sono infatti i casi che a fronte di questo incontro
avranno la possibilità di ribadire con forza il loro
stato di necessità, rimasto precedentemente inascoltato,
legittimamente sperando di poter ottenere finalmente una casa
in cui vivere, ponendo un freno ad almeno uno degli aspetti
dell'incubo in cui la precarizzazione delle esistenze ci ha
proiettati.
M.ovimento A.utorganizzato O.ccupanti
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