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occupazione asso a milano

Massima solidarietà alle studentesse ed agli studenti milanesi cha hanno voluto e saputo, con questa nuova riappropriazione, squarciare il velo di speculazioni immobiliari che ricopre una città come Milano, sempre meno vivibile ed abitabile.

Ci sentiamo vicini a voi nel momento in cui speriamo che queste lotte si riproducano in tutti i teritori, ridando la forza e la volontà di combattere per la soddisfazione dei propri bisogni e desideri a quanti oggi riescono a guardare solo con rassegnazione al continuo calpestio dei loro diritti.

Da una città-ipermercato come Bologna, in cui gli orizzonti sono troppo spesso solamente quelli della ricerca di un secondo, a volte terzo, lavoro che vada a coprire le spese di affitto, speriamo che anche il vostro esempio catalizzi un diffuso disagio abitativo e lo trasformi in pratiche conflittuali e di riappropriazione.

"La casa è un diritto! L'affitto una rapina!
Mandiamoci i padroni, a vivere in cantina!"

M.ovimento A.utorganizzato O.ccupanti

asso nello spazio - occupato uno stabile

Oggi, dopo aver discusso collettivamente del problema degli spazi sociali e abitativi a Milano, e aver presentato il primo trailer del lavoro di VideoInkiesta sulla casa per gli studenti, abbiamo occupato uno stabile di sei piani lasciato abbandonato da anni, nel tentativo di dare una risposta concreta al problema abitativo e sociale degli studenti a Milano. Dopo due anni di inchieste, interviste, rapporti e presenze nelle università milanesi, come gruppo spontaneo di studenti interessati abbiamo deciso di muoverci, di agire, di interferire concretamente nel modo in cui vanno le cose in questa città.

Abitiamo in una città, Milano, attraversata da contraddizioni che non sa, o non vuole, risolvere. La più forte, e più sentita, tra queste contraddizioni, è il problema degli spazi. Caseggiati enormi lasciati abbandonati, e quartieri abbattuti e ricostruiti per un'immagine nuova della città. Milano si sta ripensando, finanziata dalla Hines e da altre grosse immobiliari, come "città della moda", super splendente di grattacieli, lusso ed amenità. In questo progetto di "riqualificazione" (se riqualificazione si può chiamare) naturalmente non vengono comprese le forze deboli, le realtà, le persone, che non hanno soldi o capacità per stare al ritmo dell'innalzamento dei prezzi.

Milano questi "problemi" li vuole cancellare, fa finta non esistano, dietro le enormi pubblicità murarie che ne cambiano il volto.

Milano, soprattutto (soprattutto perchè ci riguarda così da vicino) si fa vanto della sua offerta culturale, del mondo universitario, dei suoi 8840 professori qualificati, delle possibilità date ai giovani. Ma Milano non muove un dito verso gli studenti, che uscendo dal liceo, si trovano ad affrontare un'università sempre più inaccessibile sotto tanti aspetti.

Frequentare l'università non significa solo dibattere e partecipare alle lezioni, anzi, per molti questo è un diritto sudato. Università significa libri, spostamenti, retta... e le case editrici, come gli affittuari privati, non vedono il guadagno nell'agevolare gli studenti. Perchè l'università non dovrebbe essere un luogo da attraversare passivamente per seguire le lezioni necessarie agli esami, ma il luogo della discussione, della partecipazione, della condivisione e produzione di idee.

E vivere veramente l'università significa averne il tempo. Il tempo. Ed il tempo è quello che manca a chi ogni giorno deve passare un'ora o più sugli oberati mezzi di trasporto milanesi, perchè non ha chance per uscire di casa, sia che abiti in o fuori Milano. Milano privatizzata offre agli studenti una duplice scelta: o i 5.500 posti ISU (istituto per il diritto universitario) su 50.000 richieste da fuori sede ad abitare in città, oppure gli affitti presso privati a prezzi che vanno dai 350 euro in sù per stanze troppo spesso assolutamente disagevoli e sottoposti a contratti irregolari. Contando che 350 euro per un ragazzo, ancora senza reddito, che dovrebbe dedicare il suo tempo allo studio ed alla ricerca anzicché a lavorare per poter sopravvivere, sono veramente tanti. E questo è solo uno degli aspetti contraddittori del "servizio" universitario di questa città, insieme al potere delle case editrici, alla mancanza di offerte culturali "interne" all'ambito universitario, al ritmo degli esami ed alla qualità di molte lezioni.

Primo punto quindi, il problema abitativo e formativo, ormai dichiarato disagio dal 70% degli universitari di Milano. Inoltrandoci poi nelle dinamiche urbanistiche di questa città, al di fuori dell'ambito scolastico o strettamente abitativo (senzatetto e studenti), troviamo una città che invece di intervenire in modo propositivo e concreto verso le avvertite mancanze dell'istruzione e del divertimento ufficiali, non fa che chiudere gli spazi aggregativi che da sempre hanno svolto e svolgono questo ruolo, offrendo alternative ai costosi e superficiali luoghi dello svago conforme. Milano è in apnea, incapace di respirare altro dall'informazione pubblicitaria del consumo obbligato, o di cercare nuovi stimoli nelle proposte e nelle espressioni dei ragazzi, dei gruppi, della cultura suburbana e nuova di questa città. Questo spazio, occupato, quindi liberato direttamente da chi ne aveva bisogno, vuole diventare un’aia di proposte, laboratori, aperture, iniziative, incontri, aule, che incidesse sul quartiere sicuramente ma soprattutto sull’ormai alienato mondo universitario.

Noi, studenti, esseri viventi precari in tutti i sensi, abbiamo deciso di reagire allo sfacelo di questa città; di occuparci di questo problema, di affrontare a viso scoperto le autorità e i poteri forti di questa città, da un comune sempre più chiuso e razzista alle grandi imprese, di marchio italiano o internazionale, che stanno mangiando sulle nostre teste.

Oggi, 28 aprile, chiamando ad un pranzo ed una discussione su questi temi tutte le realtà e le soggettività cittadine, vogliamo contribuire con il nostro bagaglio personale e vissuto, e iniziare un percorso concreto, reale, diverso, in uno spazio che riesca ad evertere le logiche imperanti ed a rispondere il più possibile alle esigenze di chi come noi, vive in apnea.

"Spazio" significa circolazione di nuove idee, condivisione, partecipazione, aria. Significa progetti, possibilità di esprimersi, di portare alla luce, di essere, non di sopravvivere.

Abbiamo deciso di occupare per riappropriarci di un diritto costantemente negatoci, in un quartiere difficile e contraddittorio come l'Isola, combattuta tra militarizzazione, spaccio, e sedi istituzionali.

Da domani questi sei piani abbandonati saranno un'officina permanente e brulicante di vita, proposte e culture.

Lo studentato autogestito è il grande progetto che abbiamo intenzione di costruire da subito, insieme allo sportello tecnico-legale sulla casa, ai laboratori tecnici, tessitura, camera oscura, sala prove, ateliers... ancora, la libreria, l'infoshop, il café litèrere, l'università popolare.

Vogliamo sperimentare una nuova forma di autogestione e vita di uno spazio sociale. Riteniamo valido e legittimo lo strumento dell'occupazione, per questo ce ne serviamo; consapevoli dei limiti e delle difficoltà che hanno avuto gli spazi sociali a Milano negli ultimi anni, vogliamo costruire una forza diversa, un luogo che non diventi l'alternativa serale a pub e discoteche aperto e vissuto di giorno (su questo non finiremo mai d'insistere).

Pensiamo un luogo aperto di giorno, vissuto dagli studenti prima e sopra tutto, che viva in modo assolutamente autorganizzato ed autofinanziato in ogni sua iniziativa.

Invitiamo chinque a portare idee, contenuti, pratiche, in questo posto, a fare crescere questi sei piani rendendoli una scalata al cielo.

Da oggi questo posto ce lo terremo coi denti, per tutti gli studenti, per questa città.

A.S.S.O.

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