due
settimane di riappropriazione della zona universitaria
Aprile 2008 - La sera del 9 aprile, dalle ore 19, un migliaio
di studenti hanno attraversato la notte bianca resistente, lanciata
all'interno della facoltà di lettere e filosofia, per
portare la solidarietà agli/lle student* denunciati a
causa della precedente occupazione del 2 ottobre.
Sette giorni dopo, mercoledì 16 in centinaia
gli student* hanno partecipato all'iniziativa "diamo un
calcio al fascismo"; un'iniziativa che, dopo la cacciata
dell'antiabortista ferrara da piazza maggiore e dopo il presidio/corteo
contro i fascisti della destra-fiamma tricolore, ha saputo riportare
al centro dell'attenzione i temi dell'antirazzismo e dell'antisessismo.
Dopo un pranzo a prezzi popolari la piazza (che è stata
temporaneamente intitolata a Francesco Lorusso, militante di
Lotta Continua ucciso dai carabinieri l11' marzo del 77) si
è trasformata in un campo da calcetto e ha preso anima
un torneo che si è protratto fino alle nove di sera.
Piazza Verdi è di chi se la vive e rende viva!!
Due iniziative che hanno riaffermato la legittimità
della pratica dell'occupazione come strumento di riappropiazione
di tutti quegli spazi che ci sono quotidianamente negati al
di fuori delle logiche del controllo sociale e dell'imposizione
di tempi che non ci appartengono.
Così è per le facoltà
universitarie che non concedono aperture serali per la costruzione
di eventi politici, culturali e/o sociali e che non mettono
a disposizione nessuno spazio per l'autogestione studentesca.
Così è per tutta la zona universitaria, completamente
militarizzata e videosorvegliata: una falsa sicurezza sociale
che aiuta ad incrementare solo il clima repressivo all'interno
di una città in cui imperversano logiche di sfruttamento
di pochi privilegiati e le speculazioni di chi fitta le case
a prezzi inaccessibili e poi si lamenta del "degrado cittadino".
Degrado e sicurezza diventano quindi solo una scusa per calpestare
le libertà individuali.
Per questo ci siamo riappropriati della facoltà e di
piazza verdi: spazi liberati, da far vivere secondo logiche
che dal basso, in maniera autorganizzata, sappiano costruire
percorsi di contro-sapere e di socialità altra, contro
i ritmi accelerati e il sapere "istituzionale" del
sistema del 3+2 che non sa che sfornare lauree buone solo per
trovare qualche posto di lavoro sottopagato e precario in call-center
o in tristi fast-food. Spazi di cui riappropriarci all'interno
della zona universitaria e oltre, che sempre più spesso
ci vengono negati da una politica securitaria sorda dei nostri
bisogni e dei nostri desideri.
Durante la serata del 9 sono stati proiettati
alcuni video, riguardanti l'occupazione palestinese da parte
dello stato d'Israele, che che si protrae ormai da 60 anni,
video che hanno cercato di metter luce sulla drammatica questione.
Da molto tempo, infatti, la comunicazione main-stream nasconde
e confonde le vere radici del conflitto, stravolgendo il ruolo
d'Israele, che da carnefice sembra apparire vittima, per mezzo
della strumentalizzazione del velo emotivo costituito dal ricordo
dell'olocausto. Questi filmati, che raccontano la cruda realtà
dell'occupazione militare nel quotidiano, hanno cercato di sensibilizzare
anche in vista del'imminente fiera del libro
di Torino, dove proprio lo stato d'Israele è stato invitato
come ospite d'onore. Questo tentativo mediatico internazionale
ha come scopo quello di raffigurare Israele baluardo della democrazia
e della libertà, proprio nel 60° anniversario della
sua costituzione (illegittima), negando così i soprusi
che la popolazione palestinese subisce quotidianamente e che
riassume con la parola "Nakba", catastrofe. Il diritto
all'autodeterminazione del popolo palestinese, passa anche attraverso
percorsi di solidarietà attiva dal basso, la lotta all'imperialismo
sionista passa anche attraverso il boicottaggio della fiera
del libro di Torino del prossimo 10 maggio, con la consapevolezza
che non basta mostrare la maschera attraente della cultura per
nascondere le atroci verità di un'occupazione militare
violenta.
La nostra lotta deve andare avanti contro tutti
i tipi di fascismi, locali, nazionali ed internazionali riappropiandoci
di spazi e tempi, facendoli nostri,costruendo percorsi di lotta
che attacchino il sistema universitario del sapere imposto.
Collettivo
Universitario Autonomo Bologna
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