report: corteo a verona contro lo sgombero del csoa la chimica
                 Proprio il 20 agosto, mentre le ruspe di Cofferati entravano nel Laboratorio
                  occupato CRASH!, a Verona anche il sindaco Flavio Tosi tentava di mettere la
                  parola fine a una lunga esperienza di autogestione sgomberando il csoa La
                  Chimica. 
                L'intenzione di sgomberare l'unico centro sociale della città era
                  stato uno dei punti fondamentali della campagna elettore del
                  sindaco-sceriffo leghista, che, seguendo alla perfezione il modello
                  cofferatiano, nasconde l'emergere delle contraddizioni relegandole alla
                  categoria dell'illegalità. 
                Lo sgombero non è stato però sufficiente a fermare chi a Verona sente il
                  bisogno di spazi di socialità, di produzione di cultura, di cospirazione
                  politica. 
                 Oggi, 1 settembre, centinaia di persone erano presenti al
                  concentramento in piazza Zagata, proprio davanti all'edificio che ha
                  ospitato per tre anni la Chimica. Dalla piazza è iniziato un corteo molto
                  partecipato, comunicativo e sicuramente vivacissimo, anche grazie alla
                  presenza del circolo Pink il cui percorso è sempre stato intrecciato a
                  quello della Chimica. 
                "Le idee non si sgomberano" recita lo striscione d'apertura, seguito da
                  molti altri, come quello portato dai compagni e dalle compagne del
                  Magazzino 47: "Occupiamo spazi/Liberiamo sogni" o quello del circolo Pink:
                  "Flavio, per fortuna non sei gay!". 
                 Il corteo si snoda senza problemi fino a Veronetta, quartiere popolare ad
                  alta concentrazione di migranti. Qui la manifestazione si trova di fronte
                  all'inutile provocazione delle forze di polizia, che vogliono impedire il
                  passaggio del corteo a causa di uno striscione altamente "offensivo":
                  quello in cui Tosi è ritratto nei panni di uno sceriffo, affiancato dalle
                  parole "Hai la faccia come il culo!". 
                La determinazione dei cordoni in
                  testa al corteo permette di far arretrare le forze dell'ordine, e di
                  conquistare senza ulteriori tensioni piazza Bra, dove i compagni e le
                  compagne urlando slogan occupano le scale del Municipio. 
                Qui si conclude la manifestazione e dal furgone continuano a susseguirsi
                  interventi delle varie realtà presenti, oltre alle valutazioni sulla
                  manifestazione.
                  Un attivista della Chimica dalle casse del camioncino ci racconta una
                  Verona che racchiude molte "diversità, forme di vita non omologabili", che
                  vanno dal migrante a chi vive con serenità il proprio orientamento
                  sessuale, diversità che fanno paura a chi amministra questa città, non
                  tanto per quello che sono o producono, ma per i linguaggi e gli immaginari
                  che hanno saputo creare. 
                 Tosi, in perfetto accordo con il suo collega
                  bolognese, risponde a tutto questo soffocando la città con divieti e
                  ordinanze restrittive, e chiudendo gli spazi sociali. 
                Prima dello scioglimento del corteo le ultime frasi di un compagno della
                  Chimica rilanciano la lotta: "...e così siamo in grado di riprenderci
                  strade, cortei, e anche un altro spazio! Questa manifestazione è un'ottima
                  premessa per andare avanti... non finisce qui!"  |