contro il modello kofferatiano, sabato 6 ottobre tutte e tutti a bologna! 
                Durante i mesi estivi, i pruriti securitari di un  ceto politico sempre più vecchio e sempre meno amato si sono tradotti  in una campagna pubblica contro gli ultimi. 
                All'improvviso innocui  lavavetri diventavano l'emblema dell'insicurezza quotidiana, seguiti in  ordine sparso da writers, rom, venditori ambulanti, parcheggiatori  abusivi e quanti, nello splendore del capitalismo contemporaneo,  faticano a mettere insieme un reddito di sopravvivenza nell'immenso  bacino dell'economia informale-sommersa-precaria. O contro quanti  possano fungere da "problema" e deviare dalla norma. 
                Ma questa retorica  della paura non nasce dal nulla. Qui, la posta in gioco non si limita  all'invenzione del rituale capro espiatorio. Da qualche mese  l'orizzonte programmatico del nascente Partito Democratico va  delineandosi secondo le parole d'ordine di Legalità e Sicurezza,  secondo una razionalità politica che fa della guerra ai poveri l'asse fondante del proprio discorso pubblico. 
                L'appartenenza di classe  diventa reato dentro un processo generale che vede la chiusura di ogni  spazio pubblico e la privatizzazione dei beni comuni. 
                Il partito  bipartisan dei sindaci si fa portavoce ed esecutore locale di queste  istanze. 
                I loro provvedimenti, bocciati sul piano sociale ma alimentati  dai media di regime, si traducono quà e là in pratica: lavavetri  multati, immigrati aggrediti, campi rom attaccati... 
                Il terrorismo psicologico messo in campo non poteva non assumere come proprio target anche l'esperienza più che decennale degli spazi sociali autogestiti. 
                Più puntuale dei pagamenti - con scadenza mensile - parte la macchina degli sgomberi: 
                     
                    Ben 5 centri sociali, con storie, composizione e provenienze diverse, sono stati sgomberati manu militari dalle rispettive amministrazioni comunali, da destra a sinistra  trasversalmente concordi sulle forme di amministrazione e governo dei  territori (e delle popolazioni che li abitano). 
                    In alcuni casi, le  strutture che ospitavano gli spazi sociali vengono demolite, del tutto  o parzialmente. Così, a Verona e Bologna, perché il messaggio sia  chiaro, entra in funzione il governo delle ruspe. 
                    Gli  spazi sociali occupati e autogestiti vengono oggi attaccati perché (pur  tra mille contraddizioni) continuano a costituire punti di riferimento  politico e sociale, zone franche sottratte alle logiche di  valorizzazione capitalista, punti di resistenza e incompatibilità,  embrioni di una contro-cooperazione possibile. 
                    Ma fermarsi  ai centri sociali non basta! Come compagne e compagni che da 2  generazioni animano la storia dei CS, siamo perfettamente consapevoli  che la posta in gioco è oggi più alta. Dietro le sparate di facciata  del ministro degli Interni e del partito dei sindaci, si articola un  modo preciso di gestire le contraddizioni e controllare le eccedenze  dei conflitti sociali. Ci vogliono far credere che il problema venga  sempre da chi è più povero secondo un dispositivo che criminalizza il  conflitto sociale e scarica le contraddizioni su chi sta più in basso. 
                    Per  lucidità ed esperienza sappiamo che le cose stanno in maniera diversa:  le condizioni di vita peggiorano, si allarga la forbice dei redditi e  la sperequazione sociale tra i sempre più ricchi e i sempre più poveri.  Chi sta in alto si barrica in zone protette e video-sorvegliate  lasciando a chi sta in basso la "libertà" (mercantile) di battersi per  un pezzo di territorio o un lavoro precario e mal pagato. 
                    Il ceto  politico nostrano vive sempre più distaccata dai bisogni e dai problemi  concreti dei propri elettori, tanto produttivo in norme e precetti,  quanto poco recettivo degli umori generali. Si agita per il grillismo,  senza vedere come esso è solo un pezzo di una più generale crisi della  rappresentanza che interessa quote pesanti della popolazione. D'Alema,  Mastella e D'amato non rappresentano nessuno! Berlusconi e Bossi  qualcosa rappresentano ancora... Come ha scritto bene qualcuno, nella  miseria politica dell'attuale governo si consuma "il funerale della  Sinistra politica" (dove con politica si intende "istituzionale"). Da  parte nostra, questi dati di fatto li abbiamo elaborati in tempi non  sospetti. Nè ci interessa oggi tentare di rianimare i morti. 
                    Se  sabato saremo a Bologna, non sarà certo per correggere il tiro ad un  governo che nostro "amico" non è mai stato. Sabato 6 ottobre saremo in  piazza a Bologna perché questa città è stata incubazione e laboratorio  di tecniche di controllo sociale che oggi diventano moneta corrente di  un più generale programma di governo delle popolazioni.  
                    Sabato  saremo in piazza per restituire a quella città un pezzo importante di  socialità e di vita; per far sì che CRASH! torni a vivere! 
                    Saremo in piazza per costruire una giornata di conflitto, in difesa degli spazi sociali, contro il modello Kofferatiano. 
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