La giornata contro la precarieta' abitativa lanciata dai  collettivi di lotta per la casa Mao e Passepartout comincia con un presidio in  via Tibaldi 26. Il luogo dell'appuntamento e' significativo in quanto proprio a  questo indirizzo si trovavano due appartamenti occupati da Mao sgomberati lo  scorso ottobre. 
                      Dal furgoncino dei collettivi slogan, musica e interventi  che spiegano il perche' dell'iniziativa: "Siamo qui perche' proprio in questo  luogo per l'ennesima volta e' stato negato il diritto all'abitare; qui alcuni  occupanti hanno trovato come risposta al proprio bisogno abitativo solo la  repressione di uno sgombero! Sono tanti i soggetti che a Bologna vivono la casa  come un problema; sono tanti i precari e gli studenti che ogni giorno producono  la ricchezza di questa citta', senza avere di ritorno neanche la garanzia di un  tetto sotto cui vivere. Per questo non saranno gli sgomberi a fermarci; oggi  siamo qui per mostrare ancora una volta le contraddizioni di una citta' con  case senza gente e gente senza case!" 
                      Dal luogo dell'appuntamento il presidio si sposta in via  Albani, dove si trova un enorme palazzo dismesso e murato. Qui gli attivisti entrano  abbattendo il muro davanti alla porta principale, per poi salire ai piani  superiori e calare lo striscione, in cui si legge: "Fuori dalla precarieta'  abitativa - luce sulle ombre del comune". Tutti i presenti hanno la possibilita'  di entrare e vedere le condizioni dell'edificio, che comprende piu' di una  dozzina di appartamenti, tutti murati e smantellati in modo da precluderne  l'abitabilita'. "Sono stati anche volutamente distrutti tutti i sanitari", fa  notare un attivista all'interno dell'edificio, "per impedire che qualcuno  potesse viverci". 
                      Continuano gli interventi dal furgone e il volantinaggio,  mentre alcuni passanti e abitanti del quartiere si fermano incuriositi. 
                      "Oggi abbiamo voluto continuare con le azioni di denuncia nei  confronti di chi amministra questa citta' lasciando una consistente fetta di  patrimonio immobiliare, sia pubblico che privato, all'abbandono mentre sono  sempre di piu' i soggetti che non riescono a far fronte al problema casa. Di  fronte a centinaia di case vuote, anche ristrutturate, si preferisce sgomberare  chi al problema della casa ha trovato la risposta della riappropriazione,  accusando chi occupa di impedire le assegnazioni. Si sbandiera il traguardo del  nuovo bando dei precari quando in realta' questo non costituisce una soluzione,  perche' il tetto di reddito minimo per accedervi non e' raggiungibile da chi si  trova a lavorare con contratti occasionali." Dice un attivista di Mao. 
                      L'iniziativa si conclude con il lancio alla partecipazione  al corteo di venerdi: "La casa diventa cosi' un ulteriore fattore di precarizzazione  della nostra vita: siamo precari quando siamo obbligati ad accettare il ricatto  dell'affitto in nero; quando vediamo dissolversi la maggior parte del nostro  reddito mensile per pagare l'affitto; quando non possediamo neppure i requisiti  per entrare nelle graduatorie di assegnazione di case pubbliche. Per questo parteciperemo  allo sciopero generale del 17 novembre, per riappropriarci dei nostri desideri  e bisogni, primo tra tutti quello ad una abitazione dignitosa!" 
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