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nasce il centro sociale autogestito
ex-stamperia a modena

Ascolta l'intervista ad Alessandro

Nella notte i compagni e le compagne del Cam (collettivo autonomo modenese) hanno occupato uno stabile abbandonato di proprietà comunale nella città emiliana; uno spazio liberato da restituire alla città e a quanti vorranno farlo vivere, da oggi e per i tempi che verranno. Un'occupazione che nasce da un bisogno profondo: quello di riprendersi tempi e spazi dentro una città che, come molte altre , non ha altro da offire oltre il tempo vuoto del consumo e dell'apatia, addobbata alla sua periferia da uno squallido Cpt.
Uno spazio per ri-progettare iniziativa politica e sociale, senza delegare a nessuno tempi, modi e rappresentanza.

Lo spazio è già formalmente sotto sgombero, anche se non ancora operativo data l'assenza del sindaco, fuori città per impegni. L'amministrazione fa sapere di essere disponibile a una trattativa, adducendo che lo stabile sarebbe destinato a edilizia popolare. Gli occupanti fanno sapere che sono pronti ad abbandonare l'edificio solo di fronte a prove chiare di edilizia popolare.
L'ottenimento di uno spazio da autogestire è l'obiettivo minimo su cui nasce la necessità-progetto dell'occupazione, obiettivo da cui le compagne e i compagni non sono dispost* a retrocedere.

 

Il comunicato dell'occupazione:

Centro Sociale Occupato Autogestito Ex-Stamperia

Il centro sociale occupato autogestito ex-stamperia vuole essere uno spazio autonomo aperto alla città, largamente attraversato da precari, lavoratori e studenti.

Viviamo in una società in cui si restringono continuamente le libertà personali, di espressione e di movimento di tutte e tutti, una società che fa della guerra globale e permanente il suo principale strumento di regolamentazione e sopravvivenza. Le campagne politiche e mediatiche sulla sicurezza vogliono normalizzare l'odio e la repressione nei confronti del diverso, chiunque esso sia: migranti, ultras, lavavetri, writers, sono di volta in volta indicati come fonte di degrado e criminalità, vengono dipinti come il male assoluto di una società che già da anni è impegnata a crearsi attorno un imbarbarimento di rapporti sociali e culturali senza precedenti (pensiamo ai recenti rastrellamenti razzisti verso i rom, alla caccia alle trans e alle prostitute di Roma, all'omicidio fascista di Verona).

Nelle nostre città in cui la solitudine e l'estrema atomizzazione producono mondi sociali in cui non si comunica e ambienti comuni in cui regna il consumo e il bisogno individuale e non la solidarietà, questi meccanismi stanno causando un annullamento soggettivo per quanto riguarda la capacità di comprendere quale sia il nemico reale e quindi riconoscersi come classe, quella degli oppressi, degli sfruttati, potendo quindi agire come entità collettiva in lotta in grado davvero di potere modificare in maniera netta e radicale la realtà sociale circostante. Stiamo vivendo un periodo storico in cui l'insicurezza , quella vera, che permea l'esistente, è quella causata dalla mancanza di possibilità è di avere un futuro decente: dove ogni giorno si muore sul lavoro, dove la precarietà e la mancanza di prospettive sul lavoro come nella vita sono un dato di fatto, dove anche la casa non è più una certezza. Il centro sociale vuole essere uno strumento per normalizzare, al contrario, le lotte contro le ingiustizie sociali, per il reddito ed il diritto alla casa; vuole essere luogo di produzione culturale, luogo di espressione di potenzialità creative solitamente represse, luogo in cui si sviluppi socialità libera e non mercificata. Il centro sociale nasce dall'esperienza del C.ollettivo A.utonomo M.odenese, da anni impegnato nelle lotte al fianco dei migranti, contro lo sfruttamento del lavoro salariato, contro la precarietà e l'imperialismo; tematiche che porteremo ancora avanti con nuova e dirompente forza, aprendo per un fronte di intervento più ampio e sociale che parla di riappropriazione, di soddisfacimento di bisogni e desideri, di riscoperta e determinazione dei tempi di vita di ognuno/a di noi: vogliamo diventare punto di riferimento e rifugio per tutti coloro che sono in fuga dall'ipocrita cultura padronale, divenendo luogo in cui sia possibile esprimere le proprie conoscenze e sperimentare i propri interessi. Di fronte ad una riproduzione nel sociale di quei modelli amministrativi che cercano solo repressione e controllo, costruiamo insieme, dal basso, una reale alternativa sociale che si basi sulla libertà di espressione e di esistenza, sull'attenzione e il rispetto per i bisogni e i desideri di tutti e sulla creazione di uno spazio e di un tempo fondato sull'autonomia, l'autogestione e l'autorganizzazione come risposta alla volontà di dominio dei padroni che vorrebbero gestire al nostro posto le nostre vite.

COLLETTIVO AUTONOMO MODENESE

 

 

aggiornamento:

Con un atto repressivo l'amministrazione modenese ha deciso di chiudere l'appena nata esperienza dell'ex-stamperia occupata.
Lo sgombero è cominciato con un blitz della DIGOS che con 20 agenti ha cercato di entrare nello spazio da un ingresso laterale. Il blitz è stato immediatamente bloccato dai cordoni dei compagni che dopo un fronteggiamento sono riusciti a ricacciare gli agenti.
Poco dopo sono arrivati 4 camionette e 4 defender con decine di celerini con caschi e manganelli che hanno invaso lo spazio costringendo tutti gli occupanti ad uscire chiudendo di nuovo uno spazio che si voleva restituire alla città con molteplici progetti.

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