il
laboratorio crash! sotto attacco
della magistratura
Il laboratorio Crash! risponde agli attacchi che magistratura
e amministrazione comunale hanno sferzato nelle ultime settimane.
Lo fa unitariamente agli altri spazi sociali, quei soggetti
che permettono a Bologna di essere ancora viva, quelle realtà
che si oppongono con percorsi culturali e politici all' annullamento
e la desertificazione in cui le sue politiche securitarie dell'
amministrazione Cofferati stanno trascinando la città.
I primi di gennaio l' assessore Patullo prende posizione dichiarandosi
determinata a non dialogare con chi occupa, e sempre dello stesso
periodo è la richiesta del pm di sequestrare lo stabile
di via Zanardi 106 in cui il laboratorio ha trovato casa, motivandolo
con il fatto che l' occupazione porterà necessariamente
a commettere altri reati. Questi sono attacchi non solo rivolti
a Crash! ma anche contro tutto il movimento bolognese, vanno
infatti a negare una pratica esercitata da tutte le realtà
che hanno sottratto spazi al degrado, riaprendoli ai desideri
di chi vive questa città. Durante la conferenza stampa
tenutasi stamattina in Piazza Maggiore è stato presentato
il comunicato che vede le firme di molte altre realtà
bolognesi oltre a Crash!, mentre il laboratorio lancia una presenza
martedì 29 gennaio alle ore 9.00 in piazza S. Domenico,
davanti al tribunale dove ci sarà l'udienza per la richiesta
di sequestro dello stabile di via Zanardi.
Il comunicato
Nei giorni scorsi due nuovi attacchi vanno a colpire nuovamente
l'esperienza del Laboratorio Crash!: da un lato la magistratura
ha avviato
una pretestuosa richiesta di sequestro cautelare sullo stabile
di via
Zanardi 106; dall'altro lato l'amministrazione comunale, che
per bocca
dell'assessora Patullo è tornata a criminalizzare la
pratica
dell'occupazione.
Due attacchi condotti su due differenti fronti ma con un medesimo
obiettivo: quello di negare ancora la possibilità che
realtà politiche e
sociali si possano veder riconosciuto uno spazio autogestito.
La richiesta di sequestro preventivo ha come unico obiettivo
politico
quello di far cessare l'esperienza del laboratorio CRASH!. Dove
non arriva
la politica repressiva dell'amministrazione cittadina, è
la magistratura a
portare l'attacco agli spazi sociali.
Se è del tutto pretestuosa la prima delle due motivazioni
addotte per la
richiesta di sequestro, cioè la presenza di un impianto
di refrigerazione
dismesso come indice di presunta pericolosità (impianto
peraltro già
necessariamente bonificato); è politicamente grave e
pesante la seconda
motivazione: che l'occupazione sia finalizzata a commettere
altri reati. E'
evidente come con quest'ultima si neghi di fatto la valenza
politica,
sociale e culturale tramite cui tutti gli spazi sociali di Bologna,
in anni
di percorsi di autogestione, abbiano innervato e quotidianamente
innervino
il tessuto cittadino, contribuendo a creare quella socialità
che si oppone
alla desertificazione sociale e culturale a cui questa città
sembra
destinata, da quando è diventata teatro di sperimentazione
delle politiche
securitarie.
Quello che per Bologna sono gli spazi sociali, cioè riqualificazione
e
ricchezza prodotta dal basso, per la magistratura sono solo
atti da
criminalizzare e condannare.
L'altro fronte di attacco è mosso dall'amministrazione
comunale, che per
bocca dell'assessore Patullo ha ribadito nei fatti la linea
Cofferati:
nessun dialogo con chi occupa.
Queste posizioni sono un attacco trasversale a tutto il movimento
bolognese, che ha sempre praticato e rivendicato l'occupazione
come
strumento di riappropriazione e soddisfazione di tutti quei
bisogni sociali
che quotidianamente e sistematicamente vengono negati. Così
come di fronte
dell'emergenza casa (a decine sono stati gli appartamenti occupati
da
precari, che concretamente hanno soddisfatto un bisogno primario
lasciato
irrisolto dalla politica cittadina), gli spazi sociali che vengono
dall'esercizio della pratica dell'occupazione, tramite essa
hanno sottratto
spazi metropolitani alla retorica del degrado e della segmentazione
sociale, trovando la capacità di esprimere la propria
progettualità
sociale, intervenire concretamente nel recupero di parti della
città, e
dare forma ad un diverso modo di interpretare l'urbanistica
e la
territorialità.
Se oggi l'unica progettualità di cui l'amministrazione
sembra volersi
dotare in merito alle dinamiche di vita metropolitana è
quella della
separazione, della creazione di diverse Bologne per i diversi
soggetti che
la abitano, gli spazi sociali rappresentano per la città
la capacità di
uscire da questi ghetti, di fare dell'aggregazione sociale una
priorità
assoluta.
Di fronte a questa ricchezza le politiche cofferatiane, oggi
in forte crisi
di legittimazione, non hanno saputo che sgomberare e reprimere
queste
esperienze, non dicendo e non facendo niente circa le problematiche
sociali
cui quelle occupazioni di fatto rispondevano; e l'assessore
Patullo, quando
di fronte ad un'occupazione dichiara che non ci può essere
dialogo, non fa
altro che legittimare l'operato e la linea politica di Cofferati,
che non
si è mai posto nessun problema a sgomberare decine di
famiglie rumene sul
lungo Reno, nei campi nomadi, piuttosto che le esperienze di
occupazione e
auto-recupero di case dei precari dei collettivi M.A.O., Casa
Bresci e
Passepartout, e degli spazi sociali come Open The Space e Crash!.
Sembra evidente che la criminalizzazione della pratica dell'occupazione
da
parte dell'assessore Patullo, sia rivolta a tutte quelle esperienze
dell'autorganizzazione sociale che, passando per percorsi di
occupazione,
attualmente si sono riappropriate di uno spazio.
Non possono e non potranno essere questi gli strumenti con
i quali di nuovo
si vuole mettere in discussione l'esistenza del Laboratorio
Crash! così
come quella di tutti gli altri spazi sociali occupati e autogestiti,
del
loro portato sociale, dei loro percorsi culturali e politici.
Come realtà
di autogestione degli spazi sociali metropolitani, che tutti
i giorni
vivono le contraddizioni del territorio di questa città
e il suo
inestinguibile bisogno di cultura e socialità dal basso,
proseguiremo nel
rivendicare e vivere il nostro portato, tornando ad affermare
la nostra
comune solidarietà, volontà e determinazione a
difenderci dagli attacchi
che mirano a negare la nostra legittimità e ruolo sociale,
pronti a
tornare ad animare le strade e le piazze della città
contro chi, contro
ogni forma di dissenso, agisce nuovamente in termini repressivi.
Laboratorio Crash!
Tpo
Xm24
Vag61
Open the Space
Atlantide
|