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senza casa non posso andare
in giro per il mondo!

E' sotto gli occhi di tutti la violenta detrazione di ricchezza e liberta' imposta agli studenti, precari e migranti.

In questo paese lo smantellamento dello stato sociale e la precarizzazione del mercato del lavoro ci scaraventano nella miseria e nello sfruttamento.

In questo contesto diventa sempre piu' drammatica l'esigenza della casa.

Tutti hanno provato almeno una volta a cercarla, e tutti sanno quanto sia paradossale una ricerca, specialmente in un contesto come quello bolognese, di centinaia di case sfitte.

Ad arricchirsi dei vantaggi di questa mercificazione ci sono oltre agli stessi padroni di case, le agenzie immobiliari, che amministrano completamente il mercato-affitti.

casa occupataAgenzie immobiliari che diventano in pratica i maggiori collaboratori degli enti pubblici e del comune in materia di decisione di quantita' e costo dell'affitto delle case da assegnare ogni anno.

In questo contesto di privatizzazioni (trasporti, istruzione, gas, acqua e sanita') che riguardano la maggior parte della popolazione, quello a cui inoltre assistiamo e' un vero e proprio razzismo economico.

Nel libero mercato se sei immigrato non otterrai una casa.

Puoi avere un lavoro, soldi, una famiglia, un permesso di soggiorno, ma se cerchi casa hai ancora meno possibilita' di un italiano.

Questo fa precipitare i migranti nella spirale perversa della legge Bossi-Fini, per la quale se non hai un' abitazione non puoi avere un lavoro.

Vediamo ogni giorno decine di nostri fratelli e sorelle prelevati dalla strade delle nostre citta' e rinchiuse nei lager etnici. Tutti rei di non avere una casa.

Ed in questo ci vediamo associati ai migranti.

Quello che si vuol fare e' ostacolare la liberta' di movimento, di circolazione, di espressione. La Bossi-Fini li rinchiude.

Ma nel tessuto mobile del territorio in incessante produzione, dove devi essere flessibile per stabilire le tue relazioni economiche, c'e' il paradosso della richiesta di stabilita'.

C'e' sempre il bisogno di un'abitazione.

Ma se tutto e' mobile e flessibile, come e' possibile trovarla la stabilita'?

La risposta e' ancora una volta la stessa: le gabbie.

Il sistema ci rinchiude insieme ai migranti (ma con quale diversa intensita', pero!) in quelle gabbie di produzione sociale che sono le scuole, le fabbriche, i call center, le famiglie ecc...

Ci da' un territorio di sfruttamento, non di gioia e socialita'.

Ci costringe a passare il nostro tempo dentro edifici per procurarci reddito per vivere in altri edifici.

In tutto questo la riappropriazione di case quindi non rappresenta "solo" salario indiretto.

Ma anche la possibilita' all'interno di questa struttura dei rapporti sociali imposti dalla miseria capitalistica di rivendicare una critica radicale della forma merce, la soddisfazione materiale dei nostri desideri e bisogni, l'appropriazione collettiva.

Tutto un tessuto di saperi, di pratiche e di conoscenze che si vuol mettere in comunicazione e che allo Stato di cose presente si vuole contrapporre.

Una trama che vuole legare chi e' in lotta per l'autorganizzazione e l'azione diretta, per la riutilizzazione degli spazi dimessi, per ottenere una casa adeguata ai suoi bisogni e per chi vede una occupazione di casa come un mezzo per sperimentare un'altra socialita' nello spazio abitativo che interrompa i flussi di mercificazione dei rapporti sociali che passano anche dentro le nostre case.

RIAPPROPRIAMOCI DEI NOSTRI SPAZI!
COSTRUIAMO DAL BASSO LUOGHI DI AUTONOMIA SOCIALE!
RIPRENDIAMOCI LA CASA... SENZA DI ESSA NON POSSIAMO ANDARE IN GIRO PER IL MONDO!

CRASHERS PER LA COSTRUZIONE DEL BLOCCO DELL'ANTAGONISMO SOCIALE...

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