una
nuova casa liberata
e uno sfratto impedito
Il percorso di lotta del M.ovimento A.utorganizzato O.ccupanti
si arricchisce di una nuova liberazione di casa. Altri precari
hanno percorso la strada della riappropriazione diretta per
dare risposta immediata al loro bisogno abitativo, negato dall'inaccessibilita'
alle graduatorie per gli alloggi pubblici. Una occupazione che
si innesta sul percorso che ha visto precari, migranti, studenti
e famiglie uniti nella lotta per la conquista del diritto alla
casa.
In una Bologna in cui alle promesse elettorali hanno fatto
seguito
solamente i tentativi di risolvere la questione della casa mostrando
prospettive repressive nei confronti delle esperienze di autogestione
e
autorganizzazione, il precariato sociale metropolitano in lotta
si
riappropria di spazi di vivibilita' e socialita'.
Con l'occupazione dello stabile di via Avesella 2/2 i precari
di M.A.O. e Crash! hanno voluto restituire alla citta' un edificio
che le politiche comunali avevano condannato al degrado e all'abbandono.
Uno spazio fortemente voluto come luogo di aggregazione e socialita'
sottratto alla mercificazione, luogo che, tramite l'autorganizzazione,
non ha mancato di produrre fin da subito nuove interazioni e
momenti di lotta: proprio a partire da qui altri precari hanno
soddisfatto con l'occupazione di oggi il loro diritto all'abitare.
Uno spazio dimostratosi indispensabile per dare risposta alla
condizione
di marginalita' di quei soggetti che dalla precarieta'
lavorativa sono stati
condannati ad una precarizzazione esisenziale. Una necessita',
quella di
uno spazio proprio, che il precariato sociale metropolitano
ribadisce con
forza ogniqualvolta agisce le sue pratiche di riappropriazione
per la
soddisfazione di bisogni e desideri.
Ma come abbiamo gia' saputo fare nell'occupazione di via Avesella22,
anche oggi come occupanti di M.A.O. e Crash! siamo andati oltre
il nostro bisogno singolare di avere una casa da abitare, infatti
assieme ad altri gruppi, compagni e precar* sensibil* abbiamo
impedito lo sfratto di una casa abitata da tempo da una famiglia
di migranti.
Riteniamo gravissimo che l'amministrazione cittadina non sappia
fare altro che minacciare l'uso della forza poliziesca e la
repressione ogni qual volta i lavoratori precari e migranti
tentano di ribaltare la propria condizione di miseria e poverta',
riappropriandosi dal basso di tutti quei beni e quelle ricchezze
sociali che hanno contribuito a produrre ma che grazie a leggi
e provvedimenti comunali vengono ripetutamente sottratti.
Per le graduatorie delle assegnazioni della case pubbliche
non esistiamo, qualsiasi forma di redistribuzione della ricchezza
ci evita e ci nega, siamo non garantiti e invisibili!
Eppure nelle maglie del lavoro nero e precario le nostre ore
di prestazione vengono ben quantificate e messe alla catena,
per i padroni le nostre braccia e le nostre menti son ben visibili!
Anche per questo diciamo basta! e rilanciamo gli appuntamenti
di lotta e solidarieta' attiva contro gli sfratti e gli sgomberi
di edifici pubblici.
Il precariato metropolitano e' stanco di vivere
nell'invisibilita' e nella solitudine!
Liberiamo spazi, apriamo luoghi di socialita'!
Ridateci cio' che ci spetta e poi ne riparliamo!
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