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.forse allora aveva ragione chi diceva che
il medium e' il messaggio o perlomeno un elemento
talmente significativo e incidente da ricodificare
completamente i contenuti, al punto da renderli motivo
di preoccupazione anche quando circolino da tempo e disinvoltamente su supporti piu' classici. mi riferisco sia al libro di blisset ( classica inchiesta, genere gia' da tempo sdoganato ) sia alla mail contro il turismo in turchia sia agli argomenti satanici che hanno ispirato questa ultima bella trovata da parte dei censori del comune della roma pre-giubilare. dunque si rinnovano le tecniche di diffusione e con loro quelle di controllo evidentemente. per esempio nella sentenza del magistrato che svolgeva l'inchiesta blisset veniva sostenuto che la pericolosita' di quelle pagine stava nella loro potenziale illimitata diffondibilita', chiunque ovunque avrebbe potuto leggerle e la sua diffamazione raggiungeva virtualmente dimensioni planetarie. tutto vero ma č evidente come anche in questo caso la signora in questione |
non coglieva il nodo della questione. un libro che a un certo punto inizia a vendere a diffondersi non preoccupa molto e anche se i suoi contenuti sono insidiosi o scomodi per qualcuno. quando un libro cade nelle mani del lettore ha gia' attraversato il lungo processo di stesura, il vaglio dell'editore, la correzione delle bozze, la stampa la eventuale promozione e la vendita. chi lo legge ha in mano un oggetto gia' distaccato da questa trafila di eventi, un oggettosingolo distinto, che al massimo e' statopercepito come parte di un insieme al momento di essere scorto in libreria accatastato insieme agli altri. una volta rubato o pagato e tirato fuori dalla libreria diventa l'elemento castrato dall'insieme. certo non era cosė quando un secolo e mezzo fa usciva il manifesto del partito comunista, ma la nostra percezione dello spazio e del tempo da allora ha subito serie modificazioni. la rete invece funziona diversamente, non so se mi spiego; un linguaggio/contenuto che appare in rete pulsa del contatto che stabilisce sia con chi lo legge sia con la struttura caotica di connessioni che gli sta alle spalle. non c'e' un processo di produzione in rete tutto viene percepito, tranne alcuni casi, come immediato come direttamente parte di un tutto a cui partecipa anche il lettore. dunque, comunita': la paura e lo scopo di molti dei poteri del nostro tempo. rispetto a questo il caso di frd e' particolarmente significativo. mi spiego: i mezzi di comunicazione e in particolare la rete si allinea a meraviglia con l'idea cattolica di comunione e ecumenismo, non a caso numerose parrocchie sono presenti in rete, il vaticano ha un sito ciclopico, le edizioni paoline sono all'avanguardia della produzione multimediale e via cosė. la rete e' la perfetta metafora di molti fondamenti della teologia cristiana. anche e soprattutto per la sua capacita' di fare comunita'; per questo mi sembra significativo che la gravissima censura verificatasi sia stata ispirata proprio da un prete che evidentemente vagava in rete, un po' con la stessa idea con cui i suoi avi vagavano nei boschi in cerca di eretici e streghe da mettere al rogo, in nome della tanto temuta pedofilia, la quale come e' ovvio gioca il ruolo dell'ingranaggio genera-timore-ansie-paranoie per il medio individuo ormai del tutto pronto ad accettare qualsiasi argomento PURCHE' SIA ALLARMANTE. reLK. |