Azione diretta Usando
le parole di Rudolf Rocker, azione diretta è: ogni metodo di guerra
immediata dei lavoratori (o altre persone nella società) contro i loro
oppressori economici o politici. Tra questi le più note sono: lo
sciopero, in tutte le sue forme, dalla lotta per gli stipendi allo
sciopero generale; il boicottaggio; il sabotaggio in tutte le sue forme;
occupazioni; propaganda antimilitarista, e in casi particolarmente
critici, (...) resistenza armata della gente per proteggere la propria
vita e libertà.
L’azione diretta non è applicabile soltanto sul luogo lavorativo,
deve avvenire ovunque con mancati pagamenti di affitto e tasse,
boicottaggio di certi prodotti, occupazioni, impedimento di costruzioni
per motivi ecologici ecc... Semplicemente, azione diretta significa
agire da solo senza aspettare che qualcuno lo faccia per te, poiché
solo agendo direttamente le cose possono cambiare.
Quindi, rifiuto l’idea che la società sia statica, e che le coscienze
delle persone, le loro idee ed ideali non possano essere cambiate.
L’azione diretta provoca una trasformazione degli stessi che la fanno,
perché agendo per se stessi, oltre a soddisfare la propria voglia di
libertà, dimostrano che ogni cosa è possibile, se esiste la volontà
per farla. Liberandoci dalle catene mentali, ci rendiamo conto che tutto
è possibile, collaborando ed agendo direttamente.
Grazie all'azione diretta ci siamo liberati dalla schiavitù dei secoli
passati, e con questa forza diretta abbiamo anche ottenuto le cosiddette
"libertà civili". Usata bene da un grosso numero di persone,
permetterà di raggiungere qualunque meta prefissata. Azione diretta e
movimenti come il sindacato, possono essere utilizzati per sviluppare
l’intelligenza rivoluzionaria del lavoratore e cosi assicurare
l'emancipazione tramite esercizio. Azione diretta è in contrapposizione
al sistema di suffragio politico. Non solo è più utile del voto, ma
oltretutto, il voto "democratico" attuale non cambierà mai
nulla, perché lo stato ed il capitalismo non possono essere riformati.
La storia è piena d'esempi di radicali che arrivano al potere, e
diventano come i politici che hanno rimpiazzato, oppure più
conservatori; qualunque governo è sotto la pressione di due potenze, la
burocrazia statale ed il mondo dell'alta finanza. Questo assicura che
qualunque tentativo di cambiamento sociale, sarà bloccato grazie agli
investimenti mancati ed al lavoro della burocrazia.
Supponiamo che riesca ad andare al governo un gruppo abbastanza
riformista, questo si troverebbe di fronte vari problemi e pressioni
economiche. Il capitale non farebbe investimenti, ed il governo dovrebbe
fare passi indietro per evitare il collasso economico, oppure se il
governo bloccasse l'uscita di denaro dal paese, rimarrebbe presto
isolato economicamente, rendendo la propria moneta molto debole. In
tutti i modi, il fallimento è assicurato, perché come già
sottolineato, qualunque governo dipende dal capitale, e quindi subisce
la volontà di questo capitale. Quindi, qualunque governo con qualunque
persona alla guida, deve prima accontentare il capitale e poi il popolo,
perché il contrario non sarà mai permesso.
Il voto "democratico" attuale è la contrapposizione
dell'azione diretta, perché votando deleghi qualcuno a pensare per te.
Il voto toglie il potere alla gente, regalando la "leadership"
a qualcun altro: proprio il contrario di quello che si dice comunemente.
I partiti rispecchiano la divisione tra il lavoro manuale e mentale, e
quindi sono necessari per il sistema capitalista. Osservando la
situazione attuale delle "democrazie" moderne, trovo
sorprendente che la gente continui a votare a legare le proprie speranze
ai nuovi partiti che spuntano ogni giorno o ai vecchi partiti riformati.
Il problema non sta nei politici o nei partiti, ma nel sistema che li
forma a sua immagine, emarginando la gente e costringendo i politici a
scelte non personali. Nemmeno un milione di partiti nuovi potranno
cambiare questo. Quindi, il voto implica soltanto il mantenimento dello
stato attuale delle cose, perché nessun partito, persona o ideale può
riformare lo stato burocratico.
Ci insegnano da una giovane età che il voto è "un diritto ed un
dovere", giustificando moralmente le elezioni con parole come
"responsabilità civile". Ma questa è soltanto demagogia e
paura che il popolo si svegli, obbligando questi "parassiti" a
lavorare come il resto del gente. Chi è al potere, necessita
dell'appoggio del popolo, e quindi ci bombarda con frasi tipo
"diritto e dovere" di votare, cosi mantenendo i privilegi. Il
voto è sempre stato la morte della idee rivoluzionarie. I partiti
politici sono radicali soltanto quando non hanno la possibilità di
essere eletti.
Mi viene da ridere quando penso alla farsa leninista, di un partito
radicale che si impadronisce del potere per poi smantellarlo. Questa
retorica della "campagna elettorale" leninista, era una farsa
a quei tempi, e spero che nel 2002, nessuno ci creda ancora (ma ne
dubito!)
Chiaramente, il non voto in sé, porterà soltanto apatia, e quindi il
non voto va abbinato all'azione diretta, altrimenti ha pochissima utilità,
tranne il dissociarsi dal sistema attuale. Bisogna ribellarsi contro
qualsiasi forma di potere. Propagandare il nostro ideale di libertà.
Incominciare a costruire luoghi di autogestione e di creatività.......
Il sistema elettorale non può tutelare o rappresentare l'elettorato,
indipendentemente da quale partito assuma il potere. Credo che il primo
passo verso l'anarchia, sia rendersi conto che questa rappresentanza
parlamentare non significa essere rappresentato. Quando il popolo
inizierà a capire che con il voto attuale non si risolve nulla, cercherà
altri sistemi per essere rappresentato. La voglia di cambiare, viene
dalla consapevolezza dell'errore presente.
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