SULLA
COMUNE di Guy Debord, Raoul
Vaneigem, Attila Kotànyi 1. «Bisogna riprendere lo studio del movimento operaio classico in un modo disingannato ed innanzitutto disingannato riguardo alle sue diverse specie di eredi politici o pseudoteorici, perché non possiedono altro che l'eredità del suo fallimento. Gli apparenti successi di questo movimento sono i suoi fallimenti fondamentali (il riformismo o il collocamento al potere di una burocrazia statale) ed i suoi fallimenti (la Comune o la rivolta delle Asturie) sono finora i suoi aperti successi, per noi e per l'avvenire.» (Note editoriali dell'Internazionale Situazionista #7) 2. La Comune è stata la più grande festa del XIX secolo. Vi si trova, alla base, l'impressione degli insorti di essere diventati padroni della propria storia, non tanto a livello di decisione politica «governativa» quanto a livello di vita quotidiana in questa primavera del 1871 (vedi il gioco di tutti con le armi, che vuol dire: giocare con il potere). E' anche in questo senso che occorre comprendere Marx: «La più grande misura sociale della Comune era la sua stessa esistenza in atto.» 3. La frase di Engels: «Guardare la Comune di Parigi. Era la dittatura del proletariato» deve essere presa sul serio, come base per dimostrare ciò che non è la dittatura del proletariato in quanto regime politico (le varie modalità di dittature sul proletariato, in suo nome). 4. Tutti hanno saputo avanzare giuste critiche delle incongruenze della Comune, della evidente apparenza di un apparato. Ma poiché oggi pensiamo che il problema degli apparati politici sia molto più complesso di quanto lo pretendono gli eredi abusivi dell'apparato di tipo bolscevico, è ora di considerare la Comune non solo come un primitivismo rivoluzionario superato di cui si sormontano tutti gli errori, ma come un'esperienza positiva di cui non si è ancora ritrovata e compiuta tutta la verità. 5. La Comune non ha avuto capi. Questo in un periodo storico in cui l'idea che se ne dovessero avere dominava in modo assoluto il movimento operaio. Si spiegano così in un primo momento le sue sconfitte ed i suoi successi paradossali. Le guide ufficiali della Comune sono incompetenti (se prendiamo come riferimento il livello di Marx o Lenin, e perfino Blanqui). Ma in compenso gli atti «irresponsabili» di quel momento sono precisamente da rivendicare per la continuazione del movimento rivoluzionario del nostro tempo (anche se le circostanze li hanno limitati quasi tutti allo stadio distruttivo: l'esempio più noto è quello dell'insorto che dice al borghese sospetto che afferma di non aver mai fatto politica: «è proprio per questo che ti uccido») 6. L'importanza vitale dell'armamento generale del popolo si manifesta, nella pratica e nei segni, da una parte all'altra del movimento. Nell'insieme non si è abdicato a favore di reparti specializzati del diritto di imporre con la forza una volontà comune. Il valore esemplare di questa autonomia dei gruppi armati ha il suo lato negativo nella mancanza di coordinamento: il fatto di non aver portato la forza popolare al livello dell'efficacia militare in nessun momento, offensivo e difensivo, della lotta contro Versailles; ma non bisogna scordare che la rivoluzione spagnola, e infine la guerra stessa è stata persa, in nome di una simile trasformazione in «esercito repubblicano». Si può pensare che la contraddizione fra autonomia e coordinamento dipendesse in buona parte dal livello tecnologico dell'epoca. 7. La Comune rappresenta fino ai nostri giorni l'unica realizzazione di un'urbanistica rivoluzionaria, che attacca sul campo i segni pietrificati dell'organizzazione dominante della vita, riconosce lo spazio sociale in termini politici, non crede che un monumento possa essere innocente. Chi riconduce tutto ciò ad un nichilismo da lumpenproletario, all'irresponsabilità delle incendiarie, deve ammettere in contropartita tutto ciò che ritiene positivo, da salvare, nella società dominante (si vedrà che è quasi tutto). «Tutto lo spazio è già occupato dal nemico... Il momento di apparizione dell'urbanismo autentico consisterà nel creare, in certe zone, il vuoto da questa occupazione. Quello che noi chiamiamo costruzione comincia lì. Può comprendersi con l'aiuto del concetto di buco positivo forgiato dalla fisica moderna.» (Programma elementare di urbanismo unitario, Internazionale Situazionista #6) 8. La Comune di Parigi è stata sconfitta meno dalla forza delle armi che dalla forza dell'abitudine. L'esempio pratico più scandaloso è il rifiuto di far ricorso al cannone per impadronirsi della Banca di Francia mentre il denaro scarseggiava tanto. Per tutta la durata del potere della Comune, la Banca è rimasta un'enclave versagliese dentro Parigi, difesa da alcuni fucili e dal mito della proprietà e del furto. Le altre abitudini ideologiche sono state in tutti i campi disastrose (il risorgere del giacobinismo, la strategia disfattista delle barricate in ricordo del '48, eccetera). 9. La Comune dimostra come, su un punto o sull'altro, i difensori del vecchio mondo traggano sempre beneficio dalla complicità dei rivoluzionari; e soprattutto di quelli che pensano la rivoluzione. E' sul punto in cui i rivoluzionari pensano come loro. Il vecchio mondo mantiene così delle basi (l'ideologia, il linguaggio, i costumi, i gusti) nello sviluppo dei suoi nemici, e le usa per riconquistare il terreno perduto. (Solo, sfugge per sempre il pensiero in atti naturale del proletariato rivoluzionario: la Corte dei Conti è bruciata). La vera «quinta colonna» è nella mente stessa dei rivoluzionari. 10. L'aneddoto degli incendiari, negli ultimi giorni, venuti per distruggere Notre-Dame, e che vi si urtano al battaglione armato degli artisti della Comune, è ricco di significato: è un buon esempio di democrazia diretta. Mostra anche, più a fondo, i problemi ancora da risolvere nella prospettiva del potere dei consigli. Questi artisti unanimi avevano ragione a difendere una cattedrale in nome di valori estetici permanenti, e di fatto dello spirito dei musei, mentre altri uomini volevano giustamente accedere quel giorno all'espressione traducendo con questa demolizione la loro sfida totale ad una società che, nella sconfitta presente, gettava nuovamente tutta la loro vita nel silenzio e nel nulla? Gli artisti della Comune, agendo da specialisti, si trovavano già in conflitto con una manifestazione estremista della lotta contro l'alienazione. Bisogna rimproverare agli uomini della Comune di non aver osato rispondere al terrore totalitario del potere con la totalità dell'uso delle loro armi. Tutto porta a credere che si siano fatti sparire i poeti che hanno tradotto in quel momento la poesia in sospeso nella Comune. La massa degli atti incompiuti della Comune consente che gli atti abbozzati diventino «atrocità», e che i ricordi siano censurati. La frase «coloro che fanno delle rivoluzioni a metà non fanno che scavarsi la fossa» spiega anche il silenzio di Saint-Just. 11. I teorici che restituiscono la storia di questo movimento ponendosi dal punto di vista onnisciente di Dio, che caratterizzava il romanziere classico, dimostrano facilmente che la Comune era oggettivamente condannata, che non aveva superamento possibile. Non bisogna dimenticare che, per coloro che hanno vissuto l'avvenimento, il superamento era lì. 12. L'audacia e l'invenzione della Comune non si misurano ovviamente rispetto alla nostra epoca ma rispetto alle banalità di allora nella vita politica, intellettuale, morale. Rispetto alla solidarietà di tutte le banalità fra le quali la Comune ha portato il fuoco. Così, considerando la solidarietà delle banalità attuali (di destra e di sinistra) si concepisce la misura dell'invenzione che ci possiamo aspettare da un'eguale esplosione. 13. La guerra sociale di cui la Comune è un momento continua sempre (benchè le sue condizioni superficiali siano molto mutate). Per il lavoro di «rendere conscie le tendenze inconscie della Comune» (Engels), non è detta l'ultima parola. 14. Da quasi vent'anni, in Francia, i cristiani di sinistra e gli stalinisti si accordano, in ricordo del loro fronte nazionale anti-tedesco, per mettere l'accento su quanto nella Comune vi fu di turbamento nazionale, patriottismo ferito, e insomma di «popolo francese che chiedeva per petizione di essere ben governato» (secondo la «politica» stalinista attuale), e spinto infine alla disperazione dalla carenza della destra borghese apolide. Per risputare quest'acqua santa, basterebbe studiare il ruolo degli stranieri venuti a combattere per la Comune: si trattava, prima di tutto, dell'inevitabile prova di forza in cui si doveva condurre tutta l'azione in Europa dal 1848 del «nostro partito», come diceva Marx. 18 Marzo 1962 Debord, Kotànyi e Vaneigem
|