Francisco Ferrer Y Guardia





Francisco Ferrer è nato ad Alella, nei pressi di Barcellona il 10 Gennaio del 1859, in una famiglia di agiati agricoltori, molto tradizionalista e fervente cattolica, Francisco Y Guardia Y Ferrer diventerà suo malgrado, il simbolo dell'emancipazione umana, del martirio, della vittima della repressione clericale e statale.
Dopo aver aderito giovanissimo ad una setta massonica e già nel 1886 deve fuggire in Francia a seguito di una già intensa attività sindacale e repubblicana.
Giunto a Parigi entra in contatto con numerosi militanti anarchici tra i quali Jean Grave, Charles Malato e Sébastien Faure e al contempo con eminenti rappresentanti della cultura francese come Emile Zola e Anatole France.
Per sopravvivere si applica in diversi lavori finché non inizia ad insegnare lo spagnolo in un liceo serale dove fa la conoscenza di una persona decisiva per la sua futura attività di educatore rivoluzionario: la signorina Meunier che alla sua morte gli donerà una notevole fortuna che Ferrer impiegherà per aprire la sua prima "Escuela moderna" a Barcellona nel 1901.
Egli matura ormai i suoi convincimenti libertari ed anarchici unitamente ad un sempre più crescente interesse per l'educazione popolare e razionale.
Conosce, in questo periodo francese e attraverso numerosi viaggi in diverse località europee, sempre accompagnato dalla Meunier, alcuni tra i più in vista esponenti del movimento anarchico particolarmente sensibili al tema educativo, come Elisée Reclus, Luigi Fabbri, Luigi Molinari e soprattutto Paul Robin che sperimenta il primo vero esempio di educazione libertaria a Cempuis.
Forte di queste conoscenze, di idee sempre più precise sul significato rivoluzionario di una pedagogia razionalista e libertaria, ritorna in Spagna e, come abbiamo visto, fonda la sua prima scuola razionalista. Sull'onda di questa prima esperienza altre scuole vanno costituendosi fino a raggiungere delle dimensioni di vera e propria capillarità. Le sue idee e la sua esperienza si diffondono ben presto in tutta la Spagna e nel resto dell'Europa tanto da farne un esempio unico e irripetibile, come diffusione e popolarità, in tutto il mondo e nella storia della pedagogia libertaria.
La sua esperienza va inserita nel contesto storico e sociale della Spagna dell'epoca che si sostiene anche in virtù di un sistema educativo di stampo ancora medioevale, autoritario e nelle mani della Chiesa cattolica, che, in maniera assolutamente pregnante, rappresenta la più forte istituzione e il punto più feroce dell'autoritarismo spagnolo. Ferrer contrappone a questo sistema educativo, clericale e autoritario, le sue idee di sostenitore di un acceso razionalismo di derivazione positivista, di anticlericalismo e ateismo militante, di rapporti assolutamente egualitari e di una cultura per nulla conservatrice e anzi assolutamente aperta alle innovazioni scientifiche, sociali e internazionali.
L'emancipazione delle masse sfruttate e vilipese, passa, per Ferrer, anche attraverso la propaganda e la diffusione di una nuova concezione culturale, di una autentica istruzione libera da ogni dogma e da ogni influsso religioso al fine di favorire il dispiegarsi di una nuova società.
Per l'educatore catalano dunque la liberazione dell'umanità transita attraverso un'idea precisa di un uomo nuovo al quale assegnare il compito di rigenerare l'intera società.
L'ottimismo di Ferrer, il suo desiderio di emancipare gli umili e gli sfruttati, anche se appartenenti a classi non proletarie, si fonda su una concezione razionalista e positivista che di fatto ne rappresenta anche il suo più evidente limite.
Intorno alle sue idee si diffonde in tutto il mondo un sostegno e una grande sensibilità pedagogica che assume dei caratteri di vera e propria apoteosi nel momento in cui, a seguito dell'accusa che gli viene ingiustamente rivolta di essere il mandante dell'attentato compiuto da Matteo Moral nei confronti di Alfonso XIII nel 1906, egli viene arrestato.
In tutti i paesi europei, delle due americhe, dell'Africa settentrionale, manifestazioni, scioperi, comizi, agitazioni, appelli si susseguono tanto da riuscire a condizionare il verdetto che non può che assolvere Ferrer dall'accusa rivoltagli ma che comunque lo costringe ad espatriare nuovamente in Francia.
La sua attività non si placa e in questi anni di nuovo esilio fonda a Bruxelles una rivista "L'Ecole Rennovée" (che avrà anche un'edizione italiana a Roma "La scuola laica") e da vita, con la presidenza di Anatole France, di una "Lega internazionale per l'educazione razionalista dell'infanzia" con sedi in diversi paesi europei.
Nel 1909 costretto a rientrare in Spagna da urgenti motivi familiari, viene riconosciuto e arrestato e rinchiuso in carcere con l'accusa di essere uno dei fomentatori della rivolta della "semana tragica".
Il tribunale di guerra, con un processo farsa che viola i più elementari diritti della difesa, lo condanna a morte e il 13 ottobre del 1909 viene fucilato nonostante in tutto il mondo alta e forte si levi la protesta per questo terribile atto di "giustizia" statale e clericale.