Lo stato

 

Cos’è lo stato?

“…è la totalità delle istituzioni politiche, legislative, giuridiche, militari e finanziarie, con la quale, la gestione degli affari, il controllo dei comportamenti personali, la responsabilità della sicurezza pubblica, sono tolte dalle mani della gente, e messe nelle mani d’altri, che tramite l’usurpazione o delegazione, sono investite con il potere di creare leggi per tutto e per tutti, e di obbligare la gente ad osservarle, se c’è bisogno, con l’uso della forza."

(Errico Malatesta - 1974, p.15-16)

Lo stato è segnato da tre cose fondamentali:

1)Il “monopolio della violenza” su un certo territorio

2)L’aspetto “professionale” ed “istituzionalizzato” di questa violenza

3)La sua natura gerarchica, la centralizzazione del potere e l’iniziativa di pochi per tutti.

Di questi tre aspetti, l’ultima è quella più importante, perché la centralizzazione del potere nelle mani di poche persone, assicura la divisione della società in “dominatori” e “dominati”.

I primi due aspetti possono essere raggiunti grazie alla terza condizione.

Senza questa divisione, non ci sarebbe bisogno del “monopolio della violenza” perché non ci sarebbero gli interessi attuali dei privilegiati da mantenere.

Questo “monopolio della violenza” su un certo territorio (per non dire “patria”, che è la radice d’odio tra i popoli) è anche la fonte di guerre e oppressioni.

Certi stati, come quelli comunisti, non solo sono responsabili nella dominazione politico-militare, ma anche nella dominazione economica tramite la proprietà statale dei mezzi di produzione.

Negli stati liberali democratici invece, come gli Stati uniti, il meccanismo politico-militare è controllato da o per le corporazioni, e quindi, le corporazioni grandi sono spesso considerate come un estensioni dello stato stesso.

Essendo una delegazione del potere in mano a pochi, chiaramente lo stato è gerarchico.

Questa delegazione dei poteri, fa sì che le persone elette diventano isolate dalle masse di persone che li hanno eletti e salvi da un possibile richiamo da parte degli elettori.

Inoltre, mentre quelli eletti sono investiti del potere di decidere, intorno a loro si sviluppa una burocrazia, chiamiamola, di aiuto.

Però, questa burocrazia, grazie alla sua presenza fissa ed il controllo dell’informazione, diventa un potere come quello degli eletti.

Questo significa che quelli che dovrebbero servire (la burocrazia) i “servi dal popolo” (gli eletti), hanno più poteri che quest’ultimi, esattamente come il politico ha più potere che quelli che lo hanno eletto.

Questa burocrazia esiste in ogni stato gerarchico, ed è indipendente dalle persone in qualunque momento.

Quest’emarginazione e indebolimento delle persone comuni (e quindi il rinforzamento della burocrazia) porta al conformismo e l’apatia politica e sociale.

Questo sistema assicura che l’individuo è rassegnato e soggetto alla dominazione burocratica ed autoritaria, rendendo l’uomo un oggetto, invece di un’unicità con speranze, sogni, pensieri e sentimenti.

Una nota frase di Proudhon diceva:

“ Essere governato significa essere guardato a vista, ispezionato, spiato, diretto, legiferato, regolamentato, incasellato, indottrinato, catechizzato, controllato, stimato, valutato, censurato, comandato, da parte di esseri che non hanno né il titolo, né la scienza, né la virtù.

Essere governato vuol dire essere, ad ogni azione, ad ogni transazione, a ogni movimento, quotato, riformato, raddrizzato, corretto.

Vuol dire essere tassato, addestrato, taglieggiato, sfruttato, monopolizzato, concusso, spremuto, mistificato, derubato, e, alla minima resistenza, alla prima parola di lamento, represso, emendato, vilipeso, vessato, cacciato, deriso, accoppato, disarmato, ammanettato, imprigionato, fucilato, mitragliato, giudicato, condannato, deportato, sacrificato, venduto, tradito, e per giunta, schernito, dileggiato, ingiuriato, disonorato, tutto con il pretesto della pubblica utilità e in nome dell’interesse generale.

Ecco il governo, ecco la giustizia, ecco la sua morale."                      

(Pierre-Joseph Proudhon - 1989, p.294)

Lo stato è la giustificazione dello sfruttamento dei ceti bassi della società, oppure come disse Errico Malatesta, “il gendarme dei proprietari privati”.

Quelli alti nelle piramide sociale, usano lo stato per arricchirsi senza lavorare, in quanto, è lo stato che mantiene i diritti sulla proprietà privata ed il capitale.

Lo stato è soltanto un’autorità che giustifica e regolamenta l’espropriazione delle terre e delle ricchezze avvenute attraverso la violenza nei secoli passati.

Prima venne la violenza, furti ed omicidi, poi i nuovi privilegiati costruirono gli stati per tutelare i “diritti” sulla terra ed i mezzi di produzione, proteggendosi dalla “violenza” degli affamati ed emarginati con la creazione del gendarme.

Mi sembra strano che nella società attuale, il carabiniere sia visto come un protettore dei beni della gente; ritengo, piuttosto, sia uno “schiavo pagato”, che salvaguarda i diritti di proprietà, di “giustizia” e i privilegi del suo datore di lavoro.

A volte mi chiedo, se i carabinieri, nella loro rigidità militare, riconoscano di essere pagati per mantenere diritti e proprietà astratti sulla terra, oppure credono veramente di essere “l’esercito del bene”?

Gli stati assicurano i privilegi dell’èlite regnante, proteggendo certi monopoli economici fonte delle loro ricchezze.

Questo servizio è la “protezione della proprietà privata”, che insieme alla “sicurezza delle persone” è una delle due funzioni principali dello stato.

Queste due funzioni sono la giustificazione dello stato, e cosi, lo stato giustifica l’esistenza delle classi sociali.

Ma queste due funzioni sono affini, perché la maggioranza dei crimini tra gli uomini sono motivate dalla povertà ed alienazione, quindi, proteggendo il diritto della proprietà privata si assicura soltanto la sicurezza dei benestanti contro i bisognosi.

Finché esistono la proprietà privata e lo stato, esisterà fame e miseria, e quindi anche il crimine.

Nella società attuale, non si può fuggire da questa realtà, e tutti i tentativi di reprimere il crimine saranno futili, perché, in effetti, si cerca di reprimere la povertà, usando soltanto la forza.

La protezione della proprietà privata ed il mantenimento della dominazione delle classi risulta essere una cosa sola.

Quindi, la funzione primaria dello stato diventa mascherarsi “democraticamente” con il sistema elettorale rappresentativo, creando la falsa sensazione di democrazia diretta.

Questo ruolo dello stato nella protezione della proprietà privata, del potere ed autorità fu annottato anche da un economista di destra come Adam Smith in “La ricchezza delle nazioni”.

In sostanza, lo stato è il mezzo attraverso il  quale la classe regnante domina.

Lo stato è anche un mezzo economico per l’èlite.

“In due modi si opprimono gli uomini: o direttamente colla forza bruta, colla violenza fisica; o indirettamente sottraendo loro i mezzi di sussistenza e riducendoli così a discrezione.

Il primo modo è l'origine del potere, cioè del privilegio politico; il secondo è l'origine della proprietà, cioè del privilegio economico.”

(Errico Malatesta - 1974, p.55)

Lo stato interviene nell’economia moderna per risolvere problemi che avvengono nello sviluppo capitalista.

Chi ha potere e ricchezza, usa lo stato in modo parassitico, usufruendo di finanziamenti e vie privilegiate per aumentare ancora di più il loro capitale.

Il capitale e lo stato hanno un effetto reciproco tra di loro.

Lo stato tutela il capitale e giustifica la sua esistenza, mentre il capitale attraverso lo stato sfrutta chi non ha mezzi, allargando la forbice economica.

In altre parole, lo stato agisce nella protezione degli interessi della classe capitalista in genere, e così facendo, assicura la sua esistenza e consolida il sistema.

Nessun sistema sociale esisterebbe se non a beneficio di qualcuno (monarchia e dispotismo), di qualche gruppo (democrazia rappresentativa e comunismo autoritaria) o di tutti (anarchia).

La centralizzazione dei poteri porta benefici direttamente a coloro che risiedono al vertice della scala sociale, proteggendoli da quelli subordinati e garantendo un facile controllo gerarchico.

Dunque, è nell’interesse dei politici e burocrati di mantenere la centralizzazione del potere.

Grazie ai monopoli economici protetti dallo stato, l’èlite che li controlla (capitalisti industriali, capitalisti finanziari e proprietari), possono accumulare ricchezze grazie a quelli che sfruttano.

Questo divide la società in classi economiche, con una grossa disparità tra di loro, con i proprietari sopra ed i “senza proprietà” sotto.

Visto che, per vincere elezioni c’è bisogno di una gran ricchezza, l’èlite proprietaria può controllare il processo politico, e quindi lo stato, grazie al “potere del denaro”.

Negli Stati Uniti, per esempio, la corsa alle presidenziali vede investimenti per più di 20 milioni di dollari.

Quindi, il denaro controlla la politica, e la politica di conseguenza tutela chi ha il denaro.

Se non fosse cosi triste, mi verrebbe da sorridere, pensando alle forze di sinistra che lottano all’interno di questo sistema!!

“Con il capitalismo, gli interessi che devono essere soddisfatti sono quelle dei capitalisti; altrimenti, non c’è nessun investimento, nessun produzione, nessun lavoro, e nessuna risorsa per essere devota, anche marginalmente, ai bisogni della popolazione.”

(Noam Chomsky - 1985, p.233)

Quindi, anche gli stati “democratici” sono, in effetti, una “dittatura del proprietario”.

L’esistenza della burocrazia di stato è la figura chiave nell’assicurare che lo stato rimane il “gendarme della classe regnante”.

Tutto questo non significa che lo stato e la classe capitalista vanno sempre d’accordo.

I politici fanno parte dell’èlite, ma sono sempre in competizione con altri nella classe regnante.

Inoltre, settori diversi del capitalismo sono sempre in competizione per profitti, influenza politica, privilegi ecc. Cosi lo stato è spesso in conflitto con vari settori della classe capitalista.

Certi conflitti, infatti, fanno “apparire” lo stato come un elemento “neutro”, ma questa è un illusione; questi conflitti sono tentativi dello stato di risolvere problemi tra capitalisti, dal “esterno”.

In tutto questo, il popolo viene limitato al voto per il rappresentante dell’èlite che suppone essere meno opprimente!!

Senza i soldi dei capitalisti, lo stato sarebbe troppo debole.

Quindi, il ruolo dello stato è d’assicurare le migliori condizioni in generale.

Questo significa, che lavora anche contro gli interessi di appartenenti alla classe capitalista.

L’illusione dello stato “neutro” ed “indipendente” viene da questo “contrasto” con certi capitalisti.

E’ un’idea falsa, anche se comune, che votando ogni quattro o cinque anni per eleggere una persona in questa “macchina” centralizzata e burocratica, permettiamo al popolo di controllare lo stato.

Ovviamente, dicendo questo non intendo affermare che non ci sia differenza tra una repubblica democratica ed uno stato monarchico o fascista.

Il voto è stato una vittoria importante. Un passo avanti dalla schiavitù.

Ma, il voto crea relazioni gerarchiche e una volta eletti, i nostri rappresentanti, possono fare ciò che vogliono, ed in tutte le burocrazie politiche, molte decisioni importanti sono prese da chi non è stato direttamente eletto.

La centralizzazione rende la democrazia senza significato, perché le decisioni sono prese per tutti da politici distanti chilometricamente e mentalmente dalla gente che subisce le loro decisioni.

La mancanza d’autonomia locale isola la gente, che deve obbedire a normative distante anni luce dalla loro realtà geografica, politica e storica.

Quindi, il popolo è intrappolato e “disarmato” proprio dalla strutture che dovrebbero dargli rappresentanza.

Questa non è la mia idea di libertà, e solo pensare di esprimere la propria libertà, votando un uomo sconosciuto in questi termini mi stupisce.

Ascoltando la retorica dei politici sulle virtù della “libertà”, mi cresce vertiginosamente la rabbia. Oltre che regolamentare la mia vita, vivere nel superfluo mentre gente muore di fame, e dettarmi un codice morale di comportamento, vogliono anche prendermi in giro come se fossi un’idiota!

La rabbia è una forza positiva.