Max Stirner (25/10/1806- 26/6/1856)

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Max Stirner è lo pseudonimo di Johann Caspar Schmidt, che nasce a Bayeruth nel 1806 e muore a Berlino nel 1856. Figlio di un intagliatore di flauti, sulla sua vita si sa ben poco. Finite le scuole trova impiego, dal 1839, come insegnante in una scuola privata per fanciulle di famiglie agiate, il Lehr und Erzihungs Anstalt fur hohere Totcher di Madame Gropius, situata a Berlino. Il 1° Ottobre del 1844, a 38 anni, abbandona l'impiego. Nello stesso mese l'editore Wigand di Lipsia, a cui faceva capo il radicalismo politico e filosofico del momento, pubblicava in una tiratura di mille copie L'Unico e la sua proprietà, primo libro di Schmidt, che si firmava Stirner come già in vari articoli comparsi su giornali e riviste nei tre anni precedenti. L'opera è dedicata alla seconda moglie dell'autore, Marie Dahnhardt, che presto si dividerà dal marito, lasciandolo nella più completa solitudine. Stirner muore nel giugno del 1856, a pochi mesi dai 50 anni, oppresso dai debiti e dopo due appelli pubblici sui giornali. Aveva passato anche due brevi periodi in prigione, proprio per i debiti. Alla sua morte, che venne annunciata da pochi giornali, la salma di Stirner fu accompagnata da Bruno Bauer e da pochi amici. Il primo accenno all'Unico apparso sulla stampa si trova in una rapida corrispondenza da Berlino della Mannheimer Abendzeitung del 12 Novembre 1844. Dopo aver presentato Stirner come amico intimo di Bruno Bauer l'anonimo giornalista spiega che però l'Unico è un attacco a fondo contro il punto di vista del liberalismo umanitario (che era quello di Bauer). Ma ciò che lo impressiona innanzitutto è l'eccessività di Stirner: con questo libro la tendenza neo-hegeliana si è spinta sino al suo estremo: la libertà dello spirito soggettivo viene qui cercata nella totale sfrenatezza del singolo, nell'individualità propria d’ogni uomo, nell'egoismo. Anche se impaurito, Bauer è però attratto da Stirner: seppure questo principio, quale è qui presentato, sia ancora troppo unilaterale e insostenibile, esso si fonda però su intuizioni giuste e vere e, se opportunamente filtrato, si potrà rivelare fecondo. Dall'Unico questo primo recensore si aspettava un brivido, e l'avava avuto. Appariva naturale l'attesa di un qualcosa che obbligasse a dire un qui si va troppo in là, che sbaragliasse tutti i precedenti scritti come troppo timidi e cauti. E quell'opera finalmente c'era. L'ultima fase del processo di decomposizione dello spirito assoluto (Marx-Engels-L'ideologia tedesca) si stava compiendo. Dopo essersi già fatto notare con alcuni brevi saggi, tra cui il più importante, Il falso principio della nostra educazione, era apparso sulla Rheinische Zeitung, la rivista a cui collaborava anche Marx che ne divenne caporedattore due giorni dopo che Stirner aveva pubblicato il suo ultimo articolo, il silenzioso, appartato Stirner si presentava ora con un'opera massiccia che aveva una sola pretesa: quella di seppellire la filosofia in generale. Dopo l'Unico, l'attività pubblica di Stirner sembra sfilacciarsi, sino a scomparire. Pubblica traduzioni da J.B. Say e da Adam Smith, che dovrebbero essere accompagnate da un suo commento, ma nella prima si annuncia il commento per la seconda, ma in questa il commento annunciato manca senza alcuna giustificazione. Nel 1848 scrive per il Journal des osterreichischen Lloyds (Giornale dei Lloyd austriaci), ma non firma questi articoli. Poi pubblica a Berlino nel 1852 i due volumi di Storia della Reazione, un saggio sulla reazione controrivoluzionaria ai moti tedeschi ed europei del 1848, dietro un titolo così interessante essi celano un lavoro di compilazione, un’antologia dal profilo sfuggente, dove lo Stirner de L'Unico compare beffardamente in poche occasioni. Con la sua opera principale e le due repliche ai suoi primi recensori si può affermare che Stirner abbia dichiarato il silenzio e lo abbia poi mantenuto. Stirner non ha trovato particolare favore presso la critica filosofica. Se ha incontrato una certa notorietà ciò è avvenuto nell'ambito ideologico. Il suo nome fa parte ormai della cerchia dei classici teorici dell'anarchismo, i cui esponenti principali agiscono più o meno nel decennio 1840-1850.

Negli Stati Uniti J. Warren, in Francia P.J. Proudhon, in Germania lo stesso Stirner, in Russia il romantico M. Bakunin e più tardi, l'altro grande, P. Kropotkin. Ma bisogna anche dire che questo appropriarsi di Stirner da parte degli anarchici è andato ben al di là delle intenzioni stesse di Max Stirner, che non ha mai avuto alcuna intenzione di fondare una scuola di pensiero ne tantomeno di tracciare guide ed indicazioni a chicchessia: la sua dimensione dell'individualismo, dell'egoismo, termine questo da lui ampliato ed ingigantito fino a diventare un valore e una vera categoria di pensiero nonché un atteggiamento complessivo verso tutte le manifestazioni della vita e della realtà, ha trovato una connotazione sociale soltanto nella concezione da lui teorizzata, e neanche tanto insistentemente proposta, della Unione dei Liberi, che deriva dalla frequentazione a Berlino del circolo intellettuale dei Liberi,appunto, alle cui riunioni e discussioni movimentate partecipò lo stesso Engels (e fu lì che Engels fece degli schizzi a matita dei partecipanti, e a lui si deve l'unica immagine conosciuta dello stesso Stirner, l'essenziale profilo a matita conosciuto da tutti i lettori del nostro autore). Tale concezione prevedeva un’unione di individualità che, salvaguardando strenuamente la propria peculiarità, avrebbero potuto comunque fondare un progetto politico e organizzativo capace di guidare la vita dell'intera società. Ma su questo concetto Stirner non insistette mai più che tanto. E' evidente che alla formazione della notorietà di Stirner anarchico è stato determinante il pesante giudizio di Engels, espresso in particolare nel suo breve scritto del 1886 Ludwig Feuerbach e la morte della filosofia tedesca, in cui Engels prende in considerazione alcuni rappresentanti della Hegelei che dominava allora in Germania. Dopo aver accennato alla formazione dell'ala sinistra verso la fine del 1830 Engels passa a parlare piuttosto sinteticamente dell'opera La vita di Gesù di F. Strauss, nonché della successiva polemica con Bruno Bauer, ed infine fa il nome di Stirner, dicendo che egli è il profeta dell'odierno anarchismo e ispiratore dell'opera di Bakunin. Più precisamente Bakunin avrebbe amalgamato Stirner con Proudhon, e proprio a tale amalgama si sarebbe dato il nome di anarchismo. E ancora, per Engels, tra gli ultimi esponenti della filosofia hegeliana Strauss, Bauer, Stirner e Feuerbach soltanto quest'ultimo sarebbe significativo nel campo filosofico, e Stirner sarebbe rimasto soltanto un personaggio curioso. Appena il libro è stampato e la prima recensione pubblicata tre lettere ne commentano l'apparizione incrociandosi per l'Europa. Engels scrive a Marx, Feuerbach a suo fratello, Ruge all'editore Frobel. Reazioni febbrili alla travolgente lettura dell'opera e per ragioni diverse ognuno ammette, pur timorosamente, un certo entusiasmo per il libro. Poi passeranno gli anni, i destini degli scriventi divergeranno sempre di più ma in una cosa saranno, senza saperlo, d'accordo: nel condannare Stirner, e soprattutto nel tacere su di lui. Feuerbach scrive una lettera al fratello, alla fine del 1844: la prima impressione è che l'Unico sia un'opera di estrema intelligenza e genialità, che ha la verità dell'egoismo - anche se eccentrica, unilaterale, non vera- dalla parte sua. Feuerbach prosegue dicendo che la polemica di Stirner contro l'antropologia (cioè contro lui stesso) è fondata su un malinteso. Per il resto lo considera lo scrittore più geniale e libero che mai abbia conosciuto. Così all'inizio Feuerbach pensò di dare a Stirner una risposta leggera e amichevole, nella forma di una lettera aperta che avrebbe dovuto iniziare con le seguenti parole: indicibile e incomparabile, amabile egoista: come il Suo scritto stesso, il Suo giudizio su di me è davvero incomparabile e unico. Ma presto la prudenza e il sospetto ebbero il sopravvento: in un'altra lettera al fratello, del 13 Dicembre 1844, Feuerbach insinua che gli attacchi di Stirner tradiscono una certa vanità, come se volesse farsi un nome a spese del mio. Infine, nella recensione che poi decise di dedicare all'Unico, Feuerbach appare intimorito e preoccupato soprattutto di difendersi. Non vuole fare concessioni a Stirner e tutela l'onorabilità della propria dottrina. Poi è il silenzio. Nel 1861, in una lettera a Julius Duboc, ricorderà quella vecchia polemica come una causa liquidata per sempre. Ruge, in un biglietto del Novembre 1844 all'editore Frobel, spedito da Parigi, dice che le poesie di Heine e l'Unico di Stirner sono le due apparizioni più importanti degli ultimi tempi. Le audacie dei Deutsch-franzosichen Jahrbucher (ovvero di Marx) appaiono ormai di gran lunga sorpassate. Ruge era stato prima protettore e amico e poi aspro nemico di Marx. Nella lettera a Frobel del 6 Dicembre 1844 mescola le lodi a Stirner con le stoccate a Marx e, anzi, per la prima volta usa Stirner contro Marx: Marx professa il comunismo, ma è il fanatico dell'egoismo, e con una oscienza ancora più occultata in rapporto a Bauer. L'egoismo ipocrita e la smania di fare il genio, il suo atteggiarsi a Cristo, il suo rabbinismo, il prete e le vittime umane (ghigliottina) riappaiono perciò in primo piano. Il fanatismo ateo e comunista è in realtà ancora quello cristiano. L'egoismo di una persona meschina è meschino, quello di un fanatico è ipocrita, falso e avido di sangue, quello di un uomo onesto è onesto. Perché ognuno vuole e deve volere se stesso, e nella misura in cui ciascuno lo vuole veramente le sopraffazioni si equilibrano. Le ho fatto le lodi del libro di Stirner. Poi, in una lettera del 17 Dicembre alla madre, Ruge riprende il discorso su Stirner: il libro di Max Stirner, che forse anche Ludwig conosce, è una strana apparizione. Molte parti sono assolutamente magistrali, e l'effetto del tutto non può che essere liberatorio. E' il primo libro leggibile di filosofia che appaia in Germania; e si potrebbe dire che è apparso il primo uomo del tutto privo di pedanteria, anzi del tutto disinvolto, se non fosse che lo rende assai meno disinvolto la sua propria fissazione, che è quella dell'unicità. Comunque mi ha dato una grande gioia vedere che la dissoluzione ha raggiunto ormai questa forma totale, per cui nessuno può giurare impunemente su niente. Ma anche in questo caso l'entusiasmo per Stirner avrebbe retto per poco. Già nel 1847 Ruge approva con zelo il violento attacco di Kuno Fischer contro Stirner e i sofisti moderni, che segna l'inizio della pratica per bollare l'Unico come libro famigerato.

E, quando Stirner pubblica la sua replica, Ruge suggerisce subito a Fischer, è senz'altro una buona cosa se risponde a Stirner con una lettera e lo fa inciampare un'altra volta pesantemente sulla sua fondamentale stupidità. Questa gente si infuria se uno prova loro la loro mancanza di genialità e arguzia, perché alla fine tutto sfocia nel fatto che loro sono geni e gli altri sono asini Confondono il movimento teologico col movimento filosofico o, in altri termini, la pratica dell'arbitrio con a pratica della libertà. Engels scrive una lettera a Marx il 19 Novembre 1844 da Barmen a Parigi e dice: Avrai sentito parlare del libro di Stirner, L'Unico e la sua proprietà, se non ti è già arrivato. Wigand mi aveva spedito le bozze impaginate, che mi ero portato dietro a Colonia e poi avevo lasciate a Hess. Il principio del nobile Stirner è l'egoismo di Bentham, solo che nel suo caso viene sviluppato per un verso più consequenzialmente, per un altro meno consequenzialmente. Più consequenzialmente perché Stirner pone il singolo in quanto ateo al di sopra di Dio o addirittura come entità ultima, mentre Bentham lascia ancora stare Dio al di sopra di tutto in una qualche nebbiosa lontananza. Meno consequenziale Stirner lo è in quanto vorrebbe evitare la ricostruzione della società dissolta in atomi, quale viene messa in opera da Bentham, ma non ci riesce. Questo egoismo non è che l'essenza portata a coscienza della società di oggi, la cosa ultima che la società di oggi può dire contro di noi, la punta acuminata di ogni teoria che si muova all'interno della stupidità corrente. Ma appunto per questo la cosa è importante non dobbiamo accantonarla, bensì sfruttarla proprio in quanto perfetta espressione della pazzia corrente e, operando in essa un ribaltamento, continuare a costruirci sopra. Questo egoismo è così spinto all'estremo, così pazzo e al tempo stesso così cosciente di sé che nella sua unilateralità non può mantenersi un solo momento, ma deve subito rovesciarsi in comunismo. Più avanti dice che Stirner ha ragione, quando rifiuta l'uomo di Feuerbach, per lo meno quello dell'Essenza del cristianesimo, l'uomo di Feuerbach è derivato da Dio, Feuerbach è arrivato da Dio all'uomo, e così l'uomo è incoronato da un'aureola teologica di astrazione. La vera via per giungere all'uomo è la via inversa. Noi dobbiamo partire dall'io, dall'individuo empirico, corporeo, non per restarci attaccati, come succede a Stirner, ma per innalzarci da lì all'uomo. Poco più avanti Engels arriverà al punto di esigere un'ulteriore acutizzazione dell'egoismo stirneriano: ma se l'individuo in carne e ossa è la vera base, il vero punto di partenza per il nostro uomo, così anche ovviamente l'egoismo - naturalmente non solo l'egoismo stirneriano dell'intelletto, ma anche l'egoismo del cuore - è il punto di partenza per il nostro amore per gli uomini, altrimenti esso resta sospeso per aria. Il libro di Stirner mostra ancora una volta quanto profondamente radicata sia l'astrazione nell'essenza berlinese. Fra i Liberi, Stirner è evidentemente quello che ha più talento, indipendenza e precisione, ma con tutto ciò fa anche lui le sue capriole dall'astrazione idealistica a quella materialistica senza arrivare a nulla. Ciascuno di questi apprezzamenti dovrebbe essere ricordato leggendo, L'ideologia tedesca, le pagine rabbiose dedicate a Stirner (numerose quanto quelle del libro di Stirner stesso), che ormai viene presentato come il più fiacco e ignorante di quella confraternita filosofica (il gruppo dei Liberi). Marx, che fin dall'inizio, con la sua consueta chiaroveggenza politica, aveva visto in Stirner il Nemico per eccellenza, (a torto o a ragione, dubiteremmo noi), dovette rispondere a Engels con asprezza. Ma purtroppo quella lettera è andata perduta. In risposta, nel Gennaio 1845, Engels fa ammenda piuttosto senza ritegno. Passano diversi mesi e, al ritorno da un viaggio nell'Estate del 1845 in Inghilterra, Marx ed Engels decidono di procedere a una definitiva liquidazione dei giovani-hegeliani fra i quali erano cresciuti. Una prima liquidazione, La Sacra Famiglia, era già apparsa pochi mesi prima: ma questa volta il libro è centrato chiaramente su un avversario: Max Stirner. Ne viene fuori una critica all'Unico che occupa 320 delle fitte pagine delle Opere complete di Marx ed Engels. Riga per riga le affermazioni di Stirner vengono isolate, aggredite, malmenate. E le astuzie del procedimento riveleranno non tanto i segreti di Stirner quanto quelli di Marx ed Engels in una loro fase di irreversibile trasformazione, quella in cui Marx inventa il marxismo come lingua franca. Ancora a molti, oggi, il nome di Stirner dice qualcosa solo perché Marx ed Engels parlano di lui ne L'ideologia tedesca e, di fatto, leggere l'Unico tenendo accanto il commento di Marx ed Engels rimane un esercizio ascetico inevitabile per ogni buon lettore di Stirner (e di Marx). Portata a termine l'opera distruttiva, che criticava aspramente anche altri pensatori, come si è detto, come lo stesso Bruno Bauer, Marx ed Engels tentarono per vari mesi di pubblicare il loro testo. Ma, dopo laboriose trattative, a un certo punto i fondi vennero a mancare. Ad altri nemici dovevano rivolgersi ancora, soprattutto Proudhon, e a tal proposito Marx avrebbe chiesto a Engels il permesso di travasare vari temi de L'ideologia tedesca e La miseria della filosofia. Così quel grosso libro rimase fra gli inediti. Marx non ne fu molto dispiaciuto: come avrebbe accennato nella introduzione a Per la critica dell'economia politica, del 1859, quello scritto aveva già assolto alla sua funzione occulta, quella i un chiarimento di se stessi da parte dei suoi due autori. E quel chiarimento era stato al tempo stesso troppo intimo e troppo drastico perché lo si potesse rendere pubblico. Qualcosa di simile doveva pensare anche Engels: nel 1883 propose a Berstein di pubblicare il manoscritto de L'ideologia tedesca a puntate sul feuilleton del Sozialdemokrat e definì il testo la cosa più insolente che sia mai stata scritta in lingua tedesca. Ma si pentì subito della sua idea perché, secondo Berstein, temeva che il testo avrebbe offeso una certa destra socialdemocratica. Quanto a Stirner Engels si sarebbe lasciato sfuggire su di lui un ultimo giudizio illuminante, che spiega retrospettivamente in termini ben diversi le ragioni politiche de L'ideologia tedesca, e ben più convincenti, rispetto a quelli che Marx ed Engels avevano proposto nel loro testo: Stirner ha vissuto una sua rinascita attraverso Bakunin, in quale fra l'altro era anche lui a Berlino a quel tempo e stava seduto davanti a me, con altri quattro o cinque russi, al corso di logica di Werder (era il 1841-1842). L'innocua, e soltanto etimologica, anarchia (cioè assenza di un'autorità statale) di Proudhon non avrebbe mai portato alle dottrine anarchiche di oggi se Bakunin non vi avesse versato una buona parte della 'ribellione' stirneriana. In conseguenza gli anarchici sono diventati altrettanti unici, così unici che non se ne trovano due che riescano ad andar d'accordo (lettera a Max Hildebrand del 22 Ottobre 1889). E' questo il controcanto privato al breve, allusivo riconoscimento pubblico che Engels aveva appena dedicato a Stirner: E alla fine venne Stirner, il profeta dell'anarchismo attuale - Bakunin ha preso moltissimo da lui - e al di sopra della sovrana autocoscienza fece svettare il suo unico sovrano. L'Antistirner, come sarebbe giusto chiamare il libro contro Stirner che erompe dalla cornice de L'ideologia tedesca, finì per essere pubblicato postumo sia a Marx che a Engels. Nel 1903-1904 Bernstein ne offriva un'edizione parziale sotto il titolo Il santo Max. Fino ad allora non si sapeva dunque che Stirner era un avversario a cui Marx ed Engels avevano dedicato qualche centinaio di pagine per infamarlo. E questo aiuta a capire come mai, ancora negli anni novanta del XIX secolo, vari teorici e studiosi socialisti mostrassero ancora una evidente simpatia per Stirner.