Stai entrando in un supermercato? Fai attenzione: nel tuo carrello potrebbero finire dei cibi modificati
geneticamente! Le multinazionali che producono O.G.M. (sigla
che sta per organismo geneticamente modificato) non hanno alcun
interesse a informarci sulla loro presenza e sul modo in cui vengono
prodotti. Si tratta di piante, animali o altri organismi (ad esempio batteri), il
cui DNA è stato modificato con l'inserimento di geni provenienti da un
altro organismo, anche di una specie completamente diversa: che ne
diresti di un po' di grano modificato col gene dello scarafaggio? Oppure
delle fragole modificate col gene di un pesce artico? Nonostante non se ne conoscano ancora gli effetti sull'ambiente e sulla
nostra salute, ci stiamo prestando inconsapevolmente a fare da cavie…
E se fra qualche annetto scoprissimo che i geni di virus, batteri,
insetti che ingeriamo insieme agli o.g.m. non sono poi così innocui?
Alcuni sono già risultati causa di allergie o perfino tossici. ….E se scoprissimo che il loro effetto sugli ecosistemi naturali causa
una diminuzione irreparabile della biodiversità, cioè di una scomparsa
progressiva delle specie naturali? Ci propongono l'ingegneria genetica applicata all'agricoltura come la
soluzione a tutti i problemi dell'umanità ma dimenticano di precisare
che stanno depredando il patrimonio genetico della natura e delle
popolazioni (ma ancora una volta è il sud del mondo a pagare il prezzo
più alto) privatizzando con i brevetti ciò che millenni di evoluzione
ci hanno regalato e ciò che viene usato da sempre in modo libero da
tutti, per il bene della collettività e non per i profitti aziendali. Dimenticano di ricordarci che il prezzo da pagare per avere in ogni
parte del globo cibo standardizzato (esattamente come le catene di
fast-food) è la scomparsa dei prodotti caratteristici, l'impoverimento
dei contadini (sui semi coperti da brevetti non hanno alcun diritto), la
diffusione di un tipo di agricoltura intensiva che prevede l'uso in dosi
massicce di erbicidi e disinfestanti: le multinazionali sono così
premurose che brevettano piante resistenti agli erbicidi da loro stesse
prodotti: che bella prospettiva pensare a distese di campi in cui non
cresce più nulla se non la piantina geneticamente modificata per il
bene dell'umanità! Abbiamo voglia di fare un po' di controinformazione perché pensiamo che
dietro il mondo perfetto e ovattato della pubblicità si nascondano
troppo spesso le contraddizioni più grandi della nostra società, la
faccia peggiore di una globalizzazione che ingrassa l'occidente mentre
il così detto terzo mondo viene spogliato delle sue risorse umane e
naturali. Pensiamo che sia un diritto fondamentale di tutti/e poter decidere sulla
propria salute, sulla propria alimentazione, sul destino del pianeta in
cui viviamo, non lasciamo che siano poche multinazionali a farlo! Pensiamo che il tema delle biotecnologie necessiti di un dibattito
pubblico, che consenta liberamente a tutte le forze sociali di esprimere
la propria opinione; gli organismi che decidono delle nostre vite senza
convocarci (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale,
Organizzazione Mondiale del Commercio, il gruppo dei G8) hanno bisogno
di schierare gli eserciti e di blindare le città: la nostra risposta è
continuare a credere che questo non sia l'unico mondo possibile e agire
di conseguenza! Cosa sono le biotecnologie e gli organismi geneticamente modificati? Le biotecnologie vengono definite come tecniche
che utilizzano organismi viventi allo scopo di produrre quantità
commerciali di prodotti utili, o per modificare le caratteristiche di
piante ed animali, dando origine ai famigerati O.G.M. (organismi
geneticamente modificati). L'ultima e più inquietante frontiera della ricerca è rappresentata
dalla creazione di animali e vegetali che portano nel loro DNA frammenti
del genoma di altri animali, oppure di virus, batteri, insetti, con lo
scopo di trasferire una determinata caratteristica da una specie
all'altra, attraverso un processo artificiale che non avverrebbe mai in
natura; infatti non sarebbe mai possibile, ad esempio, l'incrocio tra un
pomodoro e un pesce artico per dare origine ad un super-pomodoro
resistente al gelo! I campi di applicazione delle biotecnologie sono molteplici: · nel settore medico-farmaceutico per la produzione di molecole, come
l'insulina, attraverso l'utilizzo dei batteri geneticamente modificati
oppure nelle terapie geniche (sostituzione dei geni difettosi
responsabili di malattie) · nel settore zootecnico troviamo animali trasformati in
"fabbriche viventi" per produrre sostanze utili all'uomo, per
rendere compatibili i loro organi a futuri trapianti nell'uomo (xenotrapianti)
oppure per essere usati nei laboratori come cavie, per sperimentare
l'efficacia di farmaci, terapie o semplicemente cosmetici (è il caso
del rinotopo, un topo dalla pelle rugosa usato per testare creme
antirughe) · nell'industria agro-alimentare troviamo un'ampia gamma di prodotti
transgenici (mais, colza, soia, cotone, patata, pomodoro, zucca…) di
cui siamo già consumatori inconsapevoli: nelle etichette sono segnalate
solo le percentuali di ogm superiori all'1%, ma potremmo avere ad
esempio prodotti composti da numerose materie prime tutte transgeniche
ma presenti in piccola quantità. L'esempio delle piante Round up ready della Monsanto è emblematico:si
tratta di piante (soia, cotone, mais..) create appositamente per
resistere all'uso dell'erbicida Round up prodotto dalla stessa
multinazionale (ovviamente in regime di monopolio grazie alla pratica
dei brevetti), incrementandone così l'utilizzo. Occupiamoci quindi di
verificare chi sono i protagonisti dello sviluppo biotecnologico e
soprattutto di quali strumenti si avvalgono. Multinazionali e brevettabilità della materia vivente I laboratori di ricerca sono i luoghi in cui le
esigenze commerciali delle grosse multinazionali trovano un'applicazione
concreta: sempre più lontani da una libera circolazione delle
informazioni finalizzata alla socializzazione delle conoscenze
scientifiche, sempre più simili a imprese dove ciò che conta è il
reperimento dei fondi che la nuova figura dello scienziato-manager
utilizzerà per inventarsi un "nuovo" essere vivente da
piazzare sul mercato. Innanzitutto la nuova scoperta avrà ben poco di nuovo dal momento che
la modifica introdotta attraverso l'introduzione di un gene proviene
comunque dal patrimonio naturale. In secondo luogo attraverso la pratica
dei brevetti, e quindi della privatizzazione delle scoperte scientifiche
il patrimonio naturale diventa proprietà di chi dispone degli ingenti
capitali necessari per finanziare le ricerche, le stesse multinazionali
che stanno brevettando geni di piante utilizzate nella medicina e
nell'agricoltura tradizionali, prelevandoli il più delle volte da paesi
del sud del mondo. E' il caso dell'albero del neem, usato in India da
millenni per ottenere estratti farmaceutici e cosmetici, i cui prodotti
stanno ora diventando proprietà intellettuale di poche multinazionali.
La biopirateria (questo furto nei confronti dell'umanità) riguarda
anche geni umani: un caso clamoroso è quello di una variante genica
riscontrata nella popolazione di Limone del Garda che previene malattie
cardiocircolatorie anche in presenza di alte concentrazioni di
colesterolo; ora i geni di questi cittadini sono coperti da brevetto e
nessuno ne è più in possesso giuridicamente. Anche in questo caso però
sono i paesi del sud del mondo a fornire più spesso le risorse
genetiche, ovviamente senza essere coinvolte e con pratiche che
ricordano tristemente il colonialismo. Sarebbe già abbastanza per mettere in dubbio le "finalità
umanitarie" delle multinazionali ma vogliamo concludere questa
riflessione sottolineando altri aspetti della brevettazione della
materia vivente, prendendo come spunto l'industria agro-alimentare e
alcune conseguenze socio-economiche dell'introduzione di piante
geneticamente modificate: la trasformazione dei contadini in dipendenti
delle multinazionali. La Monsanto ha già sviluppato una tecnologia che
rende sterili i semi così che gli agricoltori sono obbligati a
riacquistarli ogni anno, ma anche nel caso di piante che si riproducono
la multinazionale controlla l'intero processo produttivo (stabilendo
quando e a che condizioni si possono piantare i semi e usare l'erbicida)
e vieta la conservazione e la vendita dei semi, pena multe salatissime. Le biotecnologie minacciano di togliere il lavoro ai contadini del terzo
mondo perché i prodotti tropicali possono essere coltivati anche
altrove, incrementando così lo sfruttamento che ha fondato la ricchezza
dei paesi occidentali sull'importazione massiccia di prodotti coltivati
in regime di monocoltura e in assenza di condizioni di vita dignitose
per le popolazioni locali. Cosa rischiamo? Non siamo nell'ordine delle visioni
fantascientifiche quando prospettiamo che l'enorme patrimonio genetico
frutto di una lunghissima evoluzione possa diventare proprietà privata
di pochi ricchi ;non ci stiamo preoccupando in modo esagerato quando
sosteniamo che la biodiversita' sia un bene da preservare, infatti
l'esistenza di specie diverse,la variazione genetica all'interno delle
stesse specie e la diversificazione degli ecosistemi hanno permesso
l'esistenza e lo sviluppo della vita sulla terra. Gli o.g.m. favoriscono la diffusione di un'agricoltura industrializzata
e intensiva che produce in ogni parte della terra cibo indistinto,
delocalizzato e destagionalizzato, con enormi rischi connessi
all'impatto ambientale sulle colture tradizionali e caratteristiche. Non è possibile infatti - o lo è in minima parte - prevedere le
conseguenze dell'introduzione nell'ambiente di un o.g.m.: è possibile
che la modifica si trasmetta a coltivazioni e piante spontanee e se il
gene ha lo scopo di ridurre l'effetto dei parassiti la pianta
contaminata potrebbe diventare una superinfestante. Gli insetti bersaglio della tossina, inserita per manipolazione ,
potrebbero diventare presto resistenti al nuovo veleno, mentre per gli
insetti utili, come le coccinelle che si nutrono dei parassiti, la
tossina potrebbe essere letale. In Gran Bretagna le patate rese velenose
per i parassiti hanno ucciso anche gli insetti utili che dei parassiti
si cibano. I rischi più diretti per la salute umana non sono meno inquietanti:
nuove allergie ( come il caso del gene della noce brasiliana inserito
nei semi di soia prodotti dalla società Pioneer), maggiore resistenza
della flora batterica intestinale agli antibiotici (infatti oltre al
gene desiderato ne vengono inseriti altri, detti marcatori, resistenti
agli antibiotici), effetti a lungo termine imprevedibili.
dell'interazione dei nuovi geni con il resto dell'informazione genetica
e con i processi fisiologici dell'organismo. I presupposti stessi dell'industria genetica non sembrano molto
affidabili: il funzionamento dei geni è sempre dipendente da altri geni
(esistono ad esempio geni che ne regolano altri) ma non ci si preoccupa
minimamente di conoscere queste interazioni : il dio denaro è più
importante della salute delle persone (cavie?) e della natura. Il minimo che possiamo pretendere, oltre a una corretta informazione che
ci permetta di scegliere cosa vogliamo mangiare, è l'adozione del
principio di precauzione :la dimostrazione dell'innocuità di un
prodotto prima della sua immissione sul mercato, principio rifiutato
dagli Stati Uniti e che non rientra nelle norme dell'OMC. E' evidente d'altra parte che si tratta di rimettere in gioco i
presupposti della società attuale: il governo globale è nelle mani di
istituzioni più potenti degli stati stessi che pongono come primo dei
loro obiettivi la liberalizzazione selvaggia dell'economia
indipendentemente dalle conseguenze disastrose che ciò sta causando
sulle società e sull'ambiente; in contrasto con quanto ci promettono e
ci vogliono far credere le nostre condizioni di vita ,e soprattutto le
condizioni del sud del mondo, non fanno che peggiorare: mentre
l'occidente della new economy, del cibo standardizzato, dei centri
commerciali si pone il problema della sicurezza alimentare (povere
mucche, forse avrebbero qualcosa da ridire sulla nostra sanità
mentale….), qualcuno altrove continua a morire di fame (circa 25
milioni di persone ogni anno; altre 800mila soffrono di
denutrizione-dati FAO). CHI USA O.G.M.: ALSO: AlpenMuesli, Cereal Cioc, Enervit,Weetabix AMADORI/GESCO: Amadori, Gibus, Jolly. ARGEL: Nova Surgelati Arena, Brina, Marepronto, Hagen Dazs, Bahlsen. BENETTON/ NUOVA FORNERIA: Buondì Motta, Ciocorì, Girella, Tortina
Yoyo, Fiordimerenda, Bontà Latte, Il Krapfen, Torte ( Paradiso,
Margherita, Pasticceria, Mandarino, Tiramisù) Biscotti del buondì. CITTERIO: Biscotti Lazzaroni. DANONE ICA:
Crick-crock, Puff. KRAFT/JACOB SUCHARD: Fattoria Osella, Invernizzi, Dover, Cotè D'or, Gim,
Maman Louise, Bittra Suchard, Jocca, Philadelphia, Primolo, Simmenthal, Toblerone, Milka,
Sottilette, Spendid, Legeresse, Lila Pause, Vallè, Yoplait, Hag,
Mato-Mato, Spuntì. MALGARA/QUAKER OATS: Cruesli, Gatorade, Olof, Quaker Corn Flakes,
Snapple. MARS/DOLMA: Bounty, M&Ms, Mars, Milky Way, Snickers,Twix, Uncle Ben's. NOVARTIS CONSUMER HEALT : Cereal (tranne prodotti bio),
Peso Forma, Novosal, Ovomaltina, Lecinova, Leciplus, Lievito vit,
Isostad. PARMALAT: Mister day, Kir, Chef, Tavolette, Latte (dietalat, natura
premium, latte plus, prima crescita, zimil, omega3, gran sviluppo,
vitasette, weight-watchers, light, lattecacao) Linea Qctive-Drink,
Prontoforno, Santal, Pomì, Tea, Sangrì, Linea Minestre, Linea Pane
Pronto. SOCALBE: Dietor, Frizzina, Fruttil, Idrolitina, Dietorelle, Vantaggio. UNICHIPS: Chips Pai, San Carlo, Pai, Slim, Stick. SAGIT (WANDENBEG): Algida, Findus, Sorbetteria di Ranieri, Igloo, Calve'. OCCHIO ALL'ETICHETTA! Questa e' una lista dei principali ingredienti
in cui possono nascondersi gli OGM. Se hai qualche dubbio, chiedi ai
rivenditori e/o ai produttori. Soia, farina di soia, fibra di soia, estratto di soia, proteine di soia,
concentrato di soia, olio di soia, lecitina di soia, E322, lecitina,
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digliceridi degli acidi grassi, mais, farina di mais, amido di mais,
amido modificato di mais, amido, glucosio, sciroppo di glucosio,
destrosio, maltodestrina. |