Federico Rosati
"Se gli UFO sono effettivamente dei velivoli
extraterrestri, cosa che sembra emergere dai rapporti,
allora quali sono i principi meccanici e fisici che ne
spiegano il funzionamento?" Questa è solo una delle
numerose domande alle quali l'ufologia non ha ancora dato
risposta; la sua risoluzione, tuttavia, deve essere
considerato come uno degli obiettivi principali, in
quanto consisterebbe in un enorme passo avanti per
l'ufologia, per la scienza e per l'intera società
mondiale.
Per riuscire a risolvere la questione si potrebbero
ipotizzare almeno due possibili procedimenti: riuscire ad
impossessarsi di un disco volante potendo così
studiarlo, oppure tentare di capire il loro funzionamento
e, se possibile, anche di ricostruirne uno, servendosi
esclusivamente delle nostre attuali conoscenze. Delle due
possibilità, tuttavia, solo la seconda è attualmente
applicabile; infatti, anche se le autorità statunitensi
possedessero effettivamente dei dischi, come molti
sostengono, i risultati degli studi effettuati su di essi
rimarrebbero comunque segreti per ovvi motivi.
Come è noto, il livello tecnologico attualmente
raggiunto dalla comunità mondiale non permette di
riprodurre le prestazioni dei dischi volanti; questo
discorso, ovviamente, viene meno se noi ipotizziamo che
possano esistere delle conoscenze fisiche e tecnologiche
che, per il semplice motivo che permetterebbero a chi le
possedesse di avere una supremazia incontrastabile,
vengono tenute nascoste alla comunità. Questo, tuttavia,
pur non essendo escludibile a priori, non è neanche
dimostrabile; inoltre, resta il fatto che, anche se
esistessero, noi non le conosceremmo, per cui non
potremmo comunque farne uso.
A parte le nostre limitate conoscenze scientifiche,
quindi, l'unico altro supporto che potremmo avere sono i
dati che emergono dalle osservazioni, i quali, tuttavia,
sono spesso assai discordanti.
Ebbene, studi di questo tipo, in passato, sono già stati
effettuati e le conclusioni cui sono giunti, anche se non
hanno, in effetti, portato ad una risoluzione definitiva
del problema, hanno comunque aperto la strada a delle
interpretazioni estremamente interessanti, e che forse,
se supportate da una tecnologia più avanzata, potrebbero
rivelarsi esatte.
Uno dei primi, e certamente anche dei più interessanti,
fu quello condotto in Canada da Wilbert B. Smith,
ingegnere del Dipartimento dei Trasporti del Governo
canadese, e dal Project Magnet (Progetto Magnete), del
quale Smith era presidente. Questo Progetto consisteva in
un ufficio speciale di ricerca e studio sui dischi
volanti, costituito da esperti di geomagnetica e da
scienziati della divisione per le telecomunicazioni del
Dipartimento dei Trasporti. Era stato istituito il 2
dicembre del 1950 dal suddetto Dipartimento e si era
posto come scopo lo studio della possibilità di uno
sfruttamento dell'elettromagnetismo per spiegare il
funzionamento dei dischi volanti.
In realtà, era stato lo stesso Smith il promotore del
Progetto, in quanto la decisione era stata presa dopo che
lui, attraverso una comunicazione al Dipartimento, aveva
esposto la situazione negli Stati Uniti riferendo alcune
dichiarazioni ufficiali che gli erano state rilasciate
circa la realtà del fenomeno e l'importanza che gli
veniva data presso il Governo, e parlando dei due libri
sull'argomento che già erano stati pubblicati: Behind
the Flying Saucers di Frank Scully e The flying Saucers
are Real del maggiore Donald E. Keyhoe, i quali
proponevano entrambi una spiegazione extraterrestre.
Smith, comunque, oltre ad essere ingegnere di
geomagnetica, era anche un esperto nel campo
dell'elettronica ed aveva al suo attivo diverse
invenzioni; infine, era anche un esperto nell'ambito
dell'analisi elettronica dei grafici.
Come ho già detto precedentemente, l'ipotesi sostenuta
da Wilbert e dal suo Ufficio era che i dischi volanti
utilizzassero come sorgenti di energia le proprietà dei
campi magnetici.
La prima volta che si era accennato a dei mezzi
elettromagnetici di propulsione era stato il 24 giugno
del 1947, lo stesso giorno dell'avvistamento di Kenneth
Arnold (dal quale si fa iniziare ufficialmente la storia
dell'ufologia). Un esploratore dell'Oregon aveva riferito
che, contemporaneamente ad un avvistamento di dischi
volanti nei pressi delle Cascade Mountains, l'ago della
sua bussola era impazzito; tuttavia il Project Sign
(primo progetto statunitense di studio sugli UFO) non
prese sul serio questa affermazione. L'ipotesi era stata
poi ripresa da Frank Scully nel suo libro sui dischi, ma,
anche in questo caso, era stata largamente derisa da
parte di diversi scienziati. Solo con il Project Magnet,
quindi, si era iniziato a prendere sul serio quest'idea.
Secondo Smith una tale spiegazione parte dalla
supposizione che, essendo possibile creare delle correnti
elettriche indotte attraverso una caduta di potenziale
del campo magnetico terrestre, l'utilizzo di questo
fenomeno possa permettere di ottenere la forza necessaria
per azionare un disco volante. In pratica, Smith ipotizza
che si possa in qualche modo utilizzare l'energia del
campo magnetico terrestre per ottenere dell'energia
elettrica indotta. Questa, poi, circolando attraverso un
anello metallico, creerebbe a sua volta un potente campo
magnetico che permetterebbe al disco di volare.
La parte più interessante dell'analisi di Smith,
comunque, è quella relativa alle conseguenze
dell'utilizzo di questo sistema di propulsione.
Innanzi tutto, se un disco dovesse volare su una città a
bassa quota verrebbero indotte delle correnti nelle
condutture elettriche e sulle superfici metalliche.
Questo potrebbe provocare la fulminazione di alcuni
apparecchi e potrebbe perfino prodursi la fusione di
fili, cosa, del resto, rilevata più volte.
Un altro effetto interessante sono le emissioni luminose
che un velivolo del genere potrebbe produrre e che
trovano riscontro in maniera impressionante nelle
testimonianze dei rapporti. Secondo Smith, due possono
essere le cause che provocano tale effetto. Innanzi tutto
la rotazione del disco. Se infatti supponiamo che
l'anello rotante cominci ad aumentare di velocità e a
surriscaldarsi, allora, dapprima si vedrebbe apparire un
colore rosa pallido, poi questo diverrebbe rosso,
arancione, giallo e infine si trasformerebbe nel bianco
dei metalli incandescenti. Se però la rotazione del
disco fosse estremamente rapida non sarebbe possibile
avvertire la sequenza dei colori, per cui si vedrebbe
apparire il bianco immediatamente dopo il rosso. Lo
stesso vale anche nel caso di un brusco rallentamento. Si
avrebbe, infatti, l'impressione che la luce, di colpo, si
fosse spenta.
In secondo luogo, causa delle manifestazioni luminose
potrebbe essere quello che Smith chiama "alone di
scarico". In particolari condizioni atmosferiche,
infatti, si potrebbe formare un altissimo voltaggio fra
il centro e la periferia del disco, il che provocherebbe,
nel caso in cui il disco si trovasse a grande altezza, la
ionizzazione dell'aria circostante, e quindi un fenomeno
di fluorescenza. Questo alone rassomiglierebbe alle luci
boreali, ed emetterebbe quindi dei colori piuttosto scuri
tra il bluastro e il verde. A seconda dell'altezza, poi,
si otterrebbero diverse sfumature: ad altitudini
relativamente piccole, ad esempio, negli aloni di scarico
predominerebbe un colore azzurro chiaro; un po' più in
alto si avrebbe il verde o il verde bluastro, e ancora
più in alto si vedrebbero tutte le colorazioni normali
dell'alone: rosso, giallo, azzurro e verde.
In alcuni casi, inoltre, si potrebbe vedere l'alone di
scarico anche se un disco fosse arroventato.
Generalmente, questo verrà coperto dal colore rosso o
bianco; se però la velocità di rotazione fosse moderata
si vedrebbe un colore rossastro sfumante nel turchino.
Ovviamente, queste osservazioni, che trovano un
incredibile riscontro nei rapporti, valgono
principalmente per le osservazioni notturne. Di giorno,
infatti, a meno che non sia una giornata particolarmente
scura, la luce del Sole tenderà a far apparire l'oggetto
di un colore bianco incandescente.
Un altro punto preso in considerazione da Smith è la
forma dei dischi. Egli, infatti, osserva che, anche se la
tipologia predominante è quella del disco, tuttavia
spesso ne sono documentate anche di tipo diverso. Secondo
lui, comunque, poiché un disco visto sotto vari angoli
può sembrare che abbia tutte le forme di cui si parla
nei rapporti, è probabile che nella maggior parte dei
casi in cui gli UFO sono stati descritti come a forma di
uovo, sferici o a forma di sigaro, si trattasse
semplicemente di dischi inclinati che volavano ad angoli
diversi rispetto all'orizzonte a causa dei campi
magnetici locali. Questo, del resto, spiegherebbe anche
il fatto che a volte i dischi sembrano scomparire;
infatti, nel caso in cui uno di essi s'inclinasse
presentandosi di taglio agli osservatori, questo non
potrà più essere visto a meno che non sia
particolarmente vicino.
Un'ultima considerazione di Smith è che i dischi
difficilmente potrebbero essere pilotati da esseri
viventi; è invece più probabile che siano pilotati da
lontano, o che magari abbiano una guida automatica, al
massimo con dei robot al loro interno. Questo per tre
diverse ragioni: innanzi tutto, le brusche manovre
osservate e le elevate velocità raggiunte difficilmente
consentirebbero a un essere vivente di sopravvivere; c'è
da dire, inoltre, che sarebbe oltremodo complicato
riuscire ad eseguire tutte le manovre con la rapidità
necessaria; infine, un eventuale pilota non potrebbe
sopravvivere all'enorme calore sprigionato, a meno che
non si trovasse un modo per isolare la cabina, o egli non
fosse un essere estremamente diverso dagli uomini.
Queste considerazioni Wilbert Smith le ha fatte conoscere
al maggiore Keyhoe durante alcuni loro incontri avvenuti
tra il '50 e il '53 e sono state da questi rese
pubbliche. Il Governo del Canada ha continuamente cercato
di minimizzare il lavoro di Smith e del Project Magnet;
tuttavia, come si può vedere, esso ha portato a delle
conclusioni estremamente serie ed interessanti, tanto che
il Progetto fece anche degli esperimenti al fine di
riuscire a ricostruire un disco.
Nel 1954 il Governo del Canada decise di chiudere il
Project Magnet, in quanto, secondo Smith, per esso era
diventato un qualcosa di imbarazzante e scomodo.
Chi volesse saperne di più sulla teoria di Smith può
consultare il volume del 1953 di Donald E. Keyhoe,
maggiore a riposo dei Marines, intitolato Flying
saucers from the outer space e tradotto in Italia
dalla casa editrice Atlante nel 1954 con il titolo La
verità sui dischi volanti.
[Il presente articolo è tratto dalla rivista «Il Giornale dei Misteri» n. 304 (febbraio 1997)]