Federico Rosati
Effettuare la ricostruzione storica di un periodo, di un ambiente, o dell'insieme di reazioni concatenantesi generate dall'insorgere di un problema, si dimostra spesso un compito estremamente complesso, sia per la difficoltà di raggruppare del materiale esauriente e affidabile, sia per il naturale coinvolgimento di noi stessi e delle nostre idee nell'analisi, sia, infine, per la tendenza, estremamente fuorviante, di semplificare fatti, cause ed effetti. Fatta questa premessa, può sembrare contraddittorio pretendere di analizzare in questa sede un argomento come la politica dell'USAF (United States Air Force) riguardo il fenomeno UFO nel dopoguerra, e, probabilmente, in parte lo è. Tuttavia, credo che possa essere comunque utile cercare, non di analizzare in modo esauriente, bensì di introdurre ad un argomento che credo possa fornire riscontri estremamente interessanti. Prendendo in considerazione il rischio, precedentemente accennato, di semplificare in modo sbagliato un'analisi storica, credo che, nell'ambito dell'argomento che qui viene preso in esame, si tenda troppo spesso a presentare una visione eccessivamente uniforme della politica dell'USAF, sia per quanto riguarda la situazione interna, che nei confronti del suo sviluppo nel corso del tempo. Scopo di questo testo, quindi, vuole essere quello di tentare di rispondere a questo problema introducendo ad una visione più disomogenea di questa realtà.
Nell'immediato dopoguerra, quando il fenomeno degli UFO si impose ufficialmente come problema, assumendo proporzioni non più trascurabili e coinvolgendo in modo sempre maggiore l'opinione pubblica, l'idea a riguardo che maggiormente si diffuse negli ambienti ufficiali militari era che si trattasse di prototipi segreti di velivoli sovietici. Un'idea del genere, anche se oggi potrebbe sembrare totalmente assurda, in realtà risulta estremamente comprensibile se si prende in considerazione il particolare momento storico-politico che si stava vivendo. E' ragionevole pensare che parte dei sostenitori di questa idea fosse veramente convinta che ciò rispondesse a verità; del resto, durante la guerra erano state fatte numerosissime ricerche e sperimentazioni, sia dall'una che dall'altra parte, per cui si poteva benissimo pensare che i Sovietici fossero riusciti a realizzare dei velivoli dalle caratteristiche assolutamente rivoluzionarie quali sicuramente dovevano essere i dischi volanti, se li si considerava fenomeni materiali e tecnologici. Tuttavia, si è portati a credere che vi fosse anche un altro motivo, più sottile, che inducesse l'ambiente militare a sostenere tale tesi. La Casa Bianca (Pres. Truman) e il Parlamento, infatti, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, avevano disposto che le Forze Armate venissero smobilitate. Il Pentagono (Ministero della Difesa), tuttavia, non poteva permettere che tale disposizione venisse realizzata, in quanto questo avrebbe voluto dire la perdita dei finanziamenti, e quindi anche dei privilegi, dei quali le Forze Armate avevano goduto durante la guerra. Il Pentagono, quindi, intraprese una politica volta a dimostrare la necessità che le Forze Armate continuassero ad essere attive, e quindi a ricevere ingenti finanziamenti. In questo il Pentagono fu aiutato dal fatto che l'URSS, invece che diminuire, aveva aumentato spese, organici, ricerche e produzione di armamenti; tuttavia, ci si servì largamente anche del problema dei cosiddetti "dischi volanti". Ovviamente, quella degli UFO come arma sovietica, non era un'idea che veniva presentata all'opinione pubblica, in quanto questo avrebbe provocato un'inutile stato di tensione; la si mostrava piuttosto alle forze governative, affinché si convincessero che proseguire le ricerche era necessario, e che quindi non si dovevano tagliare i finanziamenti, in modo da essere in grado di difendersi di fronte ad un eventuale attacco.
Quest'idea, poi, via via che la sua utilità politica venne meno, e soprattutto nel momento in cui ci si avvide che le intenzioni dei presunti occupanti di questi oggetti (dischi volanti) non erano, almeno apparentemente, offensive, venne praticamente abbandonata, resistendo solo in alcuni elementi isolati. A questo punto, all'interno dell'USAF si prese sempre più coscienza del fatto che il fenomeno di fronte al quale ci si trovava era per lo più inspiegabile, per cui ci si pose il problema di stabilire in che termini lo si doveva presentare alla popolazione.
A questo punto la questione si complica, e credo che sia più facilmente comprensibile se la si esamina prendendo come punto di riferimento un esempio esplicativo, ovvero gli scontri che sorsero all'interno del Servizio Segreto dell'USAF tra la fine del 1952 e l'inizio del 1953 intorno alla faccenda del "film di Utah".1
I fatti che precedettero la questione si svolsero la mattina del 2 luglio 1952, alle 11:10 circa. In questa data, un ufficiale della marina, Delbert C. Newhouse, in occasione di una gita con la moglie, stava viaggiando con la sua automobile a velocità ridotta a sei miglia da Tremonton, in Utah, quando vide in cielo una formazione di strani oggetti. La loro distanza non era tale da permettere di distinguere i particolari, tuttavia essi apparivano come delle forme rotonde e luminose che si muovevano stagliandosi nitide sullo sfondo di un cielo azzurro.
Newhouse, essendo pratico di aeronautica (lavorava infatti come fotografo della Marina al deposito di forniture aeronautiche di Oakland), si rese immediatamente conto che non poteva trattarsi di aeroplani. A parte la forma non convenzionale, infatti, volavano ad una velocità ed effettuavano delle manovre, come ad esempio degli stretti circoli, che nessun aereo sarebbe stato in grado di eguagliare.
Quindi, avendo con sé un apparecchio da ripresa Bell & Howel da 16 mm, vi applicò un teleobiettivo e girò quaranta piedi di film. Ad un certo momento puntò l'apparecchio su di un oggetto che aveva invertito la rotta staccandosi dalla formazione; quando però volle tornare a seguire gli altri, di essi non vi era più traccia.
Dopo aver sviluppato il film, lo inviò all'ufficio del Project Blue Book perché venisse esaminato. Le analisi, che durarono tre mesi, furono effettuate dagli esperti del laboratorio di ricognizione fotografica dell'ATIC (Air Tecnical Intelligence Centre) di Dayton. Questi, essendo dapprima estremamente scettici, raccolsero informazioni sull'ufficiale, il quale comunque risultò una persona perfettamente in ordine; inoltre, fatto questo, cercarono di rifabbricare artificialmente il film, non riuscendo, però, nell'impresa. Si dovette, quindi, giungere alle conclusioni che il film non poteva essere un falso, e che conseguentemente gli oggetti dovevano essere una qualche specie di macchine volanti, capaci di velocità e di manovre impossibili per qualsiasi aereo terrestre. Si riuscì inoltre a calcolare che gli oggetti dovevano volare ad una altezza di circa sette miglia e ad una velocità di circa mille miglia orarie. Infine, vennero confermate le manovre osservate da Newhouse.
In seguito, il filmato venne affidato all'Ufficio di Interpretazione Fotografica della Marina che, nel gennaio del 1953, confermò i risultati dell'analisi dell'ATIC.
Ovviamente, sia l'avvistamento che il filmato e i risultati delle sue analisi furono tenuti rigorosamente segreti, e, probabilmente, se non fosse stato per una fortunata coincidenza, si sarebbe dovuto attendere un bel po' prima di venirne a conoscenza.
Nel dicembre del 1952, infatti, il maggiore a riposo dei Marines, Donald E. Keyhoe, venne a sapere in modo ufficioso dell'esistenza di questo film, che veniva chiamato "film di Utah", o "film U".
Il maggiore Keyhoe nel 1948 si era distaccato dall'USAF in quanto contrario alla politica di discredito che veniva portata avanti nei confronti del problema dei dischi; nell'agosto del 1952, poi, poiché sembrava che ci si fosse decisi ad intraprendere una politica di apertura, aveva iniziato una collaborazione con il Project Blue Book.
Per quanto riguarda il film, al Pentagono gli fu detto che le informazioni che aveva avuto erano esatte e che fra l'altro si stava dibattendo l'eventualità di proiettarlo in una conferenza stampa. Successivamente, nel mese di gennaio, seppe che, dopo che si era appreso che i risultati dell'analisi della Marina avevano confermato quelli dell'ATIC, era prevalsa l'opinione favorevole e la proiezione era stata fissata per la metà di febbraio. Tuttavia, quando ormai era imminente la data convenuta, una nuova ondata di avvistamenti fece temere che si potesse ripetere la crisi che vi era stata nel mese di luglio, per cui venne rimessa in discussione la decisione presa e si stabilì che non si sarebbe fatto conoscere nulla.
Il maggiore Keyhoe, tuttavia, avendo avuto il permesso di utilizzare le informazioni ottenute prima che si decidesse di annullare la conferenza stampa, poté ugualmente rendere pubblica l'intera faccenda, parlandone nel libro sui dischi che pubblicò nello stesso anno. Quando poi, in seguito, il filmato venne reso pubblico ufficialmente, si cercò di sminuire la cosa dicendo che si trattava di riflessi di luce provocati dal passaggio di uno stormo di uccelli; l'ipotesi, tuttavia, al vaglio di esperti, risultò del tutto implausibile.
Questo scenario, che prende in considerazione solo gli aspetti esteriori della politica dell'USAF, in realtà nasconde una situazione interna estremamente complessa.
Allora, infatti, tra gli ufficiali dell'USAF interessati alla linea di condotta da seguire circa la faccenda degli UFO, si erano delineate principalmente tre diverse posizioni. Il primo gruppo (che Keyhoe chiama gruppo A) sosteneva che si dovevano rendere pubblici i rapporti riguardanti gli avvistamenti, in modo da preparare gradualmente il paese alla spiegazione, qualunque essa fosse, che alla fine si sarebbe data. La maggior parte di coloro che appartenevano a questo gruppo conosceva tutta la documentazione ed era persuasa che i dischi fossero una qualche specie di macchine volanti, superiori a qualsiasi velivolo da noi conosciuto. Gli altri due gruppi erano dell'avviso che la cosa migliore fosse mantenere il silenzio; ciascuno dei due, tuttavia, ne era convinto per una ragione diversa. I componenti del secondo gruppo (gruppo B) erano, come quelli del primo, informati sulla documentazione e persuasi della realtà dei dischi; temevano, tuttavia, che una ammissione ufficiale avrebbe prodotto degli effetti negativi sulla popolazione. Al terzo gruppo (gruppo C), infine, appartenevano gli scettici ostinati, i quali, per lo più, non si erano mai dati la pena di esaminare il materiale raccolto dall'ATIC, e, comunque, i pochi che lo avevano fatto si rifiutavano di credere.
Il gruppo A, dalla metà del 1952, aveva cercato di ottenere che gli archivi dell'ATIC venissero aperti. Inizialmente, però, vi era stata un'ostinata opposizione degli altri due gruppi; vi era un argomento, tuttavia, che sembrava rafforzare in modo decisivo la posizione del gruppo A: poteva accadere, infatti, che i Sovietici affermassero, di punto in bianco, che i dischi erano una loro arma. Se non vi fosse stata alcuna preparazione del Paese, molti vi avrebbero certamente creduto, e, nel caso in cui i Russi avessero effettuato un attacco a sorpresa, vi sarebbero stati panico, disordini e fughe precipitose.
Nonostante questo, tuttavia, il periodo in cui l'opinione del gruppo A riuscì ad essere predominante all'interno dell'USAF non durò a lungo, e corrispose più o meno con la collaborazione con il maggiore Keyhoe. Il maggiore ipotizzò che probabilmente era stato grazie a questa componente che era iniziata la sua collaborazione con l'USAF, e sospettò anche che essa avesse fatto in modo che le informazioni sul film di Utah, anche se non si fosse riusciti ad ottenere, come poi è successo, l'effettuazione di una conferenza stampa, attraverso di lui potessero essere rese comunque di pubblico dominio.
Del resto, questo sembra trovare conferma anche nel fatto che, dopo che al Pentagono si decise di annullare la conferenza stampa, Keyhoe ricevette un biglietto non firmato, ma che lui riconobbe come scritto da un funzionario del Dipartimento della Difesa, che lo esortava a rendere pubblica la storia, chiedendogli però di non prendersela con tutta l'Aeronautica Militare, e che faceva vedere come all'interno del gruppo A vi fosse molta amarezza per come erano andate le cose. Il biglietto diceva inoltre: "Nelle Forze Aeree, ed anche al di fuori di esse, vi sono certi uomini-struzzo che ficcano la testa nella sabbia e si rifiutano di riconoscere le prove più positive. Non è un caso che costoro vogliono mettere a tacere gli avvistamenti dei dischi - è chiaro che essi temono che questi provino la realtà di fatti che non hanno la forza di fronteggiare. Eppure, tali fatti sono ben precisi e contengono elementi che potrebbero darci la spiegazione definitiva".
In seguito a questo fatto, poi, la posizione di chi voleva che si portasse avanti una politica del silenzio si rafforzò notevolmente e finì col prevalere in modo definitivo.
Queste brevi considerazioni, pur nella loro incompletezza, credo che siano indicative di come la realtà spesso non possa essere fatta rientrare in schemi predefiniti. Ora, considerando le fonti che abbiamo, la politica dell'USAF nel periodo iniziale della storia dell'ufologia può essere, in linea di massima, ricostruita; per quanto riguarda il periodo attuale, invece, pur essendo osservabili gli effetti della politica portata avanti, le motivazioni reali restano, e probabilmente resteranno a lungo, del tutto ignote. Si possono fare ipotesi, questo è vero, ma queste saranno per forza di cose estremamente riduttive e, anche nel migliore dei casi, mostreranno una situazione che non potrà mai essere reale.
1. Per i fatti concernenti il film di Utah vedasi: Keyhoe Donald E., La verità sui dischi volanti, Atlante, Roma 1954, pp. 222-248, 340-364.
[Il presente articolo è tratto dalla rivista «Il Giornale dei Misteri» n. 305 (marzo 1997)]