ENDORFINE E IMPIANTI ALIENI: UN CONNUBIO OBBLIGATO?
di Giorgio Pattera
Cosa può indurre un uomo di 35 anni (quindi già maturo e formato) a
mutare sensibilmente il proprio comportamento ed a controllare la
propria emotività, fino a qualche tempo prima tendenzialmente
ipersuscettibile, aggressiva e (per certi versi) violenta, fino a
divenire un soggetto equilibrato e addirittura "agréable", pur essendosi
trasferito dalla nazione d'origine (Albania) nel nostro Paese,
incontrando le intuibili difficoltà d'inserimento sociale?
La presenza di un "impianto" di origine sconosciuta (un microchip, per
intenderci) nella zona interdigitale pollice-indice della mano sinistra,
diagnosticata radiologicamente, può anche solo in parte essere
all'origine della situazione? E ancora: il soggetto che lo ospita può
avvertire a livello del subconscio l'influsso positivo che questo
eserciterebbe sul suo comportamento, tanto da rifiutarne la rimozione?
Dobbiamo all'intuizione ed alla perseveranza dell'amico e collega
Dr.Giuseppe Colaminè del C.U.N. di Napoli (che ci ha aperto il passo su
una strada ricca di interrogativi e di ipotesi di lavoro tutte da
dimostrare) se oggi mi sento di proseguire nel tentativo di spiegare,
sotto il profilo biologico, gli effetti sull'uomo da parte dei peptidi
morfinomimetici (nel caso specifico, dalle endorfine) in concomitanza
con le presunte "abductions" operate da entità aliene. Argomento,
peraltro, da me già affrontato a partire dal 1994.
Abbiamo potuto verificare (anche se non sarebbe stato indispensabile,
data l'indiscutibile professionalità del Dr.Colaminè) che la zona
d'inserzione del presunto impianto alieno è situata, secondo
l'agopuntura cinese, in un punto (il n.°3, per la precisione)
appartenente al Meridiano GI (= del grosso intestino), che raggiunge la
massima intensità energetica alle ore 6: particolare, quest'ultimo, di
notevole significato, come vedremo in seguito.
Ricordiamo che, per la filosofia orientale, la malattia in quanto tale
non esiste: ogni sintomatologia, quindi, è derivata dalla mancanza di
energia o, al contrario, dall'accumulo e dal ristagno di essa negli
organi collegati al meridiano corrispondente. Il concetto di "salute",
pertanto, è legato al mantenimento del perfetto equilibrio energetico
nei vari organi del corpo umano. Per reintegrare questo equilibrio, ogni
punto dei vari Meridiani può essere adeguatamente stimolato, con
tecniche diverse, allo scopo di incrementare l'afflusso di energia nel
Meridiano stesso (tonificazione) o di sedarla, facendola scorrere dalle
zone in cui si trova in eccesso a quelle in cui è carente (dispersione).
Per ottenere l'effetto di tonificazione il medico inserisce l'ago, lo
ruota e dopo qualche istante lo estrae; per detonificare, invece,
inserisce l'ago e lo lascia "in situ" per 8-20 minuti. Anche questo
secondo particolare va tenuto presente, alla luce delle conclusioni che
trarremo.
La medicina allopatica (quella occidentale, per intenderci) ha
recentemente scoperto che l'intestino crasso (controllato appunto dal
meridiano GI, secondo i princìpi dell'agopuntura) produce una sostanza
denominata VIP (vasoactive intestinal polypeptide), deputata a funzioni
vasodilatatorie locali e, quindi, favorenti la digestione. Tuttavia la
stessa molecola viene prodotta anche in alcune aree del sistema nervoso
centrale, in particolare in una zona del cervello chiamata ippocampo,
sede di importanti funzioni neurologiche (memoria, comportamento, ecc.).
Un'ipotesi che si affaccia, a questo punto, è che tale polipeptide (VIP)
venga prodotto simultaneamente sia a livello viscerale che nervoso,
viste le innegabili ripercussioni che le funzioni biologiche (nella
fattispecie la digestione) esercitano sullo stato comportamentale
dell'individuo.
E se non fosse il VIP la molecola che entra in gioco in tutta questa
complessa trattazione?
In un lavoro precedente ("DMT = passaporto per dimensioni parallele?",
1998) avevo evidenziato la spiccata "parentela" delle formule di
struttura (e, di conseguenza, degli effetti farmacologici) di
serotonina, dimetil-triptamina, encefalina ed endorfina, tutti derivati
da un identico precursore, l'indolo. Sottolineavo in particolare come il
tasso ematico di serotonina si rialzi notevolmente in occasione del
presunto "rapimento" subìto dai testimoni, mentre quello della DMT
raggiunga il picco massimo fra le 3 e le 4 del mattino, in
corrispondenza della fase REM del sonno.
Alla luce di tutto questo sorge l'ipotesi di lavoro (ovviamente tutta da
verificare) secondo cui il presunto microchip inserito nel soggetto in
esame al punto 3 del meridiano GI non stimoli la produzione di VIP,
bensì di endorfina, sostanza dall'azione psicòtropa assai simile a
quella del VIP, ma con effetti a più ampio spettro. Tra questi, il più
importante è senza dubbio quello analgesico, che il VIP, al contrario,
non possiede.
Vediamo ora in base a quali argomentazioni ciò sia sostenibile.
1) Inizialmente le endorfine (oggi suddivise in alfa-, beta- e gamma-)
furono chiamate encefaline (leu-enkefalina e met-enkefalina) in quanto
isolate da estratti cerebrali. Di recente la met-enkefalina è stata
rinvenuta anche in tutto il tratto gastroenterico, specie nel colon, a
conferma (una volta tanto) che la medicina tradizionale e quella
"ufficiale", pur partendo da concetti diversi, possono giungere ai
medesimi risultati. Il picco massimo delle endorfine si raggiunge
nell'individuo intorno alle h.6 del mattino, orario corrispondente al
periodo di massima intensità energetica del meridiano GI.
2) La produzione endògena di endorfine è inversamente proporzionale
all'età: i valori più elevati si riscontrano fra i 18 e i 44 anni,
mentre dal 45° inizia una netta riduzione del livello liquorale di
beta-endorfina: è per questo motivo che ai presunti "rapiti" (tenendo
presente gli effetti farmacologici della beta-EP, che vedremo in
seguito) non appartengono quasi mai persone anziane, almeno secondo la
casistica in nostro possesso? Sarebbe interessante, a questo proposito,
sollecitare una richiesta di dati dai colleghi statunitensi: questo
perché sembra che la più alta % di "abduction" si rilevi oltre
Atlantico.
3) Da esperimenti effettuati "in vitro" appare evidente che la
beta-endorfina induce e modula la produzione endògena di cellule
particolari, le NK ("natural killer"), deputate al riconoscimento,
all'attacco ed all'inattivazione degli antigeni tumorali circolanti
all'interno dell'organismo. Quesito: visto che in passato molti
testimoni di presunti "incontri ravvicinati" di 3° e 4° tipo hanno
accusato patologie tumorali, in qualche caso letali, determinate
dall'esposizione a radiazioni ionizzanti, assorbite nel corso del
contatto con l'UFO, è solo fantasia ipotizzare che entità extraterrestri
(non meglio individuate finora, ma senza dubbio tecnologicamente a noi
superiori) vogliano salvaguardare per il futuro l'integrità fisica degli
"addotti", anche in previsione di quella "continuità della linea
genetica" che sembra essere alla base del fenomeno dei "repeaters"?
Anche in questo caso occorrerebbe un riscontro ad ampio raggio
sull'eventuale variazione in %, rispetto alla media, di patologie
oncògene nei protagonisti di IR4, sia prima che dopo il "boom" del
fenomeno abductions degli anni '80 negli USA.
4) Recenti studi hanno dimostrato che le endorfine esercitano numerosi
influssi sulla psiche, tra cui emerge quello di diminuire la reattività
dell'individuo di fronte a situazioni di emergenza, aumentandone la
soglia dell'emotività di fronte allo shock. Questo è un fattore molto
importante nella cura della schizofrenia, che ultimamente si tende ad
inquadrare (proprio come farebbe la medicina cinese) come squilibrio
nella concentrazione di endorfine cerebrali. A riprova del fatto, si è
verificato sperimentalmente che con la somministrazione di elevate dosi
di beta-endorfina si può riprodurre una sindrome catatònica simile a
quella presente negli schizofrenici; un effetto analogo si riscontra
anche nel caso di pazienti epilettici. A conferma di quanto
sperimentato, alte dosi di naloxone (cortisonico endorfino-antagonista)
servono a migliorare le turbe comportamentali degli psicotici. Nei
soggetti affetti da sindromi depressive, invece, massicce dosi
endovenose di endorfine ottengono un rapido quanto fugace miglioramento
della sintomatologia.
5) La sintesi endògena delle endorfine viene incrementata nei pazienti
sottoposti ad elettroagopuntura e nel corso delle sedute di ipnosi
profonda, la tecnica impiegata dagli psicoterapeuti per far riaffiorare
ricordi di esperienze sepolte nell'inconscio. Quest'ultimo fattore
potrebbe spiegare come il medico riesca a far rivivere al soggetto in
ipnosi regressiva, come se la realtà si ripetesse, gli eventi
traumatizzanti di cui è stato involontario protagonista, senza che lo
stesso ne subisca nuovamente i danni psichici. Va inoltre ricordato che
anche l'effetto analgesico ottenuto con l'elettroagopuntura viene
inibito dal naloxone.
6) Una proprietà della beta-endorfina, recentemente individuata, è
quella di interagire con i centri cerebrali della memoria, ottenendo
l'obnubilazione del ricordo relativo agli eventi traumatici subìti
nell'arco dei cinque anni precedenti. É curioso a questo proposito
ricordare che il Signor M. ritiene di avere da circa cinque anni
l'impianto nella mano sinistra e di cominciare solo ora ad avere ricordi
confusi di "missing time".
Circa la funzione dell'impianto abbiamo già convenuto con l'amico
Ing.Magenta che, per ragioni tecniche legate a dimensioni e
microtensioni bio-elettriche che sarebbe troppo lungo esporre in questa
sede, il presunto impianto alieno non può fungere da apparecchiatura né
trasmittente né ricevente.
Ma allora a cosa serve?
É assodato che il "corpo estraneo" risulta presente da non più di cinque
anni (periodo corrispondente, fra l'altro, alla trasformazione
comportamentale del soggetto) e che l'ignoto autore di tale "impianto"
ha voluto renderlo definitivo o, perlomeno, a lunga permanenza,
impedendone il fenomeno di rigetto e il conseguente incapsulamento in
tessuto granulomatoso (dimostrando in tal modo l'assoluta padronanza
sull'inibizione delle reazioni immunitarie). Richiamiamo ora uno dei
princìpi basilari dell'agopuntura: la stimolazione prolungata (nel
nostro caso, addirittura permanente) di un punto appartenente ad un
meridiano ottiene un effetto "decongestionante" sull'attività degli
organi interni ad esso correlati e non incrementante, come sarebbe
lecito attendersi nella fattispecie. Perché allora inserire nel punto 3
del Meridiano GI uno stimolo permanente, col risultato di abbassare il
tasso endorfinico sia liquorale che plasmatico?
Sarebbe un controsenso (sempre, ovviamente, ragionando con la "nostra"
mentalità), perché otterrebbe il risultato contrario a ciò cui
presumibilmente si tendeva: il Sig.M. avrebbe dovuto aumentare la
propria aggressività, ma ciò non è avvenuto; anzi...
Alla luce di tutto questo sarei orientato ad assimilare la funzione del
microchip in oggetto a quella di un "perfusore" parenterale o
intrafusore, vale a dire di quell'apparecchiatura automatica che
provvede, in assenza dell'operatore tecnico, ad infondere nei vasi
sanguigni dei pazienti allettati sostanze farmacologicamente attive,
secondo posologie e tempi predeterminati. Nel caso del microchip
(ripeto, si procede per ipotesi...) ci sarebbe una piccola ma
fondamentale variante: l'azione stimolante di quest'ultimo sui centri
deputati alla produzione di endorfina non viene impostata dall'esterno
(come nel caso dell'infermiere che, al letto del paziente, programma
l'intrafusore), ma agisce per autoregolazione.
In altre parole, l'impianto funzionerebbe anche da "sensore" del livello
endorfinico circolante e passerebbe dalla fase di monitoraggio alla fase
di stimolo non appena le condizioni plasmatiche scendano sotto la soglia
"di allarme". Una specie di "pompa autoinnescante", insomma (tipo la
pompa ionica presente nella parete delle cellule, che regola
l'equilibrio osmotico); una sorta di "orologio parabiologico", in grado
di mantenere elevate concentrazioni di endorfina in circolo: le
endorfine liquorali, infatti, oltre che subire una rapida degradazione
enzimatica nei vari distretti (durata dell'attività non superiore a
45'), passano con difficoltà dal cervello al sistema circolatorio e
viceversa, perché trattenute dalla barriera meningea.
1. CONCLUSIONI
Anche se in un campo esclusivamente sperimentale come quello ufologico è
sempre azzardato trarre conclusioni, cerchiamo tuttavia di tirare le
fila delle argomentazioni finora esposte, formulando l'ipotesi che i
cosiddetti "impianti alieni", indipendentemente dalla zona di
inserzione, potrebbero fungere da dispositivi automodulanti, atti a
mantenere il soggetto impiantato in uno stato alterato di coscienza
(vagamente assimilabile alle onde alfa emesse dal cervello nella fase
pre-ipnotica), allo scopo di consentire all'organismo, come in un
sistema omeostatico, risposte adattative a stimoli stressanti di
provenienza esterna, in campo emozionale, reattivo, della percezione del
dolore, ecc. Il tutto verrebbe ottenuto (il condizionale, come sempre, è
d'obbligo) mediante l'innalzamento costante del tasso, sia plasmatico
che liquorale, delle endorfine di produzione endògena, le quali
(particolare non secondario) sortirebbero anche l'effetto collaterale di
annullare il ricordo dell'evento traumatizzante pregresso.
Bibliografia:
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