Dissertazione sui presunti rapimenti alieni e sui microimpianti di supposta matrice aliena
di Patrizio Caini
abduction:
termine
tecnico derivato dal verbo inglese to abduct che significa rapire,
sequestrare ed utilizzato dagli addetti ai lavori per definire l’apparente
prelievo forzato di soggetti umani, di ambedue i generi e di età
estremamente variabile, ad opera di presunte entità o creature di
natura aliena, quasi sempre caratterizzate da una morfologia umanoide,.
I primi due casi di presunta abduction :
1) Iran,
1954:
tentativo di rapimento del persiano Ghasim Faili ad opera del “pilota
di un disco volante dalla testa di elefante”.
2)
Gricignano
d’Aversa (Campania), 9·12·1954: l’agricoltore Giovanni Aquilante sparì in
circostanze alquanto misteriose per 48 ore e fu ritrovato in evidente stato di
shock. Il contadino dichiarò di essersi imbattuto, durante la notte, in
imprecisate entità di morfologia umanoide che lo avrebbero condotto
altrove sollevandolo dal suolo.
1) Brasile,
15-16·10·1957:
nella notte tra il 15 ed il 16 Ottobre 1957, Antonio Villas-Boas, un
giovane agricoltore residente in una fattoria presso la città di São Francisco
de Salles, nello stato brasiliano di Minas Gerais, fu presumibilmente condotto
contro la propria volontà a bordo di un misterioso aeromobile luminoso da
strani esseri, tra i quali ve ne era uno di corporatura esile ed uno di bassa
statura. Quest’ultimi, una volta all’interno dell’inusitato velivolo, lo
indussero, sempre a detta dell’agricoltore, a consumare un rapporto
sessuale completo con una splendida ragazza dai lunghi capelli biondi e
dagli occhi azzurri di taglio orientale. Primo caso di presunta esogamia[1].
2)
U.S.A.,
19·09·1961:
vicenda resa nota nel 1966 dal giornalista John Fuller che ebbe come
protagonisti i coniugi Barney e Betty Hill, i quali furono
separatamente sottoposti ad una serie di sedute di regressione ipnotica da uno
dei più noti psicanalisti di Boston, il Dott. Benjamin Simon. Nel corso
di tali sedute emerse un “missing time” in ambedue i soggetti ossia
un periodo di vuoto mnemonico dietro il quale si sarebbe celato il presunto
ricordo di un’esperienza allucinante. La coppia di coniugi raccontò sotto
ipnosi di essere stata prelevata e trasportata a bordo di un velivolo
extraterrestre e successivamente sottoposta ad alcuni esami biomedici da
creature umanoidi di presunta natura aliena.
3)
Brasile,
1962:
un bambino di nove anni, Raimundo Mafra, dichiarò di aver assistito al
rapimento di suo padre, un cercatore d’oro di nome Rivalino Mafra,
ad opera di un “disco volante” in località Duas Pontas, nelle vicinanze
della città brasiliana di Diamantina. Il bambino e suo padre, mentre prendevano
il fresco davanti alla loro abitazione, avvistarono due U.F.O. che emanavano
un’intensa luminescenza e che, una volta riunitisi in un singolo oggetto,
si sarebbero abbassati su di loro prelevando l’uomo. Rivalino Mafra non è
mai stato ritrovato. Caso di presunta abduction senza ritorno.
4) Arizona
(U.S.A.),
05·11·1975:
presunta abduction del tagliaboschi Travis Walton, alla fase iniziale
della quale assistettero sei suoi colleghi. Sulla misteriosa e mai
chiarita vicenda è stato anche realizzato il film hollywoodiano “Bagliori
nel buio” (“Fire in the sky”), diretto da Robert Lieberman nel 1993.
I
due principali scenari con cui si verificherebbe l’apparente prelievo forzato
delle vittime dei presunti rapimenti alieni :
1) Bedroom
Invaders:
neologismo anglosassone che
significa letteralmente “invasori della camera da letto”, coniato per
indicare l’apparente e subitanea comparsa di creature umanoidi, per lo più
appartenenti alla tipologia extraterrestre dei Grigi, nella stanza da
letto della vittima. I ricercatori ritengono che tale inquietante scenario potrebbe
costituire in molti casi la fase iniziale di una presunta abduction.
2)
Teleportation:
letteralmente teletrasporto; termine utilizzato dagli addetti ai lavori
per designare sia l’apparente attraversamento di barriere strutturali da parte
delle vittime di ipotetici rapimenti alieni che un peculiare scenario di
supposta abduction diverso dal precedente e consistente, ad esempio, nel
presunto prelievo forzato della/e vittima/e dall’abitacolo della
propria autovettura, per lo più di notte e su strade di campagna
poco trafficate. La/e vittima/e, dopo un periodo di tempo variabile, si risveglia/no
nella propria macchina, che, a seconda dei casi, risulta essere parcheggiata
nello stesso luogo in cui si è verificato il prelievo o in località
diverse, talune volte distanti anche decine o addirittura centinaia di
chilometri. In letteratura si legge anche di presunti addotti che si sarebbero
risvegliati in un veicolo diverso!!!
elementi
ricorrenti riscontrabili nei resoconti testimoniali dei presunti addotti
¨
Il presunto addotto verrebbe
prelevato contro la propria volontà mediante una delle due modalità
operative succitate.
¨
Il presunto addotto si ritroverebbe
all’interno di un ambiente intensamente illuminato da una luce bianca o blu
di origine e natura ignota.
¨
L’ambiente sarebbe
caratterizzato dalla pressoché totale assenza di suppellettili e di spigoli
(il soffitto, le pareti ed il pavimento, difatti, sembrerebbero fusi
tra loro e le linee di separazione risulterebbero essere curve).
¨
In un considerevole
numero di casi ciò che il soggetto percepisce essere il pavimento consisterebbe
in “realtà” in una sorta di griglia costituita da celle esagonali.
¨
Il presunto addotto si ritroverebbe
solitamente disteso ed immobilizzato, parzialmente o totalmente,
su un tavolo simile a quello operatorio.
¨
Il presunto addotto verrebbe
avvicinato e talvolta circondato da un numero variabile di creature umanoidi
di supposta natura aliena, che sembrerebbero comunicare tra loro e
talvolta anche con il soggetto presumibilmente rapito, sovente mediante una
forma di comunicazione non convenzionale, apparentemente di tipo telepatico.
¨
I presunti addotti, sotto
regressione ipnotica e raramente anche in stato di veglia cosciente,
descrivono alcune tipologie di creatura di presunta natura aliena, di cui
quella più ricorrente è indubbiamente rappresentata dai Grigi, noti
agli addetti ai lavori anche come E.B.E. (Extraterrestrial Biological
Entity: Entità Biologica Extraterrestre).
¨
Gli elementi
morfo-anatomici che caratterizzano la tipologia extraterrestre dei Grigi, così
come emergono dai resoconti testimoniali dei presunti addotti, sono qui di
seguito elencati:
1)
aspetto morfo-strutturale del corpo: umanoide
2)
macrocefalia
3)
bassa statura
4) corporatura
esile
5) arti superiori di lunghezza
maggiore di quelli inferiori
6) mani
dotate di 4 o 6 lunghe ed affusolate dita con o senza
pollice opponibile
7) due occhi neri di grandi dimensioni e di taglio simile a
quello orientale,
obliqui e posizionati con un angolo di circa 45° rispetto
ad un piano orizzontale
8) narici ed orecchie
limitate a due ridotti orifizi
9) bocca delimitata da una sottile
fessura
10) cute totalmente glabra
11) carnagione grigiastra (da qui la denominazione di Grigi)
secondo alcuni o bluastra
secondo altri
¨
Vi sarebbero due
sottotipologie di Grigi: quella rappresentata da creature di altezza
compresa tra 80 e 120 cm, detti “bassi” e quella che
annovera entità simili ma di altezza di almeno 40 cm superiore,
noti agli addetti ai lavori come “alti”. Quest’ultimi, sovente,
vengono appellati dai presunti addotti come “i dottori”, in quanto sembrerebbero
impartire, nel corso di esami biomedici a cui la maggioranza delle
“vittime” del supposto rapimento verrebbe sottoposta, ordini
telepatici a quelli di statura più bassa, evidentemente, nella gerarchia di
comando, di grado ed importanza inferiore.
¨
I presunti addotti, sotto
regressione ipnotica e più raramente anche in stato di veglia cosciente,
raccontano difatti di essere stati sottoposti da queste entità ad una serie di
enigmatici esami biomedici, nel corso dei quali sembrerebbe che ai
soggetti di genere femminile venissero talvolta prelevate dall’ovaia
alcune cellule uovo e qualora siano in stato interessante, anche feti
dall’utero mentre a quelli di genere maschile venisse riservato un
trattamento molto simile con il prelievo di liquido seminale dai
testicoli.
¨
Alcuni presunti addotti
dichiarano anche di essere stati sottoposti all’inoculazione, sovente
attraverso la cavità nasale destra, di un misterioso corpo estraneo
di ridottissime dimensioni, designato dagli addetti ai lavori con il termine microimpianto
o meno comunemente microsonda.
¨
Un cospicuo numero di
presunti addotti scopre improvvisamente di avere una o più formazioni
connettivo-fibrose di riparazione circoscritte ossia cicatrici o “marchi”,
tutte estremamente simili tra loro e differenziate in tipologie
morfo-strutturali ben definite, cicatrici di cui le presunte vittime del
rapimento alieno non ricordano né la causa né la circostanza nella quale se le
sono procurate.
protocollo d’indagine sulle presunte abduction
¨ Allo stato attuale delle conoscenze sulla fenomenologia delle presunte abduction e delle metodologie d’indagine adottate dagli addetti ai lavori per investigare tale problematica, è estremamente arduo definire la reale natura dei supposti rapimenti alieni, in virtù del fatto che i presunti addotti di rado ricordano coscientemente le esperienze da loro vissute.
¨
Secondo recenti studi
sembrerebbe che il ricordo della finestra temporale in cui ha avuto luogo la
presunta abduction venga artificialmente inibito grazie alla creazione
artefattuale di una lacuna nella regione della griglia mnemonica occupata da
tale ricordo. Tale lacuna verrebbe colmata da una sorta di puzzle mnemonico
costituito da una costellazione di ricordi riferiti a situazioni ed eventi
occorsi in momenti diversi della vita dei presunti addotti e tra loro fusi in
una illusoria quanto verosimile e coerente sequenza cronologica in modo da
creare delle solide strutture mnemomimetiche assolutamente reali e
veritiere, strutture che a loro volta si sovrapporrebbero alla memoria
dell’esperienza del supposto rapimento.
¨
L’unico strumento
investigativo di cui gli addetti ai lavori dispongono per penetrare attraverso
tali strutture mnemomimetiche e sondare così i reali ricordi dell’esperienza
di presunta abduction è costituito dalla possibilità di indurre il soggetto in
uno stato di coscienza alterata, la regressione ipnotica, in modo
da analizzare, bypassando i falsi ricordi, quelli realmente riconducibili
all’esperienza succitata.
¨
Nonostante la regressione
ipnotica costituisca a tutt’oggi l’unico strumento d’indagine
relativamente efficace con cui studiare i casi di presunta abduction, essa non
è del tutto attendibile scientificamente e le informazioni ottenute grazie a
tale metodica psicoterapeutica non possono in alcun modo rappresentare elementi
oggettivi probanti. E’ inevitabile, difatti, che sui ricordi reali del
soggetto si innestino fantasie e desideri inconsci che
finiscono con il compromettere irrimediabilmente la credibilità del resoconto
testimoniale rilasciato agli inquirenti sotto regressione ipnotica.
¨
E’ altresì
estremamente arduo tracciare un netto confine che separi i ricordi reali
riconducibili alla presunta abduction dalle fantasie e dai desideri del
soggetto, per cui i risultati ottenuti mediante l’ipnosi regressiva
costituiscono nel loro complesso solo una prova indiziaria e
niente più.
¨
Prima di ricorrere alla
metodica della regressione ipnotica, comunque, è essenziale appurare la sanità
mentale e l’attendibilità testimoniale del presunto addotto
mediante la perizia grafologica di uno scritto effettuato da
quest’ultimo, analisi alla quale seguirà la somministrazione di una batteria
di test psicodiagnostici di tipo soggettivo, oggettivo e proiettivo.
¨
Il sottoscritto ha avuto
modo di collaudare personalmente alcuni di questi test e di verificarne
l’efficacia nella caratterizzazione del profilo psicologico dei presunti
addotti.
¨
I test psicodiagnostici
utilizzati dal sottoscritto nel corso delle indagini su casi di presunta
abduction sono qui di seguito riportati in ordine di somministrazione:
1)
Test proiettivo dell’Albero di Koch (ripetuto due volte)
2)
Test proiettivo della figura umana (ripetuto due volte)
3)
Test proiettivo della famiglia (ripetuto due volte)
4)
Il M.M.P.I.-2 (Minnesota Multiphasic Personality
Inventory-2, un’evoluzione del Minnesota Test)
5)
Il T.A.T. (Test di Appercezione Tematica)
6)
L’E.W.I. (Inventario del Mondo Esperienziale)
E’ vivamente consigliabile che tale batteria di test sia sempre preceduta da una meticolosa e dettagliata analisi grafologica di uno scritto che il ricercatore dovrà commissionare al presunto addotto. Qualora il grafologo ritenga necessario approfondire il profilo psicologico delineato grazie alle conclusioni analitiche tratte dal primo scritto, comprovare tale profilo o controllarne la correttezza in ogni sua parte potrà richiedere ai ricercatori di procurarsene un secondo.
¨
Qualora i risultati dei
test, che dovranno essere elaborati esclusivamente da psicologi
professionisti, attestassero con certezza l’equilibrio psichico e la
genuinità delle affermazioni del presunto addotto, si dovrà valutare la
possibilità che ipnologi o ipnoterapeuti professionisti inducano
quest’ultimo in uno stato ipnotico profondo al fine di regredirlo fino al
ricordo inconscio della propria esperienza di supposta abduction.
¨
La decisione di
sottoporre o meno il presunto addotto ad un ciclo di sedute di regressione
ipnotica, il cui numero dovrà essere stabilito in un secondo momento, non
spetterà unicamente ai ricercatori bensì a tutti i membri dell’equipe,
che dovranno riunirsi e stabilire insieme se la regressione ipnotica sia
veramente necessaria, se esista la possibilità che quanto dichiarato dal
soggetto sotto ipnosi venga in qualche modo contaminato dalle fantasie e dai
desideri inconsci di una mente particolarmente immaginifica ed infine se le
condizioni di salute del presunto addotto consentano o meno di sottoporlo a tale
metodica. Qualora dovesse verificarsi la seconda eventualità, ad esempio, è
fortemente consigliabile che lo staff elabori una metodologia di studio
alternativa che non contempli l’induzione di un “sonno” ipnotico.
¨
La stanza nella quale
avranno luogo le sedute di regressione ipnotica, qualora non vi siano
impedimenti di sorta o controindicazioni dovute alla peculiare specificità del
caso, dovrà essere quella dell’abitazione del presunto addotto che
garantisca l’isolamento acustico maggiore ed una temperatura il
più possibile vicina ai 20-25 °C. L’esigenza di operare in tali
condizioni è dettata non solo dalla necessità di mettere a proprio agio
il soggetto in un ambiente domestico a lui familiare ma anche di agevolarlo
nell’induzione del “sonno” ipnotico e di creare un ambiente che
sia il più possibile confortevole in modo tale che l’operatore sia in
grado di promuovere con efficacia tale induzione.
¨
L’operatore deve essere
coadiuvato da un medico chirurgo che dovrà essere sempre presente
durante l’intera durata della seduta, in modo tale da intervenire
prontamente nel caso in cui il soggetto manifestasse un disturbo di qualsiasi
natura. Qualora il medico chirurgo lo ritenga necessario, potrà chiedere
all’operatore di interrompere immediatamente la seduta, al fine di non
compromettere l’equilibrio psicofisico del soggetto.
¨
La durata della
regressione ipnotica sarà a totale discrezione dell’operatore e del medico
chirurgo che lo coadiuva e ad ogni seduta sarà suscettibile di
variazioni a seconda dei casi.
Le due “prove” fisiche circostanziali delle presunte abduction :
a)
Localizzazione: gamba sinistra, subito al di sotto della patella.
Morfologia:
sovente triangolare.
Presunto scopo:
BOM (biopsia osteomidollare) ossia un prelievo profondo di un campione
tissutale osseo e midollare.
b)
Localizzazione:
varie aree corporee.
Morfologia:
depressione circolare di ridotte dimensioni (larga quanto l’unghia di un
pollice) detta “a cucchiaio”. E’ la più ricorrente e comune.
c)
Morfologia:
a segmento, di lunghezza variabile da 2 cm a 10 cm.
Peculiarità:
apparentemente riconducibile ad un’incisione estremamente precisa, simile a
quelle effettuate da un laser chirurgico.
d)
Localizzazione:
faccia mediale delle cosce di presunti addotti di genere
femminile.
Morfologia:
simile a quella dei segni
provocati da una sorta di divaricatore ginecologico.
Peculiarità:
i
segni
si presentano come mere contusioni.
Presunta
morfologia:
sferica, cilindrica, cruciforme, triangolare, ecc.
Presunto
materiale:
¨
Leghe metalliche
anomale, estremamente resistenti e dure.
¨
Ceramiche.
¨
Complessi polimeri
organici.
Presunta
composizione chimica generale:
Be, C, O, Mg, Al, Si, P, S,
Ti, Fe e Ba.
Presunta
locazione anatomica:
S.N.C. (in prossimità dell’ipofisi); meato uditivo esterno;
setto nasale; al di sotto, all’interno ed immediatamente dietro i
bulbi oculari; addome; sotto i gomiti e le ginocchia
(in particolare quello sinistro); mani e piedi.
Potenziali
sistemi di rilevazione dei microimpianti:
raggi X, N.M.R. (Nuclear Magnetic Resonance:
Risonanza Magnetica Nucleare, R.M.N.) e T.A.C. (Tomografia Assiale
Computerizzata).
Presunte peculiarità:
¨
Assenza totale di microflogosi locale e di rigetto del C.E..
¨ Alcuni microimpianti sarebbero caratterizzati da una sorta di involucro di rivestimento biocompatibile costituito da sangue coagulato ricco di fibrina, emosiderina e cheratina, materiale biologico questo appartenente al presunto addotto ed impiantato.
Presunte proprietà fisiche: alcuni microimpianti sembrerebbero emettere campi elettromagnetici statici ed a bassissima frequenza (E.L.F.-EMF: Extremely Low Frequency-ElectroMagnetic Fields ossia campi elettromagnetici a frequenza estremamente bassa) rispettivamente caratterizzati da una frequenza minore di 30 Hz e compresa tra 30 e 300 Hz.
Due possibili funzioni qualora i microimpianti esistessero realmente:
¨ Localizzare il presunto addotto impiantato in ogni istante del giorno e della notte ed in qualsiasi luogo esso si trovi, al fine di prelevarlo ripetutamente (i cosiddetti repeaters).
¨
Interferire con le funzioni del S.N.C. e del sistema
neurovegetativo (P.N.I.E.H.: PsychoNeuroImmunoEndocrinological
Hypothesis ossia Ipotesi Psiconeuroimmunoendocrinologica).
Ipotetiche conseguenze della eventuale presenza di presunti microimpianti intracorporei:
Alterazione della fisiologia dei biosistemi con insorgenza di un’ampia e complessa costellazione sintomatologica nota agli addetti ai lavori come Sindrome di D.I.A.N.A. (Delirio Individuale da Aggressione Notturna Aliena), da cui la maggioranza dei presunti addotti e presumibilmente impiantati risulta essere affetta.
metodologia
di studio del funzionamento della T.I.M. (tecnologia impiantistica
miniaturizzata)
¨
L’effettiva esistenza dei microimpianti intracorporei non è
stata ancora definitivamente appurata dal sottoscritto, per cui questi C.E.
potrebbero anche non esistere ed appartenere solo allo pseudoscientifico immaginario
collettivo ufologico.
¨
Il sottoscritto parte comunque, “per assurdo”, dal presupposto
che i microimpianti esistano realmente e che siano di natura ed origine ignota e
tenta di formulare ipotesi scientificamente verosimili sul loro principio di
funzionamento, oltre ad evidenziare che una loro eventuale esistenza non
contravverrebbe alle leggi note della fisica né ai principi unanimemente
accettati dalla scienza biomedica.
¨
Il sottoscritto utilizza un procedimento d’indagine analitica
di tipo logico-induttivo ossia prende in esame uno o più sintomi
della Sindrome di D.I.A.N.A., che costituiscono l’effetto e tenta di
risalire alla struttura anatomica fisiologicamente alterata ed alle
modalità con cui tale alterazione potrebbe essere stata determinata da una o più
unità di T.I.M. che rappresentano la causa.
¨
Adottare tale procedimento al fine di comprendere i principi
biofisici sui quali potrebbe fondarsi il funzionamento della presunta T.I.M.
comporta inevitabilmente l’identificazione del fenomeno osservato
nell’effetto ossia in uno o più
sintomi.
POSSIBILE
MODALITA’ OPERATIVA CON CUI LE PRESUNTE ABDUCTION POTREBBERO AVERE LUOGO
¨ Gli artefici, di qualsiasi natura essi siano, dei presunti microimpianti intracorporei potrebbero avvalersi di quest’ultimi per indurre il soggetto presunto addotto in un temporaneo stato di coscienza alterata a carattere allucinatorio, in cui la percezione della realtà verrebbe adulterata in modo funzionale, mirato e specifico.
¨ Il sottoscritto ipotizza che gli E.L.F.-EMF ed i campi elettromagnetici statici presumibilmente generati ed emessi da una o più unità endocerebrali di T.I.M. determinino nel soggetto presunto addotto l’insorgenza di una serie di allucinazioni estremamente realistiche e pilotabili, volte a realizzare un contesto allucinatorio multisensoriale estremamente complesso e virtualmente indistinguibile dalla realtà oggettiva. Grazie alla configurazione di scenari di realtà virtuale, gli artefici dei microimpianti potrebbero celare, modificandole a vari livelli, non solo le proprie sembianze reali ma anche le attività che svolgono sul soggetto ed intorno ad esso, oltre ad alterare a piacimento la struttura fisica degli ambienti all’interno dei quali avrebbero luogo i presunti rapimenti alieni.
¨ Al fine di agevolare la comprensione delle modalità con cui gli E.L.F.-EMF ed i campi elettromagnetici statici potrebbero indurre il suddetto temporaneo stato di percezione alterata (S.P.A.) nel soggetto presunto addotto e presumibilmente anche microimpiantato, è necessario innanzitutto richiamare alcuni principi fondamentali di neuroanatomia, neurobiochimica, neurofisiologia ed endocrinologia.
¨ Dalla porzione posteriore del tetto (l’epitalamo) del terzo ventricolo diencefalico, al di sotto dello splenio del corpo calloso ed adagiata sui corpi quadrigemini superiori, sporge una formazione ghiandolare di ridotte dimensioni (meno di 1 cm di lunghezza), di forma conica e del peso di soli 150 gr detta ghiandola pineale o epifisi (vedi lucido della rappresentazione schematica del S.N.C.). Un accurato esame microscopico, effettuato mediante il microscopio ottico o luce, evidenzia, nel parenchima della ghiandola pineale, una fitta trama di cordoni cellulari delimitati da sottili setti connettivali ed in cui si riconoscono due differenti tipologie cellulari: le cellule principali, dette anche pinealociti e le cellule interstiziali o gliociti. Le prime sono caratterizzate dalla massiva presenza di vescicole di secrezione che contengono, tra le altre molecole destinate ad essere secrete per esocitosi, anche e soprattutto la melatonina, la serotonina ed altri metossindoli. La prima delle tre molecole è un ormone che per certi versi non è stato ancora del tutto compreso dagli stessi neuroendocrinologi ed a cui alcuni di essi, in passato, hanno attribuito funzioni fisiologiche estremamente diversificate, ritenendolo implicato, almeno apparentemente, in numerosi processi biologici.
¨ Catena anabolica della melatonina
1.
2.
3.
4.
¨ La produzione di melatonina non sembra essere modulata dalla concentrazione intracellulare del suo precursore, il triptofano (un amminoacido), bensì da quella degli enzimi che catalizzano le ultime due reazioni di biosintesi dell’ormone. I livelli intracellulari della SNAT e della HIOMT, difatti, sono sotto il fine controllo delle catecolamine, le quali, stimolando direttamente i pinealociti, determinano in essi un incremento nella sintesi dei due enzimi, attivando presumibilmente la trascrizione dei geni che li codificano (il meccanismo di regolazione dell’attivazione trascrizionale di tali geni non è a tutt’oggi ancora del tutto chiaro). La modulazione della sintesi di melatonina nei pinealociti sarebbe quindi di tipo trascrizionale.
¨
La massima capacità di risposta dei pinealociti alle catecolamine
in condizioni fisiologiche si manifesta durante la notte. Il risultato di questo
fenomeno è un andamento circadiano nella secrezione di melatonina che presenta
un massimo notturno.
¨ Ora, in letteratura biomedica vi sono numerosi lavori in cui i risultati sperimentali mostrano chiaramente come l’esposizione notturna di alcune specie di piccoli mammiferi (soprattutto cavie, ratti e criceti da laboratorio) a E.L.F-EMF ed a campi elettromagnetici statici determini, sempre a livello dei pinealociti epifisari, una significativa depressione della via biosintetica della melatonina, depressione che si riflette in una conseguente riduzione della produzione di questo ormone e quindi in ultima analisi in una diminuzione della sua concentrazione pineale ed ematica. Tra coloro i quali studiano questo evento fisiopatologico vi sono alcuni ricercatori che valutano seriamente la possibilità che tale effetto deprimente possa essere esteso anche agli esseri umani, sebbene fino ad ora non siano stati condotti a riguardo studi specifici degni di nota e quindi non vi siano risultati sperimentali che suffraghino in alcun modo tale considerazione teorica.
¨ Non escludendo a priori quest’ultima eventualità ed assumendola come verosimile ma teoretico presupposto iniziale, il sottoscritto avanza cautamente l’ipotesi secondo la quale l’esposizione notturna ad un E.L.F.-EMF o ad un campo elettromagnetico statico emessi da una o più unità endocerebrali di T.I.M., determinerebbe, in un presunto addotto in cui sia stata rilevata con certezza la presenza del/dei microimpianto/i, una sensibile depressione della catena anabolica della melatonina, depressione a sua volta imputabile ad una riduzione dell’attivazione trascrizionale dei geni che codificano la sintesi degli enzimi SNAT e HIOMT.
¨ Il catabolismo della melatonina
|
¨ Il sottoscritto formula l’ipotesi secondo la quale la parziale inibizione del meccanismo di attivazione trascrizionale dei geni che codificano la sintesi della SNAT e della HIOMT ad opera di campi elettromagnetici statici ed a bassissima frequenza, presumibilmente generati ed emessi con specifica direzionalità da un’unità endocerebrale di T.I.M., determini nel soggetto presunto addotto ed impiantato una diminuzione della concentrazione intracellulare di ambedue gli enzimi, la quale, a sua volta, costituirebbe il fattore causale del consequenziale ed ineluttabile accumulo di quei metaboliti intermedi che nella via biosintetica della melatonina sono situati a monte delle reazioni catalizzate dalle due proteine enzimatiche deficitarie.
¨ Tale ipotesi, formulata su un modello umano, prevede il verificarsi di una catena di eventi che nell’uomo, fino ad ora, non è mai stata rilevata ma che invece ha trovato un interessante riscontro sperimentale nello studio condotto su modelli animali dall’unità di ricerca diretta da Reiter R.J. al Dipt. di Biologia Cellulare e Strutturale del Centro della Scienza della Salute dell’Università del Texas (San Antonio). I dati sperimentali di questo pionieristico lavoro, pubblicato nell’Aprile 1993 su J. Cell Biochem con il titolo “Static and extremely low frequency electromagnetic field exposure: reported effects on the circadian production of melatonin”, suggeriscono che l’esposizione notturna di alcune specie di piccoli mammiferi (quali ad esempio i ratti) a campi elettromagnetici statici ed a frequenza estremamente bassa determini, a livello della ghiandola pineale, una significativa depressione del fisiologico processo di conversione della serotonina in melatonina. Nel corso degli esperimenti è anche emerso che diversi parametri nella cascata dell’indolo, sempre a livello dell’epifisi, subivano delle alterazioni a causa dell’esposizione a campi elettromagnetici a bassissima frequenza e statici e che l’attività della SNAT e della HIOMT, insieme alla concentrazione della melatonina pineale ed ematica, venivano depresse. I ricercatori, inoltre, rilevarono un significativo incremento dei livelli pineali della serotonina e dell’acido 5-idrossindoloacetico, incremento coerente con la depressione della catena anabolica dell’ormone.
¨ E’ interessante notare come dai resoconti testimoniali dei soggetti presunti addotti emerga chiaramente che la maggioranza delle supposte abduction ha luogo “usualmente” proprio durante le ore notturne ossia in quella finestra temporale in cui si registra un picco nella sintesi di melatonina. Qualora, difatti, l’esposizione di un soggetto ad un E.L.F.-EMF o ad un campo elettromagnetico statico avesse luogo durante la notte, la parziale inibizione del meccanismo di attivazione trascrizionale dei geni che codificano la sintesi della SNAT e della HIOMT e la conseguente depressione della produzione di melatonina che ne risulterebbe, determinerebbero un consistente accumulo dei metaboliti intermedi succitati, accumulo che sarebbe di entità considerevolmente maggiore rispetto a quello che si verificherebbe qualora la stessa identica esposizione venisse effettuata durante il giorno ossia quando la produzione di melatonina è minima.
¨
Il sottoscritto ipotizza che il cospicuo accumulo notturno di
questi metaboliti incrementi le probabilità che alcuni di essi interagiscano,
magari casualmente, con peculiari enzimi citosolici che ne catalizzano la transmetilazione,
originando potenti molecole psicoticomimetiche caratterizzate da marcate proprietà
allucinogene, quali la N,N-dimetiltriptamina (DMT) e la N,N-dimetilserotonina
o bufotenina.
¨
L’accumulo del triptofano, ad esempio, potrebbe aumentare
le probabilità che esso venga esposto all’attività catalitica di una decarbossilasi
che in questo modo lo convertirebbe in triptamina a seguito del rilascio
di una molecola di biossido di carbonio e la triptamina potrebbe essere a sua
volta dimetilata con produzione finale di DMT. L’aumento della
concentrazione intracellulare di serotonina potrebbe analogamente aumentare le
probabilità che essa venga dimetilata e quindi trasformata in bufotenina.
¨
L’anomala produzione endogena di ambedue le molecole
psicoticomimetiche/ psichedeliche ed il loro accumulo all’interno delle
vescicole di secrezione dei pinealociti potrebbero essere seguiti da un loro
rilascio per esocitosi. Esiste anche la possibilità che la
dimetiltriptamina e la bufotenina traslochino dalla ghiandola pineale, sede
della loro “accidentale” sintesi e vadano a localizzarsi in aree del S.N.C.
che, una volta stimolate opportunamente, sarebbero indotte ad avviare una catena
di eventi molecolari che culminerebbe con l’insorgenza di allucinazioni
multisensoriali estremamente realistiche. Tali allucinazioni, mediante una
sofisticata tecnologia di controllo mentale (ma qui siamo nel campo della pura
speculazione teoretica), potrebbero addirittura essere indirizzate verso la
realizzazione di realistici e verosimili quanto illusori scenari di realtà
virtuale, assolutamente soggettiva e fedelmente riproducibile con schemi
standardizzati in soggetti differenti.
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Il sottoscritto ipotizza che, qualora le suddette molecole
psicoticomimetiche si trasferissero in una determinata area encefalica, ad
esempio il lobo temporale e vi stimolassero specifici nuclei di cellule
neuronali, la sintomatologia di carattere psiconeurologico che ne risulterebbe
potrebbe presentare alcune interessanti similitudini con quella che caratterizza
la neuropatia designata con l’acronimo inglese T.L.E. (Temporal Lobe
Epilepsy: Epilessia del Lobo Temporale). Questa misconosciuta
patologia neuropsichiatrica costituisce il fulcro intorno al quale ruota la
stimolante teoria elaborata da Persinger e riportata da R.J. Durant
in un suo articolo apparso sul MUFON UFO Journal del Luglio 1998 (pag 7),
con il titolo “Buzzes and Smells in Strieber’s Majestic”,
teoria secondo la quale alcuni eventi e fatti narrati da soggetti presunti
addotti in stato di veglia cosciente e sotto regressione ipnotica non solo
corrispondono in modo impressionante ad alcune delle più comuni e ricorrenti
visioni allucinatorie della componente psichiatrica della T.L.E. ma sono anche
identificabili con una parte della costellazione sintomatologica che
caratterizza la componente neurologica di tale patologia. Alla luce di tali
considerazioni l’epilessia del lobo temporale potrebbe fornire
un’interpretazione in chiave neurologica e psichiatrica se non proprio della
totalità dei casi di presunta abduction, almeno di una parte di essi.
¨
Il sottoscritto ha recentemente scaricato da Internet alcuni
lavori pubblicati su riviste scientifiche specializzate in cui viene seriamente
valutata la possibilità che determinate sostanze, dette indolamine,
siano implicate nella patogenesi di S.P.A. di tipo allucinatorio, di psicosi
endogene e di alcune manifestazioni psicopatologiche di natura
schizofrenica prevalentemente di tipo ebefrenico e paranoide.
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La famiglia delle indolamine comprende anche delle sostanze
psicotrope ed allucinogene prodotte dall’organismo, le indoloalcalamine
metilate (MIA), i cui principali esponenti sono rappresentati
proprio da due nostre vecchie conoscenze: la DMT e la bufotenina!!!!
¨
Gli studi che il sottoscritto ha preso in esame hanno prodotto
risultati tali da indurre alcuni ricercatori a valutare la possibilità che alla
base della schizofrenia e del complesso stato allucinatorio ad essa
inevitabilmente associato vi sia un’anomala transmetilazione di alcune
indoloalcalamine, transmetilazione a sua volta imputabile ad errori
congeniti del metabolismo e presumibilmente anche ad altri fattori a
tutt’oggi ignoti.
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La reazione di transmetilazione consiste nell’addizione di gruppi
metilici extra alla serotonina ed alla triptamina, con produzione
rispettivamente di bufotenina e di DMT, addizione catalizzata da enzimi
citosolici detti transmetilasi e promossa da un coenzima, la S-adenosilmetionina
(SAM), la cui funzione è quella di veicolare e trasferire i gruppi
metilici sulle molecole bersaglio.
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Sebbene una correlazione patogenetica tra l’alterazione del
metabolismo della melatonina e l’insorgenza della schizofrenia associata a
stati allucinatori non sia mai stata confortata da risultati sperimentali certi,
alcuni ricercatori, come riportato nell’ottimo ed istruttivo libro di B.
Tarquini, dal titolo “Melatonina-Fatti e fantasie (Idelson-Guido
Gnocchi Edizioni 1996), non escludono completamente una simile possibilità.
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In conclusione: il sottoscritto ipotizza che i campi
elettromagnetici statici ed a frequenza estremamente bassa generati, emessi e
direzionati in modo funzionale da un’unità di T.I.M. endocerebrale, deprimano
la sintesi di melatonina a livello della ghiandola pineale. La riduzione della
produzione dell’ormone indurrebbe indirettamente un temporaneo stato di
coscienza alterata a carattere allucinatorio multisensoriale, mediato dalla
aumentata transmetilazione delle indoloalcalamine succitate che, a causa della
parziale inibizione ad opera dei campi elettromagnetici del meccanismo di
attivazione trascrizionale dei geni che codificano la sintesi degli enzimi SNAT
e HIOMT, tendono ad accumularsi a monte delle reazioni catalizzate da
quest’ultimi. La DMT e/o la bufotenina, abbandonando la ghiandola pineale e
traslocando in specifiche aree encefaliche, potrebbero rendersi responsabili
dell’insorgenza di visioni allucinatorie estremamente realistiche e di scenari
di “realtà virtuale” indotta che a loro volta potrebbero essere
successivamente modificati, pilotati ed indirizzati in modo funzionale e
specifico mediante una sofisticatissima quanto inquietante tecnologia di
controllo neurale (Mind Control).
Dott. Patrizio Caini
[1] Esogamia: neologismo tecnico coniato per indicare uno o più rapporti sessuali completi che alcuni presunti addotti di ambedue i generi avrebbero consumato con una o più creature umanoidi di supposta natura aliena.