MYSTERIA
Rassegna stampa di notizie insolite, misteriose
e di interesse culturale
n. 10
01-08-1999
-----------------
SOMMARIO:
-
05-05-99 - "ANSA" - Pescati in Australia pesci ritenuti estinti.
-
07-05-99 - "Il Messaggero" - Come l’uomo impara a far di conto.
-
07-05-99 - "Galileonews" - Quel buco nero è rosa.
-
08-05-99 - "Galileonews" - Nipah, il virus della Malesia.
-
08-05-99 - "Il Messaggero" - Spedizione italiana a Tunguska.
-
09-05-99 - "Il Messaggero" - Gli incubi del 2000.
-
09-05-99 - "Il Messaggero" - Libia scoperte antiche ”città del
sale”.
- 09-05-99 - "The Sunday Times" - Ray gun
freezes victims.
-
10-05-99 - "Il Messaggero" - L’Fbi insabbiò rapporto sul volo Twa.
-
11-05-99 - "Il Messaggero" - Gli astronomi scoprono i “buchi
rosa”.
-
11-05-99 - "Il Messaggero" - Rimini e new age.
-
12-05-99 - "La Stampa-Tuttoscienze" - La più grande esplosione
cosmica.
-
12-05-99 - "ANSA" - Parte sperimentazione INFN su materia-antimateria.
-
14-05-99 - "ANSA" - Egitto: scoperte 95 tombe di 5 millenni fa.
-
16-05-99 - "La Stampa" - Magie e miti dell'Etna.
-
19-05-99 - "ANSA" - Su Giove, aurora riscaldata da venti supersonici.
-
19-05-99 - "ANSA" - Presentata oggi ricerca INFN su mistero
antimateria.
-
19-05-99 - "La Repubblica" - L'America rilancia la caccia agli Ufo.
-
19-05-99 - "La Repubblica" - Hack: non metterò il salvaschermo del
Seti.
-
19-05-99 - "La Repubblica" - Tra gli ufologi anche un prete e gli
squatter.
-
20-05-99 - "Il Messaggero" - Crimini di guerra, insabbiate 700
inchieste.
-
25-05-99 - "Il Corriere della Sera" - Lettera agli extraterrestri.
-
25-05-99 - "La Gazzetta del Mezzogiorno" - Boato a Bari.
-
27-05-99 - "BBC" - Scoperto continente perduto.
-
29-05-99 - "La Repubblica" - Simposio sugli UFO a San Marino.
-
30-05-99 - "La Stampa" - Simposio sugli UFO a San Marino.
-
31-05-99 - "La Repubblica" - Sindrome da Grande Vecchio.
-
31-05-99 - "La Repubblica" - Le ultime ore di Gesù Cristo.
-----------------
"ANSA"
del 05-05-1999
ZOOLOGIA:
PESCATI IN AUSTRALIA PESCI RITENUTI ESTINTI
(ANSA)
- ROMA, 5 MAG - Sono stati pescati in Australia alcuni esemplari di una specie
di pesce ritenuta estinta da 85 anni anni. Dal 1914, infatti, si erano perdute
le tracce di questo grosso pesce, una sorta di ''triglia gigante'' che abitava
le profondita' degli oceani. In una baia australiana, nel Sud del paese, lo
scorso anno ne sono stati rinvenuti sei esemplari, di circa 50 anni di eta'.
Secondo i ricercatori, vivevano a 300 metridi profondita', la' dove nessuna luce
riesce piu' a penetrare. Il ritrovamento e' considerato di grande interesse
proprio per questo, in quanto potrebbe contribuire a far luce sull'habitat dei
mari profondi, di cui si conosce ancora poco. Secondo l'Orsic, l'Organizzazione
della ricerca scientifica e industriale del Commonwealth, che si e' occupata del
ritrovamento dei pesci in via di estinzione, ci sono mole ricchezze nascoste a
quelle profondita'.
-----------------
"Il
Messaggero" del 07-05-1999
Scoperta
scientifica: come l’uomo impara a far di conto
Trovato
il pallino della matematica
ROMA
- Matematici si può nascere, ma lo si può diventare almeno in due modi. Sono
infatti due, e molto diverse tra loro, le strategie che il cervello umano mette
in azione ogni volta che ha a che fare con i numeri. Una è strettamente legata
al pensiero verbale e simbolico, l'altra si serve di immagini. La scoperta, che
pubblica oggi “Science”, potrà aprire nuove strade nell'insegnamento della
matematica, rendendo forse più facile questa materia e aiutando ad avvicinarsi
ai numeri i bambini con problemi linguistici. Autori dello studio, un gruppo
francese guidato da Stanislas Dehaene e da uno americano del Mit guidato da
Elizabeth Spelke. Per la prima volta trovano base scientifica le affermazioni di
alcuni matematici circa il loro modo di ragionare. Albert Einstein, per esempio,
diceva che l'idea di numero gli si presentava sotto forma di «immagini più o
meno chiare» che poteva riprodurre o ricombinare come voleva. Adesso si sa che
molti imparano la matenatica così e le tecniche di diagnostica per immagini
hanno permesso di individuare le aree del cervello coinvolte nei problemi
matematici: i calcoli esatti dipendono dal loro frontale sinistro (come il
pensiero verbale), mentre una rete neurale bilaterale controlla rappresentazioni
visive e movimento delle dita. Non a caso i bambini contano sulle dita
nell'imparare la matematica. E adesso è anche più chiaro perchè i bambini al
di sotto di un anno e le scimmie possono fare distinzioni numeriche tra piccoli
gruppi di oggetti.
-----------------
"Galileonews"
del 07-05-1999
ASTROFISICA
Quel
buco nero è rosa
Alcuni
buchi neri sono rosa. Sembra strano ma è proprio così, secondo un'equipe di
ricercatori dell'Australian National University e della University of Melbourne
che presenterà il risultato di questo studio alla conferenza Fresh Science di
Melbourne. "E' stato molto facile individuare questi 'buchi rosa' -
commenta adesso Paul Francis che ha collaborato alla ricerca. "Più
impegnativo è stato dimostrare che si trattava effettivamente di buchi neri,
ricorda lo studioso - basti pensare che per identificarli abbiamo dovuto usare
un apparecchio della potenza equivalente a quattro potentissimi telescopi!"
Sulle cause di questo fenomeno, al momento solo ipotesi. Gli scienziati sono
certi però che la luce rosa non deriva dalla composizione chimica dei buchi
neri, ma più probabilmente dalle nuvole di gas che vengono risucchiate
all'interno dei buchi. (f.s.)
-----------------
"Galileonews"
dell'08-05-1999
Nipah, il virus della Malesia.
Si
chiama Nipah e in appena sette mesi ha ucciso in Malesia circa 100 persone, in
maggioranza allevatori di maiali. Si tratta di nuovo virus, isolato il mese
scorso dal Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) di
Atlanta, negli Stati Usa. Confusa in un primo tempo dalle autorità sanitarie
malesi con l'encefalite giapponese, la particella virale è stata ora
identificata come una rara forma di Hendra virus, malattia scoperta per la prima
volta in Australia nel 1994. Gli scienziati ipotizzano che il serbatoio naturale
del Nipah siano i maiali, ma non sono ancora riusciti a chiarire in che modo
venga trasmesso all'uomo. "Non sappiamo né come il contagio si diffonda né
quanto sia veloce", afferma C. J. Peters, direttore del Cdc, "quindi
non possiamo fare previsioni per il futuro". Nel frattempo i nuovi casi di
contagio in Malesia sembrano in diminuzione, tanto da far sperare in un regresso
naturale della malattia nel giro di due o tre mesi.
-----------------
"Il
Messaggero" dell'08-05-1999
Professione
avventura
Una
spedizione in Siberia dove avvenne una inspiegabile esplosione, che fu udita
anche a Berlino
Gli
Indiana Jones bolognesi e il boato misterioso del 1908
di STEFANO BEVACQUA
ROMA
- Un asteroide roccioso, o una cometa, come sostengono i russi da mezzo secolo,
ma senza trovare molti consensi. Che sarebbe esploso a notevole distanza dal
suolo, creando una specie di deserto nel cuore della taiga, a Tunguska, in
Siberia. Accadde il 30 giugno 1908. La vampata fu notata fino a 500 chilometri
di distanza. Come un’immensa bomba, come un’atomica da almeno 10 megaton,
che corrisponde a dieci milioni di tonnellate di tritolo. Oltre mille chilometri
quadrati di taiga sradicata e ridotta in briciole. Un mistero irrisolto, che ha
ispirato anche gli autori del serial fantascientifico americano X File, facendo
di Tunguska l’origine della ”morte nera”, che soffoca e silenziosamente
carbonizza tutto quello che incontra. Ma tra qualche mese, fantascienza a parte,
potremo finalmente saperne di più. E’ infatti in procinto di partire per la
Siberia la spedizione di 25 scienziati bolognesi che perlustrerà ogni angolo di
quel luogo maledetto, distante centinaia di chilometri da qualsiasi strada e da
ogni forma di umana civiltà. La spedizione, finanziata da una banca, è stata
organizzata dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna, insieme ai
ricercatori dell’Osservatorio astronomico e all’Istituto di geologia del Cnr.
E’ la seconda volta che il gruppo di scienziati guidati dal professor Giuseppe
Longo cerca di trovare una risposta al mistero di Tunguska. Il primo viaggio
risale al 1991, quando la spedizione, meno impegnativa e organizzata di quella
che è oggi in procinto di partire, riuscì almeno a stabilire il luogo, la
data, l’ora esatta dell’esplosione, analizzando i frammenti dei diversi
materiali racchiusi nella resina degli alberi che, ancor oggi carbonizzati o
divelti, testimoniano l’accaduto: mezzanotte, 14 minuti e 28 secondi del 30
giugno 1908, ora di Greenwich. La ’’bomba’’ esplose ad una distanza dal
suolo compresa tra 5 e 10 chilometri, liberando un’energia equivalente a oltre
mille ordigni uguali a quelli che furono sganciati su Hiroshima e Nagasaki.
Resta da sapere con esattezza che cosa provocò quell’immensa esplosione.
Quando asteroidi di rilevanti dimensioni sono caduti sul nostro pianeta hanno
sempre lasciato un cratere. A Tunguska, nulla di tutto questo. La sola
ragionevole spiegazione, della quale gli scienziati bolognesi cercano ora la
conferma, sarebbe la seguente: a esplodere sarebbe stato un asteroide, di
dimensioni sufficienti a determinare un evento di così grande portata, ma
troppo piccolo per sopravvivere all’attrito con l’atmosfera terrestre.
Andrea Carusi, ricercatore del Cnr, tra i massimi esperti internazionali in
materia di piogge di asteroidi e presidente del gruppo di lavoro sui ”Near
Earth Objects”, spiega che, in effetti, un asteroide del diametro di una
cinquantina di metri, entrando nell’atmosfera alla velocità di una ventina di
chilometri al secondo, viene sottoposto ad una fortissima pressione sulla sua
faccia interiore, e ad un’altrettanto forte depressione su quella posteriore.
Il risultato è che l’oggetto si deforma, fino ad appiattirsi come una
frittata e, infine, ad esplodere riducendosi in una immensa nuvola di polvere.
Uno scoppio nel quale tutta l’energia accumulata durante la compressione
dell’asteroide si libera in un istante.
-----------------
"Il
Messaggero" del 09-05-1999
Gli
incubi del 2000/Cosa fa più paura agli italiani? La guerra, le centrali
nucleari,
l’inquinamento? Macché, gli spauracchi di oggi sono la clonazione e i campi
elettromagnetici dei cellulari. Come se le incognite di ieri, ben più
consistenti, fossero ormai superate. Eppure i problemi restano
«L’ignoranza
ci rende molto suggestionabili» spiega il futurologo Roberto Vacca
TUTTI
clonati, rincretiniti dalle onde dei telefonini, con un sole ardente che ci
arrostisce per colpa dell’effetto serra e del «buco» nella fascia d’ozono.
E’ lo scenario apocalittico che sembra attendere l’umanità, almeno stando
ai giudizi, o pregiudizi, più diffusi. Grandi paure per il terzo millennio,
insomma, lontane anni luce da quelle che questa umanità o, almeno, quella
occidentale e italiana, si era portata dietro per molti decenni. Certo, c’è
la paura della guerra, che divampa a un passo da casa nostra. Il nucleare?
Dev’essere stato l’effetto catartico del referendum del 1987, perché mentre
le centrali francesi, tedesche, svizzere e, naturalmente, russe, continuano a
macinare tranquillamente i loro chilowattora, per noi italiani il problema della
loro sicurezza sembra svanito, cancellato. Eppure basterebbe un incidente nella
valle del Rodano a mettere a rischio la salute di milioni di persone anche al di
qua delle Alpi. Ma no, più del nucleare, oggi il nemico, lo spettro, è
incolore, inodore, invisibile e immateriale: sono i campi elettromagnetici
generati dalle antenne dei sistemi di telefonia mobile. Oppure si annida nei
laboratori di genetica, dai quali potrebbero, da un momento all’altro, uscire
mostri pronti ad obbedire come robot a chi li ha generati. Ovvero sono i flutti
di un mare ingigantito dal calore generato dallo schermo di gas inquinanti che
impedisce alla Terra di restituire almeno parte del tepore ricevuto dal Sole. «Mi
chiede come un simile cambiamento abbia potuto determinarsi? E’ soltanto una
questione di drammatica e diffusa ignoranza dice Roberto Vacca, ingegnere,
scienziato e ”futurologo” . La gente non ha più paura della guerra, di
quella nucleare, forse perché nessuno ha spiegato loro che con la riduzione
degli arsenali nucleari siamo passati da 5 tonnellate di esplosivo per ogni
abitante della Terra a due. Il che, in effetti, non cambia quasi nulla». E la
paura per i campi elettromagnetici generati dalle antenne dei telefonini?
Risponde Gabriele Falciasecca, professore all’Università di Bologna,
presidente della Fondazione Marconi e di Elettra 2000, il centro di ricerca
indipendente finanziato dai gestori della telefonia mobile. Dice: «Stiamo
vivendo un paradosso: a ogni grande passo avanti compiuto dalla scienza e dalla
tecnologia rispondiamo con grande entusiasmo; ma poi, giorno dopo giorno, si
insinua il dubbio e con esso la sfiducia. Per esempio, si solleva il dubbio che
l’esposizione prolungata nel tempo alle onde radio possa provocare danni alla
salute. Le ricerche, in questo ambito, non hanno dato alcuna conferma, ma,
dicono taluni, ciò non permette di escludere che, in effetti, dei danni possano
un domani verificarsi. Il fatto è che la scienza può evidenziare l’esistenza
di un certo effetto, ma non potrà mai dimostrare che effetti di qualunque tipo,
arbitrariamente ipotizzati, non abbiano mai a manifestarsi nel futuro. D’altra
parte, il dubbio, se sensato e basato su riscontri validi e non su sensazioni
soggettive o, peggio ancora, sulla semplice e generica paura, è il seme della
conoscenza scientifica. E, infatti, la ricerca sulle onde radio continua, ma non
perché esista un fondato dubbio sui suoi possibili effetti, quanto per
migliorare le tecnologie, attenuando, anche per questo verso, ogni loro
potenziale effetto». Bene, benissimo. Ma la gente ha iniziato ad aver paura
delle antenne dei telefonini quando ha cominciato a vedere che esse crescevano
ovunque come funghi dopo un temporale estivo. Risponde Falciasecca: «L’aumento
del numero delle stazioni radio base sta consentendo di ridurre drasticamente le
potenze in gioco, poiché le aree, le ”celle” da coprire sono sempre più
piccole. In questo modo, diminuisce anche l’entità del campo elettromagnetico
generato. E’, se vogliamo, un secondo paradosso, ma soltanto apparente:
maggiore è il numero delle antenne in funzione, minore sarà l’entità del
campo elettromagnetico. D’altra parte, se la gente ha paura, è anche colpa
del recente decreto dedicato che, stabilendo limiti di esposizione bassissimi e
non giustificati scientificamente, ha indotto molte persone a ritenere che
esistesse davvero una condizione di rischio». Facciamo un passo indietro,
torniamo al demone genetico, ai cloni e alle mostruose mutazioni della genetica.
E’ ancora Vacca a tranquillizzarci: «La gente ignora il fatto che il genere
umano esiste grazie a un’infinità di mutazioni casuali avvenute nel corso di
qualche milione di anni. Direi che, nell’insieme, siamo venuti anche benino.
Ma con almeno un difetto: l’uomo e la scimmia sono gli unici mammiferi che non
sono capaci di produrre acido ascorbico, cioè la vitamina C, e sono dunque
costretti a mangiare verdure e frutta. E questo per colpa di una mutazione
genetica avvenuta in qualche nostro comune antenato una decina di milioni di
anni fa. Non siamo affatto perfetti e, soprattutto, siamo terribilmente
ignoranti. A far paura non deve essere la ricerca genetica, ma, semmai, gli
uomini che potrebbero utilizzarla contro altri uomini».
-----------------
"Il
Messaggero" del 09-05-1999
Libia,
italiani scoprono antiche ”città del sale”
ROMA
Archeologi italiani hanno scoperto in Libia due antiche città della misteriosa
civiltà dei Garamanti, una popolazione dell’attuale Fezzan. Le ”città del
sale” si trovano nel deserto del Sahara, a circa 200 km. a sud di Germa, e
risalgono a 1700 anni fa.
-----------------
"The Sunday Times" del 09-05-1999
INNOVATION
Defence
The Ministry of Defence is looking at a new weapon
that could immobilise gunmen. Max Glaskin reports
Ray gun freezes victims without causing injury
SET your phasers to stun. The Ministry of Defence is
looking at a "freeze ray" that may be able to stop people in their
tracks without harming them. A prototype of the weapon has yet to be built but
laboratory trials of the concept show that it could be ideal for peacekeeping
forces or for police facing armed criminals. The head of the MoD's novel weapons
team and a colleague from the Defence Evaluation Research Agency in Farnborough
recently met Eric Herr, the American inventor who has patented the weapon. The
MoD refuses to comment on the meeting, held in San Diego, California, but a
spokeswoman says: "We keep our eyes open for anything and everything that
may be of interest." The approach from the MoD came out of the blue, says
Herr, vice-president of HSV Technologies. "We were surprised that they were
interested." The freeze ray works by zapping its victim with an electric
current. It uses an ultraviolet laser to create a beam of light particles,
called photons. These ionise a path through the air so that it can conduct
electricity as if it were a wire leading to the target up to 100 metres away.
Then a current of 25 milliamps at a frequency of 100Hz is directed down it to
the target. When it hits a person, the current interferes with the tiny
electrical charges that control muscles and forces them to contract, stopping
the person from moving. Vital, involuntary muscles, like the heart and the
diaphragm, are not affected because they are protected by a greater thickness of
body tissue. Tasers, weapons that freeze muscles, are already on sale in America
but they have to be pressed against an assailant's skin to work and can only be
used once - then they have to be recharged. Herr has subjected himself to Taser
shocks in the course of his research. His weapon, however, will be effective
from a distance and could even work around corners if mirrors are used. Being
remote from its target, it could also have a constant power source. The device
relies on technology that is only just within the grasp of scientists so Herr
has commissioned Dr Richard Scheps at the University of California San Diego to
prove the principle is right. "His research created ionised paths that
conducted electricity for a significant part of the theoretical maximum range,"
says Herr. Now he is trying to raise up to $500,000 to build a full working
prototype. "Our first prototype would be too large to be convenient for law
enforcers or the military," says Herr. "It would be about the size of
a small suitcase. However, a new laser diode just developed in Poland has the
potential to reduce the size of our weapon to that of a flashlight."
Although the electric charge will not injure a person, there is still a question
about the safety of the laser needed to create the "wire". It escapes
recent legislation aimed at curbing battlefield lasers that blind by injuring
the retina but, according to Robert Hill of the National Radiological Protection
Board in Didcot, Oxfordshire, it could lead to eye damage, cutting the corneas
of whoever is in its path. However, Herr claims it should only cause "irritation
and swelling rather than any lasting damage". According to Dr Nick Lewer of
the peace studies department at Bradford University, non-lethal weapons like
freeze rays would not be practicable in combat. "A recent report by the US
Marines says that up to three soldiers are needed to capture and hold a single
opponent if he is not to be injured or killed," says Lewer. "The
device is more likely to be used by peacekeeping units or by the military police
where restraint is the aim." Herr came up with the idea for the freeze ray
after seeing the problems police officers face in trying to apprehend criminals.
If the MoD decides to fund the weapon's development, it could make life safer
for British police. The freeze-ray technology may also have other uses. Herr
says it could be tuned to wavelengths that destroy the microchips of motor cars,
immobilising them in an instant. His patent also mentions that a lethal
variation could be built by increasing the current to more than 250 milliamps to
disturb the rhythms of the heart. Herr is not the first to pursue the idea of a
freeze ray. In 1924 the respected scientist Harry Grindell-Matthews established
a laboratory in Harewood Place, London, where he tried to build the first such
machine, which he called the "ray of hope". But the technology of the
day was not sophisticated enough. Herr reckons that, with modern lasers, he can
build a prototype within a year.
-----------------
"Il
Messaggero" del 10-05-1999
L’Fbi
insabbiò rapporto sul volo Twa precipitato
WASHINGTON
- L'Fbi voleva un terrorista a tutti i costi e insabbiò un rapporto in cui
veniva giustamente indicato un guasto meccanico come causa della tragedia del
volo 800 della Twa, secondo quanto afferma il New York Post. L'aereo della Twa
esplose poco dopo il decollo da New York nell'estate del 1996. Nessuno a bordo
si salvò.
-----------------
"Il
Messaggero" dell'11-05-1999
SPAZIO
Gli
astronomi scoprono i “buchi rosa”
SYDNEY
Esistono “buchi neri” che emettono luce rosa, e fenomeni meteorologici come
nuvole, vento e fulmini, si verificano fuori del Sistema Solare. Le due
scoperte, definite ”sensazionali”, sono opera di scienziati di Canberra e
Melbourne. Grazie al grande telescopio ottico di Siding Spring (460 km a
nord-ovest di Sydney), hanno individuato, a oltre un miliardo di anni luce di
distanza, un centinaio di ”buchi neri” (stelle ”morenti” il cui campo
gravitazionale è così elevato da ingoiare tutta la materia che si trova nelle
vicinanze, luce compresa) che però emettono una brillante luce rosa. «Il
fenomeno dei buchi rosa ha detto il professor Paul Francis non ha ancora una
spiegazione. Una nostra teoria è che mentre la materia turbina giù per la gola
del buco nero, viene ridotta in frammenti e tutto ciò che ne resta sono le
particelle subatomiche. Le particelle ruotano in una spirale e possono agire
come un'emittente radio naturale, trasmettendo luce rosa nell'universo». Dallo
stesso telescopio di Siding Spring, l'astronomo Chris Tinney ha scoperto che le
stelle a bassa temperatura, dette ”nane brune”, possono ospitare fenomeni
come vento, nuvole e tempeste, come i pianeti. È la prima indicazione che
questi strani oggetti celesti, scoperti solo quattro anni fa, hanno sistemi
meteorologici.
-----------------
"Il
Messaggero" dell'11-05-1999
Minimalismo
zen e Internet, scambio di energia e pattini: ecco le nuove mode sulla riviera
romagnola
Addio
notti da sballo, a Rimini va la new age
dal nostro inviato CARLA PILOLLI
RIMINI
- Tenera è diventata la notte sulla riviera romagnola. I gestori di quei locali
che hanno fatto meritare a questa costa l’appellativo, per la verità assai
bruttino, di ”divertimentificio” d’Italia, non vogliono più sentir
parlare di ”notti da sballo”. Saranno state le stragi ripetute del sabato
sera, le proteste delle madri per i prolungati orari dei night, le incursioni
dei gruppi anti-droga, ad imporre una modifica del divertimento notturno. Le
follie, insomma, sulla riviera, non vanno più. E per tutti quei giovanottelli
che si ostinano ad andare in tilt, ecco che è stato approntato un rimedio: la
cosiddetta camera di decompressione annessa al medesimo night. Basta andare in
collina, al” Paradiso”, il megalocale di Gianni Fabbri, tutto un rincorrersi
di scale tra la vegetazione da sogno, per scoprire appunto la novità. Dal
frastuono della enorme discoteca pullulante di ragazzi ”orecchinati” col
cranio rasato e di fanciullone con l’ombelico in vista, si passa appunto
all’atmosfera ovattata di una sorta di spaziosissima tavernetta riservata al
relax. Dalla musica martellante alla soavità di una angelica melodia. Dal fumo
che si attacca sugli abiti ai profumi al fiore di loto che aromatizzano la
taverna. La chiamano col serafico nome di ”Anima Age”. E rimirarla è
francamente uno spasso. Un po’ perchè gli addetti ai lavori, a cominciare dal
suo supremo reggitore, tale Maurizio Gianferreri, sono vestiti, da capo a piedi,
di bianco come lo erano una volta gli infermieri dei manicomi. Chi pratica il
massaggio shiatsu affondando le dita sui giovanotti e sulle donzelle sdraiati
sui materassini, chi porge a fanciullette dall’aria sciroccata la bomboletta
per l’inalazione dell’ossigeno puro, chi invece intrattiene la coppia
rigorosamente in scarpe da ginnastica e cappelletto da basket, con la lettura
”oracolare” che altro non è che quella delle carte. L’astrologo
ovviamente non manca, né fanno difetto i proiettori che rimandano dagli schermi
immagini rilassanti: distese di acque e di prati. La luce è soffusa. Dalle
pareti pendono cartelli all’insegna del minimalismo zen, a sentire Gianferreri
che naturalmente, come testimonia il candido ”pedalino rovesciato” che porta
in testa, è anche un po’ buddista. «Guardi-fa- abbiamo pure Internet per far
navigare i giovani che durante la notte si vogliono staccare per un po’ dalla
musica forte e dall’alcol. Il trenta per cento dei frequentatori della
discoteca passa qui da noi, ogni sera. Viene a rilassarsi. Noi diamo serenità
al divertimento. Aiutiamo i ragazzi a coltivare anche il benessere dell’anima».
Risuona pure la parola ”purificazione” giustapposta a chissà cosa. Comunque
sia, anche se la novità induce al sorriso, questi signori in bianco dell’
”Anima Age” sono benemeriti. Un ragazzone che era entrato sbarellando (e
chissà come avrebbe guidato l’automobile se fosse andato via dal locale in
quelle condizioni) grazie ad un cosiddetto ”scambio di energia”
praticatogli, con relativo massaggio, da uno di questi ”protettori”
dell’anima ballerina, esce dalla taverna ben saldo sulle gambe. Vivaddio, con
un’adeguata pausa si è ripreso dallo scatenamento discotecaro. Da quel corpo
a corpo infernale perchè se una volta nei night c’era il gioco
dell’abat-jour (vedere da lontano e farsi vedere) adesso se non si sgomita,
stando in quello spazio come le sardine in scatola, non va bene. «Certo che ci
sono ancora i colpi di coda della notte da stravolgimento», ammette Gianni
Fabbri che è felice di aver varato nel suo ”Paradiso” questa nicchia
distensiva, in tempi dilaniati dalla velocità, dalla nevrosi, dagli eccessi
pure nella villania. A sentirlo, i locali riminesi tendono a diventare
politematici, divisi appunto in nicchie per tutti i gusti, oggi che la riviera
non si identifica più con le ”notti da sballo”. E’tornata ad essere,
infatti, un posto di vacanza per famiglie. Per i nazionalisti del cibo, quelli
che ripetono ad ogni piè sospinto, ”non c’è posto dove si mangia bene come
da noi”, per quanti fra i romagnoli vogliono nutrirsi come una volta (”cum
u’s magneva ch’la volta”, si esprimono), per gli amanti del pedalò, anche
se va meno, secondo il bagnino Luciano, perchè, a dargli retta, ”il pedalò
non dà soddisfazione.Meglio una vogata salutare sul pattino». Ecco, in questa
zona di grande vitalità che si rinnova continuamente perchè a sentir Fabbri
”la riviera è un enorme laboratorio di moda spontanea”, l’elemento che è
rimasto immutato è proprio il bagnino, visto che i ”vitelloni” sono
scomparsi con Fellini e i ”lulloni” (i nullafacenti che ciondolano) sono
ormai una specie in estinzione. E’ vero che i bagnini non sono più così
disponibili nei riguardi delle straniere bramose come lo erano un tempo. Però
lo sguardo ammaliatore lo posano sempre, quasi per un’atavica abitudine, sul
gentil sesso d’oltralpe. ”Le russe sono più belle delle tedesche e più
riservate”, sostiene col tono dell’intenditore Luciano. Poi ci fa notare che
sulla spiaggia non ci sono più solo ombrelloni e sdraio. Ogni bagno è munito
di palestra, di campo di pallavolo. Si possono praticare sul mare finora pulito
il surf e la canoa. A Marina di Ravenna, in ogni stabilimento, si balla anche il
liscio e il valzer. La vacanza in riviera si è fatta attiva. «Da noi non manca
niente», afferma Franco Albanesi, un quarantenne superdinamico che, partendo da
una pensione acquistata con un pacco di cambiali , è ora alla testa di una
importantissima catena di alberghi:l’ultimo ad entrare nel gruppo è stato il
celebre Savioli di Riccione che, dopo un’annosa chiusura, quest’anno verrà
rilanciato. «Avremo tante cose ma quel che ci manca è lo smalto mondano»,lo
corregge Roberta Savioli, la figlia di Bepi che fu il principale punto di
riferimento della Riccione degli anni d’oro. «Al Savioli c’è passata tutta
la bella gente», rievoca la signora mettendoci sotto agli occhi un album con le
foto di Totò, di Anna Magnani e via via fino a Tognazzi. «Ora invece qui
viviamo mondanamente di ricordi», conclude.
-----------------
"La
Stampa-Tuttoscienze" del 12-05-1999
ASTROFISICA
La
più grande esplosione cosmica
Un
lampo di raggi gamma pari a 1000 supernove
SE
orbitassimo intorno alla Terra, fuori dall’atmosfera, e se i nostri occhi
fossero sensibili ai raggi gamma, potremmo vedere nuove stelle che si accendono
in media una volta al giorno, per poi rapidamente scomparire. Sono i GRB (Gamma
Ray Bursts), rivelati trent’anni fa dai satelliti militari americani che
spiavano gli esperimenti nucleari sovietici. Ma invece di trovare bombe atomiche
scoprirono uno dei fenomeni più misteriosi per l’astrofisica moderna. Uno di
questi «botti», verificatosi all’inizio di quest’anno, ha dato del filo da
torcere ai ricercatori. Il primo osservatorio orbitante progettato per rivelare
i lampi gamma è stato il Compton Gamma Ray Observatory della NASA, lanciato nel
1991. Purtroppo è poco preciso nel rilevare la posizione sulla volta celeste. E
siccome i lampi calano rapidamente di luminosità, i telescopi ottici non hanno
il tempo di osservarli ad altre lunghezze d’onda. La situazione è cambiata
radicalmente nel 1996, con il lancio del satellite italo-olandese Beppo-SAX. La
sua maggiore precisione e la coordinazione con gli strumenti a terra hanno
consentito di seguire i lampi gamma anche nell’ottico, nei raggi X e nelle
onde radio. E di risolvere, grazie allo spostamento verso il rosso della luce
raccolta, o redshift, almeno il problema della distanza della sorgente. I GRB
provengono da oggetti lontani miliardi di anni-luce.Devono quindi essere fra gli
eventi più energetici del cosmo. Per spiegarli i teorici hanno elaborato due
modelli. Il primo prevede che una coppia di stelle di neutroni finisca per
collassare e creare un buco nero. Il secondo chiama in causa un’ipernova, cioè
l’esplosione di una stella di grandissima massa al termine della sua
esistenza. Anche qui il residuo sarebbe un buco nero. In entrambi i casi si
avrebbe emissione di materia a velocità prossima a quella della luce. Le onde
d’urto all’interno del gas in espansione e fra quest’ultimo e la materia
interstellare provocherebbero l’emissione di radiazione elettromagnetica in
tutte le lunghezze d’onda. Fra le celebrità astrofisiche, c’è un lampo
gamma che risale all’inizio di quest’anno. Il 23 gennaio il Compton Gamma
Ray Observatory registra un GRB e allerta subito il Robotic Optical Transient
Seearch Experiment (ROTSE), un piccolo telescopio automatico situato nel New
Mexico. Così, 22 secondi dopo l’evento, cominciano a essere registrate anche
le prime immagini nel visuale. Intanto anche Beppo-SAX ha raccolto alcune
misure, e consente di capire dove, nel campo fotografato da ROTSE I, si trova il
lampo. In quel punto viene rinvenuto un oggetto di magnitudine 9. «Puntando un
binocolo in quella direzione, si sarebbe potuta vedere una stella apparire
improvvisamente, brillare, e sparire nel giro di pochi minuti», spiega Galen
Gisler, del Los Alamos National Laboratory. I programmi di lavoro dei più
grandi telescopi del mondo vengono rivoluzionati per seguire il nuovo lampo,
subito battezzato GRB990123. Monte Palomar, Keck II alle Hawaii e anche l’Hubble
Space Telscope sono subito messi in campo.Viene misurato lo spostamento verso il
rosso, e viene trovata una debole galassia irregolare proprio dov’è avvenuto
il «botto». Anche i radiotelescopi del Very Large Array di Socorro, nel New
Mexico, iniziano a osservare.Fin dai primi giorni è apparso chiaro che
GRB990123 è veramente un evento fuori dalla norma. Per cominciare, è il primo
che ha potuto essere seguito contemporaneamente a tutte le lunghezze d’onda.
Carl Akerlof, dell’Università del Michigan, spiega che «è come assistere a
un incidente stradale invece di arrivare, come al solito, parecchie ore dopo:
naturalmente le possibilità di capire cos’è successo sono molto maggiori».
Inoltre lo spostamento delle righe spettrali pone il lampo gamma a una distanza
di almeno 9 miliardi di anni-luce. Quindi è stato anche uno dei più energetici
GRB mai visti:un’esplosione seconda solo al Big Bang. «Era dieci volte più
luminoso di ogni lampo osservato precedentemente», precisa Shrinivas Kulkarni,
del California Institute of Technology. La stessa energia si sarebbe ottenuta
dalla conversione istantanea e completa della massa di due stelle come il Sole.
O dall’esplosione contemporanea di 1000 supernovae, che avrebbe liberato in
poche decine di secondi 10 mila volte l’energia emessa dal Sole nei 5 miliardi
di anni della sua esistenza. I modelli elaborati finora non riescono a rendere
ragione di tanta energia. Ma forse c’è una scappatoia. Nelle scorse settimane
sono usciti parecchi articoli su Nature e Science che cercano di spiegare cos’è
accaduto 9 miliardi di anni fa in quel remoto angolo di cielo. E dalla
particolare forma della curva di luce sembra emergere la possibilità che
l’energia sia stata concentrata in un fascio, invece che distribuita in tutte
le direzioni. In questo caso la quantità complessiva di energia liberata
sarebbe di un paio di ordini di grandezza inferiore. E, soprattutto, sarebbe
compatibile con i modelli teorici. Il mistero dei lampi gamma è lungi
dall’essere risolto, perché ancora non è completamente chiarita la loro
origine:un’ipernova oppure uno scontro fra due stelle di neutroni? «Non
pensiamo di risolvere il problema a partire da un singolo evento», conclude
Akerlof. «Solo dalla coordinazione fra le misure prese a più lunghezze
d’onda potremo scoprire gli elementi comuni. Sarà un lavoro per i telescopi
di nuova generazione». Che aspetteranno pazienti l’occasione buona, come
paparazzi astronomici.
Marco
Cagnotti
-----------------
"ANSA"
del 12-05-1999
FISICA:
PARTE SPERIMENTAZIONE INFN SU MATERIA-ANTIMATERIA
(ANSA)
- ROMA, 12 MAG - Sta partendo in questi giorni l'esperimento ''Kloe'' dell'Infn
che studiera' dinamiche ancora sconosciute esistenti tra materia e antimateria.
L'avvio della sperimentazione sara' presentata alla stampa mercoledi' 19 maggio
nei Laboratori nazionali di Frascati alla presenza del ministro della Ricerca
Ortensio Zecchino e del presidente dell'Infn Enzo Iarocci. Con Kloe, un
complesso apparato di rilevazione e misura, i ricercatori dell'Infn osserveranno
le piccole deviazioni tra materia e antimateria che hanno permesso l'evoluzione
dell' universo in cui viviamo, stabile in quanto costituito da sola materia. La
sperimentazione e' resa possibile dalla messa a punto di Dafne, il primo di una
nuova generazione di acceleratori ad altissima intensita' ad entrare in
funzione. Dafne consente infatti di creare uno stato speciale di materia e
antimateria partendo dall'urto di elettroni e antielettroni. Raggiungendo
altissime intensita', la macchina realizzata dall'Infn permettera' di mettere in
luce gli effetti estremamante piccoli su cui i ricercatori si cimenteranno. I
risultati raggiunti con queste apparecchiature di estrema complessita',
realizzate anche grazie alla collaborazione tra Infn e industria nazionale, sono
attesi con vivo interesse dalla comunita' scientifica mondiale. (ANSA). XCG/FCC
12-MAG-99 00:40
-----------------
"ANSA"
del 14-05-1999
EGITTO:
SCOPERTE 95 TOMBE DI 5 MILLENNI FA
(AGI/EFE)
- Il Cairo, 14 mag. - La scoperta di 95 tombe nel delta del Nilo, risalenti a
oltre cinque millenni fa (un'epoca precedente perfino l'Antico Regno), e' stata
annunciata oggi da una missione archeologica del Consiglio Superiore delle
Antichita' egiziano il cui direttore Ali' Khab Ala, afferma che si tratta
probabilmente della scoperta di egittologia piu' importante dell'anno.
All'interno della necropoli, le cui sepolture risalgono quasi tutte al 33mo
secolo a.C., e' stata rinvenuta una "mastaba" di fango, ossia una
struttura a funeraria destinata a dignitari, a base rettangolare e forma di
piramide tronca comunicante con un ipogeo: contiene 14 camere tombali con
corredi funebri, mobilio ed oggetti vari quali gioielli ed emblemi militari, che
denotano l'alto rango dei defunti.
-----------------
"La
Stampa" del 16-05-1999
Corti
racconta magie e miti dell'Etna da Empedocle agli eroi normanni
Lorenzo Mondo
S
AREBBE un peccato se, nel rumore dell'effimero che affligge anche il mondo della
scrittura, non trovasse eco proporzionata il Catasto magico di Maria Corti. E'
un libretto per molti versi prezioso e insolito, a cominciare dalla difficoltà
di inscriverlo in un preciso genere. Si tratta certo di una esplorazione colta
del deposito millenario di miti che nascono intorno e dentro le viscere
dell'Etna. Ma la ricerca storico-filologica fa di se stessa racconto attraverso
l'eccitazione della scoperta e la fascinazione di una montagna che viene sempre
restituita al "plein air", fonte immutabile di immaginazioni
individuali e collettive. Come rivela d'altronde il registro stilistico che
introduce nell'ordito di una discorsività razionale, distaccata e perfino
ironica, i fili cangianti di una perplessità cosmico-metafisica, di un lirico
trasporto. Misteriosa è la nascita dell'Etna, ma quando il mondo si popola di
sguardi e di parole si adopera a risarcire con la fantasia creativa il silenzio
e la meraviglia di quelle origini. Per primi i Greci furono sedotti dalla sua
bellezza, dalla terribilità del suo fuoco che prestò fulmini a Zeus e apprestò
tormenti per i Giganti sconfitti. Dal suo cratere escono a volo le ammalianti
sirene e nell'abisso si immerge Empedocle, cercandovi come la fenice la fiamma
dell'immortalità. Non c'è scrittore o pensatore importante dell'antichità che
non si sia misurato con l'Etna. Ma anche le generazioni cristiane, attraverso
l'idea del fuoco che purifica e rigenera, ne sono suggestionate. E' Gregorio
Magno a ipotizzare, nelle notti illuni, la nave dei morti avviati all'espiazione
nel Purgatorio etneo. Con il passare dei secoli ai monaci visionari si succedono
i creatori delle "chansons de geste". La forza generativa e
contaminatrice dell'immaginazione, la volontà di dare voce all'inesprimibile
non trascurano le occasioni primarie e fattuali della storia, come l'invasione
normanna della Sicilia. Al sovrannaturale classico e cristiano se ne sostituisce
uno nordico e celtico, soffuso di magia. Adesso sono Morgana e Artù che,
emigrati da Avalon, abitano gli immortali recessi dell'Etna, in fiabeschi
palazzi e giardini lussureggianti. Maria Corti insegue queste metamorfosi del
vulcano sollecitando accortamente le fonti coeve e le rifrazioni moderne con la
libertà del narratore, senza dotte impuntature che indurrebbero a una
"malinconia da dopo laurea" (così Djuna Barnes). La interessa
cogliere nell'Etna un simbolo possente della vita: di cui sembra avere
"tutto il talento combinatorio nell'alternare nascita e morte, bene e male,
spropositata fioritura primaverile...e micidiale colata lavica, eroi bretoni e
diavoli della controriforma". Altre stagioni incalzano, l'umanesimo
riscopre l'inarrivabile perfezione dei classici, il Seicento oppone alle maligne
colate di lava il baluardo delle sante reliquie. Nell'Ottocento i folcloristi
cercano le sopravvivenze del mito tra contadini e pastori. Fino ad oggi, quando
il fecondo rapporto con il passato sembra interrompersi e l'Etna si trova a
vigilare sulla pianura sicula echeggiante di spari e di stragi. E' la fine del
mito che sembra segnare sinistramente un'epoca. Forse, è la speranza della
Corti, il gigante è in letargo, monologando con se stesso ripensa e rifoggia,
per nuove irradiazioni, l'inventario dei suoi prodigi.
-----------------
"ANSA"
del 19-05-1999
ASTRONOMIA:
SU GIOVE, AURORA RISCALDATA DA VENTI SUPERSONICI
(ANSA)
- ROMA, 19 MAG - Un passo avanti e' stato fatto nella conoscenza di Giove e del
suo ambiente, decisamente violento ed esotico, grazie agli studi compiuti da un
gruppo di ricercatori britannici e pubblicati sull'ultimo numero di Nature. Fino
ad oggi, infatti, non si era mai potuto provare in che modo la turbolenta
magnetosfera del pianeta gigante si accoppiasse con gli strati alti
dell'atmosfera, riscaldandoli. Si disponeva soltanto di modelli teorici che
Steve Miller dell'universita' College di Londra e' riuscito a comprovare con
rilevazioni di grande interesse. Secondo le precedenti ricerche, a ogni
rotazione del pianeta, il campo magnetico trascina con se' strati densi e
ionizzati di plasma. Il meccanismo in cui la magnetosfera si accoppia con l'alta
atmosfera non era pero' abbastanza chiaro, anche se si era arrivati a
individuare nell'aurora di Giove un ruolo preminente. Venti di ioni chiamati ''electrojet
aurorali'' potrebbero avere una funzione determinante nel modo in cui l'energia
sviluppata dalla rotazione di Giove si trasferisce agli strati di plasma. I
ricercatori guidati da Steve Miller hanno sostanzialmente confermato questo
modello, avendo osservato venti ionizzati che raggiungono e superano la
velocita' del suono producendo l' energia in grado di riscaldare l'alta
atmosfera. (ANSA) XCG/TLS 19-MAG-99 00:34
-----------------
"ANSA"
del 19-05-1999
FISICA:
PRESENTATA OGGI RICERCA INFN SU MISTERO ANTIMATERIA
(ANSA)
- ROMA, 19 MAG - L'Istituto nazionale di fisica nucleare si sta addentrando nei
misteri dell'antimateria. Lo sta facendo proprio in questi giorni con
l'esperimento ''Kloe'' dell'Infn che studiera' dinamiche ancora sconosciute
esistenti tra materia e antimateria. L'avvio della sperimentazione viene
presentata oggi alla stampa, nei Laboratori nazionali di Frascati alla presenza
del ministro della Ricerca Ortensio Zecchino e del presidente dell'Infn Enzo
Iarocci. Con Kloe, un complesso apparato di rilevazione e misura, i ricercatori
dell'Infn osserveranno le piccole deviazioni tra materia e antimateria che hanno
permesso l'evoluzione dell' universo in cui viviamo, stabile in quanto
costituito da sola materia. La sperimentazione e' resa possibile dalla messa a
punto di Dafne (Double anular 'fi' factor for nice experiments), il primo di una
nuova generazione di acceleratori ad altissima intensita' ad entrare in
funzione. Dafne consente infatti di creare uno stato speciale di materia e
antimateria partendo dall'urto di elettroni e positroni (o antielettroni).
Raggiungendo altissime intensita', la macchina realizzata dall'Infn permettera'
di mettere in luce gli effetti estremamente piccoli su cui i ricercatori si
cimenteranno. Il doppio anello di Dafne produrra' elettroni e positroni che
saranno fatti scontrare al centro del rivelatore Kloe. Nello scontro si
produrranno particelle 'fi' che si scompongono subito in coppie di kaoni che, a
loro volta, si sbriciolano in pioni. Per permettere queste rilevazioni, le
apparecchiature hanno richiesto l'impiego di complesse tecnologie. Basti pensare
che i magneti superconduttori devono essere a temperature bassissime (meno 270
gradi) e per ottenere cio' si consumano 80 litri di elio liquido l'ora; al
contrario, nel punto in cui elettroni e positroni si scontrano si crea una
piccolissima zona che raggiunge i cinquemila miliardi di gradi. Per
l'esperimento sono stati spesi 55 miliardi e 18 mesi di lavoro da parte di 140
ricercatori sotto la direzione di Paolo Franzini (responsabile di Kloe) e
Gaetano Vignola (responsabile di Dafne). La sperimentazione durera' 18 mesi e i
risultati raggiunti con queste apparecchiature, realizzate anche grazie alla
collaborazione tra Infn e industria nazionale, sono attesi con vivo interesse
dalla comunita' scientifica mondiale. Dopo il Big Bang che ha formato
l'Universo, materia e antimateria dovevano esistere in quantita' uguali;
l'antimateria - ipotizzano i fisici teorici - si e' poi disintegrata. Con Kloe
sara' forse possibile comprendere il mistero di dove sia andata a finire. (ANSA)
BOZ/TLS 19-MAG-99 00:36
-----------------
"La
Repubblica" del 19-05-1999
L'America
rilancia la caccia agli Ufo
Il
pc di casa per "ascoltare" le voci dello spazio
Con
il salvaschermo Seti tutti i computer possono intercettare gli alieni
dal
nostro corrispondente ARTURO ZAMPAGLIONE
NEW
YORK - Per i nostalgici di ET e gli ufologi di tutto il mondo non ci sono più
scuse: è giunto il momento di rimboccarsi le maniche, accendere il computer di
casa e dare un piccolo contributo alla caccia all'intelligenza extra-terrestre.
Se gli alieni esistono davvero, se le padelle misteriose che si agitano nei
cieli sono veramente guidate da marziani (o dai loro cugini spaziali), lo si
saprà tra poco: almeno così promette il centro californiano Seti (Search for
extra-terrestrial intelligence), che ha chiesto la collaborazione di tutti i
"credenti" sparsi per il pianeta. Che devono fare? Semplice.
Collegandosi con il modem all'indirizzo SETI@home, dovranno scaricare un
"innocente" salvaschermo che contribuirà all'elaborazione dei dati
proveniente dallo spazio. "Intendiamo moltiplicare il nostro
"processing-power" (capacità di elaborazione-dati, ndr) senza
comprare altri super- computer, ma attraverso il primo grande tentativo di
computazione distribuita", ci spiega David Anderson, responsabile del
progetto della Seti. In pratica tutti i computer della rete di ufologi-volontari
daranno una mano a macinare statistiche su frequenze spaziali che arrivano in
massa al telescopio Aceribo di Porto Rico, che fa parte del progetto Srenedip.
L'obiettivo, il sogno? Riuscire a registrare il primo segnale
"intelligente". L'unico vero inconveniente sarà la dimensione del
salvaschermo, che brucerà 15MB di memoria. Chi non ha un computer all'altezza,
rischia così di appesantire la macchina e rallentare le operazioni quotidiane.
Anche la Nasa presta molta attenzione alla ricerca di forme di vita nello
spazio. "E' uno dei nostri pallini", ha detto a "Repubblica"
Daniel Goldin, direttore dell'agenzia americana. Ma non tutti si fidano degli
sforzi ufficiali. Tutt'altro: gli istituti, i centri, gli astronomi dilettanti
che da decenni vanno a caccia di pulsazioni extraterrestri, sono convinti che
governi e istituzioni pubbliche vogliano nascondere la realtà nel tentativo di
non spaventare i cittadini. Di qui gli sforzi paralleli del Seti californiano e
d'altri centri, finanziati con contributi privati. Nel quartier generale del
Seti, che è vicino a Berkeley, e dove sono in via di realizzazione altri sforzi
collettivi, come quello di un maxi-telescopio costruito con mille antenne
televisive, promettono che saranno molto prudenti con i risultati ricevuti dai
salvaschermo. Dicono: "Non cadremo nei tranelli, non ci faremo ingannare da
telefonate tipo "Pronto? Parla ET"". D'altra parte l'esperimento
sta suscitando molto entusiasmo (almeno a dar retta alle richieste del software,
che è gratuito) e coincide con un revival di tutta l'ufologia. Dopo anni di
stanca, infatti, la rete Internet si è riempita di siti sepcializzati, gli
"esperti" sono di nuovo al lavoro e gli avvistamenti registrati dal
National Ufo reporting center hanno ripreso quota, specie quelli di dischi,
oggetti triangolari, palle di fuoco, sfere e segnali luminosi.
-----------------
"La
Repubblica" del 19-05-1999
"Le
possibilità di un contatto?
Zero,
ma ci sono altre terre..."
L'astrofisica
Margherita Hack: non metterò il salvaschermo del Seti
ROMA
(d.o.) - Professoressa Hack, lei installerà un salvaschermo acchiappa ET sul
suo computer? "Credo proprio di no. Poi è un progetto molto vecchio,
risale agli anni Sessanta, e non hanno mai trovato nulla". Lo ritiene un
progetto inutile? "Non esattamente. Che ci siano altre intelligenze
nell'universo è molto probabile, ma la possibilità di sentirsi è molto bassa
perché bisognerebbe essere arrivati allo stesso grado di sviluppo in un egual
momento. Basta uno sfasamento di cento anni per non sentirsi più. Un secolo fa
la radio era appena inventata e sicuramente non era in grado di rilevare segnali
extraterrestri". Le persone che credono negli Ufo sono in costante
aumento... "Aumentano perfino quelli che credono agli oroscopi, perciò
niente di strano, la mamma dei cretini è sempre incinta. E comunque pensare di
essere soli nell'universo è assurdo ma la probabilità di incontro è
praticamente zero".
-----------------
"La
Repubblica" del 19-05-1999
Tra
gli ufologi anche un prete e gli squatter
A
fine mese il congresso mondiale
di
DANIELA ONELLI
ROMA
- Ufologi radicali, contattisti-stigmatizzati, scettici ma non troppo e
monsignori acchiappa- ET. La galassia dell'ufologia italiana sarà presente al
gran completo a San Marino: il 28, 29 e 30 maggio al settimo simposio mondiale
sugli oggetti volanti non identificati sull' impegnativo tema "Ufo,
extraterrestri e scienza". Organizzato dal Cun, centro ufologico nazionale,
associazione storica del settore nata nel 1966, vedrà tra i suoi ospiti i
maggiori esperti internazionali, come lo psichiatra americano John Mack,
specializzato nella cura dei "rapiti" dagli alieni. Altra guest star
del convegno, monsignor Corrado Balducci. Per lui anche gli extraterrestri
"sono creature di Dio". In Italia il fenomeno dell'ufologia è nato a
ridosso del dopoguerra. Uno dei primi studiosi, il console Alberto Perego,
raccontò di aver visto una formazione di oggetti non identificati disposti a
croce a piazza San Pietro. Adesso si registrano una media di duecento
avvistamenti l'anno (ma nel '78 ce ne furono duemila). Le associazioni più
importanti sono due: il Cun di Torino, guidato dal sociologo giornalista Roberto
Pinotti; e il Cisu, centro italiano studi ufologici, che ha lanciato l'Ufotel,
una segreteria telefonica (011/3290279), che aggiorna 24 ore ore 24 sulle novità.
Mentre il "Padre Pio dell'ufologia", il contattista-stigmatizzato
Giorgio Biongiovanni, che il Cicap (comitato per il controllo delle affermazioni
sul paranormale) ha definito il "re della sagra del cialtrone alieno
mistico", è per la fratellanza cosmica". La sua associazione, Non
siamo soli, ha filiali nel mondo e pubblica un mensile dal titolo "Ufo. La
visita extraterrestre. La nuova teologia per il terzo millennio".
Bongiovanni ritiene che il terzo segreto di Fatima non sia altro che la
rivelazione sull'esistenza degli extraterrestri. Suo guru ispiratore, il
discusso siciliano Eugenio Siragusa. Tra i cultisti anche i raeliani, coloro che
credono di discendere da un clone dagli Elohim, gli alieni che crearono la
terra. A luglio con la loro guida spirituale Rael saranno impegnati in uno stage
internazionale di risveglio a Rimini. Gli ultimi arrivati, i marziani-marxisti,
ovvero gli ufologi radicali: per loro gli alieni rappresentano futuri compagni
di lotta contro il capitale planetario. Non credono che gli Usa siano sbarcati
sulla Luna come pensano che lo Stealth abbattuto in Serbia non avesse alcun
pilota, era telecomandato. Il loro credo viene divulgato con la rivista Mir,
acronimo di di Men in Red, uomini in rosso, contrapposti ai Men in Black della
Nasa e dintorni. Tra i gadget che furoreggiano nell'ambiente, "una
eccezionale cravatta, in purissima seta, dipinta a mano, su disegno ufologico,
del pittore Giorgio Giorgi".
-----------------
"Il
Messaggero" del 20-05-1999
Indagine
del Consiglio superiore della magistratura militare. I fascicoli ritrovati in un
armadio “murato” negli scantinati della procura generale di Roma
Crimini
di guerra, insabbiate 700 inchieste
Più
di 400 militari tedeschi o della Repubblica sociale, ben individuati, sono
rimasti impuniti
di FABIO ISMAN
Il
nostro Paese ha voluto lasciare impuniti i crimini di guerra: gli eccidi di
civili, gli assassini e le violenze compiute dai nazisti e dai militari
”repubblichini” di Salò. Ben 695 fascicoli processuali, spesso contenenti
importanti elementi per identificare i colpevoli, dal dopoguerra sono stati
celati, e assolutamente insabbiati dalla fine degli anni 50. Tanto che di loro,
finché non sono riemersi quattro anni fa, si erano totalmente perdute le
tracce: nemmeno rubricati; chiusi in un armadio con le ante voltate verso un
muro, in uno sgabuzzino protetto da un cancello, ricavato negli scantinati della
Procura generale militare, a Roma. Questa storia, gravissima e davvero
incredibile, è contenuta in un rapporto di 28 pagine del Cmm, il Consiglio
superiore della Magistratura militare, che l’ha redatto, ed approvato con
pochi voti di maggioranza, dopo un’accurata indagine. Ne risulta che su 2.274
notizie di crimini di guerra raccolte dopo il 1945 (al numero 1 della rubrica,
l’eccidio delle Fosse Ardeatine; e al 2.274, dei maltrattamenti attribuiti a
un militare tedesco, Joachim Hagemann), le indagini sono state tempestivamente
avviate solo in una ventina di casi. Altri 260 esposti, per reati non militari,
furono invece trasmessi subito alla magistratura ordinaria; e circa 1.300 alle
procure militari, però solo negli anni dal 1965 al ’68. Ma si trattava,
comunque, di atti di cui nessuno comprendeva alcuna indicazione sugli autori dei
reati: quindi destinati, con ogni probabilità, a diventare materiale per
l’archivio. Viceversa, tutti (proprio tutti) i ”faldoni” che contenevano
qualche indicazione sui possibili colpevoli (talora anche davvero non scarse:
frutto d’indagini, perfino interrogatori svolti da ufficiali alleati
addirittura durante la guerra, e mai neppure tradotti), sono stati puntualmente
insabbiati. Messi in un armadio, non trasmessi alle procure militari, le sole
cui spetta l’azione penale; e, infine, il 14 gennaio 1960, tutti archiviati
dall’allora Pg Enrico Santacroce, perfino con un modulo ciclostilato. Questi
fascicoli sono riemersi, assolutamente per caso, nel ’94. E, in due anni,
inviati a otto Procure militari: che così, con mezzo secolo di ritardo e quando
buona parte dei possibili colpevoli non può ormai più essere punita, hanno
ripreso le indagini; alcuni dei fascicoli riguardano perfino persone (di solito
militari tedeschi) nel frattempo già processate, sulla base di altri elementi;
e, quindi, le ”carte” finite così a lungo nel dimenticatoio avrebbero ben
potuto portare, a tempo debito, altri elementi all’accusa. Il documento finale
della Magistratura militare ammette che il materiale ritrovato è parso subito
«piuttosto scottante»; che conteneva «atti d’indagine d’organi di polizia
italiani e di commissioni d’inchiesta anglo-americane sui crimini di guerra»;
che si trattava d’un «contenuto imbarazzante», con «denunce per crimini di
guerra anche di rilevante gravità». Per cui, bisognava stabilire come si era
potuto accumulare; chi e perché l’aveva celato ed insabbiato; capire come mai
era potuta avvenire una «grave e continua violazione della legalità, con
conseguenze ormai irreparabili e di ampia portata sull’intera giustizia
militare nel dopoguerra». Qui, il discorso si fa davvero delicato. Il Cmm ha
indagato anche i carteggi tra i vari Ministeri; e appurato che queste denunce
erano state raccolte dapprima a Roma perché l’Italia potesse documentare
all’Onu i crimini di guerra commessi sul proprio territorio. Che fino al 1948,
l’assistenza delle «autorità alleate d’occupazione» era stata tanto
valida, da permettere perfino di celebrare alcuni processi (anche quello Kappler
per le Ardeatine); ma che, dopo, questo aiuto era del tutto cessato. E così,
anche in Italia, negli anni della divisione del mondo in due blocchi, della
”guerra fredda”, era invalsa la «superiore ragione di Stato». Infatti, nel
1956, un Procuratore militare chiede che sia estradato un ex militare tedesco,
per crimini di guerra; ma il Ministro degli Esteri (Gaetano Martino, Pli) scrive
a quello della Difesa (Paolo Emilio Taviani, Dc; presidente del Consiglio, per
la prima volta, era Antonio Segni) che l’iniziativa destava «interrogativi»:
Bonn poteva pensare che l’Italia «alimentasse la polemica sul comportamento
del soldato tedesco», proprio mentre il governo della Germania federale compiva
«il massimo sforzo», anche per convincere i suoi cittadini, per «la
ricostruzione di quelle Forze armate di cui la Nato reclama con impazienza
l’allestimento». Per cui, nessuna estradizione; processo bloccato. Nello
stesso tempo, gli incartamenti ”innocui”, perché senza indicazioni su
possibili colpevoli, vengono mandati alle Procure. Anzi, su richiesta di Bonn
nel 1965, una ventina di essi («con una documentazione sufficiente sia alla
prova dei fatti che all’identificazione degli autori») viene perfino spedita
in Germania; ma non alle Procure che, in Italia, sono le sole a poter indagare.
Poi, un unico altro documento: la Giustizia militare scrive al Centro Wiesenthal
che su venti nominativi di cui questo chiedeva informazioni, non risultavano
giudizi in corso. E’ l’ultimo atto d’una terribile vicenda. Le ”carte”
insabbiate erano ormai rimaste tanto a lungo in quell’armadio, che il Pg
militare non le avrebbe potute far riemergere senza subire un’inchiesta. Per
cui, archivia, con un provvedimento provvisorio, redatto in serie, perfino con
il ciclostile; anche il registro di quei reati finisce in cantina; nessuno ne sa
più nulla; i successivi Pg militari assolti da ogni sospetto. Finché,
istruendo il processo Priebke, Antonino Intelisano, il Pm militare di Roma, non
ha bisogno di un documento, che non trova da nessuna parte. Lo chiede alla
Procura generale, e un colonnello, che da venti anni vi lavora, si ricorda di
aver visto una volta il famoso armadio. Lo si rintraccia; il Pg comincia a
spedire ai vari Pm militari i famosi fascicoli. Ma ormai, il fattaccio, e lo
scandalo, vengono a galla. Adesso, mezzo secolo in ritardo, le indagini possono
seguire (si dice così, no?) il loro corso. Gerhard Schreiber, ufficiale della
marina tedesca (si intende del dopoguerra) e storico, ha documentato ben 282
stragi, commesse in Italia dai soldati del Reich: «Uccisi 580 bambini sotto i
12 anni, quasi 11 mila militari, un po’ meno di diecimila civili». Molti di
loro, reclamano ancora giustizia; anche nei confronti di chi ha celato le prime,
fondamentali indagini sui colpevoli delle loro morti.
-----------------
"Il
Corriere della Sera" del 25-05-1999
CRONACHE
Lanciato
da una coppia di scienziati canadesi un messaggio nello spazio. La risposta, se
ci sarà, non prima di un secolo Astronomi «spediscono» una lettera agli
extraterrestri. Con due errori
Giovanni Caprara,
MILANO
- Un lungo messaggio radio è partito ieri verso 4 stelle simili al nostro Sole;
un messaggio così umano da contenere persino un errore. Due astronomi canadesi
Ivan Dutil e Stéphane Dumas da mesi lavoravano per preparare un testo di 23
pagine da lanciare in direzione di un gruppetto di astri lontani dalla Terra 60
anni luce. Ne era uscito una specie di messaggio in bottiglia cosmico da spedire
a cavallo delle onde radio alla velocità di 300 mila chilometri al secondo. Ma
per essere sicuri che il testo risultasse comprensibile, i due scienziati lo
scrivevano secondo un codice che permetterebbe a chi lo ricevesse di decifrarlo
anche se mancano alcune parti. Nelle descrizioni i due astrofisici del
Dipartimento della Difesa canadese, in Quebec, hanno inserito figure geometriche
semplici come il cerchio e il triangolo e qui sono caduti in un errore. Anzi
due, perché entrambe le spiegazioni delle figure sono sbagliate. Scherzando,
Paul Houx che ha collaborato a redigere il messaggio ha dichiarato: «Sono
dispiaciuto e così potremo essere giudicati una specie pasticciona dalla Lega
delle civiltà galattiche». Più seriamente gli studiosi hanno spiegato di aver
utilizzato nel codificare le parole un vecchio programma olandese per computer e
di aver fatto confusione con alcuni riferimenti. Purtroppo se ne sono accorti
tardi per inserire le correzioni. Ieri 24 maggio, infatti, doveva avvenire la
trasmissione del complicato lavoro dall'Osservatorio di Evpatoria in Ucraina. La
data era stata stabilita dall'associazione internazionale «Encounter 2001»,
che aveva ideato l'operazione e l'invio nel cosmo era soltanto il primo passo di
un'iniziativa che si proietta nel nuovo Millennio. Il 14 febbraio del 2000 e del
2001 saranno effettuati una seconda e una terza spedizione di messaggi.
L'associazione invita tutti a prepararli: non devono essere più lunghi di 30
parole e perché siano accettati bisogna pagare 14,95 dollari. I messaggi in
bottiglia cosmici non sono gratuiti come quelli dei naufraghi nei mari
terrestri. Ma l'associazione ha obiettivi più ambiziosi. Ora sta costruendo un
piccolo satellite per il quale ha prenotato il lancio sul vettore europeo Ariane
e sul quale imbarcherà dei CD, su cui registrerà (a pagamento) in forma
digitalizzata dati personali, inclusi fotografie e un frammento della sequenza
del codice genetico. Tornando al messaggio radio con errore, nella storia dei
tentativi di comunicazione con ET è la seconda volta che si tenta
l'esperimento. Una prima trasmissione partiva nel 1974 dal più grande
radiotelescopio terrestre esistente a Porto Rico. Di quella non si è più
saputo niente. Per questa seconda, dicono gli astronomi, bisognerà aspettare
almeno un centinaio d'anni per sperare di avere una risposta. Sempre che
qualcuno riesca a percepirla.
-----------------
"La
Gazzetta del Mezzogiorno" del 25-05-1999
Paura
in città: la gente si è svegliata nel pieno del sonno. In tilt i centralini
telefonici. Bari, due forti esplosioni nella notte. Episodio misterioso in mare:
ma la gente ha la bocca cucita.
BARI
- Due esplosioni tremende in rapida successione. La seconda più forte della
prima più o meno in direzione sud-est. Segnava le 3.30 la sveglia sul comodino
nella villetta affacciata sull'Adriatico, verso l'ex frazione di Palese, di un
ricercatore universitario barese che ha chiesto l'anonimato. Notte piena e
fresca, quella tra domenica e lunedì, quando i boati, uno dopo l'altro, hanno
svegliato la famiglia. Ma non solo. Si sono accese le luci in tutte le
abitazioni dello stesso complesso residenziale. Anzi, il giorno dopo, ci si è
resi conto che mezza città di Bari era stata terrorizzata dalle esplosioni, che
sono state avvertite su tutto il litorale barese ed in qualche zona
relativamente interna. La paura che la guerra del Kosovo si sia improvvisamente
riaffacciata anche su questo lato del mare è stata immediata. Il bang di un
aereo supersonico? L'esplosione di bombe sganciate da velivoli della Nato?
Missili lanciati verso l'Italia? Un incidente o una battaglia nei cieli?
L'esplosione di qualche grossa mina? Il mistero resta e s'infittisce sempre più
per le poche o del tutto assenti notizie che sono state date sull'accaduto.
Dieci minuti dopo le esplosioni, il professionista barese di cui prima telefona
al 113. Questi gli rispondono: sappiamo già dell'accaduto per le numerose
segnalazioni arrivate prima della sua e poi anche noi dalla questura abbiamo
udito i due boati. Al momento non sappiamo nulla... stiamo indagando. Stessa
versione quella dei Carabinieri. I Vigili del fuoco, invece, hanno sostenuto di
essersi rivolti ai Carabinieri e di essere stati tranquillizzati sulla probabile
causa: fuochi pirotecnici. Questa tesi, di per se rassicurante, mostra qualche
lato oscuro: perché solo due boati, per di più di un'insolita violenza? Anche
l'ora non ci convince circa quest'ipotesi ... troppo tardi per feste di paese.
Dico di paese perché a Bari il 24/05/99 non si festeggia nulla, figuriamoci a
quell'ora. La città di Bari era deserta ... tutti a nanna. Ad ogni modo, da
ricerche certe, non risulta che a Bari e provincia si siano utilizzati fuochi
d'artificio per nessun motivo.Ieri mattina, poi, altre telefonate sono arrivate
in Questura ed ai Carabinieri che hanno risposto: siamo in contatto con la
Capitaneria di Porto ma non ne sappiamo di più. In questo periodo non è utopia
affermare che il mare tra l'Italia ed i Balcani sia diventato una specie di
discarica di missili per i velivoli dell'alleanza che non possono atterrare con
tutto l'armamento. E' proprio il caso di dire: uno strano episodio che sembra
non trovare alcuna spiegazione ... di tipo ufficiale.
ROBERTO
CALPISTA
-----------------
"BBC"
del 27-05-1999
'Lost continent' discovered
Drilling beneath the ocean: The Joides Resolution
By BBC News Online Science Editor Dr David
Whitehouse
Scientists have discovered the remains of a "lost continent" beneath the waves of the Indian Ocean.
Drilling by the Joides Resolution research vessel,
which traverses the seas extracting samples from beneath the sea floor, suggests
that the continent, about a third the size of present day Australia, sank from
sight only 20 million years ago. It lies beneath the southern Indian Ocean.
Called the Kerguelen Plateau, it is one of the most remote places on Earth. The
Joides Resolution, the world's largest research vessel, bored a series of holes
through the undersea plateau, which is about two kilometres below the ocean
surface. Spores and pollen It brought to the surface many types of rocks
associated with explosive volcanism, as well as sedimentary rocks similar to
those found in India and Australia. "We found abundant evidence that much
of the Kerguelen Plateau formed above sea level," said Dr Mike Coffin of
the University of Texas. "Wood fragments, a seed, spores and pollen
recovered in 90 million year-old sediment from the central Kerguelen Plateau
indicates that it was above sea level." Scientists believe that it rose out
of the ocean about 110 million years ago, following a series of huge volcanic
eruptions. Small dinosaurs Fifty million years ago, it may have been
covered in lush ferns, moist with tropical humidity. Small dinosaurs would have
hidden in the undergrowth stalking their prey. Twenty million years ago, it
started to sink beneath the waves of what is now the Indian Ocean. Scientists
hope that studying the region will help them understand the break-up of
Australia, India and Antarctica.
-----------------
"La
Repubblica" del 29-05-1999
"Io,
rapita da un alieno"
Ma
all'ufologo l'extraterrestre piace solo se resta un fantasma
dal nostro inviato MICHELE SMARGIASSI
SAN
MARINO - Lui aveva "un viso a punta, occhi grandi e neri, pelle grigia, un
collo lungo e sottile come questo dito". Come ET di Spielberg? "Stava
a due centimetri dal mio naso, ma io ero paralizzata da una grande luce blu.
Poi, in un istante, ha prelevato dalla mia mente tutti i pensieri e i ricordi, e
un attimo dopo l'ha riempita di nozioni di matematica, fisica, geometria... Ma
vedo che lei non mi crede". Perché lei, Karen, quattro anni fa, prima del
suo incontro ravvicinato, lei ci credeva agli alieni? "Oh no". E
adesso? "Oh sì. E ora mi interessano molto la matematica, la fisica e la
geometria". Sana ragazza californiana, ex cameriera di bar, Karen dimostra
meno dei suoi 31 anni; in jeans e maglietta la confondi con le liceali che
sbirciano la paccottiglia turistica nelle viuzze di San Marino. Ma Karen è
speciale, è una prescelta, è una abducted, una che è stata rapita dagli Ufo.
Sono poche centinaia nel mondo. Il professor John Mack, che ha fondato una
clinica per psicanalizzare i "rapiti" e ha vinto un Pulitzer, se l'è
portata fin qui sul Titano, al settimo simposio mondiale degli ufologi, come una
specie di dossier vivente: "Karen è una ragazza normale, non ha tare
psicologiche, il suo racconto è dettagliato, sincero, non spiegabile sulla base
delle nostre conoscenze scientifiche". D'accordo, ma i primi da convincere
sono proprio loro, gli ufologi. Che nella platea del teatro Turismo si guardano
interdetti, si dicono "per essere credibili bisogna non essere
creduloni". Non si sa se abbiano più voglia o più paura che esistano
davvero, gli alieni. O più terrore di fare la figura dei fanatici. Perché
fanatici non sono, i milleduecento soci del Cun, il Centro ufologico nazionale,
da 34 anni con gli occhi fra le stelle. Delle tante famiglie di ufologi,
rappresentano quella "di centro". Motto: "L'inesistenza di prove
non è la prova dell'inesistenza". Filosofia: gli Ufo esistono, gli alieni
chi lo sa. Bombardati, per questo, da destra e da sinistra. Dagli scissionisti
del Cisu che si divertono a smontare scientificamente un "caso" dopo
l'altro (ma che gusto c'è a fare un'associazione di ufologi scettici?). Dai
mistici seguaci del santone Giorgio Bongiovanni, che sostiene di avere le
stigmate e che il terzo mistero di Fatima è l'esistenza degli extraterrestri.
Ma anche dai guerriglieri del Mir, gli ufologi marxisti nati da una costola
della Pantera studentesca romana che invocano i "compagni dallo
spazio" come altri invocavano i carri armati di Stalin. E che si sono
meritati venti pagine nell'ultimo rapporto annuale Eurispes. Per l'invidia dei
"moderati": "Tra ufofili e ufomani, è duro per noi semplici
ufologi farci ascoltare", sospira il leader Roberto Pinotti, sociologo e
giornalista. Ma non si deflette: "Siamo come i preti fra i peccatori",
sussulta di orgoglio il socio Vladimiro Bibolotti, "prendiamo pesci in
faccia ma restiamo coerenti". Dunque, zero folclore al congresso dei
cacciatori di dischi volanti. Ragazzi normali, professionisti, gente seria,
quasi commoventi nella loro convinzione di riuscire a scorgere in cielo qualcosa
che non sia un jet Nato o un videosatellite. Qualche banchetto di libri, nessun
gadget. Ma dozzine di videocamere. Dalle quali un buon ufologo non si separa
mai, perché può sempre arrivare il grande momento. Per Alessandro Sacripanti,
imprenditore edile, il momento è arrivato il 4 gennaio, nella sua Tarquinia, e
non se l'è lasciato scappare: "Adesso ho sei minuti di video su
quell'oggetto luminoso e intermittente, rosso giallo e bianco", gioisce.
Tutto qui, il film di una specie di semaforo? Li ha solo visti? Non li vorrebbe
incontrare? "Ma no!", strabilia come se la domanda fosse molto
bizzarra. Ma come? Ufologi siete, e non volete incontrare gli Ufo? "Noi
siamo come Piero Angela, che studia come fanno l'amore le balene, ma non credo
si sia mai accoppiato con una balena", spiega efficacemente Valerio Monti,
negoziante di computer a Roma. Vade retro, Alien. Stattene lassù nei cieli.
Perché il giorno in cui decidessi di farti finalmente vedere, invece di giocare
a rimpiattino come fai da 52 anni suonati, quel giorno sarebbe assieme il più
bello e il più brutto per gli ufologi razionalisti. Fine del giocattolo. Non più
oggetti volanti non identificati, non più notti spese di vedetta per portare a
casa la foto di qualcosa che potrebbe essere benissimo un frisbee; non più
giorni passati a catalogare minuziosamente le segnalazioni (ormai più di 10
mila in mezzo secolo, solo in Italia). I rapporti con gli alieni diventerebbero
una questione di politica interplanetaria. "E noi pionieri, dimenticati, in
un angolo", già sospira Gianfranco Neri, 64 anni, veterano bolognese del
movimento. "E poi, bisogna prepararsi bene all'incontro", si preoccupa
Pinotti, "gli effetti sulla psicologia di massa potrebbero essere
devastanti". "E se fossero cattivi?", dice finalmente Valerio,
dando voce all'incubo inconfessato dell'ufologo. Ma qui la parola passa
all'esperto di cattiveria e bontà, al teologo (e demonologo) monsignor Corrado
Balducci, già ai vertici della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli,
pronto a evangelizzare anche quelli di colore verde. "Ma non ne avranno
bisogno: perché, se esistono, gli extraterrestri sono sicuramente migliori di
noi". Come fa a dirlo, monsignore? Sorride: "Non sono pensabili esseri
creati a somiglianza di Dio che siano peggiori di noi". Ma secondo lei
esistono? "E' possibile: nella sua infinita sapienza Dio non può essersi
accontentato di noi. E' probabile: tra noi e gli angeli c'è un vuoto troppo
grande perché Dio non l'abbia colmato. E' desiderabile, perché possono
aiutarci a diventare migliori". Acquasantiere volanti, ecco una bella
spiegazione del mistero.
-----------------
"La
Stampa" del 30-05-1999
E
dopo l'uomo Dio creò gli Ufo
CACCIATORI
DI ALIENI. UN TEOLOGO "BENEDICE" IL MEETING INTERNAZIONALE
Padre
Balducci: di certo sono migliori di noi
Pino Corrias - inviato a SAN MARINO
QUANDO
infine monsignor Corrado Balducci dice: "Sì è possibile che esistano
altre creature intelligenti, negli spazi infiniti, a maggior gloria della
potenza di Dio", una piccola onda di gratitudine allarga gli occhi dei 300
ufologi (italiani, ma anche americani, inglesi, russi) che per il settimo anno
si raccolgono in questo simposio mondiale nell'unico vero granello di Terra
extraterrestre, San Marino, colonizzata da forme di vita interstellari come i
vigili gialli, gli orologi a cucù, le piadine scadute, ma ugualmente divorate
da giapponesi teletrasportati. A dirla tutta, l'intervento del teologo, nonché
demonologo Corrado Balducci è davvero una novità salvo che per il medesimo
Balducci: "E perché mai? Il mistero della creazione è insondabile - dice
-. E poi c'è troppo vuoto tra noi e gli angeli". Spiega: "Gli angeli
sono spirito, noi siamo molto più corpo che spirito. Potrebbe esistere una vita
intermedia". Va ancora più a fondo. Dice che l'immensità dello spazio
suggerisce l'ipotesi di altre vite. Non demoni perché la misericordia di Dio
non lo consente. All'opposto migliori di noi, non solo perché più evoluti
("per arrivare fino a noi"), ma anche per una deduzione che Balducci
pronuncia con infinita temperanza e un mezzo sorriso: "E' difficile
immaginare qualcosa di peggio degli uomini peccatori, non crede?". Curioso
che proprio in questa edizione del simposio dedicata ai rapporti tra ufologia e
scienza - con dotte relazioni di accademici blasonati, a sanare le decennali
diffidenze - sia proprio un teologo vaticano a dare maggior credito
all'esistenza di vite extraterrestri. E se lei ci crede, li immagina con l'anima
o senza? "Con l'anima, senza alcun dubbio, come tutte le creature a
immagine di Dio". Per tre giorni, qui al Teatro Turismo, si sono ascoltate
relazioni assai serie, pronunciate da scienziati Nasa e da ricercatori del Cnr,
da universitari, astrofisici, ingegneri. Non c'è alcun arieggiare di mistiche
spaziali, romanticherie New Age, deliri apocalittici. All'opposto c'è il freddo
professor Cosmovici, responsabile del progetto di Bioastronomia di Roma, che
dice: "Con buona certezza la vita nell'universo viene diffusa dalle comete.
Quando dico vita intendo molecole organiche. Senza le comete e senza alcuni
miliardi di anni di evoluzione, noi non saremmo qua. Questo significa che già
la nostra vita ha origini extraterrestri". Quindi perché escluderne altre?
In questi ultimi 50 anni, solo in Italia sono stati catalogati e indagati da
autorità militari e scientifiche, almeno 10 mila avvistamenti. Come spiega
Roberto Pinotti, presidente del Centro ufologico italiano, nonché anima del
simposio: "Tutte le testimonianze sono coerenti tra loro, nel senso che le
descrizioni sono raggruppabili per costanti: ci sono i velivoli tondi o
ovoidali, quelli a delta, quelli a cilindro". Le costanti si ripetono in
qualunque altra parte del mondo. Giusto ieri l'ex diplomatico Sun Shili,
presidente dell'Associazione ufologica cinese, ha raccontato di un avvistamento
appena confermato dall'esercito di Pechino: un jet militare arrivato fino al
contatto visivo e 4 basi radar con i tracciati perfettamente incisi sugli
schermi. "L'oggetto si è sganciato all'ultimo momento con una manovra
impensabile per qualunque aereo o missile terrestre". Tutto credibile,
tutto incredibile. Come la testimonianza di una robusta californiana, Karen, 31
anni, che l'altro giorno ha riraccontato il suo incontro del terzo tipo con un
essere "di pelle grigia, viso a goccia, grandi occhi neri, che mi ha
paralizzato con una luce blu e in un istante ha svuotato tutti i miei
pensieri". Pazza? "Niente affatto", sostiene il professor John
Mack, psichiatra dell'università di Harvard, responsabile di una clinica dove
vengono indagati gli "abducted", i rapiti dagli Ufo. "E' del
tutto sana di mente, credibile, sincera, nessuna tara psicologica. Il suo
racconto sarà pure difficilmente accettabile, ma resta dettagliato". Meno
arduo credere a quel che un centinaio di scienziati stanno combinando in uno dei
posti più sperduti del pianeta, Hassdalen, Nord della Norvegia, dove è stato
installato il più sofisticato centro d'ascolto spaziale. Lo racconta Pinotti:
"Esistono registrazioni di contatti avvenuti tra la base e gli Ufo,
attraverso onde radio che una volta emesse, ricevevano una risposta
coerente". Identiche cose accadute nel centro di ascolto del Missouri che
in più occasioni ha spedito raggi laser verso gli oggetti volanti e ha
registrato analoghi raggi di risposta. Tutto credibile, tutto incredibile. Ma
nessun fanatismo: "Ci limitiamo a dire - spiega Pinotti - che la vita
extraterrestre è possibile. Che oggetti non umani, non terrestri, attraversano
il nostro cielo e si comportano in modo intelligente. Ci limitiamo a dire che la
nostra curiosità ci spinge alla ricerca per ragioni scientifiche, anche etiche,
anche profondamente umane". Niente di male. Ed è persino condivisibile il
loro contravveleno alle rigidità dello scetticismo: "L'inesistenza di
prove non è la prova dell'inesistenza". Del resto, ti dicono, quante cose
ha scoperto la scienza che neanche si potevano immaginare? Quante cose accadono,
nel corso di un secolo o di un giorno, che nessuno poteva lontanamente supporre?
Giusto. E vale la pacata durezza di monsignor Balducci quando dice: "Mi
ripugna lo scherno di certa scienza ufficiale. Non si deve uccidere la
testimonianza di chi cerca, perché è alla base della vita, della religione,
della disponibilità anche a credere l'incredibile". Sorride: "Che
differenza farebbe se gli angeli anziché le ali avessero astronavi?".
Capito: accettare l'incredibile. Magari cominciando da San Marino che, in
effetti, esiste davvero.
-----------------
"La
Repubblica" del 31-05-1999
SINDROME
DA GRANDE VECCHIO
di GIORGIO BOCCA
TITOLI
a tutta pagina: "Moro. Torna il grande vecchio". Il grande vecchio
delle leggende asiatiche che nutriva i suoi seguaci di hashish? Sarebbe più
credibile dei grandi vecchi inventati da Bettino Craxi e conservati con
inesausta cura dal senatore Pellegrino, presidente della commissione stragi.
Negli anni roventi delle Br il grande vecchio era un pretesto per divagazioni
prive di qualsiasi serietà come oggi. Mi toccò di andare a Chamonix per
incontrare uno dei pretesi grandi vecchi, il professor Simioni del Superclan,
che non era come si può pensare una specie di Spectre, ma un gruppo di giovani
intellettuali "superclandestino" che aveva saputo da alcuni esperti di
informatica che il capitalismo sarebbe crollato nel 1973 e si preparava a
sotterrarlo nel più assoluto segreto. Il tutto avveniva a Parigi, dove aveva
aperto una scuola di lingue, la Hyperion. Il luogo dell'incontro era degno di un
grande vecchio, nella casa di legno di Balmat, il leggendario scalatore del
monte Bianco. Il professor Simioni era amico degli eredi del giro dell'abbè
Pierre. Mi parve di capire che Simioni e i suoi amici ringraziassero il cielo di
essere espatriati in tempo e di non essere entrati nella catena infernale del
terrorismo. Adesso il senatore Pellegrino ha rivelato che l'Anfitrione dei
brigatisti era il musicista Igor Markevitch, con tutti gli attributi del ruolo,
russo, partigiano, comunista e snob che ospitava in una sua villa a Firenze le
riunioni della commissione strategica delle Br ai tempi del sequestro Moro.
"L'uomo", precisano i bene informati non si sa bene da chi "con
il volto coperto che prese parte agli interrogatori dello statista". Per i
fabbricanti di bufale questo è un tipico ferro del mestiere: dar per certa,
come cosa nota e appurata, una fandonia o una invenzione... "Ma come non vi
ricordate? L' uomo con il volto coperto aveva un accento straniero".
Spiacenti ma non ce ne ricordiamo, abbiamo avuto lunghi colloqui con i
brigatisti che rapirono Moro e che lo tennero nel carcere di via Montalcini,
abbiamo letto le loro memorie, abbiamo letto e riletto gli atti dei processi, ma
di questo uomo bendato con accento straniero nessuno se ne ricorda. Forse
qualcuno dei servizi segreti o della P2 che inventavano bufale come quella del
lago della Duchessa dove sarebbe stato buttato il cadavere di Moro tanto per far
vedere che facevano qualcosa. Il particolare della riunione della commissione
strategica a Firenze in una villa del musicista potrebbe anche sembrare
credibile perché chi conosce le Brigate rosse sa che esse avevano un comando
militare logistico che faceva capo a Mario Moretti, ma che esisteva anche un
organo consultivo, per l'appunto la commissione strategica che era composta da
simpatizzanti e da teorici della rivoluzione di cui poi le Br operative non
tenevano il minimo conto. Senonché, come ha detto Oleg, il figlio del Igor
Markevitch, suo padre non ha mai avuto una villa a Firenze, non gli risultava
sovversivo e solo un giornalismo spazzatura può rievocare la sua vita privata
facendone un mister Hide. Veniamo alle poche cose serie che si vanno scrivendo
sugli assassini del professor D'Antona e cioè che vanno ricercati fra i
brigatisti superstiti rimasti in carcere o riparati in ogni angolo del mondo. Le
notizie che se ne hanno è di gente che fa una vita da cani, in qualche isola
greca o nel Nicaragua, camuffati da osti o da pescatori. Ricattabili da tutti,
specie dalle polizie. O che vive a Roma e dintorni nell'incubo di essere prima o
poi catturati come accadde a Maccari "l'ingegnere" di via Montalcini.
I motivi per cui questi superstiti avrebbero fatto rinascere a comunismo morto
persino in Cina, l'utopia rivoluzionaria e sanguinaria delle Br, possono essere
molteplici e uno dei più credibili è che si siano ritrovati per campare, per
fare insieme qualche rapina, e poi per giustificarla a se stessi e
all'estremismo che ancora li circonda. Di estremisti che continuano a progettare
la lotta armata contro lo stato capitalista delle multinazionali se ne può
trovare, visto che si tratta di una specie inestinguibile. Ricordo che una sera
in una libreria estremista di Milano mentre si parlava di controinformazione si
alzò a parlare un tale che indicò senza mezzi termini la casa editrice Adelphi
come una succursale della Cia. Provai a dissuaderlo, a dirgli che conoscevo gli
editori, ma lui continuava, non si lasciava sfuggire il demonio che finalmente
aveva individuato. Il materiale umano delle Br storiche, chiamiamole così, era
fornito dai giovani rivoluzionari del Pci, dai marxisti leninisti cresciuti nel
partito o nelle università nel mito della rivoluzione e arrivati alla decisione
estrema dell'"adesso o mai più". E in questa avevano qualche
apparenza di ragione: la classe operaia era in disarmo, il suo controllo della
produzione era stato reso vano dalla robotica e dall'informatica, il partito
comunista era in viaggio verso il governo, il sindacato era su posizioni di
ordine. Ma se allora per una certa area comunista poteva ancora valere
"l'adesso o mai più" ora una simile disperata sommessa non è più né
pensabile né possibile. Ecco perché il riformarsi di un'organizzazione grande
e complessa come le Brigate rosse di Moretti non sembra una ipotesi credibile,
mentre lo è che la disperazione dei superstiti possa essere usata, specie ora
che c'è una guerra alle porte di casa e che antiamericanismo e pacifismo
possono fornire cortine fumogene o ombre cinesi ai "compagni che
sbagliano". Il senatore Pellegrino, il procuratore Vigna ed altri che da
anni si occupano delle segrete storie italiane dovrebbero piuttosto spiegarci
perché le nostre polizie ufficiali o segrete non si sono occupate di questo
"materiale umano", di questi relitti che il grande terrorismo aveva
lasciato sulle nostre spiagge. Invece di strologare sui grandi vecchi non
sarebbe stato meglio occuparsi dei giovani ancora a disposizione?
-----------------
"La
Repubblica" del 31-05-1999
Referto
medico sulle ultime ore di Gesù Cristo
Il professor Baima Bollone
ROMA
- I Vangeli non hanno solamente un valore teologico, e nel narrare la Passione
di Gesù forniscono "un referto medico" che ci permette di ricostruire
in termini clinici le ultime ore del Cristo: è questa la tesi che il professor
Pierluigi Baima Bollone, direttore dell'Istituto di medicina legale
dell'Università di Torino, riporta nel suo ultimo libro, "Gli ultimi
giorni di Cristo". In un'intervista al quotidiano "Avvenire",
Baima Bollone spiega di aver riletto i testi dei quattro evangelisti - in
particolare quello di Luca, che aveva conoscenze mediche - per ricostruire le
sofferenze di Gesù dalla notte buia nel giardino di Getsemani fino alla sua
morte sulla croce, scoprendo così che "il riscontro medico legale depone a
favore della storicità dei Vangeli". L'esperto torinese ricostruisce la
cartella clinica di Gesù, che da bambino ha avuto "uno sviluppo regolare
ed armonico", come dimostrano i lunghi viaggi fatti con i genitori e
l'episodio della fuga nel Tempio, e che al suo ritorno a Gerusalemme "era
in buona salute ma un po' sciupato", e infatti "i farisei lo scambiano
per un cinquantenne". Nell'orto del Getsemani, afferma Baima Bollone,
Cristo manifesta alcuni dei 16 sintomi tipici della "sindrome da attacco di
panico", che "non indica un semplice stato di paura". Alla
sudorazione, il desiderio di fuggire, la paura di morire, la caduta a terra e
l'angoscia si aggiunge perfino il sudore di sangue di cui parlano i Vangeli, che
è anch'esso spiegabile: si tratta di una "ematoidrosi, dovuta a un totale
coinvolgimento neurovegetativo". Portato davanti a Caifa, la reazione di
Gesù (il famoso "Tu l'hai detto" in risposta alle domande del sommo
sacerdote) dimostra, secondo Baima Bollone, come l'imputato "sotto stress
tende a dichiarare la sua visione dei fatti per riabilitarsi dalle false accuse
e ricostruire il senso dell'autostima". A questo stress psicologico vanno
aggiunte le torture fisiche: gli estenuanti interrogatori, le percosse dei
soldati, la violenza delle 39 flagellazioni e la spogliazione delle vesti, che
secondo lo studioso torinese "deve aver sortito lo stesso effetto di quando
si strappano le bende sulle ferite aperte". Quanto alla morte, Baima
Bollone pensa che la croce era "probabilmente a tau, cioè senza la
sporgenza superiore". La causa della morte sarebbe "una asfissia
complicata da un fatto cardiaco terminale, una trombosi coronarica,
probabilmente", avvenuta dopo poche ore sulla croce, perché "Gesù
era indebolito dalle torture subite". Questi dati sono compatibili con
quelli emersi dalle indagini sulla Sindone? "Sì, lo sono", risponde
Baima Bollone. Un paio d'anni fa toccò al faraone Tutankhamon finire sotto la
lente di un neurologo britannico Ian Isherwood, durante un' inchiesta condotta
da Scotland Yard: scoprì che il giovane sovrano della diciottesima dinastia,
morto a 18 anni nel 1350 avanti Cristo, fu probabilmente assassinato come
dimostra una frattura alla testa.
-------------------------------------
In
redazione:
Federico
Rosati (utu@hotmail.com)
-------------------------------------