MYSTERIA

 

              Rassegna stampa di notizie insolite, misteriose

                 e di interesse culturale

 

             n. 10

 

                 01-08-1999

 

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                                 SOMMARIO:

 

- 05-05-99 - "ANSA" - Pescati in Australia pesci ritenuti estinti.

- 07-05-99 - "Il Messaggero" - Come l’uomo impara a far di conto.

- 07-05-99 - "Galileonews" - Quel buco nero è rosa.

- 08-05-99 - "Galileonews" - Nipah, il virus della Malesia.

- 08-05-99 - "Il Messaggero" - Spedizione italiana a Tunguska.

- 09-05-99 - "Il Messaggero" - Gli incubi del 2000.

- 09-05-99 - "Il Messaggero" - Libia scoperte antiche ”città del sale”.

- 09-05-99 - "The Sunday Times" - Ray gun freezes victims.

- 10-05-99 - "Il Messaggero" - L’Fbi insabbiò rapporto sul volo Twa.

- 11-05-99 - "Il Messaggero" - Gli astronomi scoprono i “buchi rosa”.

- 11-05-99 - "Il Messaggero" - Rimini e new age.

- 12-05-99 - "La Stampa-Tuttoscienze" - La più grande esplosione cosmica.

- 12-05-99 - "ANSA" - Parte sperimentazione INFN su materia-antimateria.

- 14-05-99 - "ANSA" - Egitto: scoperte 95 tombe di 5 millenni fa.

- 16-05-99 - "La Stampa" - Magie e miti dell'Etna.

- 19-05-99 - "ANSA" - Su Giove, aurora riscaldata da venti supersonici.

- 19-05-99 - "ANSA" - Presentata oggi ricerca INFN su mistero antimateria.

- 19-05-99 - "La Repubblica" - L'America rilancia la caccia agli Ufo.

- 19-05-99 - "La Repubblica" - Hack: non metterò il salvaschermo del Seti.

- 19-05-99 - "La Repubblica" - Tra gli ufologi anche un prete e gli squatter.

- 20-05-99 - "Il Messaggero" - Crimini di guerra, insabbiate 700 inchieste.

- 25-05-99 - "Il Corriere della Sera" - Lettera agli extraterrestri.

- 25-05-99 - "La Gazzetta del Mezzogiorno" - Boato a Bari.

- 27-05-99 - "BBC" - Scoperto continente perduto.

- 29-05-99 - "La Repubblica" - Simposio sugli UFO a San Marino.

- 30-05-99 - "La Stampa" - Simposio sugli UFO a San Marino.

- 31-05-99 - "La Repubblica" - Sindrome da Grande Vecchio.

- 31-05-99 - "La Repubblica" - Le ultime ore di Gesù Cristo.

 

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"ANSA" del 05-05-1999 

ZOOLOGIA: PESCATI IN AUSTRALIA PESCI RITENUTI ESTINTI

 

(ANSA) - ROMA, 5 MAG - Sono stati pescati in Australia alcuni esemplari di una specie di pesce ritenuta estinta da 85 anni anni. Dal 1914, infatti, si erano perdute le tracce di questo grosso pesce, una sorta di ''triglia gigante'' che abitava le profondita' degli oceani. In una baia australiana, nel Sud del paese, lo scorso anno ne sono stati rinvenuti sei esemplari, di circa 50 anni di eta'. Secondo i ricercatori, vivevano a 300 metridi profondita', la' dove nessuna luce riesce piu' a penetrare. Il ritrovamento e' considerato di grande interesse proprio per questo, in quanto potrebbe contribuire a far luce sull'habitat dei mari profondi, di cui si conosce ancora poco. Secondo l'Orsic, l'Organizzazione della ricerca scientifica e industriale del Commonwealth, che si e' occupata del ritrovamento dei pesci in via di estinzione, ci sono mole ricchezze nascoste a quelle profondita'. 

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"Il Messaggero" del 07-05-1999 

Scoperta scientifica: come l’uomo impara a far di conto

Trovato il pallino della matematica

 

ROMA - Matematici si può nascere, ma lo si può diventare almeno in due modi. Sono infatti due, e molto diverse tra loro, le strategie che il cervello umano mette in azione ogni volta che ha a che fare con i numeri. Una è strettamente legata al pensiero verbale e simbolico, l'altra si serve di immagini. La scoperta, che pubblica oggi “Science”, potrà aprire nuove strade nell'insegnamento della matematica, rendendo forse più facile questa materia e aiutando ad avvicinarsi ai numeri i bambini con problemi linguistici. Autori dello studio, un gruppo francese guidato da Stanislas Dehaene e da uno americano del Mit guidato da Elizabeth Spelke. Per la prima volta trovano base scientifica le affermazioni di alcuni matematici circa il loro modo di ragionare. Albert Einstein, per esempio, diceva che l'idea di numero gli si presentava sotto forma di «immagini più o meno chiare» che poteva riprodurre o ricombinare come voleva. Adesso si sa che molti imparano la matenatica così e le tecniche di diagnostica per immagini hanno permesso di individuare le aree del cervello coinvolte nei problemi matematici: i calcoli esatti dipendono dal loro frontale sinistro (come il pensiero verbale), mentre una rete neurale bilaterale controlla rappresentazioni visive e movimento delle dita. Non a caso i bambini contano sulle dita nell'imparare la matematica. E adesso è anche più chiaro perchè i bambini al di sotto di un anno e le scimmie possono fare distinzioni numeriche tra piccoli gruppi di oggetti. 

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"Galileonews" del 07-05-1999 

ASTROFISICA

Quel buco nero è rosa

 

Alcuni buchi neri sono rosa. Sembra strano ma è proprio così, secondo un'equipe di ricercatori dell'Australian National University e della University of Melbourne che presenterà il risultato di questo studio alla conferenza Fresh Science di Melbourne. "E' stato molto facile individuare questi 'buchi rosa' - commenta adesso Paul Francis che ha collaborato alla ricerca. "Più impegnativo è stato dimostrare che si trattava effettivamente di buchi neri, ricorda lo studioso - basti pensare che per identificarli abbiamo dovuto usare un apparecchio della potenza equivalente a quattro potentissimi telescopi!" Sulle cause di questo fenomeno, al momento solo ipotesi. Gli scienziati sono certi però che la luce rosa non deriva dalla composizione chimica dei buchi neri, ma più probabilmente dalle nuvole di gas che vengono risucchiate all'interno dei buchi. (f.s.)  

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"Galileonews" dell'08-05-1999 

Nipah, il virus della Malesia.

 

Si chiama Nipah e in appena sette mesi ha ucciso in Malesia circa 100 persone, in maggioranza allevatori di maiali. Si tratta di nuovo virus, isolato il mese scorso dal Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) di Atlanta, negli Stati Usa. Confusa in un primo tempo dalle autorità sanitarie malesi con l'encefalite giapponese, la particella virale è stata ora identificata come una rara forma di Hendra virus, malattia scoperta per la prima volta in Australia nel 1994. Gli scienziati ipotizzano che il serbatoio naturale del Nipah siano i maiali, ma non sono ancora riusciti a chiarire in che modo venga trasmesso all'uomo. "Non sappiamo né come il contagio si diffonda né quanto sia veloce", afferma C. J. Peters, direttore del Cdc, "quindi non possiamo fare previsioni per il futuro". Nel frattempo i nuovi casi di contagio in Malesia sembrano in diminuzione, tanto da far sperare in un regresso naturale della malattia nel giro di due o tre mesi. 

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"Il Messaggero" dell'08-05-1999 

Professione avventura

Una spedizione in Siberia dove avvenne una inspiegabile esplosione, che fu udita anche a Berlino

Gli Indiana Jones bolognesi e il boato misterioso del 1908 

di STEFANO BEVACQUA

ROMA - Un asteroide roccioso, o una cometa, come sostengono i russi da mezzo secolo, ma senza trovare molti consensi. Che sarebbe esploso a notevole distanza dal suolo, creando una specie di deserto nel cuore della taiga, a Tunguska, in Siberia. Accadde il 30 giugno 1908. La vampata fu notata fino a 500 chilometri di distanza. Come un’immensa bomba, come un’atomica da almeno 10 megaton, che corrisponde a dieci milioni di tonnellate di tritolo. Oltre mille chilometri quadrati di taiga sradicata e ridotta in briciole. Un mistero irrisolto, che ha ispirato anche gli autori del serial fantascientifico americano X File, facendo di Tunguska l’origine della ”morte nera”, che soffoca e silenziosamente carbonizza tutto quello che incontra. Ma tra qualche mese, fantascienza a parte, potremo finalmente saperne di più. E’ infatti in procinto di partire per la Siberia la spedizione di 25 scienziati bolognesi che perlustrerà ogni angolo di quel luogo maledetto, distante centinaia di chilometri da qualsiasi strada e da ogni forma di umana civiltà. La spedizione, finanziata da una banca, è stata organizzata dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna, insieme ai ricercatori dell’Osservatorio astronomico e all’Istituto di geologia del Cnr. E’ la seconda volta che il gruppo di scienziati guidati dal professor Giuseppe Longo cerca di trovare una risposta al mistero di Tunguska. Il primo viaggio risale al 1991, quando la spedizione, meno impegnativa e organizzata di quella che è oggi in procinto di partire, riuscì almeno a stabilire il luogo, la data, l’ora esatta dell’esplosione, analizzando i frammenti dei diversi materiali racchiusi nella resina degli alberi che, ancor oggi carbonizzati o divelti, testimoniano l’accaduto: mezzanotte, 14 minuti e 28 secondi del 30 giugno 1908, ora di Greenwich. La ’’bomba’’ esplose ad una distanza dal suolo compresa tra 5 e 10 chilometri, liberando un’energia equivalente a oltre mille ordigni uguali a quelli che furono sganciati su Hiroshima e Nagasaki. Resta da sapere con esattezza che cosa provocò quell’immensa esplosione. Quando asteroidi di rilevanti dimensioni sono caduti sul nostro pianeta hanno sempre lasciato un cratere. A Tunguska, nulla di tutto questo. La sola ragionevole spiegazione, della quale gli scienziati bolognesi cercano ora la conferma, sarebbe la seguente: a esplodere sarebbe stato un asteroide, di dimensioni sufficienti a determinare un evento di così grande portata, ma troppo piccolo per sopravvivere all’attrito con l’atmosfera terrestre. Andrea Carusi, ricercatore del Cnr, tra i massimi esperti internazionali in materia di piogge di asteroidi e presidente del gruppo di lavoro sui ”Near Earth Objects”, spiega che, in effetti, un asteroide del diametro di una cinquantina di metri, entrando nell’atmosfera alla velocità di una ventina di chilometri al secondo, viene sottoposto ad una fortissima pressione sulla sua faccia interiore, e ad un’altrettanto forte depressione su quella posteriore. Il risultato è che l’oggetto si deforma, fino ad appiattirsi come una frittata e, infine, ad esplodere riducendosi in una immensa nuvola di polvere. Uno scoppio nel quale tutta l’energia accumulata durante la compressione dell’asteroide si libera in un istante. 

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 "Il Messaggero" del 09-05-1999 

Gli incubi del 2000/Cosa fa più paura agli italiani? La guerra, le centrali

nucleari, l’inquinamento? Macché, gli spauracchi di oggi sono la clonazione e i campi elettromagnetici dei cellulari. Come se le incognite di ieri, ben più consistenti, fossero ormai superate. Eppure i problemi restano

«L’ignoranza ci rende molto suggestionabili» spiega il futurologo Roberto Vacca

 

TUTTI clonati, rincretiniti dalle onde dei telefonini, con un sole ardente che ci arrostisce per colpa dell’effetto serra e del «buco» nella fascia d’ozono. E’ lo scenario apocalittico che sembra attendere l’umanità, almeno stando ai giudizi, o pregiudizi, più diffusi. Grandi paure per il terzo millennio, insomma, lontane anni luce da quelle che questa umanità o, almeno, quella occidentale e italiana, si era portata dietro per molti decenni. Certo, c’è la paura della guerra, che divampa a un passo da casa nostra. Il nucleare? Dev’essere stato l’effetto catartico del referendum del 1987, perché mentre le centrali francesi, tedesche, svizzere e, naturalmente, russe, continuano a macinare tranquillamente i loro chilowattora, per noi italiani il problema della loro sicurezza sembra svanito, cancellato. Eppure basterebbe un incidente nella valle del Rodano a mettere a rischio la salute di milioni di persone anche al di qua delle Alpi. Ma no, più del nucleare, oggi il nemico, lo spettro, è incolore, inodore, invisibile e immateriale: sono i campi elettromagnetici generati dalle antenne dei sistemi di telefonia mobile. Oppure si annida nei laboratori di genetica, dai quali potrebbero, da un momento all’altro, uscire mostri pronti ad obbedire come robot a chi li ha generati. Ovvero sono i flutti di un mare ingigantito dal calore generato dallo schermo di gas inquinanti che impedisce alla Terra di restituire almeno parte del tepore ricevuto dal Sole. «Mi chiede come un simile cambiamento abbia potuto determinarsi? E’ soltanto una questione di drammatica e diffusa ignoranza dice Roberto Vacca, ingegnere, scienziato e ”futurologo” . La gente non ha più paura della guerra, di quella nucleare, forse perché nessuno ha spiegato loro che con la riduzione degli arsenali nucleari siamo passati da 5 tonnellate di esplosivo per ogni abitante della Terra a due. Il che, in effetti, non cambia quasi nulla». E la paura per i campi elettromagnetici generati dalle antenne dei telefonini? Risponde Gabriele Falciasecca, professore all’Università di Bologna, presidente della Fondazione Marconi e di Elettra 2000, il centro di ricerca indipendente finanziato dai gestori della telefonia mobile. Dice: «Stiamo vivendo un paradosso: a ogni grande passo avanti compiuto dalla scienza e dalla tecnologia rispondiamo con grande entusiasmo; ma poi, giorno dopo giorno, si insinua il dubbio e con esso la sfiducia. Per esempio, si solleva il dubbio che l’esposizione prolungata nel tempo alle onde radio possa provocare danni alla salute. Le ricerche, in questo ambito, non hanno dato alcuna conferma, ma, dicono taluni, ciò non permette di escludere che, in effetti, dei danni possano un domani verificarsi. Il fatto è che la scienza può evidenziare l’esistenza di un certo effetto, ma non potrà mai dimostrare che effetti di qualunque tipo, arbitrariamente ipotizzati, non abbiano mai a manifestarsi nel futuro. D’altra parte, il dubbio, se sensato e basato su riscontri validi e non su sensazioni soggettive o, peggio ancora, sulla semplice e generica paura, è il seme della conoscenza scientifica. E, infatti, la ricerca sulle onde radio continua, ma non perché esista un fondato dubbio sui suoi possibili effetti, quanto per migliorare le tecnologie, attenuando, anche per questo verso, ogni loro potenziale effetto». Bene, benissimo. Ma la gente ha iniziato ad aver paura delle antenne dei telefonini quando ha cominciato a vedere che esse crescevano ovunque come funghi dopo un temporale estivo. Risponde Falciasecca: «L’aumento del numero delle stazioni radio base sta consentendo di ridurre drasticamente le potenze in gioco, poiché le aree, le ”celle” da coprire sono sempre più piccole. In questo modo, diminuisce anche l’entità del campo elettromagnetico generato. E’, se vogliamo, un secondo paradosso, ma soltanto apparente: maggiore è il numero delle antenne in funzione, minore sarà l’entità del campo elettromagnetico. D’altra parte, se la gente ha paura, è anche colpa del recente decreto dedicato che, stabilendo limiti di esposizione bassissimi e non giustificati scientificamente, ha indotto molte persone a ritenere che esistesse davvero una condizione di rischio». Facciamo un passo indietro, torniamo al demone genetico, ai cloni e alle mostruose mutazioni della genetica. E’ ancora Vacca a tranquillizzarci: «La gente ignora il fatto che il genere umano esiste grazie a un’infinità di mutazioni casuali avvenute nel corso di qualche milione di anni. Direi che, nell’insieme, siamo venuti anche benino. Ma con almeno un difetto: l’uomo e la scimmia sono gli unici mammiferi che non sono capaci di produrre acido ascorbico, cioè la vitamina C, e sono dunque costretti a mangiare verdure e frutta. E questo per colpa di una mutazione genetica avvenuta in qualche nostro comune antenato una decina di milioni di anni fa. Non siamo affatto perfetti e, soprattutto, siamo terribilmente ignoranti. A far paura non deve essere la ricerca genetica, ma, semmai, gli uomini che potrebbero utilizzarla contro altri uomini».

 

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"Il Messaggero" del 09-05-1999 

Libia, italiani scoprono antiche ”città del sale”

 

ROMA Archeologi italiani hanno scoperto in Libia due antiche città della misteriosa civiltà dei Garamanti, una popolazione dell’attuale Fezzan. Le ”città del sale” si trovano nel deserto del Sahara, a circa 200 km. a sud di Germa, e risalgono a 1700 anni fa. 

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"The Sunday Times" del 09-05-1999 

INNOVATION

Defence  

The Ministry of Defence is looking at a new weapon that could immobilise gunmen. Max Glaskin reports  

Ray gun freezes victims without causing injury

 

SET your phasers to stun. The Ministry of Defence is looking at a "freeze ray" that may be able to stop people in their tracks without harming them. A prototype of the weapon has yet to be built but laboratory trials of the concept show that it could be ideal for peacekeeping forces or for police facing armed criminals. The head of the MoD's novel weapons team and a colleague from the Defence Evaluation Research Agency in Farnborough recently met Eric Herr, the American inventor who has patented the weapon. The MoD refuses to comment on the meeting, held in San Diego, California, but a spokeswoman says: "We keep our eyes open for anything and everything that may be of interest." The approach from the MoD came out of the blue, says Herr, vice-president of HSV Technologies. "We were surprised that they were interested." The freeze ray works by zapping its victim with an electric current. It uses an ultraviolet laser to create a beam of light particles, called photons. These ionise a path through the air so that it can conduct electricity as if it were a wire leading to the target up to 100 metres away. Then a current of 25 milliamps at a frequency of 100Hz is directed down it to the target. When it hits a person, the current interferes with the tiny electrical charges that control muscles and forces them to contract, stopping the person from moving. Vital, involuntary muscles, like the heart and the diaphragm, are not affected because they are protected by a greater thickness of body tissue. Tasers, weapons that freeze muscles, are already on sale in America but they have to be pressed against an assailant's skin to work and can only be used once - then they have to be recharged. Herr has subjected himself to Taser shocks in the course of his research. His weapon, however, will be effective from a distance and could even work around corners if mirrors are used. Being remote from its target, it could also have a constant power source. The device relies on technology that is only just within the grasp of scientists so Herr has commissioned Dr Richard Scheps at the University of California San Diego to prove the principle is right. "His research created ionised paths that conducted electricity for a significant part of the theoretical maximum range," says Herr. Now he is trying to raise up to $500,000 to build a full working prototype. "Our first prototype would be too large to be convenient for law enforcers or the military," says Herr. "It would be about the size of a small suitcase. However, a new laser diode just developed in Poland has the potential to reduce the size of our weapon to that of a flashlight." Although the electric charge will not injure a person, there is still a question about the safety of the laser needed to create the "wire". It escapes recent legislation aimed at curbing battlefield lasers that blind by injuring the retina but, according to Robert Hill of the National Radiological Protection Board in Didcot, Oxfordshire, it could lead to eye damage, cutting the corneas of whoever is in its path. However, Herr claims it should only cause "irritation and swelling rather than any lasting damage". According to Dr Nick Lewer of the peace studies department at Bradford University, non-lethal weapons like freeze rays would not be practicable in combat. "A recent report by the US Marines says that up to three soldiers are needed to capture and hold a single opponent if he is not to be injured or killed," says Lewer. "The device is more likely to be used by peacekeeping units or by the military police where restraint is the aim." Herr came up with the idea for the freeze ray after seeing the problems police officers face in trying to apprehend criminals. If the MoD decides to fund the weapon's development, it could make life safer for British police. The freeze-ray technology may also have other uses. Herr says it could be tuned to wavelengths that destroy the microchips of motor cars, immobilising them in an instant. His patent also mentions that a lethal variation could be built by increasing the current to more than 250 milliamps to disturb the rhythms of the heart. Herr is not the first to pursue the idea of a freeze ray. In 1924 the respected scientist Harry Grindell-Matthews established a laboratory in Harewood Place, London, where he tried to build the first such machine, which he called the "ray of hope". But the technology of the day was not sophisticated enough. Herr reckons that, with modern lasers, he can build a prototype within a year.

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"Il Messaggero" del 10-05-1999

L’Fbi insabbiò rapporto sul volo Twa precipitato

 

WASHINGTON - L'Fbi voleva un terrorista a tutti i costi e insabbiò un rapporto in cui veniva giustamente indicato un guasto meccanico come causa della tragedia del volo 800 della Twa, secondo quanto afferma il New York Post. L'aereo della Twa esplose poco dopo il decollo da New York nell'estate del 1996. Nessuno a bordo si salvò.

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 "Il Messaggero" dell'11-05-1999

SPAZIO

Gli astronomi scoprono i “buchi rosa”

 

SYDNEY Esistono “buchi neri” che emettono luce rosa, e fenomeni meteorologici come nuvole, vento e fulmini, si verificano fuori del Sistema Solare. Le due scoperte, definite ”sensazionali”, sono opera di scienziati di Canberra e Melbourne. Grazie al grande telescopio ottico di Siding Spring (460 km a nord-ovest di Sydney), hanno individuato, a oltre un miliardo di anni luce di distanza, un centinaio di ”buchi neri” (stelle ”morenti” il cui campo gravitazionale è così elevato da ingoiare tutta la materia che si trova nelle vicinanze, luce compresa) che però emettono una brillante luce rosa. «Il fenomeno dei buchi rosa ha detto il professor Paul Francis non ha ancora una spiegazione. Una nostra teoria è che mentre la materia turbina giù per la gola del buco nero, viene ridotta in frammenti e tutto ciò che ne resta sono le particelle subatomiche. Le particelle ruotano in una spirale e possono agire come un'emittente radio naturale, trasmettendo luce rosa nell'universo». Dallo stesso telescopio di Siding Spring, l'astronomo Chris Tinney ha scoperto che le stelle a bassa temperatura, dette ”nane brune”, possono ospitare fenomeni come vento, nuvole e tempeste, come i pianeti. È la prima indicazione che questi strani oggetti celesti, scoperti solo quattro anni fa, hanno sistemi meteorologici.

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"Il Messaggero" dell'11-05-1999

Minimalismo zen e Internet, scambio di energia e pattini: ecco le nuove mode sulla riviera romagnola

Addio notti da sballo, a Rimini va la new age

dal nostro inviato CARLA PILOLLI

RIMINI - Tenera è diventata la notte sulla riviera romagnola. I gestori di quei locali che hanno fatto meritare a questa costa l’appellativo, per la verità assai bruttino, di ”divertimentificio” d’Italia, non vogliono più sentir parlare di ”notti da sballo”. Saranno state le stragi ripetute del sabato sera, le proteste delle madri per i prolungati orari dei night, le incursioni dei gruppi anti-droga, ad imporre una modifica del divertimento notturno. Le follie, insomma, sulla riviera, non vanno più. E per tutti quei giovanottelli che si ostinano ad andare in tilt, ecco che è stato approntato un rimedio: la cosiddetta camera di decompressione annessa al medesimo night. Basta andare in collina, al” Paradiso”, il megalocale di Gianni Fabbri, tutto un rincorrersi di scale tra la vegetazione da sogno, per scoprire appunto la novità. Dal frastuono della enorme discoteca pullulante di ragazzi ”orecchinati” col cranio rasato e di fanciullone con l’ombelico in vista, si passa appunto all’atmosfera ovattata di una sorta di spaziosissima tavernetta riservata al relax. Dalla musica martellante alla soavità di una angelica melodia. Dal fumo che si attacca sugli abiti ai profumi al fiore di loto che aromatizzano la taverna. La chiamano col serafico nome di ”Anima Age”. E rimirarla è francamente uno spasso. Un po’ perchè gli addetti ai lavori, a cominciare dal suo supremo reggitore, tale Maurizio Gianferreri, sono vestiti, da capo a piedi, di bianco come lo erano una volta gli infermieri dei manicomi. Chi pratica il massaggio shiatsu affondando le dita sui giovanotti e sulle donzelle sdraiati sui materassini, chi porge a fanciullette dall’aria sciroccata la bomboletta per l’inalazione dell’ossigeno puro, chi invece intrattiene la coppia rigorosamente in scarpe da ginnastica e cappelletto da basket, con la lettura ”oracolare” che altro non è che quella delle carte. L’astrologo ovviamente non manca, né fanno difetto i proiettori che rimandano dagli schermi immagini rilassanti: distese di acque e di prati. La luce è soffusa. Dalle pareti pendono cartelli all’insegna del minimalismo zen, a sentire Gianferreri che naturalmente, come testimonia il candido ”pedalino rovesciato” che porta in testa, è anche un po’ buddista. «Guardi-fa- abbiamo pure Internet per far navigare i giovani che durante la notte si vogliono staccare per un po’ dalla musica forte e dall’alcol. Il trenta per cento dei frequentatori della discoteca passa qui da noi, ogni sera. Viene a rilassarsi. Noi diamo serenità al divertimento. Aiutiamo i ragazzi a coltivare anche il benessere dell’anima». Risuona pure la parola ”purificazione” giustapposta a chissà cosa. Comunque sia, anche se la novità induce al sorriso, questi signori in bianco dell’ ”Anima Age” sono benemeriti. Un ragazzone che era entrato sbarellando (e chissà come avrebbe guidato l’automobile se fosse andato via dal locale in quelle condizioni) grazie ad un cosiddetto ”scambio di energia” praticatogli, con relativo massaggio, da uno di questi ”protettori” dell’anima ballerina, esce dalla taverna ben saldo sulle gambe. Vivaddio, con un’adeguata pausa si è ripreso dallo scatenamento discotecaro. Da quel corpo a corpo infernale perchè se una volta nei night c’era il gioco dell’abat-jour (vedere da lontano e farsi vedere) adesso se non si sgomita, stando in quello spazio come le sardine in scatola, non va bene. «Certo che ci sono ancora i colpi di coda della notte da stravolgimento», ammette Gianni Fabbri che è felice di aver varato nel suo ”Paradiso” questa nicchia distensiva, in tempi dilaniati dalla velocità, dalla nevrosi, dagli eccessi pure nella villania. A sentirlo, i locali riminesi tendono a diventare politematici, divisi appunto in nicchie per tutti i gusti, oggi che la riviera non si identifica più con le ”notti da sballo”. E’tornata ad essere, infatti, un posto di vacanza per famiglie. Per i nazionalisti del cibo, quelli che ripetono ad ogni piè sospinto, ”non c’è posto dove si mangia bene come da noi”, per quanti fra i romagnoli vogliono nutrirsi come una volta (”cum u’s magneva ch’la volta”, si esprimono), per gli amanti del pedalò, anche se va meno, secondo il bagnino Luciano, perchè, a dargli retta, ”il pedalò non dà soddisfazione.Meglio una vogata salutare sul pattino». Ecco, in questa zona di grande vitalità che si rinnova continuamente perchè a sentir Fabbri ”la riviera è un enorme laboratorio di moda spontanea”, l’elemento che è rimasto immutato è proprio il bagnino, visto che i ”vitelloni” sono scomparsi con Fellini e i ”lulloni” (i nullafacenti che ciondolano) sono ormai una specie in estinzione. E’ vero che i bagnini non sono più così disponibili nei riguardi delle straniere bramose come lo erano un tempo. Però lo sguardo ammaliatore lo posano sempre, quasi per un’atavica abitudine, sul gentil sesso d’oltralpe. ”Le russe sono più belle delle tedesche e più riservate”, sostiene col tono dell’intenditore Luciano. Poi ci fa notare che sulla spiaggia non ci sono più solo ombrelloni e sdraio. Ogni bagno è munito di palestra, di campo di pallavolo. Si possono praticare sul mare finora pulito il surf e la canoa. A Marina di Ravenna, in ogni stabilimento, si balla anche il liscio e il valzer. La vacanza in riviera si è fatta attiva. «Da noi non manca niente», afferma Franco Albanesi, un quarantenne superdinamico che, partendo da una pensione acquistata con un pacco di cambiali , è ora alla testa di una importantissima catena di alberghi:l’ultimo ad entrare nel gruppo è stato il celebre Savioli di Riccione che, dopo un’annosa chiusura, quest’anno verrà rilanciato. «Avremo tante cose ma quel che ci manca è lo smalto mondano»,lo corregge Roberta Savioli, la figlia di Bepi che fu il principale punto di riferimento della Riccione degli anni d’oro. «Al Savioli c’è passata tutta la bella gente», rievoca la signora mettendoci sotto agli occhi un album con le foto di Totò, di Anna Magnani e via via fino a Tognazzi. «Ora invece qui viviamo mondanamente di ricordi», conclude.

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"La Stampa-Tuttoscienze" del 12-05-1999

ASTROFISICA

La più grande esplosione cosmica

Un lampo di raggi gamma pari a 1000 supernove

 

SE orbitassimo intorno alla Terra, fuori dall’atmosfera, e se i nostri occhi fossero sensibili ai raggi gamma, potremmo vedere nuove stelle che si accendono in media una volta al giorno, per poi rapidamente scomparire. Sono i GRB (Gamma Ray Bursts), rivelati trent’anni fa dai satelliti militari americani che spiavano gli esperimenti nucleari sovietici. Ma invece di trovare bombe atomiche scoprirono uno dei fenomeni più misteriosi per l’astrofisica moderna. Uno di questi «botti», verificatosi all’inizio di quest’anno, ha dato del filo da torcere ai ricercatori. Il primo osservatorio orbitante progettato per rivelare i lampi gamma è stato il Compton Gamma Ray Observatory della NASA, lanciato nel 1991. Purtroppo è poco preciso nel rilevare la posizione sulla volta celeste. E siccome i lampi calano rapidamente di luminosità, i telescopi ottici non hanno il tempo di osservarli ad altre lunghezze d’onda. La situazione è cambiata radicalmente nel 1996, con il lancio del satellite italo-olandese Beppo-SAX. La sua maggiore precisione e la coordinazione con gli strumenti a terra hanno consentito di seguire i lampi gamma anche nell’ottico, nei raggi X e nelle onde radio. E di risolvere, grazie allo spostamento verso il rosso della luce raccolta, o redshift, almeno il problema della distanza della sorgente. I GRB provengono da oggetti lontani miliardi di anni-luce.Devono quindi essere fra gli eventi più energetici del cosmo. Per spiegarli i teorici hanno elaborato due modelli. Il primo prevede che una coppia di stelle di neutroni finisca per collassare e creare un buco nero. Il secondo chiama in causa un’ipernova, cioè l’esplosione di una stella di grandissima massa al termine della sua esistenza. Anche qui il residuo sarebbe un buco nero. In entrambi i casi si avrebbe emissione di materia a velocità prossima a quella della luce. Le onde d’urto all’interno del gas in espansione e fra quest’ultimo e la materia interstellare provocherebbero l’emissione di radiazione elettromagnetica in tutte le lunghezze d’onda. Fra le celebrità astrofisiche, c’è un lampo gamma che risale all’inizio di quest’anno. Il 23 gennaio il Compton Gamma Ray Observatory registra un GRB e allerta subito il Robotic Optical Transient Seearch Experiment (ROTSE), un piccolo telescopio automatico situato nel New Mexico. Così, 22 secondi dopo l’evento, cominciano a essere registrate anche le prime immagini nel visuale. Intanto anche Beppo-SAX ha raccolto alcune misure, e consente di capire dove, nel campo fotografato da ROTSE I, si trova il lampo. In quel punto viene rinvenuto un oggetto di magnitudine 9. «Puntando un binocolo in quella direzione, si sarebbe potuta vedere una stella apparire improvvisamente, brillare, e sparire nel giro di pochi minuti», spiega Galen Gisler, del Los Alamos National Laboratory. I programmi di lavoro dei più grandi telescopi del mondo vengono rivoluzionati per seguire il nuovo lampo, subito battezzato GRB990123. Monte Palomar, Keck II alle Hawaii e anche l’Hubble Space Telscope sono subito messi in campo.Viene misurato lo spostamento verso il rosso, e viene trovata una debole galassia irregolare proprio dov’è avvenuto il «botto». Anche i radiotelescopi del Very Large Array di Socorro, nel New Mexico, iniziano a osservare.Fin dai primi giorni è apparso chiaro che GRB990123 è veramente un evento fuori dalla norma. Per cominciare, è il primo che ha potuto essere seguito contemporaneamente a tutte le lunghezze d’onda. Carl Akerlof, dell’Università del Michigan, spiega che «è come assistere a un incidente stradale invece di arrivare, come al solito, parecchie ore dopo: naturalmente le possibilità di capire cos’è successo sono molto maggiori». Inoltre lo spostamento delle righe spettrali pone il lampo gamma a una distanza di almeno 9 miliardi di anni-luce. Quindi è stato anche uno dei più energetici GRB mai visti:un’esplosione seconda solo al Big Bang. «Era dieci volte più luminoso di ogni lampo osservato precedentemente», precisa Shrinivas Kulkarni, del California Institute of Technology. La stessa energia si sarebbe ottenuta dalla conversione istantanea e completa della massa di due stelle come il Sole. O dall’esplosione contemporanea di 1000 supernovae, che avrebbe liberato in poche decine di secondi 10 mila volte l’energia emessa dal Sole nei 5 miliardi di anni della sua esistenza. I modelli elaborati finora non riescono a rendere ragione di tanta energia. Ma forse c’è una scappatoia. Nelle scorse settimane sono usciti parecchi articoli su Nature e Science che cercano di spiegare cos’è accaduto 9 miliardi di anni fa in quel remoto angolo di cielo. E dalla particolare forma della curva di luce sembra emergere la possibilità che l’energia sia stata concentrata in un fascio, invece che distribuita in tutte le direzioni. In questo caso la quantità complessiva di energia liberata sarebbe di un paio di ordini di grandezza inferiore. E, soprattutto, sarebbe compatibile con i modelli teorici. Il mistero dei lampi gamma è lungi dall’essere risolto, perché ancora non è completamente chiarita la loro origine:un’ipernova oppure uno scontro fra due stelle di neutroni? «Non pensiamo di risolvere il problema a partire da un singolo evento», conclude Akerlof. «Solo dalla coordinazione fra le misure prese a più lunghezze d’onda potremo scoprire gli elementi comuni. Sarà un lavoro per i telescopi di nuova generazione». Che aspetteranno pazienti l’occasione buona, come paparazzi astronomici.

Marco Cagnotti

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 "ANSA" del 12-05-1999

FISICA: PARTE SPERIMENTAZIONE INFN SU MATERIA-ANTIMATERIA

 

(ANSA) - ROMA, 12 MAG - Sta partendo in questi giorni l'esperimento ''Kloe'' dell'Infn che studiera' dinamiche ancora sconosciute esistenti tra materia e antimateria. L'avvio della sperimentazione sara' presentata alla stampa mercoledi' 19 maggio nei Laboratori nazionali di Frascati alla presenza del ministro della Ricerca Ortensio Zecchino e del presidente dell'Infn Enzo Iarocci. Con Kloe, un complesso apparato di rilevazione e misura, i ricercatori dell'Infn osserveranno le piccole deviazioni tra materia e antimateria che hanno permesso l'evoluzione dell' universo in cui viviamo, stabile in quanto costituito da sola materia. La sperimentazione e' resa possibile dalla messa a punto di Dafne, il primo di una nuova generazione di acceleratori ad altissima intensita' ad entrare in funzione. Dafne consente infatti di creare uno stato speciale di materia e antimateria partendo dall'urto di elettroni e antielettroni. Raggiungendo altissime intensita', la macchina realizzata dall'Infn permettera' di mettere in luce gli effetti estremamante piccoli su cui i ricercatori si cimenteranno. I risultati raggiunti con queste apparecchiature di estrema complessita', realizzate anche grazie alla collaborazione tra Infn e industria nazionale, sono attesi con vivo interesse dalla comunita' scientifica mondiale. (ANSA). XCG/FCC 12-MAG-99 00:40

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 "ANSA" del 14-05-1999

EGITTO: SCOPERTE 95 TOMBE DI 5 MILLENNI FA

 

(AGI/EFE) - Il Cairo, 14 mag. - La scoperta di 95 tombe nel delta del Nilo, risalenti a oltre cinque millenni fa (un'epoca precedente perfino l'Antico Regno), e' stata annunciata oggi da una missione archeologica del Consiglio Superiore delle Antichita' egiziano il cui direttore Ali' Khab Ala, afferma che si tratta probabilmente della scoperta di egittologia piu' importante dell'anno. All'interno della necropoli, le cui sepolture risalgono quasi tutte al 33mo secolo a.C., e' stata rinvenuta una "mastaba" di fango, ossia una struttura a funeraria destinata a dignitari, a base rettangolare e forma di piramide tronca comunicante con un ipogeo: contiene 14 camere tombali con corredi funebri, mobilio ed oggetti vari quali gioielli ed emblemi militari, che denotano l'alto rango dei defunti.

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"La Stampa" del 16-05-1999

Corti racconta magie e miti dell'Etna da Empedocle agli eroi normanni

Lorenzo Mondo

S AREBBE un peccato se, nel rumore dell'effimero che affligge anche il mondo della scrittura, non trovasse eco proporzionata il Catasto magico di Maria Corti. E' un libretto per molti versi prezioso e insolito, a cominciare dalla difficoltà di inscriverlo in un preciso genere. Si tratta certo di una esplorazione colta del deposito millenario di miti che nascono intorno e dentro le viscere dell'Etna. Ma la ricerca storico-filologica fa di se stessa racconto attraverso l'eccitazione della scoperta e la fascinazione di una montagna che viene sempre restituita al "plein air", fonte immutabile di immaginazioni individuali e collettive. Come rivela d'altronde il registro stilistico che introduce nell'ordito di una discorsività razionale, distaccata e perfino ironica, i fili cangianti di una perplessità cosmico-metafisica, di un lirico trasporto. Misteriosa è la nascita dell'Etna, ma quando il mondo si popola di sguardi e di parole si adopera a risarcire con la fantasia creativa il silenzio e la meraviglia di quelle origini. Per primi i Greci furono sedotti dalla sua bellezza, dalla terribilità del suo fuoco che prestò fulmini a Zeus e apprestò tormenti per i Giganti sconfitti. Dal suo cratere escono a volo le ammalianti sirene e nell'abisso si immerge Empedocle, cercandovi come la fenice la fiamma dell'immortalità. Non c'è scrittore o pensatore importante dell'antichità che non si sia misurato con l'Etna. Ma anche le generazioni cristiane, attraverso l'idea del fuoco che purifica e rigenera, ne sono suggestionate. E' Gregorio Magno a ipotizzare, nelle notti illuni, la nave dei morti avviati all'espiazione nel Purgatorio etneo. Con il passare dei secoli ai monaci visionari si succedono i creatori delle "chansons de geste". La forza generativa e contaminatrice dell'immaginazione, la volontà di dare voce all'inesprimibile non trascurano le occasioni primarie e fattuali della storia, come l'invasione normanna della Sicilia. Al sovrannaturale classico e cristiano se ne sostituisce uno nordico e celtico, soffuso di magia. Adesso sono Morgana e Artù che, emigrati da Avalon, abitano gli immortali recessi dell'Etna, in fiabeschi palazzi e giardini lussureggianti. Maria Corti insegue queste metamorfosi del vulcano sollecitando accortamente le fonti coeve e le rifrazioni moderne con la libertà del narratore, senza dotte impuntature che indurrebbero a una "malinconia da dopo laurea" (così Djuna Barnes). La interessa cogliere nell'Etna un simbolo possente della vita: di cui sembra avere "tutto il talento combinatorio nell'alternare nascita e morte, bene e male, spropositata fioritura primaverile...e micidiale colata lavica, eroi bretoni e diavoli della controriforma". Altre stagioni incalzano, l'umanesimo riscopre l'inarrivabile perfezione dei classici, il Seicento oppone alle maligne colate di lava il baluardo delle sante reliquie. Nell'Ottocento i folcloristi cercano le sopravvivenze del mito tra contadini e pastori. Fino ad oggi, quando il fecondo rapporto con il passato sembra interrompersi e l'Etna si trova a vigilare sulla pianura sicula echeggiante di spari e di stragi. E' la fine del mito che sembra segnare sinistramente un'epoca. Forse, è la speranza della Corti, il gigante è in letargo, monologando con se stesso ripensa e rifoggia, per nuove irradiazioni, l'inventario dei suoi prodigi.

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"ANSA" del 19-05-1999

ASTRONOMIA: SU GIOVE, AURORA RISCALDATA DA VENTI SUPERSONICI

 

(ANSA) - ROMA, 19 MAG - Un passo avanti e' stato fatto nella conoscenza di Giove e del suo ambiente, decisamente violento ed esotico, grazie agli studi compiuti da un gruppo di ricercatori britannici e pubblicati sull'ultimo numero di Nature. Fino ad oggi, infatti, non si era mai potuto provare in che modo la turbolenta magnetosfera del pianeta gigante si accoppiasse con gli strati alti dell'atmosfera, riscaldandoli. Si disponeva soltanto di modelli teorici che Steve Miller dell'universita' College di Londra e' riuscito a comprovare con rilevazioni di grande interesse. Secondo le precedenti ricerche, a ogni rotazione del pianeta, il campo magnetico trascina con se' strati densi e ionizzati di plasma. Il meccanismo in cui la magnetosfera si accoppia con l'alta atmosfera non era pero' abbastanza chiaro, anche se si era arrivati a individuare nell'aurora di Giove un ruolo preminente. Venti di ioni chiamati ''electrojet aurorali'' potrebbero avere una funzione determinante nel modo in cui l'energia sviluppata dalla rotazione di Giove si trasferisce agli strati di plasma. I ricercatori guidati da Steve Miller hanno sostanzialmente confermato questo modello, avendo osservato venti ionizzati che raggiungono e superano la velocita' del suono producendo l' energia in grado di riscaldare l'alta atmosfera. (ANSA) XCG/TLS 19-MAG-99 00:34

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"ANSA" del 19-05-1999

FISICA: PRESENTATA OGGI RICERCA INFN SU MISTERO ANTIMATERIA

 

(ANSA) - ROMA, 19 MAG - L'Istituto nazionale di fisica nucleare si sta addentrando nei misteri dell'antimateria. Lo sta facendo proprio in questi giorni con l'esperimento ''Kloe'' dell'Infn che studiera' dinamiche ancora sconosciute esistenti tra materia e antimateria. L'avvio della sperimentazione viene presentata oggi alla stampa, nei Laboratori nazionali di Frascati alla presenza del ministro della Ricerca Ortensio Zecchino e del presidente dell'Infn Enzo Iarocci. Con Kloe, un complesso apparato di rilevazione e misura, i ricercatori dell'Infn osserveranno le piccole deviazioni tra materia e antimateria che hanno permesso l'evoluzione dell' universo in cui viviamo, stabile in quanto costituito da sola materia. La sperimentazione e' resa possibile dalla messa a punto di Dafne (Double anular 'fi' factor for nice experiments), il primo di una nuova generazione di acceleratori ad altissima intensita' ad entrare in funzione. Dafne consente infatti di creare uno stato speciale di materia e antimateria partendo dall'urto di elettroni e positroni (o antielettroni). Raggiungendo altissime intensita', la macchina realizzata dall'Infn permettera' di mettere in luce gli effetti estremamente piccoli su cui i ricercatori si cimenteranno. Il doppio anello di Dafne produrra' elettroni e positroni che saranno fatti scontrare al centro del rivelatore Kloe. Nello scontro si produrranno particelle 'fi' che si scompongono subito in coppie di kaoni che, a loro volta, si sbriciolano in pioni. Per permettere queste rilevazioni, le apparecchiature hanno richiesto l'impiego di complesse tecnologie. Basti pensare che i magneti superconduttori devono essere a temperature bassissime (meno 270 gradi) e per ottenere cio' si consumano 80 litri di elio liquido l'ora; al contrario, nel punto in cui elettroni e positroni si scontrano si crea una piccolissima zona che raggiunge i cinquemila miliardi di gradi. Per l'esperimento sono stati spesi 55 miliardi e 18 mesi di lavoro da parte di 140 ricercatori sotto la direzione di Paolo Franzini (responsabile di Kloe) e Gaetano Vignola (responsabile di Dafne). La sperimentazione durera' 18 mesi e i risultati raggiunti con queste apparecchiature, realizzate anche grazie alla collaborazione tra Infn e industria nazionale, sono attesi con vivo interesse dalla comunita' scientifica mondiale. Dopo il Big Bang che ha formato l'Universo, materia e antimateria dovevano esistere in quantita' uguali; l'antimateria - ipotizzano i fisici teorici - si e' poi disintegrata. Con Kloe sara' forse possibile comprendere il mistero di dove sia andata a finire. (ANSA) BOZ/TLS 19-MAG-99 00:36

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"La Repubblica" del 19-05-1999

L'America rilancia la caccia agli Ufo

Il pc di casa per "ascoltare" le voci dello spazio

Con il salvaschermo Seti tutti i computer possono intercettare gli alieni

dal nostro corrispondente ARTURO ZAMPAGLIONE

 

NEW YORK - Per i nostalgici di ET e gli ufologi di tutto il mondo non ci sono più scuse: è giunto il momento di rimboccarsi le maniche, accendere il computer di casa e dare un piccolo contributo alla caccia all'intelligenza extra-terrestre. Se gli alieni esistono davvero, se le padelle misteriose che si agitano nei cieli sono veramente guidate da marziani (o dai loro cugini spaziali), lo si saprà tra poco: almeno così promette il centro californiano Seti (Search for extra-terrestrial intelligence), che ha chiesto la collaborazione di tutti i "credenti" sparsi per il pianeta. Che devono fare? Semplice. Collegandosi con il modem all'indirizzo SETI@home, dovranno scaricare un "innocente" salvaschermo che contribuirà all'elaborazione dei dati proveniente dallo spazio. "Intendiamo moltiplicare il nostro "processing-power" (capacità di elaborazione-dati, ndr) senza comprare altri super- computer, ma attraverso il primo grande tentativo di computazione distribuita", ci spiega David Anderson, responsabile del progetto della Seti. In pratica tutti i computer della rete di ufologi-volontari daranno una mano a macinare statistiche su frequenze spaziali che arrivano in massa al telescopio Aceribo di Porto Rico, che fa parte del progetto Srenedip. L'obiettivo, il sogno? Riuscire a registrare il primo segnale "intelligente". L'unico vero inconveniente sarà la dimensione del salvaschermo, che brucerà 15MB di memoria. Chi non ha un computer all'altezza, rischia così di appesantire la macchina e rallentare le operazioni quotidiane. Anche la Nasa presta molta attenzione alla ricerca di forme di vita nello spazio. "E' uno dei nostri pallini", ha detto a "Repubblica" Daniel Goldin, direttore dell'agenzia americana. Ma non tutti si fidano degli sforzi ufficiali. Tutt'altro: gli istituti, i centri, gli astronomi dilettanti che da decenni vanno a caccia di pulsazioni extraterrestri, sono convinti che governi e istituzioni pubbliche vogliano nascondere la realtà nel tentativo di non spaventare i cittadini. Di qui gli sforzi paralleli del Seti californiano e d'altri centri, finanziati con contributi privati. Nel quartier generale del Seti, che è vicino a Berkeley, e dove sono in via di realizzazione altri sforzi collettivi, come quello di un maxi-telescopio costruito con mille antenne televisive, promettono che saranno molto prudenti con i risultati ricevuti dai salvaschermo. Dicono: "Non cadremo nei tranelli, non ci faremo ingannare da telefonate tipo "Pronto? Parla ET"". D'altra parte l'esperimento sta suscitando molto entusiasmo (almeno a dar retta alle richieste del software, che è gratuito) e coincide con un revival di tutta l'ufologia. Dopo anni di stanca, infatti, la rete Internet si è riempita di siti sepcializzati, gli "esperti" sono di nuovo al lavoro e gli avvistamenti registrati dal National Ufo reporting center hanno ripreso quota, specie quelli di dischi, oggetti triangolari, palle di fuoco, sfere e segnali luminosi.

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"La Repubblica" del 19-05-1999

"Le possibilità di un contatto?

Zero, ma ci sono altre terre..."

L'astrofisica Margherita Hack: non metterò il salvaschermo del Seti

 

ROMA (d.o.) - Professoressa Hack, lei installerà un salvaschermo acchiappa ET sul suo computer? "Credo proprio di no. Poi è un progetto molto vecchio, risale agli anni Sessanta, e non hanno mai trovato nulla". Lo ritiene un progetto inutile? "Non esattamente. Che ci siano altre intelligenze nell'universo è molto probabile, ma la possibilità di sentirsi è molto bassa perché bisognerebbe essere arrivati allo stesso grado di sviluppo in un egual momento. Basta uno sfasamento di cento anni per non sentirsi più. Un secolo fa la radio era appena inventata e sicuramente non era in grado di rilevare segnali extraterrestri". Le persone che credono negli Ufo sono in costante aumento... "Aumentano perfino quelli che credono agli oroscopi, perciò niente di strano, la mamma dei cretini è sempre incinta. E comunque pensare di essere soli nell'universo è assurdo ma la probabilità di incontro è praticamente zero". 

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 "La Repubblica" del 19-05-1999

Tra gli ufologi anche un prete e gli squatter

A fine mese il congresso mondiale

di DANIELA ONELLI

 

ROMA - Ufologi radicali, contattisti-stigmatizzati, scettici ma non troppo e monsignori acchiappa- ET. La galassia dell'ufologia italiana sarà presente al gran completo a San Marino: il 28, 29 e 30 maggio al settimo simposio mondiale sugli oggetti volanti non identificati sull' impegnativo tema "Ufo, extraterrestri e scienza". Organizzato dal Cun, centro ufologico nazionale, associazione storica del settore nata nel 1966, vedrà tra i suoi ospiti i maggiori esperti internazionali, come lo psichiatra americano John Mack, specializzato nella cura dei "rapiti" dagli alieni. Altra guest star del convegno, monsignor Corrado Balducci. Per lui anche gli extraterrestri "sono creature di Dio". In Italia il fenomeno dell'ufologia è nato a ridosso del dopoguerra. Uno dei primi studiosi, il console Alberto Perego, raccontò di aver visto una formazione di oggetti non identificati disposti a croce a piazza San Pietro. Adesso si registrano una media di duecento avvistamenti l'anno (ma nel '78 ce ne furono duemila). Le associazioni più importanti sono due: il Cun di Torino, guidato dal sociologo giornalista Roberto Pinotti; e il Cisu, centro italiano studi ufologici, che ha lanciato l'Ufotel, una segreteria telefonica (011/3290279), che aggiorna 24 ore ore 24 sulle novità. Mentre il "Padre Pio dell'ufologia", il contattista-stigmatizzato Giorgio Biongiovanni, che il Cicap (comitato per il controllo delle affermazioni sul paranormale) ha definito il "re della sagra del cialtrone alieno mistico", è per la fratellanza cosmica". La sua associazione, Non siamo soli, ha filiali nel mondo e pubblica un mensile dal titolo "Ufo. La visita extraterrestre. La nuova teologia per il terzo millennio". Bongiovanni ritiene che il terzo segreto di Fatima non sia altro che la rivelazione sull'esistenza degli extraterrestri. Suo guru ispiratore, il discusso siciliano Eugenio Siragusa. Tra i cultisti anche i raeliani, coloro che credono di discendere da un clone dagli Elohim, gli alieni che crearono la terra. A luglio con la loro guida spirituale Rael saranno impegnati in uno stage internazionale di risveglio a Rimini. Gli ultimi arrivati, i marziani-marxisti, ovvero gli ufologi radicali: per loro gli alieni rappresentano futuri compagni di lotta contro il capitale planetario. Non credono che gli Usa siano sbarcati sulla Luna come pensano che lo Stealth abbattuto in Serbia non avesse alcun pilota, era telecomandato. Il loro credo viene divulgato con la rivista Mir, acronimo di di Men in Red, uomini in rosso, contrapposti ai Men in Black della Nasa e dintorni. Tra i gadget che furoreggiano nell'ambiente, "una eccezionale cravatta, in purissima seta, dipinta a mano, su disegno ufologico, del pittore Giorgio Giorgi".

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"Il Messaggero" del 20-05-1999

Indagine del Consiglio superiore della magistratura militare. I fascicoli ritrovati in un armadio “murato” negli scantinati della procura generale di Roma

Crimini di guerra, insabbiate 700 inchieste

Più di 400 militari tedeschi o della Repubblica sociale, ben individuati, sono rimasti impuniti

di FABIO ISMAN

Il nostro Paese ha voluto lasciare impuniti i crimini di guerra: gli eccidi di civili, gli assassini e le violenze compiute dai nazisti e dai militari ”repubblichini” di Salò. Ben 695 fascicoli processuali, spesso contenenti importanti elementi per identificare i colpevoli, dal dopoguerra sono stati celati, e assolutamente insabbiati dalla fine degli anni 50. Tanto che di loro, finché non sono riemersi quattro anni fa, si erano totalmente perdute le tracce: nemmeno rubricati; chiusi in un armadio con le ante voltate verso un muro, in uno sgabuzzino protetto da un cancello, ricavato negli scantinati della Procura generale militare, a Roma. Questa storia, gravissima e davvero incredibile, è contenuta in un rapporto di 28 pagine del Cmm, il Consiglio superiore della Magistratura militare, che l’ha redatto, ed approvato con pochi voti di maggioranza, dopo un’accurata indagine. Ne risulta che su 2.274 notizie di crimini di guerra raccolte dopo il 1945 (al numero 1 della rubrica, l’eccidio delle Fosse Ardeatine; e al 2.274, dei maltrattamenti attribuiti a un militare tedesco, Joachim Hagemann), le indagini sono state tempestivamente avviate solo in una ventina di casi. Altri 260 esposti, per reati non militari, furono invece trasmessi subito alla magistratura ordinaria; e circa 1.300 alle procure militari, però solo negli anni dal 1965 al ’68. Ma si trattava, comunque, di atti di cui nessuno comprendeva alcuna indicazione sugli autori dei reati: quindi destinati, con ogni probabilità, a diventare materiale per l’archivio. Viceversa, tutti (proprio tutti) i ”faldoni” che contenevano qualche indicazione sui possibili colpevoli (talora anche davvero non scarse: frutto d’indagini, perfino interrogatori svolti da ufficiali alleati addirittura durante la guerra, e mai neppure tradotti), sono stati puntualmente insabbiati. Messi in un armadio, non trasmessi alle procure militari, le sole cui spetta l’azione penale; e, infine, il 14 gennaio 1960, tutti archiviati dall’allora Pg Enrico Santacroce, perfino con un modulo ciclostilato. Questi fascicoli sono riemersi, assolutamente per caso, nel ’94. E, in due anni, inviati a otto Procure militari: che così, con mezzo secolo di ritardo e quando buona parte dei possibili colpevoli non può ormai più essere punita, hanno ripreso le indagini; alcuni dei fascicoli riguardano perfino persone (di solito militari tedeschi) nel frattempo già processate, sulla base di altri elementi; e, quindi, le ”carte” finite così a lungo nel dimenticatoio avrebbero ben potuto portare, a tempo debito, altri elementi all’accusa. Il documento finale della Magistratura militare ammette che il materiale ritrovato è parso subito «piuttosto scottante»; che conteneva «atti d’indagine d’organi di polizia italiani e di commissioni d’inchiesta anglo-americane sui crimini di guerra»; che si trattava d’un «contenuto imbarazzante», con «denunce per crimini di guerra anche di rilevante gravità». Per cui, bisognava stabilire come si era potuto accumulare; chi e perché l’aveva celato ed insabbiato; capire come mai era potuta avvenire una «grave e continua violazione della legalità, con conseguenze ormai irreparabili e di ampia portata sull’intera giustizia militare nel dopoguerra». Qui, il discorso si fa davvero delicato. Il Cmm ha indagato anche i carteggi tra i vari Ministeri; e appurato che queste denunce erano state raccolte dapprima a Roma perché l’Italia potesse documentare all’Onu i crimini di guerra commessi sul proprio territorio. Che fino al 1948, l’assistenza delle «autorità alleate d’occupazione» era stata tanto valida, da permettere perfino di celebrare alcuni processi (anche quello Kappler per le Ardeatine); ma che, dopo, questo aiuto era del tutto cessato. E così, anche in Italia, negli anni della divisione del mondo in due blocchi, della ”guerra fredda”, era invalsa la «superiore ragione di Stato». Infatti, nel 1956, un Procuratore militare chiede che sia estradato un ex militare tedesco, per crimini di guerra; ma il Ministro degli Esteri (Gaetano Martino, Pli) scrive a quello della Difesa (Paolo Emilio Taviani, Dc; presidente del Consiglio, per la prima volta, era Antonio Segni) che l’iniziativa destava «interrogativi»: Bonn poteva pensare che l’Italia «alimentasse la polemica sul comportamento del soldato tedesco», proprio mentre il governo della Germania federale compiva «il massimo sforzo», anche per convincere i suoi cittadini, per «la ricostruzione di quelle Forze armate di cui la Nato reclama con impazienza l’allestimento». Per cui, nessuna estradizione; processo bloccato. Nello stesso tempo, gli incartamenti ”innocui”, perché senza indicazioni su possibili colpevoli, vengono mandati alle Procure. Anzi, su richiesta di Bonn nel 1965, una ventina di essi («con una documentazione sufficiente sia alla prova dei fatti che all’identificazione degli autori») viene perfino spedita in Germania; ma non alle Procure che, in Italia, sono le sole a poter indagare. Poi, un unico altro documento: la Giustizia militare scrive al Centro Wiesenthal che su venti nominativi di cui questo chiedeva informazioni, non risultavano giudizi in corso. E’ l’ultimo atto d’una terribile vicenda. Le ”carte” insabbiate erano ormai rimaste tanto a lungo in quell’armadio, che il Pg militare non le avrebbe potute far riemergere senza subire un’inchiesta. Per cui, archivia, con un provvedimento provvisorio, redatto in serie, perfino con il ciclostile; anche il registro di quei reati finisce in cantina; nessuno ne sa più nulla; i successivi Pg militari assolti da ogni sospetto. Finché, istruendo il processo Priebke, Antonino Intelisano, il Pm militare di Roma, non ha bisogno di un documento, che non trova da nessuna parte. Lo chiede alla Procura generale, e un colonnello, che da venti anni vi lavora, si ricorda di aver visto una volta il famoso armadio. Lo si rintraccia; il Pg comincia a spedire ai vari Pm militari i famosi fascicoli. Ma ormai, il fattaccio, e lo scandalo, vengono a galla. Adesso, mezzo secolo in ritardo, le indagini possono seguire (si dice così, no?) il loro corso. Gerhard Schreiber, ufficiale della marina tedesca (si intende del dopoguerra) e storico, ha documentato ben 282 stragi, commesse in Italia dai soldati del Reich: «Uccisi 580 bambini sotto i 12 anni, quasi 11 mila militari, un po’ meno di diecimila civili». Molti di loro, reclamano ancora giustizia; anche nei confronti di chi ha celato le prime, fondamentali indagini sui colpevoli delle loro morti.

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 "Il Corriere della Sera" del 25-05-1999

CRONACHE

 Lanciato da una coppia di scienziati canadesi un messaggio nello spazio. La risposta, se ci sarà, non prima di un secolo Astronomi «spediscono» una lettera agli extraterrestri. Con due errori

Giovanni Caprara,

MILANO - Un lungo messaggio radio è partito ieri verso 4 stelle simili al nostro Sole; un messaggio così umano da contenere persino un errore. Due astronomi canadesi Ivan Dutil e Stéphane Dumas da mesi lavoravano per preparare un testo di 23 pagine da lanciare in direzione di un gruppetto di astri lontani dalla Terra 60 anni luce. Ne era uscito una specie di messaggio in bottiglia cosmico da spedire a cavallo delle onde radio alla velocità di 300 mila chilometri al secondo. Ma per essere sicuri che il testo risultasse comprensibile, i due scienziati lo scrivevano secondo un codice che permetterebbe a chi lo ricevesse di decifrarlo anche se mancano alcune parti. Nelle descrizioni i due astrofisici del Dipartimento della Difesa canadese, in Quebec, hanno inserito figure geometriche semplici come il cerchio e il triangolo e qui sono caduti in un errore. Anzi due, perché entrambe le spiegazioni delle figure sono sbagliate. Scherzando, Paul Houx che ha collaborato a redigere il messaggio ha dichiarato: «Sono dispiaciuto e così potremo essere giudicati una specie pasticciona dalla Lega delle civiltà galattiche». Più seriamente gli studiosi hanno spiegato di aver utilizzato nel codificare le parole un vecchio programma olandese per computer e di aver fatto confusione con alcuni riferimenti. Purtroppo se ne sono accorti tardi per inserire le correzioni. Ieri 24 maggio, infatti, doveva avvenire la trasmissione del complicato lavoro dall'Osservatorio di Evpatoria in Ucraina. La data era stata stabilita dall'associazione internazionale «Encounter 2001», che aveva ideato l'operazione e l'invio nel cosmo era soltanto il primo passo di un'iniziativa che si proietta nel nuovo Millennio. Il 14 febbraio del 2000 e del 2001 saranno effettuati una seconda e una terza spedizione di messaggi. L'associazione invita tutti a prepararli: non devono essere più lunghi di 30 parole e perché siano accettati bisogna pagare 14,95 dollari. I messaggi in bottiglia cosmici non sono gratuiti come quelli dei naufraghi nei mari terrestri. Ma l'associazione ha obiettivi più ambiziosi. Ora sta costruendo un piccolo satellite per il quale ha prenotato il lancio sul vettore europeo Ariane e sul quale imbarcherà dei CD, su cui registrerà (a pagamento) in forma digitalizzata dati personali, inclusi fotografie e un frammento della sequenza del codice genetico. Tornando al messaggio radio con errore, nella storia dei tentativi di comunicazione con ET è la seconda volta che si tenta l'esperimento. Una prima trasmissione partiva nel 1974 dal più grande radiotelescopio terrestre esistente a Porto Rico. Di quella non si è più saputo niente. Per questa seconda, dicono gli astronomi, bisognerà aspettare almeno un centinaio d'anni per sperare di avere una risposta. Sempre che qualcuno riesca a percepirla.

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 "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 25-05-1999

Paura in città: la gente si è svegliata nel pieno del sonno. In tilt i centralini telefonici. Bari, due forti esplosioni nella notte. Episodio misterioso in mare: ma la gente ha la bocca cucita.

 

BARI - Due esplosioni tremende in rapida successione. La seconda più forte della prima più o meno in direzione sud-est. Segnava le 3.30 la sveglia sul comodino nella villetta affacciata sull'Adriatico, verso l'ex frazione di Palese, di un ricercatore universitario barese che ha chiesto l'anonimato. Notte piena e fresca, quella tra domenica e lunedì, quando i boati, uno dopo l'altro, hanno svegliato la famiglia. Ma non solo. Si sono accese le luci in tutte le abitazioni dello stesso complesso residenziale. Anzi, il giorno dopo, ci si è resi conto che mezza città di Bari era stata terrorizzata dalle esplosioni, che sono state avvertite su tutto il litorale barese ed in qualche zona relativamente interna. La paura che la guerra del Kosovo si sia improvvisamente riaffacciata anche su questo lato del mare è stata immediata. Il bang di un aereo supersonico? L'esplosione di bombe sganciate da velivoli della Nato? Missili lanciati verso l'Italia? Un incidente o una battaglia nei cieli? L'esplosione di qualche grossa mina? Il mistero resta e s'infittisce sempre più per le poche o del tutto assenti notizie che sono state date sull'accaduto. Dieci minuti dopo le esplosioni, il professionista barese di cui prima telefona al 113. Questi gli rispondono: sappiamo già dell'accaduto per le numerose segnalazioni arrivate prima della sua e poi anche noi dalla questura abbiamo udito i due boati. Al momento non sappiamo nulla... stiamo indagando. Stessa versione quella dei Carabinieri. I Vigili del fuoco, invece, hanno sostenuto di essersi rivolti ai Carabinieri e di essere stati tranquillizzati sulla probabile causa: fuochi pirotecnici. Questa tesi, di per se rassicurante, mostra qualche lato oscuro: perché solo due boati, per di più di un'insolita violenza? Anche l'ora non ci convince circa quest'ipotesi ... troppo tardi per feste di paese. Dico di paese perché a Bari il 24/05/99 non si festeggia nulla, figuriamoci a quell'ora. La città di Bari era deserta ... tutti a nanna. Ad ogni modo, da ricerche certe, non risulta che a Bari e provincia si siano utilizzati fuochi d'artificio per nessun motivo.Ieri mattina, poi, altre telefonate sono arrivate in Questura ed ai Carabinieri che hanno risposto: siamo in contatto con la Capitaneria di Porto ma non ne sappiamo di più. In questo periodo non è utopia affermare che il mare tra l'Italia ed i Balcani sia diventato una specie di discarica di missili per i velivoli dell'alleanza che non possono atterrare con tutto l'armamento. E' proprio il caso di dire: uno strano episodio che sembra non trovare alcuna spiegazione ... di tipo ufficiale.

ROBERTO CALPISTA

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"BBC" del 27-05-1999

'Lost continent' discovered

Drilling beneath the ocean: The Joides Resolution

By BBC News Online Science Editor Dr David Whitehouse

Scientists have discovered the remains of a "lost continent" beneath the waves of the Indian Ocean.

Drilling by the Joides Resolution research vessel, which traverses the seas extracting samples from beneath the sea floor, suggests that the continent, about a third the size of present day Australia, sank from sight only 20 million years ago. It lies beneath the southern Indian Ocean. Called the Kerguelen Plateau, it is one of the most remote places on Earth. The Joides Resolution, the world's largest research vessel, bored a series of holes through the undersea plateau, which is about two kilometres below the ocean surface. Spores and pollen It brought to the surface many types of rocks associated with explosive volcanism, as well as sedimentary rocks similar to those found in India and Australia. "We found abundant evidence that much of the Kerguelen Plateau formed above sea level," said Dr Mike Coffin of the University of Texas. "Wood fragments, a seed, spores and pollen recovered in 90 million year-old sediment from the central Kerguelen Plateau indicates that it was above sea level." Scientists believe that it rose out of the ocean about 110 million years ago, following a series of huge volcanic eruptions. Small dinosaurs Fifty million years ago, it may have been covered in lush ferns, moist with tropical humidity. Small dinosaurs would have hidden in the undergrowth stalking their prey. Twenty million years ago, it started to sink beneath the waves of what is now the Indian Ocean. Scientists hope that studying the region will help them understand the break-up of Australia, India and Antarctica.

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 "La Repubblica" del 29-05-1999

"Io, rapita da un alieno"

Ma all'ufologo l'extraterrestre piace solo se resta un fantasma

dal nostro inviato MICHELE SMARGIASSI

SAN MARINO - Lui aveva "un viso a punta, occhi grandi e neri, pelle grigia, un collo lungo e sottile come questo dito". Come ET di Spielberg? "Stava a due centimetri dal mio naso, ma io ero paralizzata da una grande luce blu. Poi, in un istante, ha prelevato dalla mia mente tutti i pensieri e i ricordi, e un attimo dopo l'ha riempita di nozioni di matematica, fisica, geometria... Ma vedo che lei non mi crede". Perché lei, Karen, quattro anni fa, prima del suo incontro ravvicinato, lei ci credeva agli alieni? "Oh no". E adesso? "Oh sì. E ora mi interessano molto la matematica, la fisica e la geometria". Sana ragazza californiana, ex cameriera di bar, Karen dimostra meno dei suoi 31 anni; in jeans e maglietta la confondi con le liceali che sbirciano la paccottiglia turistica nelle viuzze di San Marino. Ma Karen è speciale, è una prescelta, è una abducted, una che è stata rapita dagli Ufo. Sono poche centinaia nel mondo. Il professor John Mack, che ha fondato una clinica per psicanalizzare i "rapiti" e ha vinto un Pulitzer, se l'è portata fin qui sul Titano, al settimo simposio mondiale degli ufologi, come una specie di dossier vivente: "Karen è una ragazza normale, non ha tare psicologiche, il suo racconto è dettagliato, sincero, non spiegabile sulla base delle nostre conoscenze scientifiche". D'accordo, ma i primi da convincere sono proprio loro, gli ufologi. Che nella platea del teatro Turismo si guardano interdetti, si dicono "per essere credibili bisogna non essere creduloni". Non si sa se abbiano più voglia o più paura che esistano davvero, gli alieni. O più terrore di fare la figura dei fanatici. Perché fanatici non sono, i milleduecento soci del Cun, il Centro ufologico nazionale, da 34 anni con gli occhi fra le stelle. Delle tante famiglie di ufologi, rappresentano quella "di centro". Motto: "L'inesistenza di prove non è la prova dell'inesistenza". Filosofia: gli Ufo esistono, gli alieni chi lo sa. Bombardati, per questo, da destra e da sinistra. Dagli scissionisti del Cisu che si divertono a smontare scientificamente un "caso" dopo l'altro (ma che gusto c'è a fare un'associazione di ufologi scettici?). Dai mistici seguaci del santone Giorgio Bongiovanni, che sostiene di avere le stigmate e che il terzo mistero di Fatima è l'esistenza degli extraterrestri. Ma anche dai guerriglieri del Mir, gli ufologi marxisti nati da una costola della Pantera studentesca romana che invocano i "compagni dallo spazio" come altri invocavano i carri armati di Stalin. E che si sono meritati venti pagine nell'ultimo rapporto annuale Eurispes. Per l'invidia dei "moderati": "Tra ufofili e ufomani, è duro per noi semplici ufologi farci ascoltare", sospira il leader Roberto Pinotti, sociologo e giornalista. Ma non si deflette: "Siamo come i preti fra i peccatori", sussulta di orgoglio il socio Vladimiro Bibolotti, "prendiamo pesci in faccia ma restiamo coerenti". Dunque, zero folclore al congresso dei cacciatori di dischi volanti. Ragazzi normali, professionisti, gente seria, quasi commoventi nella loro convinzione di riuscire a scorgere in cielo qualcosa che non sia un jet Nato o un videosatellite. Qualche banchetto di libri, nessun gadget. Ma dozzine di videocamere. Dalle quali un buon ufologo non si separa mai, perché può sempre arrivare il grande momento. Per Alessandro Sacripanti, imprenditore edile, il momento è arrivato il 4 gennaio, nella sua Tarquinia, e non se l'è lasciato scappare: "Adesso ho sei minuti di video su quell'oggetto luminoso e intermittente, rosso giallo e bianco", gioisce. Tutto qui, il film di una specie di semaforo? Li ha solo visti? Non li vorrebbe incontrare? "Ma no!", strabilia come se la domanda fosse molto bizzarra. Ma come? Ufologi siete, e non volete incontrare gli Ufo? "Noi siamo come Piero Angela, che studia come fanno l'amore le balene, ma non credo si sia mai accoppiato con una balena", spiega efficacemente Valerio Monti, negoziante di computer a Roma. Vade retro, Alien. Stattene lassù nei cieli. Perché il giorno in cui decidessi di farti finalmente vedere, invece di giocare a rimpiattino come fai da 52 anni suonati, quel giorno sarebbe assieme il più bello e il più brutto per gli ufologi razionalisti. Fine del giocattolo. Non più oggetti volanti non identificati, non più notti spese di vedetta per portare a casa la foto di qualcosa che potrebbe essere benissimo un frisbee; non più giorni passati a catalogare minuziosamente le segnalazioni (ormai più di 10 mila in mezzo secolo, solo in Italia). I rapporti con gli alieni diventerebbero una questione di politica interplanetaria. "E noi pionieri, dimenticati, in un angolo", già sospira Gianfranco Neri, 64 anni, veterano bolognese del movimento. "E poi, bisogna prepararsi bene all'incontro", si preoccupa Pinotti, "gli effetti sulla psicologia di massa potrebbero essere devastanti". "E se fossero cattivi?", dice finalmente Valerio, dando voce all'incubo inconfessato dell'ufologo. Ma qui la parola passa all'esperto di cattiveria e bontà, al teologo (e demonologo) monsignor Corrado Balducci, già ai vertici della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, pronto a evangelizzare anche quelli di colore verde. "Ma non ne avranno bisogno: perché, se esistono, gli extraterrestri sono sicuramente migliori di noi". Come fa a dirlo, monsignore? Sorride: "Non sono pensabili esseri creati a somiglianza di Dio che siano peggiori di noi". Ma secondo lei esistono? "E' possibile: nella sua infinita sapienza Dio non può essersi accontentato di noi. E' probabile: tra noi e gli angeli c'è un vuoto troppo grande perché Dio non l'abbia colmato. E' desiderabile, perché possono aiutarci a diventare migliori". Acquasantiere volanti, ecco una bella spiegazione del mistero.

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 "La Stampa" del 30-05-1999

E dopo l'uomo Dio creò gli Ufo

CACCIATORI DI ALIENI. UN TEOLOGO "BENEDICE" IL MEETING INTERNAZIONALE

Padre Balducci: di certo sono migliori di noi

Pino Corrias - inviato a SAN MARINO

QUANDO infine monsignor Corrado Balducci dice: "Sì è possibile che esistano altre creature intelligenti, negli spazi infiniti, a maggior gloria della potenza di Dio", una piccola onda di gratitudine allarga gli occhi dei 300 ufologi (italiani, ma anche americani, inglesi, russi) che per il settimo anno si raccolgono in questo simposio mondiale nell'unico vero granello di Terra extraterrestre, San Marino, colonizzata da forme di vita interstellari come i vigili gialli, gli orologi a cucù, le piadine scadute, ma ugualmente divorate da giapponesi teletrasportati. A dirla tutta, l'intervento del teologo, nonché demonologo Corrado Balducci è davvero una novità salvo che per il medesimo Balducci: "E perché mai? Il mistero della creazione è insondabile - dice -. E poi c'è troppo vuoto tra noi e gli angeli". Spiega: "Gli angeli sono spirito, noi siamo molto più corpo che spirito. Potrebbe esistere una vita intermedia". Va ancora più a fondo. Dice che l'immensità dello spazio suggerisce l'ipotesi di altre vite. Non demoni perché la misericordia di Dio non lo consente. All'opposto migliori di noi, non solo perché più evoluti ("per arrivare fino a noi"), ma anche per una deduzione che Balducci pronuncia con infinita temperanza e un mezzo sorriso: "E' difficile immaginare qualcosa di peggio degli uomini peccatori, non crede?". Curioso che proprio in questa edizione del simposio dedicata ai rapporti tra ufologia e scienza - con dotte relazioni di accademici blasonati, a sanare le decennali diffidenze - sia proprio un teologo vaticano a dare maggior credito all'esistenza di vite extraterrestri. E se lei ci crede, li immagina con l'anima o senza? "Con l'anima, senza alcun dubbio, come tutte le creature a immagine di Dio". Per tre giorni, qui al Teatro Turismo, si sono ascoltate relazioni assai serie, pronunciate da scienziati Nasa e da ricercatori del Cnr, da universitari, astrofisici, ingegneri. Non c'è alcun arieggiare di mistiche spaziali, romanticherie New Age, deliri apocalittici. All'opposto c'è il freddo professor Cosmovici, responsabile del progetto di Bioastronomia di Roma, che dice: "Con buona certezza la vita nell'universo viene diffusa dalle comete. Quando dico vita intendo molecole organiche. Senza le comete e senza alcuni miliardi di anni di evoluzione, noi non saremmo qua. Questo significa che già la nostra vita ha origini extraterrestri". Quindi perché escluderne altre? In questi ultimi 50 anni, solo in Italia sono stati catalogati e indagati da autorità militari e scientifiche, almeno 10 mila avvistamenti. Come spiega Roberto Pinotti, presidente del Centro ufologico italiano, nonché anima del simposio: "Tutte le testimonianze sono coerenti tra loro, nel senso che le descrizioni sono raggruppabili per costanti: ci sono i velivoli tondi o ovoidali, quelli a delta, quelli a cilindro". Le costanti si ripetono in qualunque altra parte del mondo. Giusto ieri l'ex diplomatico Sun Shili, presidente dell'Associazione ufologica cinese, ha raccontato di un avvistamento appena confermato dall'esercito di Pechino: un jet militare arrivato fino al contatto visivo e 4 basi radar con i tracciati perfettamente incisi sugli schermi. "L'oggetto si è sganciato all'ultimo momento con una manovra impensabile per qualunque aereo o missile terrestre". Tutto credibile, tutto incredibile. Come la testimonianza di una robusta californiana, Karen, 31 anni, che l'altro giorno ha riraccontato il suo incontro del terzo tipo con un essere "di pelle grigia, viso a goccia, grandi occhi neri, che mi ha paralizzato con una luce blu e in un istante ha svuotato tutti i miei pensieri". Pazza? "Niente affatto", sostiene il professor John Mack, psichiatra dell'università di Harvard, responsabile di una clinica dove vengono indagati gli "abducted", i rapiti dagli Ufo. "E' del tutto sana di mente, credibile, sincera, nessuna tara psicologica. Il suo racconto sarà pure difficilmente accettabile, ma resta dettagliato". Meno arduo credere a quel che un centinaio di scienziati stanno combinando in uno dei posti più sperduti del pianeta, Hassdalen, Nord della Norvegia, dove è stato installato il più sofisticato centro d'ascolto spaziale. Lo racconta Pinotti: "Esistono registrazioni di contatti avvenuti tra la base e gli Ufo, attraverso onde radio che una volta emesse, ricevevano una risposta coerente". Identiche cose accadute nel centro di ascolto del Missouri che in più occasioni ha spedito raggi laser verso gli oggetti volanti e ha registrato analoghi raggi di risposta. Tutto credibile, tutto incredibile. Ma nessun fanatismo: "Ci limitiamo a dire - spiega Pinotti - che la vita extraterrestre è possibile. Che oggetti non umani, non terrestri, attraversano il nostro cielo e si comportano in modo intelligente. Ci limitiamo a dire che la nostra curiosità ci spinge alla ricerca per ragioni scientifiche, anche etiche, anche profondamente umane". Niente di male. Ed è persino condivisibile il loro contravveleno alle rigidità dello scetticismo: "L'inesistenza di prove non è la prova dell'inesistenza". Del resto, ti dicono, quante cose ha scoperto la scienza che neanche si potevano immaginare? Quante cose accadono, nel corso di un secolo o di un giorno, che nessuno poteva lontanamente supporre? Giusto. E vale la pacata durezza di monsignor Balducci quando dice: "Mi ripugna lo scherno di certa scienza ufficiale. Non si deve uccidere la testimonianza di chi cerca, perché è alla base della vita, della religione, della disponibilità anche a credere l'incredibile". Sorride: "Che differenza farebbe se gli angeli anziché le ali avessero astronavi?". Capito: accettare l'incredibile. Magari cominciando da San Marino che, in effetti, esiste davvero.

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 "La Repubblica" del 31-05-1999

 SINDROME DA GRANDE VECCHIO

 di GIORGIO BOCCA

TITOLI a tutta pagina: "Moro. Torna il grande vecchio". Il grande vecchio delle leggende asiatiche che nutriva i suoi seguaci di hashish? Sarebbe più credibile dei grandi vecchi inventati da Bettino Craxi e conservati con inesausta cura dal senatore Pellegrino, presidente della commissione stragi. Negli anni roventi delle Br il grande vecchio era un pretesto per divagazioni prive di qualsiasi serietà come oggi. Mi toccò di andare a Chamonix per incontrare uno dei pretesi grandi vecchi, il professor Simioni del Superclan, che non era come si può pensare una specie di Spectre, ma un gruppo di giovani intellettuali "superclandestino" che aveva saputo da alcuni esperti di informatica che il capitalismo sarebbe crollato nel 1973 e si preparava a sotterrarlo nel più assoluto segreto. Il tutto avveniva a Parigi, dove aveva aperto una scuola di lingue, la Hyperion. Il luogo dell'incontro era degno di un grande vecchio, nella casa di legno di Balmat, il leggendario scalatore del monte Bianco. Il professor Simioni era amico degli eredi del giro dell'abbè Pierre. Mi parve di capire che Simioni e i suoi amici ringraziassero il cielo di essere espatriati in tempo e di non essere entrati nella catena infernale del terrorismo. Adesso il senatore Pellegrino ha rivelato che l'Anfitrione dei brigatisti era il musicista Igor Markevitch, con tutti gli attributi del ruolo, russo, partigiano, comunista e snob che ospitava in una sua villa a Firenze le riunioni della commissione strategica delle Br ai tempi del sequestro Moro. "L'uomo", precisano i bene informati non si sa bene da chi "con il volto coperto che prese parte agli interrogatori dello statista". Per i fabbricanti di bufale questo è un tipico ferro del mestiere: dar per certa, come cosa nota e appurata, una fandonia o una invenzione... "Ma come non vi ricordate? L' uomo con il volto coperto aveva un accento straniero". Spiacenti ma non ce ne ricordiamo, abbiamo avuto lunghi colloqui con i brigatisti che rapirono Moro e che lo tennero nel carcere di via Montalcini, abbiamo letto le loro memorie, abbiamo letto e riletto gli atti dei processi, ma di questo uomo bendato con accento straniero nessuno se ne ricorda. Forse qualcuno dei servizi segreti o della P2 che inventavano bufale come quella del lago della Duchessa dove sarebbe stato buttato il cadavere di Moro tanto per far vedere che facevano qualcosa. Il particolare della riunione della commissione strategica a Firenze in una villa del musicista potrebbe anche sembrare credibile perché chi conosce le Brigate rosse sa che esse avevano un comando militare logistico che faceva capo a Mario Moretti, ma che esisteva anche un organo consultivo, per l'appunto la commissione strategica che era composta da simpatizzanti e da teorici della rivoluzione di cui poi le Br operative non tenevano il minimo conto. Senonché, come ha detto Oleg, il figlio del Igor Markevitch, suo padre non ha mai avuto una villa a Firenze, non gli risultava sovversivo e solo un giornalismo spazzatura può rievocare la sua vita privata facendone un mister Hide. Veniamo alle poche cose serie che si vanno scrivendo sugli assassini del professor D'Antona e cioè che vanno ricercati fra i brigatisti superstiti rimasti in carcere o riparati in ogni angolo del mondo. Le notizie che se ne hanno è di gente che fa una vita da cani, in qualche isola greca o nel Nicaragua, camuffati da osti o da pescatori. Ricattabili da tutti, specie dalle polizie. O che vive a Roma e dintorni nell'incubo di essere prima o poi catturati come accadde a Maccari "l'ingegnere" di via Montalcini. I motivi per cui questi superstiti avrebbero fatto rinascere a comunismo morto persino in Cina, l'utopia rivoluzionaria e sanguinaria delle Br, possono essere molteplici e uno dei più credibili è che si siano ritrovati per campare, per fare insieme qualche rapina, e poi per giustificarla a se stessi e all'estremismo che ancora li circonda. Di estremisti che continuano a progettare la lotta armata contro lo stato capitalista delle multinazionali se ne può trovare, visto che si tratta di una specie inestinguibile. Ricordo che una sera in una libreria estremista di Milano mentre si parlava di controinformazione si alzò a parlare un tale che indicò senza mezzi termini la casa editrice Adelphi come una succursale della Cia. Provai a dissuaderlo, a dirgli che conoscevo gli editori, ma lui continuava, non si lasciava sfuggire il demonio che finalmente aveva individuato. Il materiale umano delle Br storiche, chiamiamole così, era fornito dai giovani rivoluzionari del Pci, dai marxisti leninisti cresciuti nel partito o nelle università nel mito della rivoluzione e arrivati alla decisione estrema dell'"adesso o mai più". E in questa avevano qualche apparenza di ragione: la classe operaia era in disarmo, il suo controllo della produzione era stato reso vano dalla robotica e dall'informatica, il partito comunista era in viaggio verso il governo, il sindacato era su posizioni di ordine. Ma se allora per una certa area comunista poteva ancora valere "l'adesso o mai più" ora una simile disperata sommessa non è più né pensabile né possibile. Ecco perché il riformarsi di un'organizzazione grande e complessa come le Brigate rosse di Moretti non sembra una ipotesi credibile, mentre lo è che la disperazione dei superstiti possa essere usata, specie ora che c'è una guerra alle porte di casa e che antiamericanismo e pacifismo possono fornire cortine fumogene o ombre cinesi ai "compagni che sbagliano". Il senatore Pellegrino, il procuratore Vigna ed altri che da anni si occupano delle segrete storie italiane dovrebbero piuttosto spiegarci perché le nostre polizie ufficiali o segrete non si sono occupate di questo "materiale umano", di questi relitti che il grande terrorismo aveva lasciato sulle nostre spiagge. Invece di strologare sui grandi vecchi non sarebbe stato meglio occuparsi dei giovani ancora a disposizione?

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"La Repubblica" del 31-05-1999

 Referto medico sulle ultime ore di Gesù Cristo

Il professor Baima Bollone  

ROMA - I Vangeli non hanno solamente un valore teologico, e nel narrare la Passione di Gesù forniscono "un referto medico" che ci permette di ricostruire in termini clinici le ultime ore del Cristo: è questa la tesi che il professor Pierluigi Baima Bollone, direttore dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Torino, riporta nel suo ultimo libro, "Gli ultimi giorni di Cristo". In un'intervista al quotidiano "Avvenire", Baima Bollone spiega di aver riletto i testi dei quattro evangelisti - in particolare quello di Luca, che aveva conoscenze mediche - per ricostruire le sofferenze di Gesù dalla notte buia nel giardino di Getsemani fino alla sua morte sulla croce, scoprendo così che "il riscontro medico legale depone a favore della storicità dei Vangeli". L'esperto torinese ricostruisce la cartella clinica di Gesù, che da bambino ha avuto "uno sviluppo regolare ed armonico", come dimostrano i lunghi viaggi fatti con i genitori e l'episodio della fuga nel Tempio, e che al suo ritorno a Gerusalemme "era in buona salute ma un po' sciupato", e infatti "i farisei lo scambiano per un cinquantenne". Nell'orto del Getsemani, afferma Baima Bollone, Cristo manifesta alcuni dei 16 sintomi tipici della "sindrome da attacco di panico", che "non indica un semplice stato di paura". Alla sudorazione, il desiderio di fuggire, la paura di morire, la caduta a terra e l'angoscia si aggiunge perfino il sudore di sangue di cui parlano i Vangeli, che è anch'esso spiegabile: si tratta di una "ematoidrosi, dovuta a un totale coinvolgimento neurovegetativo". Portato davanti a Caifa, la reazione di Gesù (il famoso "Tu l'hai detto" in risposta alle domande del sommo sacerdote) dimostra, secondo Baima Bollone, come l'imputato "sotto stress tende a dichiarare la sua visione dei fatti per riabilitarsi dalle false accuse e ricostruire il senso dell'autostima". A questo stress psicologico vanno aggiunte le torture fisiche: gli estenuanti interrogatori, le percosse dei soldati, la violenza delle 39 flagellazioni e la spogliazione delle vesti, che secondo lo studioso torinese "deve aver sortito lo stesso effetto di quando si strappano le bende sulle ferite aperte". Quanto alla morte, Baima Bollone pensa che la croce era "probabilmente a tau, cioè senza la sporgenza superiore". La causa della morte sarebbe "una asfissia complicata da un fatto cardiaco terminale, una trombosi coronarica, probabilmente", avvenuta dopo poche ore sulla croce, perché "Gesù era indebolito dalle torture subite". Questi dati sono compatibili con quelli emersi dalle indagini sulla Sindone? "Sì, lo sono", risponde Baima Bollone. Un paio d'anni fa toccò al faraone Tutankhamon finire sotto la lente di un neurologo britannico Ian Isherwood, durante un' inchiesta condotta da Scotland Yard: scoprì che il giovane sovrano della diciottesima dinastia, morto a 18 anni nel 1350 avanti Cristo, fu probabilmente assassinato come dimostra una frattura alla testa.

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In redazione:

Federico Rosati (utu@hotmail.com)

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