I Templari ed il tempio di Salomone
Gli scavi di 2000 anni ed i misteri celati dal tempo
Enrico Baccarini
In un periodo di profondo mutamento culturale e sociale, come fu l’Europa tra l’XI ed il XII secolo, nacque un ordine religioso-monastico che consacrò la propria esistenza alla riscoperta ed alla difesa dei Luoghi Santi e dei pellegrini contro le incursioni degli infedeli. L’aura di mistero che da sempre circonda l’Ordine dei Cavalieri del Tempio di Gerusalemme, conosciuto anche con il nome di Ordine Templare o dei Poveri Cavalieri di Cristo, affonda le proprie radici storiche nel XII secolo dopo Cristo.
Un gruppo di nove cavalieri si riunì intorno ad un nobile originario dello Champagne, Ugo de Paganis, o di Payns, o di Payens. Insieme a questo giovane aristocratico, il manipolo partì per la Terra Santa con il nobile intento di difendere la cristianità e di riportare la sovranità del suolo palestinese, caduto sotto il giogo mussulmano, alla chiesa cattolica romana. Tra il 1118 ed il 1120, la data è tutt’oggi fonte di accese discussioni, re Baldovino II di Gerusalemme lasciò a questa fraternitas il luogo che fino ad allora era stato adibito a sua reggia, la moschea di Al-Aqsa nel lato meridionale dell’antico Tempio di Salomone (conosciuto come il nobile recinto o Haram esh-Sharif). Fino al 1129, anno in cui al concilio di Troyes vennero riconosciuti come ordine religioso-militare ufficiale, la loro permanenza nei recinti del Tempio rimane un mistero. Nessuna persona sarebbe stata ammessa, in questo periodo, all’interno dell’ordine, e nessun compito specifico sarebbe stato loro assegnato se non quello di proteggere i pellegrini. Ma come potevano nove cavalieri proteggere migliaia di pellegrini? Esisteva già l’ordine Ospitaliero che assolveva a questo compito. Non lo possiamo sapere, anche se fonti differenti da Guglielmo di Tiro (considerato uno dei maggiori storiografi dell’ordine, nonché tra i suoi maggiori detrattori) indicherebbero che il gruppo iniziale non fosse di nove persone bensì di 30.[1] Questo non è l’unico mistero che si lega all’Ordine del Tempio. Perché Baldovino II, fratello di Goffredo di Buglione, dovette concedere un luogo tanto importante come la propria reggia all’interno del recinto del Tempio ad un gruppo di nove, o più, cavalieri che venivano da regioni lontane? Esistono forse alcune risposte a tali domande, ma non le prove oggettive sui reali intenti dell’ordine.
In questo nostro studio cercheremo di concentrare la nostra attenzione ai nove anni in cui l’ordine rimase, apparentemente, con pochi compiti all’interno del recinto del Monte Moriah, il monte del Tempio.
Raffronti Storici & Dati Recenti
Le leggende che sono scaturite dalla loro permanenza su questa montagna sacra sono forti ancora ai nostri giorni e sono velate da un alone di segretezza e mistero ancora duraturo. La Bibbia ci racconta, insieme ad altre fonti ebraiche, come il monte Moriah fosse utilizzato in periodi di guerra, o di pericolo, come bunker per tesori e documenti importanti. La Mishnah ebraica (opera contenuta nel Talmud, il corpo religioso sacro per la religione ebraica) ci dice che la “tenda del Convegno” era custodita nelle cripte del tempio con tutte le tavole di legno, i sostegni, le traverse, le colonne e gli anelli. Altre tradizioni ebraiche sostengono che l’Arca dell’Alleanza, l’altare dell’incenso, il bastone di Aronne, l’urna con la Manna e le Tavole della Legge (queste ultime contenute nell’Arca dell’Alleanza) sarebbero state nascoste, in uno dei periodi di guerra, in un vano segreto sotto una legnaia sul lato occidentale del Tempio, vicino al Santo dei Santi. Anche nel medioevo diverse tradizioni ebraiche ci parlano di luoghi nascosti, cunicoli e tunnel sotterranei al di sotto dell’antico recinto del Tempio di Salomone. Jehudah Ha Levi, medico e filosofo spagnolo a noi noto con il nome di Giuda Levita, non solo scrisse numerosi versi sull’Arca dell’Alleanza, ma in un trattato intitolato Cuzarì, completato intorno al 1140 d.C., raccontò anche come questa fosse stata nascosta sotto il Monte del Tempio. “Nel secondo Tempio – scrisse – fu posta una pavimentazione di pietra nel luogo in cui doveva essere l’Arca, e fu celata dietro una cortina, poiché i sacerdoti sapevano che l’Arca era stata sepolta in quel luogo”. Tra le fonti documentarie che abbiamo rinvenuto esiste anche la testimonianza di un medico e filosofo spagnolo, Maimonide (1135-1204), nato sei anni prima che Giuda Levita morisse, nel 1141. Nell’ottavo libro della sua Mishneh Torah (la Seconda Legge, diventata una delle opere fondamentali della Legge ebraica), egli discute dei riti officiati anticamente nel Tempio e riflette sul destino che l’Arca sacra avrebbe subito, basandosi su di un versetto del Secondo Libro delle Cronache [ 2Cr 35,3 ] che tanto aveva sollecitato l’interesse dei primi rabbini. “C’era una pietra presso il muro occidentale del Santuario interno – dice Maimonide – sulla quale era portata l’Arca. Davanti ad essa c’erano l’urna contenente la manna ed il bastone di Aronne. Quando costruì il tempio, Salomone sapeva che era destinato alla distruzione, perciò predispose anche delle stanze segrete in cui l’Arca avrebbe potuto essere nascosta, in cunicoli profondi e tortuosi”. Maimonide riferisce le sue affermazioni ad un ebreo di nome Arabaita. Tali stanze e cunicoli sembrerebbero essere quindi confermate da antiche fonti autorevoli. Come vedremo successivamente è possibile che, insieme ai paramenti e agli oggetti sacri per il culto, fossero stati nascosti sotto il Tempio anche documenti e tesori di altro genere. Il profeta Giosia, sempre secondo Maimonide, avrebbe ordinato ai Leviti di nascondere l’Arca e gli altri paramenti in una delle stanze che Salomone aveva fatto costruire appositamente, durante uno degli attacchi a Gerusalemme.
Altre indicazioni di possibili scavi, ad opera dei Templari, sotto il Tempio di Salomone ci vengono da un pellegrino del XII sec, che si era recato in Terra Santa. Johan Von W ürzburg, descrisse una sua visita alle stalle di Salomone, appartenute ai Templari, e ci descrivere che “erano abbastanza ampie per ospitare duemila cavalli”. Le fonti ufficiali ci raccontano come tali scuderie potessero contenere non oltre mille cavalli, quindi o siamo in questo caso davanti ad un errore di interpretazione da parte di Würzburg, o la confraternita templare aveva condotto dei lavori all’interno delle stalle. Le varie ricostruzioni della spianata del Tempio e l’insediamento successivo di Baldovino II, avevano richiesto l’impiego di ampie scuderie, ma quelle che si trovavano nel tempio non sarebbero state in grado di ospitare il seguito di cavalieri del Re di Gerusalemme.
Ma i dettagli che ci potrebbero indicare lavori di scavo, da parte dei Templari, nella spianata del tempio non finiscono qui. Charles Wilson e Charles Warren, due studiosi dell’800, effettuarono delle planimetrie e degli studi archeologici estremamente dettagliati, per quanto gli fu reso possibile da parte del governo mussulmano, che sono tutt’oggi fondamentali. Da queste rilevazioni possiamo vedere come il Monte Moriah sia percorso in quasi tutte le sue direzioni da tunnel e cisterne d’acqua. Buona parte di queste gallerie sono state studiate e visitate, ma rimangono ancora molti altri condotti non ancora scoperti e altri non ancora esplorati. La prova di tali affermazioni deriva anche da alcuni rilevamenti radar che vennero condotti nel Giugno del 1990. L’esame di una parte delle mura perimetrali della spianata del Tempio produsse dei risultati estremamente interessanti. Sotto lo strato di terreno del cancello di Hulda, nelle immediate vicinanze delle antiche Stalle di Salomone, sono stati identificati dei vuoti le cui sommità erano state ricoperte da terrapieni di macerie. Quindi, secondo numerosi ricercatori che si interessarono al caso, si potrebbe trattare di possibili stanze sotterranee occultate da uno strato superiore di detriti. Analisi dettagliate hanno escluso l’origine naturale di tali cavità, propendendo per una possibile origine artificiale. Questa scoperta potrebbe portarci a concludere che esistano tutt’ora sotto il Monte del Tempio gallerie, stanze e tunnel forse inesplorati da secoli. Le strumentazioni che sono state impiegate per questi rilevamenti videro l’impiego di georadar molto sofisticati che irradiavano nel terreno onde ad una frequenza tra i 90 e i 900 Mhz. Le differenze dielettriche della roccia indicarono così la presenza, in un caso specifico, di una stanza sotterranea. Esiste infatti una costante nelle cavità presenti nelle rocce che corrisponde a circa 1.0 mentre nel restante letto di roccia il valore si aggira tra 9 e 11. Attraverso il vantaggio di queste discontinuità dielettriche gli studiosi sono stati in grado di identificare graficamente cavità e strutture al di sotto della corte del Monte Moriah. I georadar sono strumenti estremamente sofisticati, che grazie all’emissione nel terreno di onde riescono a ricostruire, con un minimo margine di errore, la situazione presente negli strati inferiori del suolo e quindi ad identificare eventuali resti fossili, cavità o qualsiasi cosa che si distingua rispetto alla costituzione del suolo in esame.
Le zone oggetto di tale studio sono state quelle perimetrali, o adiacenti al Tempio, quindi interne ma sotterranee. Si tratta dei muri Ovest, Sud e parte del muro Est. Questi dati ci portano davanti ad interrogativi estremamente interessanti. Chi e perché costruì tali tunnel? Quanti ce ne sono? Pur se nel corso dei decenni numerosi tunnel, gallerie e stanze sotterranee sono venute alla luce sicuramente altre saranno ancora celate, come quella identificata sotto il cancello di Hulda.
Una curiosità ci viene anche da una scoperta casuale fatta nel 1994 nella città di Acri, città sede fino al 1291 di un’importante commanderia Templare. Rilievi prospettici identificarono nei sotterranei della città un tunnel della metà del XII, successivamente identificato di matrice templare, che si estendeva per oltre 350 metri dal porto del forte (ad est della città) fino alla parte ovest di Acri. Questo sistema di gallerie, secondo gli studiosi, sarebbe stato impiegato come riserva speciale d’acqua, ma anche come strumento preferenziale di fuga in caso di pericolo. Vediamo quindi come questo ordine non fosse totalmente all’oscuro di scavi sotterranei, e anzi come li utilizzasse per diversi fini. La presenza di tunnel, stanze e gallerie sotto il Tempio di Gerusalemme ormai è confermata. Archeologi e ricercatori, per quanto è possibile, stanno conducendo ed hanno condotto interessanti ricerche all’interno delle stesse. Ma cosa potrebbero avere trovato i Templari sotto il Tempio di Salomone? La domanda incuriosisce ancora oggi ricercatori e curiosi. L’unico dato oggettivo a cui ci possiamo riferire con una certa sicurezza, ma vagliandolo in maniera critica, è costituito dal famoso Rotolo di Rame rinvenuto tra i manoscritti ritrovati nel Mar morto, a Qumran. Questo rotolo, in base ai dati oggi in possesso dei ricercatori, venne redatto dalla setta degli Esseni, un gruppo religioso ortodosso ricco di fascino e di misteri. La setta degli esseni aveva vissuto per circa 210 anni, dal 140 a.C. al 70 d.C., in un insediamento vicino al Mar Morto. La loro decisione di abbandonare Gerusalemme era stata dettata dalla corruzione e dalla devianza religiosa che imperversa tra la gente. La loro comunità si ritrovò quindi a continuare una pretesa linea di purezza religiosa lontano da distrazioni e devianze. Nel rotolo in esame, curiosamente, si menzionano nascondigli contenenti documenti e tesori sepolti, anche dagli stessi esseni, poco prima della distruzione della loro comunità, nel 70 d.C. Alcuni di questi nascondigli si riferiscono proprio al Tempio di Salomone.
Ma le prove non sembrano finire, come abbiamo visto precedentemente almeno tre diverse spedizioni condussero scavi nei pressi, e in alcune parti, della spianata del Tempio ritrovando cunicoli e gallerie di cui si era persa traccia o non si aveva conoscenza. Purtroppo, a causa delle secolari prescrizioni mussulmane oggi non è possibile compiere scavi all’interno del Monte Sacro, è possibile però farlo dall’esterno. Questo ha permesso di identificare, come precedentemente presentato, nei pressi del cancello di Hulda stanze sotterranee prima sconosciute. La storiografia templare stessa ci conferma che furono effettuate delle modifiche quando l’ordine si stabilì all’interno del recinto sacro. Secondo il monaco, e pellegrino, Theodoricus per mano dell’ordine l’haram aveva subito alcune modifiche. A seguito di numerosi lavori il complesso avrebbe avuto a disposizione grandi cisterne sotterranee piene d’acqua e l’area sovrastante il tempio sarebbe stata “ricca di luoghi di passeggio, prati rasati e sale di consiglio”. Una vera e propria rivoluzione effettuata nell’arco di qualche decennio[2]. I Templari, secondo altre fonti[3], avrebbero messo in funzione una serie di camere sotterranee utilizzandole come “lavanderie, magazzini, granai, legnaie e depositi di altro genere”. E’ altrettanto curioso notare come tra le opere di restauro condotte dall’ordine nell’haram, anche la stessa sede madre avesse subito forti modifiche. L’attuale moschea di Al-Aqsa non differisce notevolmente da come la progettarono e restaurarono i Cavalieri Templari. Le modifiche architettoniche ed i restauri operati presentarono per quei tempi uno stile totalmente nuovo ed originale, che da vari ricercatori è stato paragonato ad un proto-gotico. Lo stile introdotto infatti evidenzia forti correlazioni, nonché veri e propri parallelismi, con quelli che divennero successivamente i dettami di questo stile. Questo ha condotto diversi ricercatori, tra cui Graham Hancock e Louis Charpentier, ad ipotizzare che proprio ai Templari si debbano le conoscenze utilizzate successivamente nella costruzione delle cattedrali gotiche in Europa.
Tutto questo ci può portare a credere che effettivamente qualcosa di misterioso sia realmente accaduto durante la permanenza dell’ordine templare dentro il recinto del Tempio di Salomone. Ai dati storici si sommano però quelli mitici e leggendari. I problemi dell’attuale ricerca consistono infatti in una depurazione dei dati che nel corso dei secoli movimenti neotemplari e leggende hanno sommato alla reale storia.
Le ultime spedizioni
La storia ha celato, nei suoi recessi, un italiano che fu il primo ricercatore ad avventurarsi all’interno del Monte Sacro per compiere delle ricerche. La storia di questo uomo, di nome Ermete Pierotti, è molto travagliata e potrebbe in alcuni casi sembrare semplicemente il frutto di un’opera mistificatoria. Pierotti era un ingegnere militare di grande esperienza e talento, accusato di diserzione e di complicità nel furto di beni militari, nel 1849 venne cacciato dall’esercito dal tribunale di Genova. Nel 1856, a trentacinque anni, si trovava a Gerusalemme cercando di sbarcare il lunario con vari lavori e cercando di coronare il sogno di una vita, cercare di svelare i misteri del monte del tempio. Avendo una forte necessità di lavorare, nell’estate del 1856 Pierotti assistette un ingegnere turco, Assad Effendi, nel restauro del principale acquedotto dell’haram e del resto della città. Questo impiego permise al giovane ricercatore italiano di avventurarsi all’interno del monte del tempio, in cui si trovano tutt’ora importanti riserve d’acqua per la città, e di compiere importanti ricerche. Gli inverni del 1858 e del 1859 furono per Gerusalemme estremamente aridi e ciò indusse le autorità mussulmane ad impiegare il più ampio numero di ricercatori per cercare di risolvere questo problema. Questi lavori permisero a Pierotti di completare anche un altro progetto a cui stava lavorano da diverso tempo e che vide la luce con la pubblicazione nel 1864 in Inghilterra del libro Jerusalem Explored (La Gerusalemme Esplorata). Purtroppo i fatti accaduti nel 1849 lo bollarono per il resto dei suoi giorni.
Successive ricerche vennero condotte da Charles Warren conclusero che alcune delle carte disegnate da Perotti, dei passaggi sotterranei e delle cisterne presenti sotto il Tempio, erano state redatte in maniera errata, in seguito ad alcuni sopralluoghi sbrigativi (giustificabili con l’enorme attenzione con cui venivano controllati i non mussulmani dalle autorità della moschea del Tempio). Le mappe di Pierotti, pur se in alcuni casi approssimative e imprecise, erano però unicamente contestabili per le dimensioni delle strutture sotterranee visitate. Sorprendentemente nelle sue mappe[4] sono indicati canali sotterranei misteriosi e passaggi segreti, a tutt’oggi non ancora esplorati. Lo stesso ricercatore, ed autore, Richard Andrews durante le ricerche per la redazione del Libro Il Monte del Tempio ( Sperling & Kupfer, 2001) ha sorvolato la spianata del Tempio di Gerusalemme e fotografato la stessa con una pellicola a raggi infrarossi identificando numerosi canali sotterranei, visibili grazie alle differenze termiche, sconosciuti o non ancora esplorati.
I due più importanti ricercatori che si assecondarono sul Monte del Tempio furono due militari britannici, Charles Warren e Charles Wilson. Foraggiati da un ente di ricerca britannico, il Palestinian Eploration Fund (P.E.F.), le loro ricerche furono rivolte subito verso il luogo sacro per le tre religioni più importanti del pianeta. Le motivazioni che indussero il governo britannico a creare il P.E.F. devono essere viste nell’ampio movimento di interessi archeologici iniziato durante le campagne di Napoleone. A seguito infatti delle guerre e delle esplorazioni compiute da questo impavido combattente, in Europa si risvegliarono profondi interessi per le antichità che portarono alla costituzione di numerosi movimenti e centri per lo studio del passato. Il P.E.F. nacque proprio da questi propositi, ma con l’intento principale di studiare l’archeologia biblica. Il primo studioso ufficiale a recarsi all’interno dell’haram per scopi di ricerca fu il capitano Wilson. Il suo Ordinance Survey of Jerusalem del 1864, venne focalizzato proprio allo studio del Monte Sacro e delle sue camere sotterranee. Per identificarle, le strutture sotterranee vennero genericamente identificate come cisterne, non compiendo una distinzione accurata tra quelle che lo erano state realmente e quelle che avevano svolto funzioni diverse. Gli studi che Wilson effettuò all’interno dell’haram, sono ritenuti tutt’oggi fondamentali. La sua maniacale precisione e dedizione alla causa, lo videro impiegato per diversi anni in scavi e ricerche. Per conto del P.E.F. stilò dettagliatissime cartine della spianata del Tempio e dei suoi livelli sotterranei. Grazie alla sua opera oggi possiamo studiare e conoscere un luogo purtroppo reso inaccessibile. Richiamato in patria per questioni militari, a Wilson fece seguito un altro personaggio fondamentale per la nostra ricerca, l’ingegnere e militare Charles Warren. A conoscenza degli incredibili risultati raggiunti dal predecessore, Warren prima di recarsi a Gerusalemme aveva servito per sei anni nell’esercito britannico a Gibilterra, dove aveva imparato ad apprezzare il fascino e la bellezza dei manufatti e della storia antica. Giunto nel febbraio del 1857 a Gerusalemme, Warren non perse tempo nel dedicare i propri sforzi agli scavi sotto il Tempio. Servendosi dei precedenti lavori di Wilson, Warren identificò ben 33 strutture sotterranee al di sotto del monte del tempio (identificabili da cisterne a vere e proprie stanze, a tunnel che erano ostruiti o che non erano stati esplorati). Queste strutture sotterranee vennero studiate per la redazione di planimetrie, ma non tutti i tunnel e tutte le stanze vennero visitate. Sotto la moschea di Al-Aqsa (ex quartier generale dei Templari), per esempio, vennero rinvenuti due livelli sotterranei di gallerie, che si estendevano ulteriormente ma che non vennero indagati per vincoli imposti dalle autorità mussulmane. Se da un lato Warren e Wilson furono guidati, nelle loro esplorazioni, dal Palestine Exploration Fund (http://www.pef.org.uk/) e dall’interesse britannico per l’archeologia biblica, esiste un personaggio meno noto che indirizzò le proprie forze verso la scoperta dell’Arca dell’Alleanza sotto il Monte del Tempio.
Montagu Brownlow Parker, era il secondogenito del terzo conte di Morley, e proveniva da una ricca famiglia terriera del Devon Meridionale, Inghilterra. Parker iniziò le proprie ricerche dal museo turco del Topkapi, ad Istàmbul, dove un esperto[5] di studi biblici, lo svedese Walter H. Juvelius lo indirizzò verso una meta sicura. Juvelius affermò di aver trovato un codice sacro all’interno di un manoscritto del Libro di Ezechiele, nel quale si affermava che l’esatta collocazione dei tesori perduti era proprio sotto la montagna del Tempio di Gerusalemme, in un punto cui si accedeva attraverso un complesso sistema di cunicoli sotterranei. Intenzionati a riportare alla luce, dopo quasi due millenni di oscurità, la reliquia più sacra per la religione ebraica e cristiana, Parker e Juvelius si associarono e grazie agli ingenti finanziamenti della duchessa di Marlborough e di altri finanziatori americani (stimati in circa 125,000 $), iniziarono il loro viaggio verso la città santa. Arrivati a Gerusalemme i due avventurieri si resero subito conto dei problemi che l’autorità mussulmana avrebbe potuto creargli, quindi iniziarono a compiere una sequenza incredibile di corruzioni per assicurarsi il silenzio e la fiducia delle autorità. Fu grazie, però, a queste corruzioni che il gruppo venne a conoscenza, tra il 1909 ed il 1911, di diversi passaggi. La spasmodica ricerca di tesori, documenti e soprattutto dell’Arca dell’Alleanza sotto il Monte del Tempio fu però interrotta il 17 Aprile del 1911, quando Parker e i suoi collaboratori cercarono di compiere il gesto più sacrilego che l’autorità islamica potesse concepire. Parker, insieme ad un piccolo manipolo di uomini tentarono di entrare nel sSakhra , una grotta di presunta origine naturale situata al di sotto della Roccia Sacra, nel Sancta Sanctorum della moschea mussulmana. In questo luogo anticamente veniva disposta, durante il periodo del Primo Tempio, l’Arca dell’Alleanza. Lo spavaldo avventuriero inglese, insieme al suo gruppo, riuscirono a calarsi nel silenzio della notte all’interno della grotta e a togliere delle pietre che bloccavano l’ingresso di una antichissima galleria. La fortuna non fu propensa a Parker, che infatti si fece scoprire da una guardia notturna posta a protezione del recinto sacro. Scoperti i sacrileghi profanatori della moschea, la guardia si diresse in città riuscendo a raccogliere, in meno di un’ora, una folla inferocita. Pronti a linciarlo i mussulmani di Gerusalemme non furono altrettanto veloci come Parker che riuscì a fuggire definitivamente non riuscendo più a rimettere piede nella Città Santa. Questo è un altro esempio di come la ricerca di tesori e documenti nascosti sia sempre stata normale all’interno del recinto del Tempio.
Conclusioni
Da quanto abbiamo esposto in questa nostra ricerca, parte di un lavoro ben più ampio, risulta evidente che vari misteri e vari personaggi si sono assommati nel corso di molti secoli sul Monte Moriah, il monte dell’antico Tempio di Gerusalemme. Stanze segrete, tesori perduti e documenti incredibili sono state solo alcune delle motivazioni che hanno spinto nel corso dei secoli, avventurieri e ricercatori. Un posto privilegiato oggi viene dato ad un ordine monastico, quello templare, che ha assommato nei secoli misteri e leggende dietro la propria esistenza e i propri compiti. Abbiamo cercato, in questo nostro studio, di muoverci attraverso i percorsi della ricerca storica, cercando di rimanere saldamente ancorata a terra ma riportando i dati e le informazioni così come fonti storiche e documentarie ce le hanno tramandate nel corso dei secoli. Se in questo nostro cammino abbiamo trovato materiale inedito o non considerato dalla storiografia ufficiale abbiamo cercato di verificarlo e quindi di riportarlo da un piano leggendario ad uno maggiormente reale, non abbiamo voluto inserire nostre opinioni di parte, ma riteniamo che una profonda verifica e una nuova revisione della storia di questo ordine debba essere compiuta. La leggenda, ci è stato insegnato, nasce da fatti reali che per molteplici motivazioni trovano più spazio, e più cambiamenti, entrando nel mito. Dobbiamo cercare di riportare la storia templare ad una realtà terrena, fatta di prove, verifiche e fatti. Quello che l’ordine fece sotto la spianata del Tempio di Gerusalemme, rimarrà per sempre un mistero, ma sappiamo che il loro ruolo ufficiale di protettori della fede non fu l’unico assolto durante la loro presenza nella Città Santa. Siamo riusciti a raccogliere alcune prove di un loro coinvolgimento in piani probabilmente ben più ampi, che videro il Monte Moriah come sede di scavi e studi per la ricerca di qualche cosa. Abbiamo cercato di muoverci attraverso i binari della correttezza, cercando di presentare i dati nella loro realtà storica, senza imporli come verità assolute.
Bibliografia :
- www.campsci.com/museum/index.htm
- “I Templari, fra storia e leggende” di Eugenio Bonvicini, 1997 ed. Bastoni
- “La chiave di Hiram”, Knight & Lomas, Mondadori 1997
- “I Manoscritti di Qumran”, ed. by Luigi Moraldi. TEA, 1994
- http://templarchronicle.homestead.com/SolomonsTemple.html
- Palestine Exploration Fund (P.E.F.), http://www.pef.org.uk/
- (Tunnel templare rinvenuto nel 1994 nella città di Acri) www.gemsinisrael.com/e_article000005116.htm
- “Il Monte del Tempio”, di Richard Andrews, 2001 ed. Sperling&Kupfer
- “Sul processo per eresia dei Templari”, di Sara Portolan, Penne & Papiri, 1999
- “Fratellanze Segrete”, G. De Castro, Edizioni Brenner 1999
[1] Michele Siriano, Patriarca di Antiochia ci riferisce che il numero reale della prima fraternitas templare era costituito da 30 individui e non da 9. Tale inesattezza sarebbe da imputare, secondo numerosi studiosi, a Guglielmo di Tiro.
[2] Silberman, N.A., In Search of Solomon’s Treasure, pag.37
[3] Vester, B.S., Our Jerusalem, pag. 227
[4] Attualmente conservate, insieme ai suoi scritti, negli archivi del P.E.F.
[5] Poeta, studioso e ricercatore che fu attratto fin da giovane età dall’archeologia biblica.