L'Assemblea Direttiva - Il Collettivo

Il collettivo di persone che negli ultimi anni ha contribuito alla crescita e all'arricchimento di conoscenze, saperi e capacità della Filef Lombardia, ha scelto, in occasione dell'ultimo Congresso tenutosi nel Maggio 1999, una forma di gestione orizzontale e aperta riconoscendola formalmente nell'istituto dell'Assemblea direttiva come momento decisionale, propositivo e al contempo di apertura a chiunque sia interessato a contribuire alle attività dell'associazione. Questa formula organizzativa, innovativa rispetto ai modelli sperimentati negli anni passati della storia della Filef, si è rivelata più aderente alle motivazioni e al modo di far politica degli attuali militanti dell'associazione.

L'assemblea direttiva, che ha luogo ogni Lunedì sera a partire dalle ore 21.30 presso la nostra sede, risulta essere il momento culminante e precipuo dell'elaborazione politica della Filef Lombardia : il contesto a cui fa riferimento la diversificata e multidimensionale azione di lotta per la difesa dei diritti dei migranti e da cui origina la articolata produzione di documentazione e materiale di controinformazione che in parte potete visionare direttamente su queste pagine web e in parte potete trovare presso la nostra sede in libera consultazione.

Documenti prodotti (dal 1998 in avanti)

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(PAGINA IN VIA DI AGGIORNAMENTO)

 

FENOMENO MIGRATORIO (STORICO E GLOBALE)

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POLITICHE PER GLI IMMIGRATI SU SCALA NAZIONALE

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Analisi e commento al disegno di legge Bossi-Fini del Tavolo sull'Immigrazione del Milano Social Forum

Il Governo Berlusconi sta per proporre al Parlamento un disegno di legge razzista e xenofobo su immigrazione e asilo che peggiora pesantemente la già pessima legge in vigore.

Il DDL Bossi-Fini non è ancora in vigore, ma verrà approvato facilmente entro la fine dell'anno se non si svilupperà subito una forte opposizione sociale delle associazioni italiane, delle comunità straniere, dei sindacati e di tutti i cittadini democratici.

Ecco le principali modifiche che verranno introdotte se il DDL Bossi-Fini verrà approvato.

. Si ridurranno i canali di ingresso regolare in Italia, abolendo le sponsorizzazioni per ricerca di lavoro individuali.

. Non sarà più possibile entrare in Italia con un permesso per "ricerca di lavoro" sulla base delle garanzie di alloggio e sostentamento offerte da un cittadino italiano o straniero residente in Italia.

. I decreti flussi annuali che stabiliscono il numero di lavoratori immigrati che possono entrare in Italia assegneranno quote preferenziali a lavoratori di origine italiana fino al terzo grado di parentela.

. Verrà introdotto il contratto di soggiorno per motivi di lavoro: sarà necessario stipulare prima di entrare in Italia un contratto di soggiorno per lavoro con il quale il datore di lavoro dovrà garantire l'alloggio e il pagamento delle spese di viaggio per il ritorno nel paese di origine alla fine del rapporto di lavoro. Il permesso di soggiorno per motivi di lavoro avrà una durata corrispondente a quella del contratto di soggiorno per motivi di lavoro e comunque non superiore a:

a) Nove mesi per lavoro stagionale;

b) Un anno per lavoro subordinato a tempo determinato;

c) 2 anni per lavoro subordinato a tempo indeterminato. Il lavoratore, anche se dipendente a tempo indeterminato, dovrà dunque rinnovare il permesso di soggiorno ogni due anni.

. In caso di licenziamento si ridurrà da 12 a 6 mesi il periodo minimo di iscrizione nelle liste di collocamento.

. Aumenteranno le espulsioni esecutive: aumenteranno i casi in cui l'espulsione sarà immediatamente esecutiva con accompagnamento alla frontiera. Verrà in questo modo negato di fatto il diritto alla difesa. Contro il decreto di espulsione sarà possibile fare ricorso solo nel paese di origine entro 60 giorni dall'emanazione del provvedimento.

. Raddoppierà il divieto di reingresso: chi riceverà un decreto di espulsione non potrà più rientrare in Italia per 10 anni. L'immigrato colpito da un'espulsione giudiziaria o che, dopo aver ricevuto un'espulsione amministrativa, rientrerà in Italia per la terza volta verrà punito con una reclusione da 1 a 4 anni.

. Si prolungherà il trattenimento nei centri di detenzione: l'immigrato potrà essere trattenuto nel centro di detenzione per un periodo di 60 giorni.

. Sarà più difficile prendere la carta di soggiorno: il periodo di residenza necessario per ottenere la carta di soggiorno viene aumentato da 5 a 6 anni.

. Sarà ridotto il diritto al ricongiungimento familiare: sarà possibile solo il ricongiungimento del coniuge, dei figli minori e dei genitori a carico solo se questi non hanno altri figli.

Ti invitiamo quindi ad aderire alla nostra piattaforma di intenti:

- per il diritto all'esistenza legale, la regolarizzazione e l'uscita della clandestinità, oggi e in futuro, di tutti coloro che vivono e lavorano in Italia;

- per i diritti civili e politici (diritto di voto, accesso alla cittadinanza, passaggio delle procedure per il soggiorno alle amministrazioni civili);

- per l'eguaglianza di tutti gli esseri umani, a prescindere dal loro status giuridico, nell'accesso ai diritti sociali fondamentali (salute, casa, istruzione, lavoro);

- per la chiusura dei centri di detenzione;

- per una normativa che tuteli la popolazione rom;

- per una legge organica che garantisca il diritto d'asilo.

 

Tavolo Immigrazione Msf

gennaio 2002

Il testo integrale del commento al ddl Bossi-Fini sull'immigrazione.

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Sul luogo comune mass-mediatico Immigrazione = Criminalità

IMMIGRAZIONE NON SIGNIFICA CRIMINALITA'

Inserita pienamente nello stesso disegno di repressione e nella più ampia logica degli accordi di Schengen (libera circolazione delle merci e del capitale, ma non delle persone), la nuova legge sull'immigrazione Turco-Napolitano è impostata su una gestione "poliziesco-militare" delle migrazioni di fronte ad un progressivo depauperamento dei paesi del Sud del mondo, anche quelli a noi più vicini (Albania e paesi del Maghreb), e del saccheggio delle risorse umane e naturali di questi stessi paesi da parte delle multinazionali occidentali, i governi del cosiddetto primo mondo, anche quelli cosiddetti di centrosinistra, rispondono attraverso la militarizzazione delle frontiere e del territorio (vedi le ultime cacce all'immigrato operate dalle forze dell'ordine) e, nel contempo, costruendo i "centri di permanenza temporanea" come quello di via Corelli di cui è prevista l'apertura entro gli inizi del mese di febbraio, veri e propri lager di stato in cui vengono detenute in condizioni disumane persone che non hanno commesso alcun reato, ma che sono "colpevoli" unicamente di aver attraversato le nostre frontiere. La previsione di un tetto massimo di soli 38000 permessi di soggiorno ha costretto migliaia di persone a code interminabili in condizioni incivili, per poi trovarsi nuovamente nella condizione di clandestinità e, quindi, di manodopera docile e ricattabile nelle mani di padroni e padroncini vari. Clandestinità che è sempre più equiparata, dai media dalle forze dell'ordine e nel senso comune, a criminalità. Superare l'equazione immigrazione-criminalità vuol dire permettere la regolarizzazione generalizzata di chiunque oggi in Italia vive e lavora dovendo superare quella situazione di precarietà dell'esistenza (lavoro e contratti d'affitto in nero o precari) simile, peraltro, alle condizioni di vita di milioni di giovani, donne, precari, disoccupati italiani. Il nostro modo di intendere il concetto di solidarietà è quello di costruire percorsi e movimenti di massa che vedano al fianco immigrati e stranieri nelle lotte per i diritti fondamentali casa, lavoro, reddito, cultura e spazi di aggregazione sociale.

NESSUNA DONNA E NESSUN UOMO E' ILLEGALE

PER UNA SANATORIA GENERALIZZATA PER TUTTE/I

NO AL LAGER DISTATO DI VIA CORELLI

Filef Lombardia

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PER LA CHIUSURA DI VIA CORELLI E LA LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE PERSONE

GIORNATA DI LOTTA ANTIRAZZISTA DI SOLIDARIETA' E PER I DIRITTI

10 MARZO MANIFESTAZIONE A MILANO

Le ultime rivolte e gli scioperi della fame avvenute nel centro di permanenza temporanea di Via Corelli dimostrano, ancora una volta, come il trattenimento coatto all'interno dei lager di stato di persone "colpevoli" unicamente di aver attraversato le nostre frontiere, non sia modificabile da ristrutturazioni operate per renderli più "accoglienti e confortevoli".

La situazione non può essere migliorata perché l'istituzione del lager di Via Corelli è frutto di quella legge Turco-Napolitano con la quale il centrosinistra ha disegnato un impianto fortemente discriminatorio che svela quale sia il reale ruolo che si vuole attribuire al cittadino/a migrante nel nostro paese: un utile invasore da tollerare quando contribuisce, con lavoro nero o sottopagato, a creare ricchezza e profitto per Confindustria e piccoli padroni e ad essere utilizzato/a, in condizioni di lavoro estremamente precarie, come generale strumento di ricatto per l'intera classe lavoratrice.

Nella Milano della new economy e del terziario avanzato, per i cittadini stranieri l'unico spazio che si vuole ritagliare loro è il quotidiano sfruttamento nei cantieri edili o nei servizi alla persona (coprendo ampi spazi, tra l'altro, lasciati liberi dal continuo sgretolamento del welfare state), con anche l'utilizzo del caporalato come forma di reclutamento di manodopera (p.e. in stazione Centrale si reclutano sia lavoratori edili sia donne per l'assistenza anziani o per la prostituzione).

Questo ideologia "mercantilista" connota anche lo strumento dei flussi d'ingresso con i quali si vuole centellinare la possibilità d'ingresso regolare in Italia, contribuendo ad implementare ed estendere questa funzionale situazione di clandestinità contro i quali invocare la "tolleranza zero" in un susseguirsi continuo di fittizie "emergenze criminalità", alimentate da tutti i mezzi d'informazione.

Questo atteggiamento aprioristicamente criminalizzante si riflette in un quotidiano razzismo burocratico che ancora attribuisce alle varie questure, e non agli enti locali, la competenza per la richiesta ed il rinnovo del sospirato permesso di soggiorno.

Il razzismo, infatti, non è identificabile solo con le manifestazioni di violenza xenofoba, peraltro in costante aumento, vedi le campagne anti-immigrati di Forza Nuova e Lega Nord o gli immigrati bruciati dal padrone

L'obiettivo necessario è la ricomposizione e l'unificazione in un processo di lotta complessivo dei diversi ma complementari elementi di conflitto sociale esistenti sul territorio, superando così un approccio assistenzialista e caritatevole per costruire una reale solidarietà che si esprima nelle lotte sui comuni bisogni materiali e sui diritti parallelamente a un necessario rilancio della parola d'ordine del permesso di soggiorno per tutti e tutte senza condizioni.

Il nostro modo di intendere il concetto di solidarietà è, infatti, quello di costruire percorsi e movimenti di massa che vedano al fianco italiani e stranieri nelle lotte per i diritti fondamentali casa, lavoro, reddito, cultura e spazi di aggregazione sociale.

· Per una sanatoria generalizzata e per il passaggio agli enti locali della competenza per il rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno

· Per la chiusura dei lager di stato

· Per la libera circolazione delle persone

 

F.I.L.E.F. Lombardia

Febbraio 2001

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Sul razzismo delle Destre

CONTRO OGNI CRIMINALIZZAZIONE DELLE MIGRAZIONI, PER LA LIBERA CIRCOLAZIONE DI TUTTI/E

Le realtà antirazziste milanesi organizzano oggi un contro-presidio in P.zza San Babila contro la razzista proposta di legge Lega/Forza Italia e contro la "caccia all'immigrato" che le ronde padane stanno creando a Milano. In un clima di estrema intolleranza nel quale diviene normale dare fuoco a chi chiede un regolare rapporto di lavoro, morire in un rogo in una fabbrica dismessa o essere cacciato da un mercato mentre si cerca di guadagnarsi da vivere, non stupisce che si raccolgano firme per una legge che prevede, tra le altre cose, l'uso delle armi per le "azioni di contrasto" all'immigrazione cosiddetta clandestina. La sicurezza, terreno sul quale destra e "centrosinistra" continuano a rincorrersi per visibilità elettorali, è sempre più pretesto per alimentare questo generale clima di intolleranza e di repressione che quotidianamente ci colpisce. La legge Turco-Napolitano, assecondando le logiche di Schengen (libera circolazione delle merci e del capitale, ma non delle persone), crea un sistema nel quale, da un lato, il cittadino/a migrante è tollerato/a quando contribuisce, con lavoro nero o sottopagato, a creare ricchezza per i vari padroni e padrocini e ad essere utilizzato/a come strumento di ricatto per la classe lavoratrice. Dall'altro lato è comodo capro espiatorio per ogni sorta di emergenza criminalità da incarcerare nei lager di stato. E' stato introdotto nel sistema giuridico italiano una sorta di diritto parallelo che, contro qualsiasi dettato costituzionale, riguarda una minoranza della popolazione che vive in Italia aprendo così la strada alla sua criminalizzazione ed alla possibile persecuzione di tutte le minoranze. Assistiamo, ormai, all'affinamento delle regole di difesa e di riproduzione della logica della "fortezza Europa" costruita dai trattati di Schengen e di Dublino e modellata dalle politiche neoliberiste, che si colloca come protagonista attiva di quell'enorme processo di globalizzazione dello sfruttamento che decide, una volta perfezionato nelle strutture sovranazionali come il FMI e l'OMC (WTO), le sorti di intere nazioni utilizzando oggi più che mai l'oppressivo e irreversibile ricatto dell'indebitamento dei governi del cosiddetto sud del mondo. Il presidio di oggi rappresenta un primo passaggio di un percorso che contribuisca a costruire un fronte unitario per l'affermazione del diritto alla libera circolazione delle persone e contro ogni forma di razzismo.

- PER LA LIBERA CIRCOLAZIONE DI TUTTI/E

- PER UNA SANATORIA GENERALIZZATA - NO AI LAGER DI STATO

Le realtà antirazziste milanesi

17 dicembre 2000

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Sui Centri di Permanenza Temporanea istituiti dalla Legge Turco-Napolitano 40/98

Sul Centro di Permanenza Temporanea di Via Corelli a Milano

VIA CORELLI E' ILLEGALE! Chiudiamo i lager clandestini!

L'art. 12 della legge 40/98 che istituisce i Centri di Permanenza Temporanea è illegale:

- viola l'art. 13 comma 3 della Costituzione : I provvedimenti provvisori di detenzione amministrativa possono essere presi dalle autorità di Pubblica Sicurezza solo in casi eccezionali di necessità ed urgenza e devono essere indicati tassativamente dalla legge. o

- viola l'art. 3 della Costituzione : Non c'è uguale trattamento formale e sostanziale tra gli espellendi trattenuti nei centri e quelli con semplice intimazione a lasciare il territorio.

- viola l'art. 10 comma 2 della Costituzione : Viene violato il riferimento della Costituzione ai trattati e alle leggi internazionali che tutelano i diritti dei cittadini stranieri.

- viola gli artt. 24-111-113 della Costituzione : L'istituzione di questi centri viola il diritto alla difesa e alla tutela giurisdizionale dei trattenuti, soprattutto nei casi di provvedimenti che limitano la libertà personale.

LASCIARE ALLA VAGHEZZA DEI REGOLAMENTI AMMINISTRATIVI LA GESTIONE DELLA LEGGE EQUIVALE A CONSENTIRE ABUSI ED INIQUITA' SENZA CONTROLLO.

Filef Lombardia - Gennaio 1999

[Le foto del CPT]

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NESSUNA DONNA E NESSUN UOMO E' ILLEGALE

NO AI LAGER DI STATO

Sono ormai passati quasi trent'anni dalla strage di Piazza Fontana che aprì la cosiddetta strategia della tensione (bombe sui treni e nelle piazze con decine di morti), preordinata con l'esplicita finalità di fermare quel movimento di massa composto da lavoratori, disoccupati, studenti, donne e giovani in Italia che, con le loro lotte, mettevano radicalmente in discussione il sistema capitalistico nel suo complesso. Lo Stato italiano ancora una volta si autoassolve dalla propria responsabilità nell'aver architettato e gestito quella enorme campagna terroristica. Fumose e non precisate "centrali internazionali del terrorismo" o servizi segreti presunti deviati sono serviti, e tuttora servono, per scaricare le proprie responsabilità nell'uso delle bombe e del terrore per scopi assolutamente stabilizzanti. Al contrario, ancora oggi, sono centinaia i compagni e le compagne costretti a rimanere imprigionati nelle carceri italiane o in esilio a causa delle legislazioni speciali che dagli anni settanta i vari governi che si sono succeduti hanno utilizzato per la repressione ed il contenimento dei movimenti di massa e delle odierne lotte sociali. Inserita pienamente nello stesso disegno di repressione e nella più ampia logica di Schengen, la nuova legge sull'immigrazione porta necessariamente ad una gestione "poliziesco-militare" delle migrazioni da una parte attraverso la militarizzazione delle frontiere, in particolare con il pattugliamento delle acque territoriali che ha provocato, tra le altre cose, l'affondamento della nave carica di albanesi nel Canale d'Otranto nel 1997; dall'altra parte con la costruzione dei "centri di permanenza temporanea", veri e propri lager di stato in cui vengono detenute in condizioni disumane persone che non hanno commesso alcun reato, ma che sono "colpevoli" unicamente di aver attraversato le nostre frontiere. La previsione di un tetto massimo di soli 38000 permessi di soggiorno costringe migliaia di persone, che già vivono e lavorano in Italia, a code interminabili in condizioni incivili, per poi trovarsi nuovamente nella condizione di clandestinità e, quindi, di manodopera docile e ricattabile nelle mani di padroni e padroncini vari. Clandestinità che è sempre più equiparata, dai media dalle forze dell'ordine e nel senso comune, a criminalità.

PER UNA SANATORIA GENERALIZZATA PER TUTTE/I.

PER LA CHIUSURA DEI LAGER DI STATO

 

12 dicembre 1998

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Sulla Politica del Trattato di Schengen e sui Centri di Permanenza Temporanea

24 OTTOBRE 1998 GIORNATA EUROPEA PER L'APERTURA DELLE FRONTIERE E LA CHIUSURA IMMEDIATA DEI CAMPI DI DETENZIONE PER GLI IMMIGRATI E LE IMMIGRATE

Con la nuova legge italiana sull'immigrazione, pienamente conforme all'orientamento neoliberista che caratterizza gli accordi di Schengen, il governo italiano ha trasformato irregolarità amministrative quali l'ingresso non autorizzato o la scadenza del permesso di soggiorno in reati punibili con la detenzione in veri e propri lager, denominati "centri di permanenza temporanea". Il "clandestino" èda cacciare o da rinchiudere in questi moderni campi di concentramento, luoghi nei quali la dignità umana ed il rispetto dei diritti fondamentali della persona vengono vilipesi e calpestati, centri altamente militarizzati, difficile da raggiungere per amici, avvocati o medici dei reclusi. Ma ciò non deve stupire in un mondo sempre più caratterizzato dalla libera circolazione delle merci e dei capitali, ma non dalla libera circolazione delle donne e degli uomini. Le frontiere nazionali, ostacoli da abbattere necessariamente per permettere ai flussi finanziari una facile circolazione, oitornano ad essere muri invalicabili per chi, sfuggendo da persecuzioni o da situazioni di povertà e sfruttamento "osa" bussare alle porte della ricca Europa. La xenofobia localistica, il nazionalismo patriottardo, al pari dell'egoismo affaristico, contribuiscono a questa chiusura unilaterale. Si potenziano i poteri delle Questure e delle Prefetture, che già godevano di un forte potere discrezionale; si fissano quote d'ingresso che condannano gli esclusi dai flussi al ruolo di manodopera clandestina docile, ricattabile e più facile da sfruttare da parte di padroni e padroncini; si facilitano le espulsioni ed, in generale, si potenzia l'apparato repressivo istituzionale. E' con questa politica insensata e discriminatoria che dobbiamo oggi fare i conti, convinti della necessità di lottare per la realizzazione di un'Europa delle persone, partendo dal basso, dalle istanze e dai bisogni nostri e degli stessi cittadini/e immigrati/e, rifiutando con forza le varie "gabbie" nelle quali il capitalismo ed il neoliberismo vogliono rinchiuderci. Affinché non si verifichino più altri omicidi di stato, contro ogni forma di lager e di repressione, per la libera circolazione di tutti gli uomini, donne e bambini, esigiamo ."ab~1one del trattato di Schengen e della legge Turco-Napolitano sui flussi - l'abolizione dei campi di concentramento, la chiusura di quelli esistenti ed il blocco dell'apertura dei nuovi, a partire da quelli di via Corelli e viale Suzzani a Milano, di Monza e di Malpensa - la piena realizzazione dei diritti di cittadinanza per tutti/e gli immigrati/e, una riforma del diritto d'asilo che contempli anche le discriminazioni sessiste e nel frattempo la concessione automatica della tutela umanitaria ai profughi di guerra, una sanatoria generalizzata per tutti/e gli immigrati/e irregolari che permetta finalmente la loro emersione dalla clandestinità. Chiediamo inoltre che le associazioni si rifiutino di gestire i lager già esistenti, per non rendersi complici della negazione dei diritti umani

FILEF Lombardia

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Sulle idee per una buona Legge sull'Immigrazione

PER UNA NUOVA LEGGE ORGANICA SULL'IMMIGRAZIONE

Indichiamo, sommariamente, non certo l'articolato di tale legge quanto i principi che la devono ispirare.

1. Riconoscimento esplicito del fatto che le immigrate e gli immigrati sono produttori di ricchezza, componente organica della forza-lavoro del nostro paese e, in pari tempo, portatori di diversità culturali che vanno valorizzate perché possano interagire tra di loro e con la nostra cultura in un processo dinamico di interculturalità. E' in questo spirito che occorre richiamarsi all'esperienza storica e alla realtà attuale dell'emigrazione Italiana per riconoscere agli immigrati stranieri in Italia gli stessi diritti che rivendichiamo da sempre per gli italiani emigrati nel mondo.

2. Ne deriva che agli immigrati e alle loro famiglie va riconosciuta e garantita effettivamente la pienezza di determinati diritti:

- certezza di diritto per quanto riguarda l'ingresso nel nostro Paese così come per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno

- diritto al lavoro, al salario e alle normative contrattuali, diritto al lavoro autonomo e cooperativo

- diritto alla casa, alla salute, ai servizi sociali

- diritto all'istruzione in un sistema scolastico che sappia difendere e valorizzare la specilicità linguistica e culturale degli alunni immigrati

- diritto al ricongiungimento familiare

- diritto alla salvaguardia e al libero sviluppo delle loro culture, anche attraverso una legge attuativa dell'ari. 6 della Costituzione che preveda la tutela delle minoranze etnico-linguistiche storicamente presenti in Italia così come di quelle che i recenti processi migratori hanno portato tra di noi

-diritto all 'organizzazione sociale, sindacale, politica

-diritto all'elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative

3. Progetti e risorse. Superando la logica fino ad ora dominante di proclamare diritti che non vengono realizzati, se non parzialmente, la legge deve definire progetti precisi tesi a rendere effettivi i diritti di cui al punto 2, individuando ed impegnando le risorse (finanziarie, professionali, organizzative, ecc.) necessarie.

4. Ingressi. Non è accettabile che vi siano regole diverse secondo la cittadinanza e il paese d'origine, regole che impongono Il visto d'ingrosso ai cittadini dei paesi pcveri e lasciano le porte spalancate per i ittadini dei paesi ricchi, che trattano il senegalese extracomunitario diversamente dall'extracomunitario statunitense, australiano o svizzero (né, in prospettiva, si può accettare una realtà mondiale che vede la libera circolazione dei capitali e, in misura minore, delle merci ma nega la libera circolazione delle persone umane...). Una programmazione democratica e flessibile dell'accoglienza potrebbe essere, oggi, una prima risposta alle politiche di chiusura. Ci sembra però che la soluzione più semplice e più equa sia la libertà d'ingresso in Italia; poi, trascorso un periodo di tempo da definire, lo straniero che decida di fermarsi o semplicemente di prolungare la propria permanenza dovrà specificare le ragioni della propria scelta e i chiedere il relativo permesso di soggiorno.

5. Permesso di soggiorno. Esso potrà essere rilasciato per:

- ricerca di lavoro;

- lavoro dipendente, cooperativo, autonomo;

- studio;

- ricongiungimento familiare.

In qualsiasi momento, si può chiedere e ottenere la modifica del permesso di soggiorno, per es. da lavoro dipendente a lavoro autonomo o studio e vice versa. Il permesso di lavoro ha durata triennale; scaduto il primo triennio di validità, esso viene automaticamente rinnovato a tempo indeterminato. Rilascio e rinnovo sono affidati non alle autorità di pubblica sicurezza ma alle autorità comunali, trattandosi non di questione di ordine pubblico ma di diritti. Comunque, rinnovo e rilascio possono essere rifiutati solo per gravi motivi espressamente previsti dalla legge, senza consentire margini di discrezionalità e arbitrio; contro tale decisione, il cittadino straniero può ricorrere alla magistratura permanendo sul territorio italiano.

6. Uscita dall'irregolarità. E' probabilmente necessario, dopo la confusione creata dal decreto Dini prevedere un'ultima sanatoria generale. Ma la legge deve prevedere, per chi trovandosi sul territorio nazionale non abbia regolare permesso di soggiorno, non tanto ripetute sanatorie quanto chiari e rigorosi meccanismi permanenti di uscita dalla situazione di irregolarità.

7. Sanzioni. A chiunque commetta reati sul territorio italiano si applicano le stesse norme le stesse sanzioni, le stesse pene sia che si tratti ai cittadino italiano sia che si tratti di cittadino straniero, comunitario o extracomunitario. Applicare sanzioni diverse e più gravi secondo la cittadinanza è anticostituzionale, è razzismo istituzionale. Se il provvedimento di espulsione dovesse essere previsto dalla legge (ma è proprio necessario?), esso dovrebbe essere affidato esclusivamente alla magistratura, per reati di particolare gravità espressamente definiti dalla legge. Contro tale decisione, il cittadino straniero può ricorrere in appello perrnanendo sul territorio nazionale.

8. Rientri. Infine, su espressa richiesta individuale dell'immigrato e nel quadro di precisi progetti di cooperazione, l'esperienza di lavoro, di studio, di formazione professionale in Italia può essere finali7'ato al rientro e al miglior inserimento dell'immigrato nel proprio paese di origine.

Novembre 1996 - FILEF Lombardia

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POLITICHE PER GLI IMMIGRATI SU SCALA LOCALE

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Sulle file alle questure per la sanatoria 1998

RESOCONTO DI DUE NOTTI NELL'INFERNO DI VIA CAGNI

Mercoledi notte, via Cagni ore 24,00.

È dal pomeriggio che centinaia di persone arrivano e si mettono in coda per ritirare la prenotazione. Arriviamo, siamo in tre, con due pentole, un fuoco da campeggio e l'intenzione di distribuire del the caldo. Sinceramente pensavamo di trovare già sul posto qualche altra associazione; come al solito per coordinarci avevamo perso molto tempo, ma comunque la notte sarebbe stata lunga, oltre che fredda. Quando chiediamo l'autorizzazione per distribuire il the, ci sono già sui marciapiedi un migliaio di persone, molte donne, qualcuno attrezzato per la notte con bevande calde e coperte, altri meno pronti. Già quella notte ci sembrava una situazione balorda; non era stata attrezzata l'area di servizi igienici, non c'era la possibilità di recuperare acqua ed un qualsiasi pasto caldo. Ecco che quindi il nostro distribuire the caldo diventa anche il momento per scambiare qualche parola con le persone e per dare delle informazioni in più rispetto a quello che già pensavano di sapere. Appena passa la voce che siamo di una associazione di volontariato, ecco che veniamo sommersi da domande e ci vengono richiesti pareri circa la validità di alcuni dei documenti che intendono produrre come prova o come dimostrazione della loro identità. Così alle sei del mattino esaurite le cariche del gas del fornelletto, torniamo a casa, ma già notiamo l'aumento progressivo dei presenti in viale Suzzani ed abbiamo tutti il sentore che la situazione sarebbe peggiorata. Il giorno dopo cerchiamo di far circolare velocemente queste nostre impressioni e riteniamo sia importante che la notte successiva sia presente il maggior numero di persone per distribuire generi di conforto. Cosi facciamo per tutto il giorno. Alle 23,30 arriviamo in via Cagni. Ci sono piu di mille persone in attesa nella via, ed un numero assai maggiore, crediamo stimabile intorno alle 3000 unità, lungo il marciapiede destro di viale Suzzani. Subito ci rendiamo conto che la situazione è più grave del previsto; notiamo anche che gli unici lì a distribuire cibo e bevande calde, sono quelli della parocchia della zona; ad una intervista fattaci da una troupe di radio popolare diciamo in diretta che la situazione sta peggiorando, e che c'è bisogno dell'aiuto di tutti se si vuole riuscire a distribuire qualcosa anche a tutte le persone lungo il viale Suzzani. Come previsto otteniamo dal funzionario di piazza l'autorizzazione per distribuire senza dare particolari problemi di intralcio alla gestione della piazza da parte della P.S. Per inciso, chiediamo l'autorizzazione più per buona creanza e per dimostrarci collaborativi che perchè ce ne fosse davvero bisogno. Con il passare delle ore la situazione diventa sempre più critica, per l'aumentare continuo dei richiedenti la regolarizzazione; crescono anche la tensione ed il nervosismo, sia tra i poliziotti che tra i migliaia pigiati ed accalcati in fila, in queste gabbie create con le transenne. Nel frattempo siamo raggiunti finalmente da rappresentanti dei Giovani Comunisti, di Ya Basta!, della Sinistra Giovanile, di Rifondazione Comunista. In tutto una quindicina di persone che tenta di dare anche delle indicazioni ai sempre più impacciati tutori dell'ordine pubblico, oltre che ad aiutare nel segnalare prontamente ai lettighieri ed agli agenti dove intervenire per soccorrere chi si sentiva male. Alle 24.00 avevamo chiesto che l'ultimo tratto del viale fosse chiuso al traffico, e che si allargassero i corridoi, per evitare lo schiacciamento ed il soffocamento delle persone. Un esempio per tutti: la gente veniva costretta, in un punto del marciapiede, a passare dietro la tettoia della fermata ATM; in meno di mezz'ora i vetri di questa si sono rotti per la pressione delle persone e nonostante tutto questo e le nostre richieste, per ore le persone sono state costrette ad utilizzare praticamente mezzo marciapiede. Tra le quattro e le otto del mattino viviamo una situazione quasi surreale: migliaia di persone pigiate, arrampicate sui pali per tentare di respirare, una devastante forza d'urto che a stento veniva contenuta dai poliziotti che reggevano le transenne, sostituiti poi dai più massicci cellulari, utilizzati di traverso come barriera alla testa della fila; trovando quindi la pressione una valida resistenza, ecco che la fila incomincia a premere non più verso i cellulari, ma tende ad allargarsi verso l'esterno, mettendo a dura prova la forza dei poliziotti che stavano a lato. Tutto questo, avendo più volte modificato la forma e la disposizione della fila, contava ogni volta un certo numero di svenimenti e di calpestati, seguito dall'inevitabile accrescersi della tensione di tutti. In tutti questi momenti la nostra presenza è stata essenziale: oltre a dare una mano nell'estrarre le persone colte da malore che chiedevano di uscire o che erano già svenute, siamo stati infatti garanti il più delle volte che il trattamento degli indisciplinati, e cioè di coloro che tentavano di saltare la fila o comunque di guadagnare posti, non sfociasse mai nel pestaggio, anche se qualche pugno e qualche buona manganellata sono andate a segno. Più di un naso rotto e di una fronte sanguinolenta abbiamo visto, e tutto questo anche per cercare di arrestare il continuo oscillare della testa della fila. Verso le otto il danno. Si sta aprendo via Cagni ed è quindi quasi ora di far entrare parte delle persone dal viale alla via adiacente. Attendavamo preoccupati questo momento perchè sapevamo, o almeno intuivamo, che con tali premesse non sarebbe stato facile gestire questo flusso, e si sarebbero dovuti spostare i cellulari. La decisione presa è stata quella di spezzare in parte la fila di testa, chiudendo il viale al traffico, dopo che l'unico Consigliere comunale presente, Atomo Tinelli, era riuscito ad ottenere tale autorizzazione dei vigili, cosa che i funzionari della P.S., invece, non avevano ottenuto, come ci era già stato risposto. Fatto questo viene deciso di togliere dal frontefila i due cellulari che ostruivano l'accesso al passaggio per via Cagni, ed è proprio in questo momento che gli agenti si accorgono di non poter reggere fisicamente le transenne oramai modificate nella forma dalla pressione della massa; mollano quindi le stesse facendo letteralmente espoldere la fila in un fuggi fuggi generale per sfociare poi nel proseguimento di viale Suzzani oltre via Cagni finora interdetto. Questa esplosione lascia per terra, oltre a tre agenti feriti, una altra dozzina di persone svenute, calpestate o in stato di soffocamento. Due minuti due di vero panico. La scena successiva è proprio quella di un'esplosione, che, tolti i corpi, lascia sul suolo, abiti, borse, cappelli, sacche, documenti, scarpe. Questo il resoconto di due notti, da parte di chi le ha vissute; ciò che è successo dopo ha raggiunto la cronaca dei media, attraverso i quali alcune immagini girate non verranno mai trasmesse, in accordo con la strategia di occultamento che sempre segue gli avvenimenti inerenti al fenomeno immigrazione; ed è nella stessa ottica che hanno agito in questa occasione polizia e carabinieri intimando ai presenti di non scattare fotografie nè di filmare, o insultando e minacciando di denuncia per intralcio a pubblico ufficiale tutti coloro che si impegnavano nel soccorso dei feriti. un testimone della Filef Lombardia

 

POLITICHE PER LE MINORANZE ETNICHE

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Sulla discriminazione dei Rom e dei Sinti

CONSIDERAZIONI SUL PROGETTO DI LEGGE 169 IN MATERIA DI "TUTELA DELLE MINORANZE LINGUISTICHE" : TESTO DELL'APPELLO ALLA RACCOLTA DI FIRME PER LA SUA MODIFICA

L'Opera Nomadi, Sezione di Milano, e la FILEF Lombardia avevano appreso con interesse la notizia che la Prima Commissione permanente aveva deciso di elaborare un progetto di legge di attuazione dell'art. 6 della Costituzione repubblicana (dopo 50 anni della sua approvazione). Abbiamo quindi letto con attenzione il progetto di legge n° 169, "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche", licenziato dalla Commissione il 20.03.98, e ne siamo rimasti profondamente delusi. Concentriamo le nostre osservazioni sugli articoli 2 e 4, che ci sembrano gli articoli-chiave.

Articolo 2.

a) Fra le minoranze linguistiche elencate sono scomparsi, rispetto al testo originario, i Rom e i Sinti. Come è stata presa questa gravissima decisione? Quale emendamento ha partorito questa inqualificabile ingiustizia? Non si tratta di" dimenticanza" (che sarebbe già stata grave in sé...) ma di una decisione consapevole che, in una legge di attuazione della Costituzione rifiuta ai rom e ai sinti il riconoscimento di essere a pieno titolo minoranza etnico-linguistica come i sardi, gli arberesh (italo-albanesi), ecc. E' un atto di grave discriminazione verso comunità già pesantemente discriminate ed emarginate. E vero che l'art.19 della legge prevede "...misure di particolare tutela per le popolazioni Rom e Sinti presenti sul territorio italiano..."; rimane però il grave atto dìscriminatorio della loro non inclusione nel ben più importante art.2.

b) Non si è voluto inserire in questa legge il riconoscimento delle nuove minoranze linguistiche composte dagli immigrati stranieri e, ormai, irreversibilrnente presenti tra di noi. Facciamo notare a questo riguardo: a) che dei diritti culturali degli immigrati si occupa la recente legge Turco-Napclitano sull'immigrazione e che sarebbe stato altamente significativo vederli riconoscere nel testo di una legge di applicazione della Costituzione: b) che il testo stesso dell'articolo 6 della Costituzione suggerisce tale soluzione visto che parla non di diritti dei "cittadini italiani" appartenenti a minoranze nguistiche ma di tutela delle minoranze linguistiche in quanto tali.

Articolo 4, comma 1

Non condividiamo né la logica di "territorializzazione" dei diritti delle minoranze nè quella di una specie di" soglia quantitativa" a cui sembra alludere la dizione "su richiesta di almeno il quindici per cento dei cittadini iscritti alle liste elettorali". Alle provincie e ai comuni interessati occorre piuttosto affidare il compito di individuare le minoranze linguistiche presenti sul proprio territorio e, quindi, di applicare quanto previsto dalle legge, adattandolo alla specifica realtà locale. Le conseguenze pratiche del comma i nella sua attuale stesura sarebbero quella di escludere dai benefici delta legge tutte le minoranze localmente poco numerose: i rom e i sinti ovunque, ma anche i sardi, friulani, arberesh, ecc, fuori dai loro insediamenti tradizionali e, ovviamente, gli immigrati stranieri. Per tare un esempio che conosciamo bene e che riguarda il territorio dove si svolge la nostra attività, Milano e la Lombardia sarebbero esclusi dall'applicazione della legge in questione...

Articolo 4, comma 2.

I ricorso a "apposita consultazione reterendaria" è, per noi inaccettabile. Si tratta di tutelare minoranze; tale tutela non può "essere messa ai voti", i diritti non possono essere lasciati alla mercé di mutevoli orientamenti dell'opinione pubblica.

FILEF Lombardia - Opera Nomadi MILANO

 

Da Il Manifesto del 7.7.98 :

Cancellate le tutele per la lingua rom. Minoranze dimezzate

Da Milano un appello per ripristinare ciò che la Camera ha cancellato.

Dall'elenco sono scomparsi Rom e i Sinti. Nè si fa cenno alle minoranze costituite dagli stranieri immigrati. E infine, in casi estremi, è previsto che il diritto alla tutela sia oggetto di referendum. Sono questi i tre punti fondamentali del testo di legge sulla tutela delle minoramze linguistiche, già approvato dalla Camera e ora all'esame di due commissioni del Senato, che vengono contestati dalla Filef Lombardia e dall'Opera Nomadi di Milano che per esercitare la pressione necessaria a introdurre modifiche a quel testo, per evitare la discriminazione di comunità già emarginate hanno promosso un appello, ora inviato in Senato come al Presidente del Consiglio e ad alcuni Ministri. "Nella prima versione" - spiega Carlo Cuomo, della Filef Lombardia- "l'elenco delle minoranze da tutelare comprendeva i Rom e i Sinti che sono poi scomparsi, seppur un altro articolo preveda misure di particolare tutela per loro. Ma che non figurino all'articolo 2 è gravissimo: non dal punto di vista formale, ma della sostanza in quanto quell'articolo, elencandole, dà riconoscimento alle minoranze. E ancora: il testo ignora le minoranze costituite dagli stranieri immigrati". C'è un altro passaggio concettuale della legge che preoccupa Cuomo: "La legge prevede un ancoraggio territoriale, dando ad ogni provincia il compito di delimitare fra ambiti di applicazione su richiesta di almeno il 15% iscritti nelle liste elettorali, ovvero di un terzo dei consiglieri comuanli interessati". Ebbene: i Rom e i Sinti non sono in nessun territorio il 15 per cento e così tante altre minoranze, come gli arberesh o i grecanici. In Lombardia la legge non si può applicare: nessuna minoranza raggiunge infatti quella quota. in calce all'appello si stanno ora raccogliendo le firme.

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DOCUMENTAZIONE UFFICIALE F.I.L.E.F.

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25 APRILE 1945, 25 APRILE 1994

La lotta al fascismo di ieri deve rinnovarsi, oggi, contro i nuovi rigurgiti e pericoli di antisemitismo, di xenofobia, di razzismo.

La F.I.L.E.F., schierata da sempre dalla parte dei lavoratori italiani costretti ad emigrare in tutto il mondo, rivendica oggi per le lavoratrici e i lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese il pieno e fattivo riconoscimento del diritto alla casa, alla salute, alla salvaguardia delle loro culture, alla partecipazione alla vita sociale, sindacale e politica. Per i cosiddetti "clandestini", che lavorano e producono ricchezza, chiediamo regolari permessi di soggiorno e di lavoro e, quindi, la possibilità di partecipare alla vita collettiva con pari diritti e doveri.

Noi chiamiamo tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, italiani e stranieri, alla lotta solidale per affermare - contro i nuovi egoismi della ricchezza, contro le nuove tendenze autoritarie, contro i nuovi fascismi più o meno mascherati - la giustizia, l'uguaglianza e la libertà di tutti; perché la nostra società, attraverso il convivere e il confrontarsi di varie culture, il loro reciproco arricchirsi, diventi una società multiculturale che esprima forme sempre più alte di umana convivenza.

Con la speranza che il vento di destra che oggi soffia sull'Europa e sul nostro Paese non debba trasformarsi in bufera costringendoci ad una nuova Resistenza che non ci spaventa ma che vorremmo evitare.

Per una società antirazzista, multiculturale, libera.

Ora e sempre Resistenza.