Presentazione del sito web e del progetto: Filiarmonici. Per un mondo senza galere!
C.S.O.A. COX 18, Milano
17 aprile 2002

Chiamavamo fili armonici quei rari e preziosi seghetti d'acciaio flessibile, che migliaia di detenuti sognavano e ricercavano. Sguinzagliavamo mamme e fidanzate nei più remoti negozietti per gli idraulici, eccitavamo fratelli e compagni a scassinare le cassette dei treni e dei camion dei pompieri, luoghi dove - si sapeva, o si favoleggiava - i fili armonici fatali dormivano in attesa darci il passaporto per la "via dell'aria". L'evadere, in gergo il "bell'andare" ("fàa la belanda"), era, in tempi in cui ci si figurava ancora che, oltre le mura, esistesse una "libertà" ad aspettarci, il senso ultimo e segreto della condizione del carcerato, disponibile a tutto pur di giungere davanti all'ultimo muro, l'ultima porta, le ultime sbarre.
Oggi, ci dicono, é cambiato il carcere. Di sicuro appare divenuta del tutto inconsistente la "libertà". Venticinque anni fa ci si opponeva all'introduzione delle telecamere nelle carceri, percepite come un'invasione incompatibile con una vita minimamente degna, oggi intere città vengono telesorvegliate. Come nelle carceri sono sempre esistite zone non accessibili, sempre più spesso - a Genova, ma anche pochi giorni orsono a Palermo - intere aree urbane vengono precluse alla popolazione. L'anno scorso gli abitanti di una città media come Vicenza sono stati deportati per un giorno, nell'assoluta indifferenza, "per ragioni di sicurezza". Per ragioni di sicurezza, per la pubblica salute, per imprecisati interessi generali, che non sono non é dato discutere, ma neppure conoscere, il traffico viene bloccato, deviato, incanalato; le giornate oltre che di proibizioni, si riempiono di obblighi, di adempimenti, di fioretti alla divinità sociale di cui lo stato é l'officiante, il carabiniere il sagrestano burbero, ma a fin di bene. Nel futuro - e già ne vediamo esempi in paesi più disgraziati del nostro - si potrà godere di carceri private; di carcerati in libera circolazione, ma avvinghiati ai tentacoli del potere mediante aggeggi elettronici (discreti e fors'anche griffati braccialetti, da portare alla caviglia, per tutelare la privacy...).
Dove passano i muri del carcere nella società moderna?
La brama di controllo e di autocontrollo, l'ossessione di regolare per legge ogni fenomeno, la delega al giudice come certificatore del senso della vita collettiva, come vendicatore della comunità fittizia e rancorosa, pare non avere più freni: la figura meschina del proprietario disposto a mille sacrifici pur di conservare il proprio patrimonio si degrada ulteriormente in quella, che davvero ben poco conserva di umano, del neo-proletario, che non dorme al pensiero di poter essere derubato dalle proprie catene, e reclama ad alta voce di essere guardato di più, e più da vicino, per paura di scomparire del tutto.
Il codice fiscale non é per tanti aspetti la codifica nell'elenco dei funzionari della merce e del lavoro, esattamente come il numero che identificava gli ergastolani, ne marcava l'estinzione come individui, e la riduzione a semplici accessori dell'istituzione? Per tanti aspetti, non possiamo forse percepirci come dei condannati all'ergastolo sociale, con i suoi corollari di perdita della personalità, alienazione, lavoro forzato, coabitazione obbligata e promiscua, supersfruttamento?
È nell'ambito di questa realtà, carcerata e carceraria, dove ciascuno fa la guardia a sé stesso per allontanare l'incubo degli altri, e pretende di controllare tutti per esorcizzare l'oscurità di cui si sente portatore, a fronte della lucentezza dell'obitorio sociale, che nasce il progetto Filiarmonici, un sito di raccolta e di propulsione di materiale contro il carcere, la legge, lo stato, la società. Ogni carcere, ogni legge, ogni stato, ogni società. Per indagare su ciò che persuade gli individui a incarcerare e a incarcerarsi nella società, a farsi guardiani di sé stessi, per incrociare le voci dal carcere e quelle sul carcere, per dar vita a un discorso contro il carcere, nasce nel 2001, www.ecn.org/filiarmonici.
Un progetto, cosa meritevole di qualche attenzione, nato integralmente fra persone di diverse città italiane, che si sono conosciute e riconosciute fra loro nell'ambito delle mailing list di movimento, indicando con ciò che tali strumenti, quando si abbia chiara consapevolezza dei loro limiti, unita alla precisa volontà di oltrepassarli, contengono tuttavia anche delle potenzialità. L'obiettivo é quello di dare forma e sostanza a un progetto abolizionista radicale, ben oltre i sentieri virtuali di internet, ridando respiro a una sensibilità antilegale, che difenda e diffonda l'autonomia individuale nella sovversione collettiva. Autonomia come ricerca di criteri propri di scelta e di giudizio, e sovversione come confederazione di autonomie in processo.
L'illustrazione di questi obiettivi, come sempre, sarà tanto più ricca ed appassionante, quanto più gli intervenuti avranno la volontà e la pazienza di riconoscere nella vita quotidiana di ciascuno i terminali di un processo attraverso il quale la società imprigiona sé stessa e ciascuno di noi.

 

Fonte: l'iniziativa al Cox 18 durante la quale è stato presentato il progetto Filiarmonici ha visto anche la proiezione del film documentario "Il caso di Mumia Abu-Jamal" (1996).