Massimo libero!
Tear Me Down
ottobre 2003
Sabato 18 ottobre Massimo, nostro cantante e compagno, è stato arrestato
dai servi dello Stato con l'accusa di aver partecipato ad azioni dirette all'interno
del corteo del 4 ottobre. Eclatante è stato l'episodio dell'allontanamento
di uno sbirro infiltrato da uno spezzone militante, a lui ricondotto. L'arresto
è avvenuto in un clima di criminalizzazione nei confronti dei compagni
e delle compagne che rifiutano la politica della concertazione, della mediazione,
delle riforme. Lo stesso giorno sono state perquisite infatti le abitazioni
di 3 compagni/e inseriti nella medesima inchiesta di Massimo.
Facciamo del punx hardcore una minaccia, ancora!
Quello per cui Massimo si è speso per tanti anni, e per cui anche noi
ci stiamo spendendo, è lo sviluppo di una scena cosciente, attiva,
militante. Non ci è mai piaciuto reputarci dei musicisti alternativi,
degli artisti di sinistra. Preferiamo considerarci dei "comuni"
sfruttati che hanno preso coscienza della propria situazione e che lottano
per il suo superamento. Nulla in più. Nulla in meno. La nostra musica,
la musica di Massimo, non nasce da nessun pentagramma. Nasce dalla vita di
tutti i giorni, dai problemi che siamo costretti ad affrontare quotidianamente
nostro malgrado. Nasce dalle periferie, dai posti di lavoro, dalle carceri.
Nasce dove c'è oppressione e sfruttamento.
In questo senso il Punx-Hardcore è per noi un mezzo di comunicazione
libertaria che si pone al di fuori delle logiche di profitto attraverso l'autoproduzione.
Da quando i primissimi gruppi Hardcore uscirono dalla spirale autolesionista
del punk che non aveva a che fare col sociale una nuova era si aprì,
quella della comunicazione antagonista alle logiche di dominio, dell'autogestione
degli spazi e dell'autorganizzazione di quei giovani punk che sicuramente
non pensavano di avere la forza per scardinare i binari del potere. Benchè
punk ed hardcore siano stati recuperati dal capitale che tramite le multinazionali
ed i "professionisti della musica alternativa" li hanno ridotti
a merce facilmente vendibile, i punk e gli hardecorers "politicizzati"
hanno ora più che mai il compito preciso di intervenire nelle aree
e negli spazi liberati dove agiscono per rilanciare percorsi di liberazione,
patrimonio dello spirito di ribellione che proprio il Punk ci ha dato. Intervenire
significa fare in modo di trovarsi in quelle situazioni dove è possibile
forzare e portare al culmine momenti di rivolta, laddove c'è conflitto
portare allo scontro con il capitale, negli scontri di piazza come nella distruzione
delle "cose del capitale", nella proposizione in quei momenti di
discussione per l'autorganizzazione delle lotte come nella partecipazione
ad iniziative promosse da realtà affini.
Noi non conosciamo nè innocenti nè colpevoli, un discorso che
lasciamo a sbirri e magistrati, ma soltanto sfruttati e compagni sequestrati
nelle galere.
Se c'è un potere c'è chi lo comanda e chi lo difende... fomentiamo
percorsi di rivolta! Rilanciamo la lotta classista!
A tutte le realtà punx e hardcore antiautoritarie, gruppi, etichette
autoprodotte ed autogestite, individualità, collettivi e spazi libertari.
Da sempre il capitale recupera le sottoculture riducendole a squallidi "stili
giovanili" e speculandoci, anche grazie a quelle realtà divenute
strumento di arrampicazione da parte di chi ne ha trovato un buon mezzo di
autoreddito, le snatura della loro peculiarità conflittuale. Lo ha
fatto con lo skinhead, lo ha fatto con il punk e lo fa con l'hardcore. Bei
dischi su major che cantano contro i propri produttori (completamente funzionale
all'esistenza del produttore professionista stesso), bei vestiti griffati
da marche riconosciute e foraggiate del tessuto sociale che si sono poste
come target, etichette "indipendenti" a cavallo tra mondo alternativo
e distribuzione incondizionata (il nemico è in casa nostra!). E se
il capitale non percepisce nessuna incongruenza nel supportare una certa scena
è perché quest'ultima non è minimamente un pericolo per
esso, perché questi gruppi non fanno nemmeno un millesimo di quello
che dicono sui loro testi o scrivono sulle toppette che portano addosso. Se
tute le minacce di distruzione enunciate sulle spillette anti-Mc Donald's
con cui parecchi punk ed hardcorers costellano i propri giubbotti venissero
tradotte in azioni la famosa catena di avvelenatori non esisterebbe più!
A causa di questa perdita di coscienza occorre intervenire nell'area punk
e hardcore in modo da renderla di nuovo un pericolo per il dominio. Per prendere
attivamente parte alle iniziative in solidarietà con i prigionieri,
le lotte contro i ritmi di lavoro, contro le bioteconologie e le nocività,
per gli spazi liberati, l'antifascimo militante e non di accatto, ecc...
Perché è ora più che mai il momento di rendersi protagonisti
nelle lotte degli sfruttati contribuendo con la creatività che ci piace
di più in quanto espressione di qualcosa che è vivo, per essere
rivolta e goderne.
Per sostenere concretamente massimo organizziamo concerti ed iniziative di
autofinanziamento per le sue spese legali!
Per chiunque volesse contattarci per benefit, ecc. : reboundaction@yahoo.it o casella postale 7 centro, 01100 Viterbo