E' un attacco alla scuola pubblica
Liceo Scientifico Pacinotti (Cagliari) -
Alcune considerazioni sull'attacco alla scuola pubblica
Assistiamo ad un attacco
alla scuola pubblica, senza precedenti nella storia della Repubblica,
da parte di questo governo di centro destra, che tende a disarticolare
il suo impianto laico e pluralista a vantaggio delle scuole private.
Il primo provvedimento di questo governo sulla scuola, il D. L.
255, ha equiparato, ai fini del reclutamento degli insegnanti
nella scuola statale, il servizio di insegnamento prestato nelle
scuole pubbliche a quello prestato nelle scuole private.
La finanziaria 2002 prevede dei tagli sostanziali per la scuola
pubblica, in particolare gli stanziamenti per il rinnovo contrattuale
degli insegnanti non prevedono neanche la copertura dell'inflazione
reale. Alla faccia di quelli che speravano che questo governo
avrebbe adeguato le retribuzioni a quelle europee. Si favorisce
l'esternalizzazione dei servizi riducendo il personale Ata ( sono
stati tagliati 16000 lavoratori ) e mettendo, in questo modo,
a rischio la stessa apertura pomeridiana degli istituti e quindi
lo stesso ampliamento dell'offerta formativa. Un altro disegno
di legge prevede l'assunzione nei ruoli dello Stato degli insegnanti
di religione sulla base delle valutazioni dell'ordinario diocesano,
che a discrezione concederà o revocherà l'idoneità
all'insegnamento della religione cattolica.
Preoccupa, non poco, l'istituzione di una commissione per la deontologia
professionale con a capo monsignor Tonini, che avrebbe come compito
la scrittura di un codice comportamentale per gli insegnanti della
scuola pubblica con pesanti limitazioni alla libertà d'insegnamento
sancita dalla Costituzione e gravi commistioni tra morale cattolica
e deontologia professionale.
Il gruppo di lavoro Bertagna a fine novembre ha licenziato un
documento di 80 pagine, all'interno del quale si profila una scuola
duale : formazione liceale per le classi dirigenti e formazione
per l'avviamento al lavoro per la massa. Bisogna avere la consapevolezza
che questa impostazione rappresenta un arretramento per la scuola
italiana di almeno 40 anni. E' preoccupante soprattutto il fatto
che i ragazzi, qualora dovesse passare questa sciagurata controriforma,
dovrebbero scegliere tra il tredicesimo e il quattordicesimo anno
di età se studiare da classe dirigente o entrare a far
parte della classe lavoratrice più o meno dequalificata;
così facendo la scuola abdicherebbe alla sua funzione di
educazione alla cittadinanza e al diritto di inclusione sociale
che, pur con molti limiti, ha assolto in questi decenni.
Il vulnus più grave è comunque rappresentato dal
progetto che, attraverso il mal posto principio di sussidiarietà
o meglio nel quadro della devoluzione di competenze dallo Stato
alle Regioni, prevede, come hanno già fatto alcuni Presidenti
delle Regioni (Formigoni e Storace), il finanziamento, attraverso
buoni scuola, delle famiglie che mandano i loro figli nelle scuole
private. Basti dire che lo scorso anno Formigoni ha destinato
cento miliardi a 70.000 studenti delle scuole private appartenenti
a famiglie che hanno redditi superiori ai 140 milioni annui. .
Infatti l'obiettivo del centrodestra in nome del principio di
sussidiarietà tra pubblico e privato, (questo è
vero anche per la sanità) è quello di introdurre
il mercato all'interno del servizio scolastico nazionale, abbassando
così la qualità della scuola pubblica a vantaggio
di scuole private per ricchi, alle quali i figli dei lavoratori,
nonostante i buoni scuola, dati i costi elevati, non potrebbero
comunque accedere. Per non parlare del venir meno di uno dei principi
fondamentali della nostra scuola pubblica, ovvero il pluralismo
democratico, per il quale tutte le idee hanno diritto di cittadinanza
e di confronto. Ben altra cosa sarebbe nelle scuole confessionali
o confindustriali. La scuola deve essere, per le nuove generazioni,
in primo luogo un esercizio di convivenza democratica, uno strumento
d'educazione alla cittadinanza, un'opportunità d'inclusione
sociale, non un luogo dove si erigono steccati ideologici e sociali.
Questo è tanto più vero con l'approssimarsi di una
società multietnica, nella quale sarebbe molto grave e
sicuramente un fattore di regressione se ogni etnia o gruppo religioso
istituisse una propria scuola.
Tutto questo in spregio
dell'art. 33 della Costituzione repubblicana che recita "
..
senza oneri per lo Stato ".
E' altresì grave la disposizione che modifica la composizione
delle commissioni per gli esami, in quanto favorisce i "
diplomifici privati" e determina la svalutazione del valore
legale del titolo di studio. Per non parlare dell'istituzione
di un numero verde dove gli studenti possono denunciare gli insegnanti
che esprimono valutazioni critiche sull'operato del governo, configurandosi
in questo modo la creazione di vere e proprie liste di proscrizione.
Né bisogna dimenticare l'attacco, avvenuto meno di un anno
fa, da parte del presidente Storace alla libertà d'insegnamento
a proposito dell'adozione dei manuali di storia contemporanea.
All'interno di questo scenario la riforma Moratti prevede una
riduzione del monte ore complessivo, nell'arco del ciclo secondario
di secondo grado, dalle attuali 5000 a 3300 ore con una perdita
del 34 %. Se poi si tiene conto del fatto che, nel collegato alla
finanziaria, il ministro prevede un aumento dell'orario cattedra
oltre le attuali 18, anche se, grazie alla mobilitazione della
categoria, solo facoltativa, e comunque l'onere di sostituire
i colleghi assenti fino a tre settimane, ci rendiamo conto che
la riduzione di ben 200.000 insegnanti in dieci anni prospettata
dal documento Bertagna in nome della razionalizzazione rappresenti
un attacco pesante alla qualità della scuola pubblica.
Gravissima è l'eliminazione di alcune discipline come l'educazione
fisica, il latino allo scientifico, la matematica e le scienze
al classico che diventerebbero opzionali, da svolgere in controturno
e probabilmente a pagamento.
Per quanto riguarda la scuola media di primo grado bisogna dire
che, ad una analisi attenta, emerge il fatto che la sua autonomia
è solo fittizia, infatti, visto che i primi due cicli sono
strutturati in quattro bienni, il primo anno di media viene accorpato
all'ultimo di elementare, mentre gli altri due prevedono l'introduzione
anticipata della sperimentazione di segmenti propedeutici agli
indirizzi opzionali della secondaria, questo sarà vero
soprattutto per chi deciderà di uscire dal percorso scolastico
per entrare in quello della formazione professionale.
La formazione professionale si articolerà in due canali,
uno di tre anni con la qualifica a 17 anni, qualora lo studente
abbia frequentato gli ultimi due anni di materna e uno di quattro
con il conseguimento del diploma; ambedue con una frequenza in
alternanza scuola lavoro e con uno svuotamento delle tematiche
culturali che dovrebbero ispirare la formazione di un cittadino
in grado di interagire in modo significativo con la realtà
che lo circonda. In definitiva un percorso tutto pensato per soddisfare
le richieste, nella migliore delle ipotesi, del mercato del lavoro
o per essere più espliciti di confindustria.
Per questo riteniamo fondamentale che gli insegnanti, gli studenti,
i genitori e tutte le forze sociali sinceramente democratiche
siano attive nel denunciare e contrastare con forza quest'attacco
alla scuola pubblica, ai suoi valori di democrazia, pluralismo
e partecipazione, come baluardo di civiltà e di progresso
per tutti i cittadini a partire dai lavoratori disagiati e meno
abbienti.
Il 19 e il 20 dicembre a Roma si terranno gli stati generali della scuola, voluti dal ministro Moratti; è bene che la categoria non demandi ai soli studenti, che in questo momento occupano più di 800 scuole, l'onere di portare avanti una battaglia giusta e doverosa, prima ancora che per la difesa del posto di lavoro, la tutela della libertà e della qualità dell'insegnamento, per la salvaguardia della scuola pubblica, come bene di tutti e per tutti.
Cagliari lì 18 dicembre 2001
I docenti, gli studenti e gli operatori del Liceo PACINOTTI di Cagliari riuniti in Assemblea