Supplemento al numero 7 di COBAS Ottobre 2000 Due anni fa le elezioni delle RSU nella scuola avrebbero potuto stabilire la reale rappresentanza nazionale di ogni sindacato e permettere una partecipazione democratica dei/delle lavoratori/trici alle trattative che li riguardavano. Allora, infatti, le elezioni si sarebbero dovute svolgere a livello provinciale: il conteggio dei voti avrebbe misurato il vero peso di ogni organizzazione e docenti ed Ata eletti sarebbero entrati nei Provveditorati con diritto a trattare. Perciò tali elezioni vennero bloccate con ogni mezzo, legale ed illegale: e dopo una sfiancante disputa giudiziaria, infine vinta dai Cobas, l'intervento d'imperio del governo D'Alema rinviò con un decreto le elezioni al dicembre 2000, imponendo inoltre, su mandato di Cgil e Cisl, che esse si svolgessero a livello di scuola.
E, appunto, dal 13 al 16 dicembre in tutte le scuole italiane saranno aperte le urne per elezioni con liste di scuola. Di per sè, il passaggio dalle elezioni provinciali a quelle di istituto sembrerebbe allargare la partecipazione democratica ed il coinvolgimento in massa di docenti ed Ata. Senonchè, sul cammino dell'estensione dei diritti democratici nella scuola, i sindacati "maggiormente rappresentativi", che hanno stabilito con il governo le "regole del gioco" per le RSU (Cgil, Cisl, Uil e Snals), hanno collocato, con stile arrogantemente autoritario, tre giganteschi macigni che inficiano non poco la regolarità democratica dell'appuntamento elettorale.
1) Anche se, sulla carta, il meccanismo della "autonomia scolastica" è stato avviato dal settembre 2000, nessuno sa ancora che cosa diverrà oggetto di contrattazione nella scuola: e il forte sospetto è che governo e sindacati di Stato vogliano usare le RSU per togliere potere ai Collegi dei docenti e ai Consigli d istituto, scaricando sugli/sulle eletti/e (3 nelle scuole con non più di 200 lavoratori/trici, 6 nelle altre) tutto il processo di flessibilizzazione/gerarchizzazione del lavoro di docenti ed ATA, la riduzione/eliminazione di diritti consolidati, nonchè questioni didattiche, finora di esclusiva competenza del Collegio docenti. E' dunque fondamentale che i candidati nelle liste Cobas si impegnino a restare in stretto contatto con i Collegi docenti e a non scavalcare/annullare le volontà che là si esprimono.
2) In secondo luogo, con una procedura che apparirebbe folle se applicata a qualsiasi elezione politica, la rappresentanza nazionale di ogni sindacato si misurerà attraverso la somma dei voti ottenuti con le liste di scuola. Dunque, se in una scuola vi fossero ad esempio decine di simpatizzanti Cobas che, a livello nazionale, volessero esprimere il loro voto ai Cobas, lo potrebbero fare solo se almeno uno di essi si presenterà come candidato per la RSU di scuola: altrimenti non potrebbero in alcun modo votare. Sarebbe come se, in una elezione politica nazionale, gli abitanti di un caseggiato non potessero votare per un partito a meno che uno dei condomini non fosse candidato nelle liste di quel partito. I Cobas avevano proposto una procedura semplicissima: e cioè che, accanto alla lista di scuola, si votasse anche, con una scheda apposita, per la sola rappresentanza nazionale. Ma i sindacati "maggiormente rappresentativi" hanno fatto di tutto per impedire una procedura così trasparente, che li avrebbe delegittimati nelle urne e avrebbe permesso ai Cobas di dimostrare il loro peso nella categoria. Dunque, è assolutamente decisiva la presentazione in massa degli/delle iscritti/e e simpatizzanti Cobas nelle liste di scuola, pena la perdita di ogni agibilità e diritto sindacale per i Cobas, nelle scuole e fuori.
3) Il terzo enorme "vulnus" alla democraticità delle elezioni è la schiacciante disparità negli strumenti elettorali tra le organizzazioni partecipanti. Dall'8 ottobre 1999, sulla base di una serie di dittatoriali interventi governativi e ministeriali, i Cobas e le organizzazioni non comprese nella lista dei sindacati "amici", concertativi e statalizzati, sono stati derubati del diritto di fare assemblee in orario di servizio, cioè dello strumento-principe per sviluppare uno stretto legame con la categoria, per diffondervi informazione e autorganizzazione, per conoscerne i reali voleri. Ebbene, questo diritto non ci verrà restituito nemmeno durante la campagna elettorale. Ci impongono, insomma, di combattere su un ring con una mano legata dietro la schiena! Saremo dunque messi nella improba condizione di trovare, senza assemblee e senza avere neanche un'ora di permesso (mentre i confederali e lo Snals hanno migliaia di distaccati dal lavoro e decine di migliaia di ore di permesso annuo che consentiranno loro, mentre noi siamo a scuola a lavorare, di cercare candidati e di fare propaganda), circa 11 mila candidati (almeno uno/a per scuola).
Tutto ciò rende questa competizione altamente truccata. Ma anche se abbiamo di fronte delle forche caudine, le dobbiamo affrontare e farlo al meglio. Perchè:
1) da queste elezioni uscirà comunque - e attraverso un meccanismo elettorale rigorosamente proporzionale, che va positivamente controcorrente rispetto all'anti-democratico "maggioritario" ovunque dominante - un vero e proprio "esercito" (circa 40 mila docenti ed ATA) di lavoratori e lavoratrici che potranno poi attivarsi, avendo anche un monte-ore annuo di permessi ed il diritto di convocare assemblee in orario di servizio, per contrastare il processo di aziendalizzazione della scuola, il peggioramento continuo delle condizioni economiche e lavorative di docenti ed ATA e l'arbitrio dei presidi-padroni;
2) lasciare il campo a confederali e Snals sarebbe suicida: vorrebbe dire avere poi come rappresentanti proprio coloro che sono già la controparte dei/delle lavoratori/trici, quelli che già spalleggiano i ministri-satrapi, i presidi-padroni, i colleghi-capetti;
3) se i Cobas non raggiungeranno a livello nazionale l'8% di voti (circa), non otterranno per i prossimi tre anni la rappresentanza, non potranno partecipare ad alcuna trattativa, nè potranno recuperare le assemblee, lasciando dunque i/le colleghi/e in balia dello strapotere dei sindacati di Stato. Dunque:
FORMA LE LISTE COBAS E POI VOTA PER DIFENDERE IL TUO LAVORO E PER LA SCUOLA PUBBLICA.
NON PERMETTERE CHE METTANO A TACERE COLORO CHE DA TREDICI ANNI LOTTANO IN PRIMA FILA PER LA CENTRALITA' DELLA SCUOLA PUBBLICA E PER LA DIFESA E IL MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DI VITA E DI LAVORO DI DOCENTI ED ATA, COLORO CHE HANNO GUIDATO LA VITTORIOSA LOTTA CONTRO IL CONCORSACCIO E IL BARONE BERLINGUER E CHE PROSEGUONO OGGI TALE LOTTA CONTRO DE MAURO E I SINDACATI DI STATO.Per queste ragioni i Candidati COBAS si impegnano a:
1. non concludere alcuna trattativa con il capo d'istituto senza aver prima indetto e svolto un'assemblea di scuola che si pronunci nel merito, e il cui pronunciamento sarà per lui/lei vincolante;
2. rifiutare qualsiasi trattativa o concertazione con il capo d'istituto in merito a tematiche ed argomenti che siano di competenza del Collegio dei docenti o di altri Organi collegiali della scuola;
3. difendere attivamente:a) gli ambiti decisionali del Collegio dei Docenti e la sua sovranità in materia di scelte educative e didattiche,
b) la libertà di insegnamento di ciascun docente,
c) l'autonomia e la collegialità con cui si esprime la funzione docente.I Cobas Scuola, mettono a disposizione degli/delle eletti/e nelle RSU la loro struttura organizzativa per supportarli nello svolgimento dei propri compiti; in particolare si impegnano a:
1. fornire informazioni ed assistenza continue ed organizzare seminari di formazione (anche in orario di servizio, utilizzando i permessi a cui avranno diritto gli eletti) sulle materie oggetto di contrattazione, sulla normativa e sui diritti;
2. coordinare territorialmente gli/le eletti/e Cobas al fine di dare senso e significato più ampio alla rappresentanza scolastica, per incidere ai livelli più alti della contrattazione e per dare voce e parola all'insieme di tutti i lavoratori della scuola.
PERCHE' FORMARE E VOTARE LE LISTE COBAS?
ovvero: COSA PROPONGONO I COBAS?1) LO STIPENDIO EUROPEO
A partire dall'avvio del processo di unificazione europea e dalla Carta di Maastricht abbiamo lanciato, nollo scetticismo generale, quell'obiettivo dello STIPENDIO EUROPEO, che oggi quasi tutti i sindacati della scuola scimmiottano e fanno proprio, seppur strumentalmente e in mala fede.
Di cosa si tratta esattamente? Proponiamo che, nell'Europa della moneta unica, dei costi e delle spese unificate, anche stipendi e salari lo siano, per tutte le categorie di lavoratori e dunque anche per docenti ed ATA, eguagliando, nell'arco di un triennio, la retribuzione mensile alla media degli stipendi dei 4 paesi più popolosi della Comunità (Germania, G.Bretagna, Francia e Spagna). Per ciò che riguarda i docenti, tale media è intorno ai 4 milioni netti. Va tenuto conto che, a causa del vistoso aumento dell'orario efefettivo in Italia, i nostri orari sono oramai perfettamente allineati alle medie europee; e che, negli ultimi 8 anni, le nostre retribuzioni hanno perso il 20% del valore: un insegnante delle superiori, con media anzianità, guadagna oggi, in valore reale, mezzo milione al mese in meno che nel 1992. Dunque, chiediamo che, verso lo stipendio europeo, si faccia un immediato e serio passo con un aumento salariale uguale per tutti/e di 500 mila lire, grazie ai soldi del "concorsaccio"(1260 miliardi) e ad un investimento straordinario di almeno 4000 miliardi, nell'attuale Finanziaria. Le briciole che il governo sta offrendo bastano a malapena a coprire l'inflazione di questo anno: altro che stipendio europeo, di cui anche De Mauro ha irresponsabilmente cianciato!
2) NO AGLI AUMENTI DI PRESUNTO MERITO,
NO ALLE GERARCHIE, NO ALLA SCUOLA-AZIENDA
Culminata nella catastrofica avventura del "concorsaccio", la strategia CGIL (ma fino a ieri avallata anche da CISL, UIL, SNALS e dalla precedente, defenestrata direzione GILDA) degli aumenti di cosidetto e presunto merito sta naufragando nel ridicolo: eppure viene costantemente riproposta dal governo, dalla Confindustria e dalla stessa CGIL. Il "concorsaccio" ha dimostrato, semmai ve ne fosse ancor bisogno, che non esistono parametri obiettivi al di fuori del quotidiano lavoro didattico, i cui risultati però non sono misurabili in termini di test o di promozioni "facili", per stabilire la qualità del lavoro docente. Ma la portentosa risposta dei docenti, che i Cobas hanno sollecitato e coordinato e che ha travolto il "concorsaccio" e l'arrogante satrapo Berlinguer, ha ricordato a tutti quanto la ricerca di una frantumazione dell'unità, di una gerarchizzazione della categoria sia disastrosa per il lavoro didattico. La cooperazione tra gli insegnanti ( ma anche tra gli ATA, e tra questi e quelli) è un bene primario ed è inimmaginabile che la concorrenzialità, il "nascondersi" il sapere, il farsi le scarpe reciprocamente possa migliorare la scuola. In realtà, come più volte hanno sottolineato la Confindustria e i più potenti circoli economici, la divisione della categoria e la creazione di gerarchie, di capetti, di un sistema di comando, insomma, di tipo industriale, ha il solo fine di assimilare la scuola ad una azienda che deve produrre profitto e trattare l'istruzione come una merce da vendere a caro prezzo al miglior offerente, competendo a morte con le altre scuole-aziende.
3) UN AGGIORNAMENTO SERIO PER TUTTI:
L'ANNO SABBATICO E L'ASSUNZIONE DEI PRECARI
Alla scuola non serve una presunta èlite, scelta peraltro con metodi clientelari e arbitrari (vedi i brogli al concorso per i precari), pagata bene e destinata a comandare un gregge di gregari, sottopagati e demotivati. Tutti/e devono essere messi in condizione di lavorare bene e di essere retribuiti adeguatamente: chi non vuole lavorare, nella scuola non ci deve semplicemente stare. Ma la verità è che la stragrande maggioranza dei docenti è entrata nella scuola motivata, ed è stata poi frustrata nelle sue speranze e aspirazioni dalla marginalizzazione che la scuola ed il lavoro docente hanno subito a causa delle disastrose scelte politiche ed economiche fatte per tanti anni.
Sopratutto, i docenti (ma anche gli ATA) abbisognano di un aggiornamento serio, costante e generalizzato: altro che le farsesche 100 ore per passare da un "gradone" all'altro, che hanno registrato la massima partecipazione nazionale nei corsi di bridge e di cinema.
Noi chiediamo l'anno sabbatico: e cioè un intero anno di aggiornamento, obbligatorio per tutti, con distacco dall'insegnamento a rotazione ogni 5-7 anni, da svolgere in luoghi valutati idonei, con "full immersion" nell'attività finalizzata a migliorare conoscenze specialistiche, metodologia didattica, capacità di relazione umana e di interpretazione dei fenomeni sociali, economici e politici che devono comunque supportare l'attività didattica (ma anche quella di chi svolge il lavoro ATA).
Questa rotazione libererebbe, ad esempio se fatta ogni 7 anni, circa 100 mila posti di lavoro che potrebbero efficacemente essere coperti dagli attuali precari, consentendo il loro pieno e meritato "assorbimento" dopo anni di tribolazioni e privazioni di un giusto salario e di garanzie di continuità.
Fin da quest'anno si chiede l'immediata copertura di TUTTI i posti vacanti con l'assunzione a tempo indeterminato dei precari .
4) NO ALLA FALSA AUTONOMIA, AI CAPETTI, ALLE FUNZIONI-OBIETTIVO,
ALLA DISTRUZIONE DEGLI ORGANI COLLEGIALI, AI PRESIDI-PADRONI
Almeno sulla carta, la falsa autonomia, imposta da Berlinguer-De Mauro a colpi di decreti, circolari e interventi autoritari dal centro, è partita e sta pesantemente danneggiando il lavoro didattico, creando tensioni e disfunzioni che andranno crescendo. Il Ministero ha cercato di imporre la figura del preside-padrone, che sceglie a sua discrezione i collaboratori, che cancella i poteri del Collegio docenti e del Consiglio di istituto, che impone le funzioni-obiettivo come staff di capetti che impone a tutti le proprie scelte, eliminando le commissioni e la collegialità. I primi risultati sono sotto gli occhi di tutti: l'attività burcratica e cartacea di queste funzioni-obiettivo svilisce l'attività didattica, scaricata sui colleghi/e che dovrebbero divenire puri esecutori delle direttive dello staff; i presidi spadroneggiano e impongono trasformazioni del lavoro del tutto arbitrarie; la libertà didattica rischia di sparire, soffocata in una marea di "verifiche" cartacee e di uniformità coatta che non hanno alcuna resa positiva sull'insegnamento. Ribadiamo il nostro NO alla creazione di staff dirigenziali, alle funzioni-obiettivo, alla sottrazione di poteri al Collegio. Il lavoro extra-cattedra va equamente diviso, adeguatamente retribuito, svolto in commissioni collegiali: e ci pare più che mai valida, contro la figura del preside-padrone, arrivare ad eleggere il preside, all'interno del Collegio docenti, con scadenza triennale, come "primus inter pares", costantemente sottoposto al controllo dei colleghi/e, destinato, dunque, ad armonizzarsi con il loro lavoro e non ad esercitare funzioni "padronali".
5) PERSONALE ATA
L'anno scolastico 2000-2001 è cominciato per gli ATA della scuola all'insegna della precarietà e per tutte le diverse figure professionali sono aumentate le responsabilità e vi è stato un forte aumento dei carichi di lavoro a fronte della grave regressione stipendiale degli ultimi 10 anni. In tutte le scuole ci sono state forti riduzioni di organico e i posti vacanti sono stati coperti spostando a rotazione il personale ATA, con gravi disagi per la corretta e puntuale gestione delle Istituzioni Scolastiche.
Durante l'estate si è conclusa con l'accordo del 6 luglio u.s. la contrattazione sul passaggio degli ATA Enti Locali allo Stato, accordo che ha smentito tutte le promesse fatte dai sindacati confederali CGIL, CISL e UIL al momento del passaggio allo Stato. Il vergognoso accordo deve essere combattuto. L'anzianità e la progressione di carriera devono essere riconosciute per intero con pari dignità e rispetto degli anni effettivamente lavorati, uguale a quella di tutti i lavoratori della scuola e deve essere riconosciuta la prevista indennità per il passaggio allo Stato.
6) RUOLO UNICO: SE NON ORA QUANDO?
L'unico aspetto positivo della riforma Berlinguer sul riordino dei cicli scolastici è che ha dimostrato in maniera eclatante l'assurdità della divisione salariale e di orario tra i docenti delle elementari, delle medie e delle superiori. In realtà, per impegno, complessità e preparazione, i tre livelli si equivalgono: e dunque è più che mai attuale la nostra richiesta di ruolo unico, di eguale stipendio ed eguale orario per gli insegnanti, dalle materne alle superiori.
7) NO ALLA RIFORMA DEI CICLI ED ALLA DISTRUZIONE DELLE ELEMENTARI E MEDIE
Ribadiamo il nostro no ad una pseudo-riforma che, mentre non dice nulla su programmi e materie, vuole disgregare una scuola elementare ritenuta tra le migliori al mondo e una scuola media oramai assestata, dopo un travagliato periodo di adattamento. Siamo poi assolutamente contrari allo stravolgimento del diritto allo studio che la riforma provocherebbe: l'obbligo scolastico è infatti sostituito, dai 15 anni in poi, con il cosidetto "obbligo alla formazione", un modo elegante per introdurre l'apprendistato in azienda o il lavoro minorile in genere come equivalente al percorso scolastico. Per noi la struttura su tre cicli va bene e altrettanto dicasi per i tempi delle elementari e delle medie: ma riconfermiamo il nostro obiettivo dell'innalzamento dell'obbligo scolastico fino a 18 anni, senza alcuna confusione con l'apprendistato al mestiere, che va spostato a dopo la fine del ciclo delle superiori. Puntiamo anche ad un biennio unico alle superiori, che elevi il livello culturale e cognitivo per tutti, rinviando al triennio la differenziazione dei percorsi e evitando la separazione tra licei "acculturanti" e tecnici e professionali ridotti a luoghi di puro addestramento tecnico al mestiere.8) MANTENIMENTO DELLE SCUOLE ESISTENTI E 20 ALUNNI PER CLASSE
La fissazione del tetto massimo di 20 alunni per classe è il metodo più efficace per ridurre drasticamente la selezione, per recuperare gli studenti "difficili", per consentre il pieno inserimento dei portatori di handicap. Gli ultimi governi, fedeli solo alla logica aziendale del risparmio, hanno seguito la strada opposta, aumentando il numero di alunni anche in presenza di portatori di handcap, riducendo sensibilmente il numero degli insegnanti di sostegno, e avviando il cosidetto "dimensionamento", ossia l'eliminazione di tutte le scuole con meno di 500 studenti: il che sta "desertificando" il territorio, lasciando spazio alle scuole private e eliminando uno dei "fiori all'occhiello" della scuola italiana, il suo essere, cioè, capillarmente presente su tutto il territorio nazionale.
9) NO AL FINANZIAMENTO DELLE SCUOLE PRIVATE,
SCUOLE MATERNE STATALI DAPPERTUTTO
E' questo, insieme alla lotta contro la scuola-azienda e l'istruzione-merce, il tema centrale della nostra lotta di questi anni. Con decine di scioperi e manifestazioni abbiamo fatto tutto il possibile per impedire la iattura dell'equiparazione tra scuola pubblica e privata. Ci voleva questo centro-sinistra perchè si arrivasse a questa assurda e anticostituzionale legge, che neanche i peggiori governi DC avevano osato mettere in cantiere e che rappresenta un ignobile regalo alle gerarchie vaticane e alle mire aziendalistiche della Confindustria. Ma, nonostante la legge, continueremo ad opporci ai finanziamenti, sia nazionali che locali, alle scuole private e a rivendicare invece la costituzione dappertutto di scuole materne statali e di scuole elementari a tempo pieno.10) IL RIPRISTINO DELLA DEMOCRAZIA SINDACALE NELLE SCUOLE
Su quanto siano truccate le elezioni RSU abbiamo già detto. Ma, mentre costruiamo la massima partecipazione ad esse per i motivi già spiegati, ribadiamo la nostra ferma richiesta di immediata restituzione del libero diritto di assemblea per docenti ed ATA, che devono poter usare le loro dieci ore annue per discutere con le organizzazioni sindacali che ad essi aggradano o nella più assoluta autonomia di gruppi di lavoratori che devono poterle indire e non essere "precettati" per le assemblee dei sindacati concertativi e filogovernativi. In quanto ai diritti di trattativa, si devono svolgere elezioni con liste nazionali e provinciali che verifichino, con meccanismo proporzionale, la reale rappresentatività, ai rispettivi livelli, delle varie organizzazioni: e in base a tali elezioni, riconoscere i conseguenti diritti a trattare e ad avere permessi retribuiti per adempiere a tale diritto/dovere.------------------------------------------------------------------------
CANDIDATI / SOTTOSCRIVI / VOTA
LA LISTA COBAS
Per adesioni e informazioni rivolgersi alla sede Cobas nazionale o locale.