Risposta a: perchè non mi candiderò alle RSU
di Carlo Loiodice, 1 novembre 2000

Cara Marinella,
credo di farla facile se dico che la tua posizione, se non maggioritaria, godrebbe di grande popolarità fra noi insegnanti. Ma ecco che ho sbagliato il verbo. Ho detto "godrebbe", mentre ciò che regna è una gran tristezza.
G.V., un collega della mia scuola in un Collegio docenti di qualche mese fa ci propose questa immagine: "Stiamo su un treno che procede a gran velocità verso un burrone, e noi discutiamo dell'arredamento delle carrozze...". (applausi a scena aperta) Ancora, poco prima che finisse l'anno scolastico la collega C.B. pensa di mandare una lettera alla preside per esprimere un disagio che personalmente provava, ma che vedeva anche diffuso in giro. Avendo mostrato la lettera a qualcun altro prima di spedirla, venne l'idea di farne un discorso collettivo e in un giorno solo quasi il 70% dei docenti mise la propria firma. Arriviamo allo sciopero di metà giugno. Due giorni di blocco totale. I colleghi in servizio si astengono dalle attività e poco meno della metà dei docenti tirano fuori i soldini per finanziare le loro trattenute. In fine lo sciopero di ottobre: 38 scioperanti con i concertatori e 55 il 16 ott. con Cobas e Gilda.
Ma che scuola è mai questa? - Ti chiederai - Se non è l'avanguardia della rivoluzione, è sicuramente una bella sacca di resistenza! E invece no. La nostra scuola è intitolata ad una grande donna e grande rivoluzionaria, Rosa Luxemburg, ma nella realtà è una delle scuola più berlinguerian-vertecchiane che tu possa concepire.
L'architetto svizzero Le Corbusier sosteneva che il "modulor" "rende facile il bene e difficile il male"; noi stiamo sperimentalmente dimostrando che è esattamente il contrario. Così come nell'impero romano c'erano i "consiglieri del principe" con le cui decisioni l'imperatore metteva fuori gioco il senato, da noi un "gruppo di progetto" studia giorno e notte come bypassare il collegio, il quale si trova puntualmente incastrato.
Io ho cominciato a pormi e a porre il problema di iniziative di "disobbedienza civile", "obiezione di coscienza" (in realtà non ho ancora trovato le parole giuste per ciò che dovrebbe essere la cosa). Però c'è qualcosa, un meccanismo profondamente radicato nel sistema, che non permette di generare una conflittualità politicamente feconda.
Dunque ora abbiamo a che fare con le RSU. Cosa potrebbe accadere? Gli scenari sono in sostanza due:
1. Noi "alternativi" boicottiamo; cioè non partecipiamo, perché un vero e proprio boicottaggio non ci riuscirebbe. Beh, non so se dal capodanno solare o dal capodanno lunare comincerebbe il tiro al piccione su di noi con l'establishment pienamente legittimato ad usare le armi della "flessibilità", dell'organico funzionale e anche le munizioni dell'ultima guerra (si veda il caso Bertello a Torino).
2. Facciamo una lista con la chiara intenzione di dare battaglia sui temi che sappiamo. Non è detto, ma dandosi certe combinazioni, potremmo anche conquistare due dei tre posti (bisogna accendere molte candele...). Beh, cosa succede dal giorno dopo? Succede che il coraggio che i colleghi non hanno quando si tratta di opporsi alla preside lo tirerebbero tutto fuori a rinfacciare ai rappresentanti sindacali di non essere stati pronti quella volta, di aver ceduto troppo quell'altra volta, di non far circolare l'informazione, e tutto il repertorio di cui la Storia ci ha abbondantemente informato. Da questo punto di vista le RSU, lungi dall'essere uno strumento di dialettica e di contrattazione, diventerebbero un bel cuscinetto fra vertice e base, con grande danno politico, ma soprattutto esistenziale per coloro che in prima persona si vanno a mettere in gioco.
Dunque che fare? Vincere non si vince. Sono ancora troppi gli elementi che fanno della nostra categoria un soggetto tanto numeroso quanto incapace di produrre una forte azione politica (medici, magistrati, ecc.).
Però non possiamo neppure accettare che ci schiaccino senza pagar dazio. Diceva la canzone partigiana: "Scarpe rotte eppur bisogna andar". Lì da me noi abbiamo deciso di andare. Probabilmente io mi candido, anche se non in pole position. Poi vedremo: vedremo la controparte, ma vedremo anche chi ha votato se ha espresso una delega passiva o un desiderio di partecipazione.
Cara Marinella, naturalmente non ho inteso convincerti di nulla se non del fatto che ognuno di noi opera nel piccolo oltre che pensare nel grande.
Ciao
Carlo Loiodice

Chi è stanco di questi tempi inventi altri tempi!

 

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