E' una legge dello Stato quella che, all'art.12, stabilisce: "[...] E' garantito il diritto all'educazione e all'istruzione della persona handicappata nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie" e, più oltre, ribadisce:"[...] L'esercizio del diritto all'educazione e all'istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all'handicap".
Si tratta della legge-quadro n. 104, del 5 febbraio 1992.
E' con viva preoccupazione ed indignazione che noi sottoscritti insegnanti e genitori del Circolo didattico De Nicola-S.Paolino (MI) guardiamo alla progressiva ed inesorabile vanificazione di quanto tale legge dispone.
All'avvio dell'anno scolastico in corso, come troppo spesso da qualche anno a questa parte, ci siamo dibattuti/e, e continuiamo a farlo, con una serie infinita di difficoltà dovuta al numero di insegnanti di sostegno assegnati alla scuola, insufficienti a far fronte alle esigenze educative e didattiche dei nostri e delle nostre alunne con handicap.
Con 29 alunni/e, considerati/e in situazione di handicap, certificato dalla ASL, notificato al Provveditorato attraverso la modulistica prevista, ci ritroviamo con 11 insegnanti di sostegno.
Di questi nostri/e alunni/e, 9 sono in condizione di gravità tale da richiedere un rapporto 1 a 1, cioè un insegnante di sostegno per 1 bambino/a
Va da sé che non è stato possibile attribuire a nessuno/a di essi/e le 22 ore di sostegno auspicate.
Ciò avrebbe voluto dire togliere ogni supporto ad altri/e bambini/e che, meno gravi, hanno però altrettanto diritto a veder riconosciute le loro esigenze ed i loro bisogni formativi.La nostra scuola è tutta a tempo pieno e l'orario di frequenza regolare sarebbe di 40 ore settimanali.
E che non ci si venga più a dire che le scuole devono garantire l'integrazione scolastica di alunni e alunne con handicap utilizzando tutte le "risorse" interne.
Quali risorse?
Le compresenze degli/delle insegnanti? Le contemporaneità con gli specialisti di lingua due o religione?
E tutti i progetti relativi al recupero e alla prevenzione della dispersione scolastica?.alla facilitazione dell'inserimento degli alunni stranieri?..all'ampliamento dell'offerta formativa?Le risorse cui attingere sono sempre quelle.
Anche per supplire colleghi/e assenti.
Certo, adesso si può integrare l'intervento dell'insegnante di sostegno con quello di educatori professionali, pagati con fondi messi a disposizione dall'ente locale per garantire il "diritto allo studio".
Ma, negli ultimi anni, l'intervento di questi educatori non è più "integrativo", cioè tale da garantire, da un lato, un maggiore e più proficuo utilizzo del tempo scuola da parte dei/delle bambini/e con handicap grave e, dall'altro, di sostenere le famiglie negli onerosi compiti di accompagnamento e di assistenza dei propri figli/e. Sta diventando via via "sostitutivo" di quello degli insegnanti specializzati per il sostegno educativo-didattico.Così, anche la partenza dell'anno scolastico in corso è stata caratterizzata da una vergognosa e umiliante contrattazione tra genitori e insegnanti sul tempo scuola da offrire ai bambini e bambine con handicap.
Non è il Progetto educativo personalizzato, concordato tra insegnanti, specialisti della riabilitazione, genitori a definire i modi e i tempi necessari alla sua realizzazione in ambito scolastico nel rispetto delle condizioni di salute, affaticabilità, dei ritmi e modalità di apprendimento dei/delle nostri/e alunni/e più fragili.
E' il mercanteggiare di ore strappate qua e là in un contesto di erosione continua di risorse umane e materiali che la scuola può offrire.L'imperativo, nella scuola pubblica, è "RISPARMIARE" sul piano dell'intervento educativo e didattico.
Riteniamo che la sfida dell'integrazione scolastica e sociale delle persone con handicap sia una scelta di civiltà irrinunciabile che ha coinvolto e coinvolge migliaia di operatori e che ha alimentato e alimenta le speranze di migliaia di genitori che possono credere in un futuro degno di essere vissuto per sé e per i propri figli/e.
Si tratta di un diritto acquisito faticosamente attraverso un lungo percorso e, pensiamo, non può essere retrocesso, di nuovo, a variabile dipendente dalla buona volontà di alcuni o, peggio, alla "pubblica carità" modernamente rivestita.
CHIEDIAMO CHE VENGANO RIDEFINITI E RESI TRASPARENTI I CRITERI DI DEFINIZIONE E ASSEGNAZIONE DEGLI ORGANICI PER IL SOSTEGNO ALLE SCUOLE E CHE VENGANO TENUTE IN CONSIDERAZIONE LE RICHIESTE CHE LE SCUOLE FANNO A PARTIRE DALLE REALI SITUAZIONI CHE LE STESSE VIVONO.