TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI MILANO
Ufficio Istruzione sez. 20^
N.271/80F
Milano, 14 luglio 1997
Oggetto: Procedimento penale concernente l’omicidio di Fausto TINELLI e
Lorenzo "Iaio" IANNUCCI.-
Trasmetto gli atti del procedimento indicato (che constano di 7 faldoni e
alcuni reperti allegati) segnalando che, ad avviso di questo Ufficio, le
indagini devono essere proseguite, anche a seguito delle numerose
sollecitazioni delle parti civili, con il nuovo rito non essendo ancora
concluse, ma non potendo proseguire con il rito abrogato essendo scaduta il
30.6.1997 la proroga dei termini dell’istruzione formale.
I soggetti indiziati (tralasciando le persone raggiunte nelle prime fasi delle indagini da comunicazioni giudiziarie che non hanno avuto
significativi sviluppi) sono i seguenti:
- Massimo CARMINATI, Claudio BRACCI E Mario CORSI, indiziati del duplice omicidio (cfr. rispettivamente per i primi due il mandato di comparizione emesso in data 15.10.1991 e per il terzo il mandato di comparizione emesso in data 5.12.1990).
- Massimo CARMINATI e Claudio BRACCI, indiziati dell’attentato, forse
collegato, avvenuto in data 18.05.1978 in danno dell’Armeria Centofanti di Roma (contestazioni avvenute in sede d’interrogatorio);
- Valerio FIORAVANTI, Mario CORSI e Guido ZAPPAVIGNA, indiziati dei reati connessi al progetto di attentato in danno di Andrea BELLINI avvenuto a Milano nel 1979 e ZAPPAVIGNA indiziato del reato di cui all’art. 306 c.p. (contestazioni avvenute in sede di interrogatorio).
Sintetizzando, per comodità del Vostro Ufficio gli elementi raccolti durante la lunga istruzione formale (che ha visto il succedersi di diversi giudici istruttori) vi è da premettere che non hanno avuto significativi risultati i filoni d’indagine, già presenti nell’istruzione sommaria, che avevano indiziato il possibile movente dell’azione ritorsiva contro i giovani del Leocavallo da parte di soggetti legati al traffico di droga o comunque in avvenimenti strettamente interni alla vita del quartiere ove i due giovani abitavano.
Invece, negli ultimi anni sono stati raccolti alcuni elementi, di carattere comunque prettamente indiziario che individuerebbero gli autori del duplice omicidio in elementi dell’estrema destra romana in "trasferta" a Milano, mossi dall’intento, di vendicare alcuni loro camerati, caduti, colpendo due giovani non personalmente conosciuti ma comunque sicuramente appartenenti all’area dell’estrema sinistra.
Nocciolo di tale possibile ricostruzione è il volantino rivendicante l’azione fatto trovare a Roma, in zona Prati, che riporta un elenco di camerati assassinati ed è firmato con la sigla "ESERCITO NAZIONALE RIVOLUZIONARIO - BRIGATA COMBATTENTE FRANCO ANSELMI".
Un volantino e una sigla analoga comparvero solamente poche
settimane dopo ( nel maggio del 1978 ) in occasione dell’attentato alla
sede del P.C.I. di via Pompeo Trogo, nel quartiere Balduina, per poi
scomparire dalla scena dei reati politici.
Il logo che appare sui volantini, come sottolineato da alcuni
testimoni d’ambiente, è del tutto particolare e si riporterebbe
all’aggregazione temporanea di alcune persone senza formare un vero e
proprio gruppo e finalizzata alla commissione di singole azioni di ritorsione.
Franco ANSELMI, era un elemento di spicco dell’area F.U.A.N.-N.A.R. di Roma, ucciso nel marzo del 1978 durante la rapina all’Armeria Centofanti di Roma, commessa insieme ai fratelli Fioravanti e ad altri e divenuta un "mito" per i camerati dei vari quartieri fra cui quelli del quartiere Monteverde ( elementi di spicco i fratelli Fioravanti), del quartiere Eur (elementi di spicco Massimo CARMINATI e i fratelli Bracci), del quartiere Prati (elementi di spicco: Corsi, Pedretti e Aronica).
Gli elementi indiziari , che si basano purtroppo quasi sempre su
voci d’ambiente o confidenze occasionali, hanno toccato da un lato il
gruppo di Mario CORSI e dall’altro il gruppo di Massimo CARMINATI, e cioè due contesti abbastanza contigui e che possono comunque non escludersi.
Gli elementi a carico di Mario CORSI possono così sintetizzarsi:
Per quanto concerne Massimo CARMINATI e Claudio BRACCI, facenti parte del gruppo dell’EUR, gli elementi indiziari nei loro confronti possono essere così sintetizzati :
- Massimo CARMINATI è attualmente imputato, quale esecutore materiale,
dell’omicidio di Mino PECORELLI nonché della collocazione di un M.A.B.
proveniente dall’arsenale del Ministero della Sanità e di materiale
esplosivo, nel gennaio del 1981, sul treno Taranto-Bologna (a fini di
"depistaggio" delle indagini sulla strage di Bologna) e di vari reati
connessi al ruolo di alto livello asseritamente ricoperto nella banda della
Magliana dopo la fine della sua esperienza politica nell’area dei N.A.R.;
- Stefano SODERINI (cfr. verbali dinanzi all’A.G. di Roma acquisiti in tabulato), Angelo IZZO (cfr. interr. 19.9.1991) e Cristiano FIORAVANTI hanno sottolineato l’estrema pericolosità di CARMINATI e del suo gruppo, caratterizzato da un anti comunismo viscerale, molto compartimentato e probabilmente responsabile di altre azioni di "killeraggio" quali l’omicidio a Roma dell’esponente dell’Autonomia Operaia Valerio VERBANO (cfr. interr. SODERINI al P.M. di Roma, 15.4.1986 e 28.5.1986 e interr. SORDI a questo ufficio, 7.9.1991);
- Walter SORDI (interr. citato) e Cristiano FIORAVANTI, sulla base di voci e di valutazioni di ambiente, hanno quindi indicato nel gruppo di CARMINATI quale possibile responsabile del duplice omicidio di Milano, indicazione che correva nell’area dell’estrema destra romana in parallelo a quella del gruppo di Mario CORSI (cfr. interr. Cristiano FIORAVANTI, 21.6.1991);
- d’altronde Massimo CARMINATI era assai legato a Franco ANSELMI (a nome del quale era stato intestato il volantino di rivendicazione), tanto da compiere insieme a Claudio BRACCI un attentato dinamitardo in danno dell’Armeria CENTOFANTI, dove era stato ucciso l’ANSELMI, precedendo così un azione anche più grave, contro il titolare dell’ Armeria, progettata dal gruppo di Valerio FIORAVANTI (cfr. interr. Cristiano FIORAVANTI, 21.6.1991).
L’attentato all’Armeria CENTOFANTI è stato individuato in quello commesso deponendo una latta con circa un chilogrammo di esplosivo, nella notte fra il 17 e il 18 maggio 1978 (cfr. nota della sezione Anticrimine di Roma del R.O.S. Carabinieri in data 14.7.1991).
Maurizio ABBATINO, esponente di spicco della banda della Magliana e
divenuto collaboratore di giustizia, ha d’altronde raccontato che Massimo CARMINATI era molto esperto nel fabbricare ordigni esplosivi artigianali utilizzando soprattutto barattoli come contenitori (cfr. interr. A questo Ufficio, 11.12.1992).
Nel deposito di armi ed esplosivi rinvenuto alla fine del 1981 in uno
scantinato del Ministero della Sanità, e gestito in comune dal gruppo di ABBATINO e dal gruppo di CARMINATI, sono stati inoltre sequestrati
barattoli con esplosivo del tutto analoghi a quello usato per l’attentato all’Armeria CENTOFANTI e vari sacchetti di esplosivo sciolto (tritolo con nitrato di ammonio) del tutto identico a quello utilizzato per l’attentato (cfr. verbali di sequestro della Digos di Roma in data 1.12.1981 e 2.12.1981).
Si noti ancora che il volantino di rivendicazione di tale attentato è
analogo, per toni e semplicità dell’impostazione, a quelli con cui vennero rivendicati il duplice omicidio di Milano e l’attentato alla Sezione del P.C.I. del quartiere Balduina.
- All’epoca, il gruppo di Massimo CARMINATI (nato del resto a Milano)
frequentava con una certa assiduità la nostra città (cfr. interr. Cristiano FIORAVANTI, 21.6.1991, e Angelo IZZO, 19.9.1991).
- Le Caratteristiche somatiche e d’abbigliamento quantomeno di uno degli assassini di Fausto e Iaio (molto giovane, magro, con un impermeabile chiaro) sono decisamente compatibili con la persona di Massimo CARMINATI.
L’impermeabile chiaro, indossato probabilmente da due degli aggressori, era del reso quasi una "divisa" per gli esponenti della destra romana (cfr. interr. Cristiano FIORAVANTI, 27.6.1990, Sergio CALORE al P.M. di Milano, 3.2.1987).
Si osservi infine che:
- I bossoli esplosi durante l’agguato, mai rinvenuti, furono certamente raccolti in un sacchetto applicato dagli attentatori alle armi per impedirne il recupero.
Anche tale espediente era tipico del modus operandi dell’area F.U.A.N. - N.A.R. (cfr. interr. SORDI, 23.11.1990).
- La perizia balistica ha evidenziato che i due giovani furono uccisi con armi piuttosto vecchie probabilmente Beretta mod.34 con l’originaria canna cal.9 cambiata con una canna cal.7,65, o Beretta mod.35.
Tali armi corrispondono al tipo di dotazione logistica di cui l’area
F.U.A.N. - N.A.R. disponeva sino all’inizio del 1979 quando, a seguito di rapine in armerie, furono acquisite Beretta mod.70 e altre armi più moderne ed efficienti (cfr. interr. SORDI, 23.11.1990 e Cristiano FIORAVANTI,
27.6.1990.
Nonostante i numerosi tentativi effettuati, le perizie
balistico-comparative fra i proiettili, non in ottimo stato di
conservazione, e alcune delle armi sequestrate ad esponenti dei N.A.R. a Roma e solo in parte recuperate, non hanno dato comunque esito.
Il Giudice Istruttore
Guido Salvini
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