Intervista a Primo Moroni, della Libreria Calusca di Milano, pubblicista, studioso dei movimenti giovanili e sociali, sulla nascita e la storia del Centro Sociale Leoncavallo effettuata subito dopo lo sgombero del 16 agosto 1989.

   
   
   IL CONTESTO STORICO
   
   "Il 1975 (anno dell'occupazione del centro sociale Leoncavallo) si
   caratterizza in tutta Italia, particolarmente a Milano, per essere
   un anno  di frontiera tra due importanti momenti che hanno segnato
   la scena  politica del  paese -  il periodo '68-'72, ed il periodo
   '72-'75 - e i movimenti politici del 1977.
   Credo che sia importante che ci si soffermi con alcune riflessioni
   sulle date  citate in  quanto e' solo comprendendo l'evoluzione di
   un percorso  politico e  generazionale che  si  puo'  chiarire  un
   contesto di  lotte chc  ha fortemente  segnato quegli anni. Con il
   periodo '68-'72  si apre anche in Italia, come nel resto d'Europa,
   la grande  stagione della contestazione studentesca giovanile; nel
   contesto nazionale  il movimento  giovanile riesce ad allearsi con
   la classe  operaia: e'  ,questo elemento che - a mio giudizio - fa
   si' che il '68 in Italia duri per piu' di dieci anni.
   Il '68-'72  rappresenta un  primo ciclo  che si  differenzia daile
   lotte degli  anni seguenti sotto diversi aspetti; uno di questi in
   particolare mi sembra sancire una vera e propria demarcazione.
   Dopo la  Strage di  Stato di  Piazza Fontana  (12/12/69),  si  era
   costituita -  soprattutto a Milano - un'alleanza tra le componenti
   democratiche della  citta' e movvimenti; era cosi' stato creato un
   importante  organo   di  controinformazione,   il  "Bolettino   di
   Controinformazione  Democratica"   che   raccoglieva   magistrati,
   giornalisti, intellettuali.
   La linea  che porto'  a questa unione era: "gli antagonisti dentro
   le  stituzioni   alleati  con   gli  antagonisti   dei   movimenti
   extraistituzionali per  accertare le  verita'  sulle  trame  dello
   Stato, sui  "Corpi Separati",  sull'uso militare  che la borghesia
   faceva della  polizia, sul  pericolo - letto come reale - de Colpo
   di Stato.
   Il '72  e' l'inizio  di una  nuova fase  perche', dopo la morte di
   Giangiacomo Feltrinelli  sotto  al  traliccio  di  Segrate  mentre
   preparava  un   attentato,  balza   agli  occhi  delle  componenti
   democratiche  (o  democratico-progressiste  come  venivano  allora
   definite) che  vi erano  elementi  di  organizzazioni  clandestine
   anche a sinistra; questo paralizza il livello di unita' raggiunta,
   apre grosse contraddizioni che risulteranno insanabile.
   Oltretutto dal  '72  in  poi  i  gruppi  politici  organizzati  si
   strutturano  sempre   piu'  in   forme  partitiche  quaali:  Lotta
   Continua,  Avanguardia   Operaia,   Partito   Comunista   d'ltalia
   Marxista-Leninista, Partito d'Unita' Proletaria; cio' contribuisce
   a frastagliare l'unita' del movimento.
   Nel  '73   si  registra  una  grossa  occupazione  alla  FIAT,  ma
   certamente il  dato emergente  e' che  ha inizio  una lunga  crisi
   delle organizzazioni  politiche, quindi  anche del  ceto  politico
   espresso dal '68.
   Il 1975 e' quindi un anno di frontiera per diversi motivi.
   Nelle fabbriche  si e'  gia' dispiegata la risposta padronale alla
   precedente onffensiva  operaia; ha inizio la crisi dei Consigli di
   Fabbrica. La  crisi inizia  con una  modifica profonda della linea
   del PCI  che dispiega  il suo  schema di togliere autorita' ai CdF
   per lui inconntrollabili.
   E'  importante   sottolineare  che  10  anni  dopo  sulla  rivista
   "Laboratorio Politico"  diretta da  Asor Rosa,  Caciari e  Tronti,
   venne affidata  una ricerca  a Miriam  Golden sulla svolta del PCI
   nei confronti  dei CdF  e la conclusione fu che sostanzialmente il
   PCI si  rese conto d'aver perso l'egemonia sui Consigli. Credo che
   sia a  partire da  considerazioni di  questo tipo  che Lama  ed  i
   vertici  della  CGIL  decidono  di  ridimensionare  i  poteri  dei
   Consigli in quantu e' impossibile dirigerli dall'alto.
   Questa decisione  di delegittimare  i CdF avviene specularmente al
   dispiegarsi  in   profondita'  d'un'offensiva   capitalistica  che
   introduce massicciamente  nuove  tecnologie  che  espropriano  gli
   operai della  conoscenza acquisita sul ciclo di lavoro, impone con
   forza la  restaurazione della  gerarchia di fabbrica, fa un grande
   uso della  cassa integrazione per allontanarc le avanguardie dalla
   fabbrica.
   Le avanguardie  di fabbrica giovani, si rendono conto che non sono
   piu' in grado si esercitare il potere operaio in fabbrica e quindi
   fanno la  scelta lenta,  ma inesorabile  di alzare  il livello  di
   scontro:  aumentano   i  pestaggi  dei  capi,  si  moltiplicano  i
   sabotaggi   simbolici,    si   coagulano   le   prime   forme   di
   autoorganizzazione armata all'interno della classe operaia.
   Si ha quindi una modifica dei rapporti di forza in fabbrica, e una
   modifica dei  comportamenti operai;  ma altre  due caratteristiche
   credo  vadano  analizzate  per  comprendere  questo  contesto:  la
   modifica delle  organizzazioni della  sinistra di classe formatesi
   negli anni  precedenti, e  l'emergere sulla  scena politica di una
   nuova generazione di giovani.
   Dal '72,  dicevo  prima,  avviene  un  processo  di  ridefinizione
   organizzativa  dei   principali  gruppi  politici  della  sinistra
   rivoluzionaria; un  processo di ridefinizione che non e' indolore,
   ma si  presenta molto  complesso. Alcune organizzazioni scompaiono
   mentre altre cercano di percorrere strade organizzative differenti
   da quelle  precedentemente intraprese,  scelte che producono forti
   lacerazioni. Si  pensi ad esempio a quanto accade a Lotta Continua
   che non riesce piu' a conciliare le diverse anime che raccoglie.
   Soffermarsi un  momento su  Lotta Continua e' importante in quanto
   proprio una buona parte della componente operaia milanese e' stata
   tra le  forze politiche che hanno dato vita al Leoncavallo. Questa
   componente operaia  di LC  si riunira'  proprio a  Milano nel 1975
   alla Palazzina  Liberty per  costituire una componente organizzata
   di dissenso  interna alla  organizzazione. Sara' la componente che
   una volta  scioltasi LC,  dara' vita al giornale "Senza Tregua" da
   cui nasceranno  i Comitati  Comunisti Rivuluzionari. Di pari passo
   con il  decomporsi delle  precedenti  organizzazioni  si  viene  a
   formare  un   nuovo  aggregato   politico:   l'Autonomia   Operaia
   organizzata che  a Milano ha nella rivista "Rosso" il suo punto di
   riferimento.  Ma   a  fianco   dei  militanti   delle   precedenti
   organizzazioni in  crisi  di  identita'  e  con  molte  incertezze
   rispetto alle  formule organizzative, appare sulla scena una nuova
   generazinne di  giovani che  si e'  sviluppata principalmente  nei
   grandi quartieri  metropolitani costruiti tra il finire degli anni
   '50 e gli inizi del '60.
   Una generazione  che si forma quindi nel Gallaratese, a Baggio, al
   Gratosoglio piuttosto che a Coložno Monzese o a Cinisello Balsamo.
   Si tratta  d'una generazione  di  giovani  che  e'  cresciuta  nel
   deserto di  questi quartieri  ed ha  iniziato un  lungo periodo di
   sviluppo  prima   di  potersi   autorappresentare  come   soggetto
   politico; i  primi momenti  aggregativi sono stati le compagnie di
   scuola che  successivamente diverranno compagnie di strada sino al
   punto di  cercare degli  spazi per  potersi esprimere,  spazi  che
   assumeranno  il  nome  di  Circoli  Autogestiti  del  Proletariato
   Giovanile.
   Questi circoli  che dal '75 si affacciano sulla scena sono proprio
   la risposta  ad un'esigcnza  di autorappresentazione  che man mano
   diverra sempre piu' espressione politica.
   La cultura  che i giovani occupanti di questi circoli esprimono e'
   molto protesa  alla ricerca  di nuovi linguaggi; si avvicina molto
   alle forme  espressive controculturali elaborate dalla rivista "Re
   Nudo", o  alla nascente  rivista "A/traverso"  di Bologna.  Questi
   circoli si  chiameranno: "Felce e Mirtillo", "La Pera e' Matatura"
   se sorgono  a Pero,  "Sesto Senso" se sorgono a Sesto S.G.; quindi
   all'inizio con una sene di definizioni di se' che sono ancora pre-
   politiche.
   E' precisamente  nel confuso  ed articolato  contesto del 1975 che
   sorge il Centro Sociale Leoncavallo.
   
   
   L'OCCUPAZIONE
   
   Ma occorre  bene specificarlo  il Leoncavallo, sin dal suo nascere
   ha caratteristiche dissimili da quelle rintracciabili nei nascenti
   circoli Autogestiti del Proletariato Giovanile.
   L'occupazione del  Leoncavallo e'  stata un'occupazione  unitaria,
   diretta espressione  di organismi politici adulti, formatisi negli
   anni successivi  al '68.  L'occupazione del Leoncavallo avviene in
   un quartiere  di storiche  e  importanti  tradizioni  operaie:  il
   quarticre  Crescenzago,   viale  Padova,   Lambrate   che   e   un
   prolungamento cittadino della mitica "Stalingrado d'Italia" (Sesto
   S.G.). In  questa zona  vi sono le piu' importanti fabbriche della
   citta'.
   Lo  stabile   occupato  e'   una  fabbrica  dismessa  di  prodotti
   farmaceutici che copre 3.600 mq, si tratta d'una delle piu' grosse
   occupazioni di  Milano. A  partecipare all'occupazione  vi sono  i
   diffusissimi Comitati  di Caseggiato,  i collettivi  anti-fascisti
   della  zona,  Lotta  Continua,  il  Movimento  Lavoratori  per  il
   Socialismo, Avanguardia Opcraia, ecc.
   La scelta  da parte di tutte queste forze d'occupare unitariamenie
   lo stabile avviene perche' ci si era resi conto che l'ottica della
   fabbrica aveva invaso il sociale e che quindi bisognava creare dei
   luoghi  di   riferimento  nei   quartieri  che   funzionassero  da
   cuscinetto tra  le organizzazioni e la societa' civile. Nascono lo
   "Stadera" in  piazza Abiategrasso, "La Casermetta" a Baggio, molti
   altri centri  tra i  quali il Leoncavallo la cui caratteristica e'
   quella di rispecchiare l'intera composizione sociale d'un pezzo di
   citta': una  composizione operaia,  proletaria, popolare  a  forte
   spessore di memoria di sinistra, di classe.
   I quartieri  adiacenti, va  infalti ricordato,  hanno  una  grossa
   storia di  lotta antifascista che risale alla resistenza; si pensi
   che la "Volante Rossa", che nei tardi anni '40 costituiva la parte
   "dura" del  servizio d'ordine del PCI, sorge alla sezione 'Martiri
   Oscuri' del PCI di Lambrate.
   La fisionomia quindi del Leoncavallo e' quella di essere un centro
   di rilevanza  cittadina, ma fortemente radicato nel quartiere, che
   raccoglie al  suo interno  una presenza  proletaria molto forte, e
   viene  utilizzato   come  Agora'  dall'eterogeneita'  delle  forze
   politiche  che   lo  compongono.   La  presenza  giovanile  nuova,
   diffusissima  neli'hinterland  della  metropoli,  non  emerge  dal
   Leoncavallo: il  comitato di  gestione e' per lo piu' composto dai
   militanti delle organizzazioni in crisi.
   Questo risultera'  col tempo  un limite in quanto non furono colti
   gli elementi  anche se  solo in  fase  embrionale  d'una  crescita
   politica  di  questa  nuova  generazione  che  inizia  a  prendere
   coscienza della propria realta' di proletari espulsi dalla citta'.
   Milano e'  una grande  centrifuga che  spinge verso la periferia i
   soggetti deboli;  non a  caso nascono  a Bollate  piuttosto che  a
   Quartoggiaro le teorizzazioni degli indiani metropolitani, giovani
   espulsi nlle  periferie che  vanno a  riappropriarsi dei territori
   dell' "uomo bianco", il centro cittadino.
   Le prime  iniziative sono  assemblee e  feste, non  essendo ancora
   diffusa in modo generalizzato la cultura dei concerti.
   
   
   DAL '75 AI PRIMI ANNI '80
   
   Dal '75  al '77  il Leoncavallo  permane  un'espressione  classica
   dell'egemonia operaia.
   Gli anni che intercorrono dal '78 all'81-'82 sono anni termendi.
   Nel '78 Fausto e Iaio - due giovani occupanti del centro sociale -
   vengnno uccisi  mentre indagavano  sullo  spaccio  di  eroina  nel
   quartiere. La reazione e' imponente: centomila persone partecipano
   ai funerali;  un gruppo  di donne  (tra cui  le Madri  dei giovani
   uccisi) prendono  parte attiva nella vita del centro dando vita al
   gruppo delle "mamme del Leoncavallo".
   Inizia con  l'omicidio Moro  la staginne della grande repressione:
   il Leoncavallo e' frequentato da un nucleo di compagni che produce
   una resistenza  forte contro  la ristrutturazione  generale  dello
   Stato. C'e  scarsissima apertura al "nuovo"; molta gente abbandona
   il centro  e si  chiude  sempre  piu'  a  riccio  su  un'unica  la
   repressione.
   Si apre sempre piu' la frattura con le componenti neoistituzionali
   che avevano  partecipato all'occupazione; una frattura dovuta alla
   non intenzione  da, parte  di molti compagni occupanti d'esprimere
   una  dura   condanna  al  terrorismo.  Sorge  in  quegli  anni  il
   coordinamento dei  comitati cnntro la repressione ed e' proprio il
   Leoncavallo ad ospitare la nascita di questa struttura.
   E'  senza   dubbio  vero  che  una  parte  dei  frequentatori  del
   Leoncavallo tra  il '78-'79  compie la  scelta della lotta armata;
   ovviamente la  scelta della  lotta armata  e' un  fenomeno che  ha
   attraversato molti  collettivi di quel periodo, un fenomeno che io
   ritengo sia  il prodotto logico di una lenta disintegrazione delle
   possibilita' dei  movimenti di rapprsentarsi, cosa che ha lasciato
   poche   alternative:    per   alcuni   il   rappresentarsi   nelle
   organizzazioni neoistituzionali,  per molti  altri  il  ritiro  al
   privato, per altri l'eroina e il suicidio.
   E' possibile  quindi tentare  un sunto  dei primi sei anni di vita
   del  Leoncavallo,   un  sunto  che  e'  uno  specchio  fedele  del
   movimento:
   '75-'76:  tentativo  d'utilizzo  del  centro  volto  ad  elaborare
   alternative   politiche    alla   decomposizione   delle   vecchie
   organizzazioni;
   '77:  si   punta  sulla  rivendicazione  delle  lotte  precedenti,
   mostrando quindi  una parziale  chiusura nei  contronti  del  neo-
   movimento del  '77 che a Milano si rappresenta nell'esperienza dei
   Circoli del proletariato;
   
   '78-'81: perdita  da parte  di tutti  i movimenti di militanti che
   compiono la  scelta  della  clandestinita',  una  scelta  peraltro
   comune e  condivisa in molti altri luoghi sociali della citta'; il
   Leoncavallo e'  segnato anch'esso  da questo  fenomeno cui seguono
   gli arresti  di massa,  la reazione  degli occupanti del centro e'
   una  chiusura   su  se'  stessi  ad  occuparsi  principalmente  di
   repressione.
   Non voglio  con questo  muovere delle  critiche  ai  compagni  che
   gestivano il  centro in  quel periodo,  ma sicuramente vi e' stata
   collettivamente un'incapacita'  di compiere  una lettura  politica
   piu' generale della fase in corso.
   
   
   IL PERIODO RECENTE
   
   A partire  dall'85, dopo  un  lunghissimo  dibattito  interno,  la
   chiusura del centro verso nuovi fenomeni si diluisce. Si compie la
   decisione, molto  sofferta, d'offrire  uno spszio  ai punk  che un
   tempo occupavano il Virus di via Correggio.
   Nasce cosi'  l'Helterskelter (un  luogo di concerti in cui suonano
   diverse band);  ma la  convivenza e' da subito molto conflittuale,
   credo per  via dell'impostazione  politica dei  compagni occupanti
   che vedevano  in queste  culture marginali  dei  mascheramenti  di
   comportamenti piccolo borghesi.
   Nell'ultimo  anno   e  mezzo  il  Leoncavallo  si  e'completamente
   trasformato,  quasi  liberato  dall'immagine  cupa  che  aveva  in
   precedenza, questo  grazie ad  una nuova  gestione assembleare che
   raggruppa compagni  provenienti da  altri centri  sociali  ed  una
   nuova  aggregazione   politica  formatasi   in  via  dei  Transiti
   (autonomi della  terza generazione?)  che ha  fatto, da cuscinetto
   con la precedente gestione.
   
   Hanno ripreso  a funzionare i laboratori fotografici con il gruppo
   di fotocomposizione;  sono sorti nuovi gruppi musicali; sono state
   ospitate diverse  realta'. Nell'ultimo anno e mezzo al Leoncavallo
   sono passati  tutti i piu' importanti gruppi delle autoproduzioni:
   CCCP, Officine  Swartz, Casino  Royale, Wretched. I giovani che ci
   sono oggi  al Leoncavallo  sono un'espressione  determinata  d'una
   visione del  mondo esistente;  non e' per il momento pensabile ehe
   vadano oltre,  hanno bisogno  di spazi  per crescere. E' una nuova
   composizione difficile  da definirsi; da una percezione di disagio
   diffusa e' come se si fosse formata una avanguardia culturale.
   
   Anche se privi d'una capacita d'analisi politica complessiva, c'e'
   nei giovani  che frequentano  il Leoncavallo l'esigenza di ricerca
   di una nuova socialita' in risposta all'individualismo dilagante.
   Direi di piu' alla "tre giorni contro l'eroina e la repressione" -
   che abbiamo  organizzato al parco Lambro - mi smbra che sia emersa
   una certa  maturazione da  parte di questi giovani nel comprendere
   l'intreccio politico  ed economico  che sta dietro la legge Craxi-
   Iervolino sulle tossicodipendenze.
   In quei  tre giorni  si e'  in parte  espressa una tendenza ad una
   ricomposizione dei soggetti marginali.
   
   Ora   processo    d'intelligenza   capitalistico   distruggre   il
   Leoncavallo, che  e' stato  un po'  il  fulcro  attorno  al  quale
   quest'abbozzo di  ricomposizione si stava sviluppando, corrisponde
   all'esigenza d'impedirne l'aggregazione dei soggetti."


(tratto dal libro bianco sul Leoncavallo a cura della federazione milanese di Democrazia Proletaria - ottobre '89))