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Date Fri, 8 Feb 2002 19:39:05 CET
Subject [HaCkmEeTiNg] no all'accordo governo confederali

UNIONE SINDACALE ITALIANA -  Confederazione di sindacati nazionali autogestiti e di federazioni territoriali intercategoriali - fedele ai principi dell’A.I.T.
Sede Nazionale: Via Iside 12, 00184 Roma - Tel. 06/70451981, Fax 06/77201444

COMUNICATO STAMPA:
 NO ALL’ACCORDO GOVERNO – CONFEDERALI
SI ALLO SCIOPERO GENERALE DEL 15 FEBBRAIO

ANCORA UNA VOLTA I SINDACATI CONFEDERALI SI VENDONO PER UN PIATTO DI LENTICCHIE… ACCETTANDO PRODUTTIVITA’, MERITOCRAZIA, PRIVATIZZAZIONI E LICENZIAMENTI!

Come UNIONE SINDACALE ITALIANA confermiamo lo SCIOPERO GENERALE DEL 15 FEBBRAIO, indetto (insieme alle altre strutture sindacali di base)  su una PIATTAFORMA chiara e di opposizione alle scelte governative e confindustriali (vedi allegato telegramma di sciopero). Certamente non ci meravigliamo (ce lo aspettavamo, come sempre!)  della revoca dello sciopero da parte dei sindacati confederali interessati solo a mantenere i propri spazi, la concertazione, i soldi per i patronati, i propri distacchi e tutto il corollario annesso (anche l’utilizzo dei fondi pensioni!) …     non certo disposti a “sacrifici e lotte” per difendere i lavoratori e le lavoratrici, i disoccupati, i precari, gli studenti, gli immigrati …
Per questo invitiamo tutti in Piazza a Roma il 15 febbraio per dimostrare che nel nostro Paese esiste un’opposizione reale, che ha voglia di cambiamenti, di costruire un altro mondo, di difendere i propri diritti, di lottare per migliori condizioni di lavoro, e non solo per  “dichiarazioni di principio”,  come quelle effettuate da “molti” politici e sindacalisti a Porto Alegre.
Ancora una volta (e ci dispiace che lavoratori e compagni credano ancora ci siano spazi di intervento nei sindacati confederali!) i tre “porcelloni” hanno fatto l’ennesimo accordo truffa, questa volta sulla pelle dei lavoratori del Pubblico Impiego ed in particolare di quelli della Scuola.
Un accordo che porterà pochi soldi in tasca ai lavoratori e alle lavoratrici, di certo inferiori all’inflazione non recuperata negli ultimi anni, e che comporterà negli accordi integrativi e decentrati un’ulteriore divisione gerarchica, rafforzando la meritocrazia e permettendo la richiesta, da parte delle amministrazioni e dei dirigenti, di maggiore produttività a tutti (come se lo sfruttamento fino ad oggi non sia stato abbastanza).
Di fatto, con il ritiro dello sciopero, i sindacati confederali lasciano ampi spazi a questo governo per attaccare i diritti dei lavoratori e per revisionare l’articolo 18, così come permettono il peggioramento del sistema pensionistico; ma il loro interesse reale era quello di armonizzare le regole previdenziali pubbliche con quelle del privato per estendere l’obbligo della previdenza integrativa ed ottenere la gestione dei fondi pensioni da amministrare in modo “concertativo” tra aziende (anche pubbliche) e sindacati confederali … e questo hanno ottenuto!
In particolare nella scuola lasciano ampi spazi alle scelte di controriforma della ministra Moratti che esprime un modello di scuola vecchio, reazionario e classista (vedi anche per i Professionali da abbandonare alle regioni,  e della durata di  soli quattro anni ufficiali!).
Contro tutto questo, contro la precarizzazione, lo smantellamento dei servizi pubblici … occorre ora dimostrare che non siamo più disponibili ad accettare altre svendite … OCCORRE SCHIERARSI, OCCORRE MOBILITARSI, OCCORRE STARE TUTTI IN PIAZZA A ROMA il 15 febbraio, in occasione dello SCIOPERO GENERALE! 
 Per questo l’USI invita tutti alla massima mobilitazione … lavorando per costruire dal basso una rete di tutta l’autorganizzazione sindacale e sociale presente nel nostro Paese, l’unica vera opposizione alle svendite di CGIL-CISL-UIL e alle indecisioni della sinistra e di molti partiti.

TESTO DEL TELEGRAMMA DI SCIOPERO n. 73/EC del 13 gennaio 2002
L’UNIONE SINDACALE ITALIANA, U.S.I./AIT, DOPO  TENTATIVO PREVENTIVO DI CONCILIAZIONE DEL 14 DICEMBRE, PROCLAMA SCIOPERO NAZIONALE  INTERA GIORNATA PER IL 15 FEBBRAIO 2002, PER TUTTI I COMPARTI E LE CATEGORIE DEL PUBBLICO IMPIEGO E DEL PRIVATO, IN DIFESA DELL’ORDINE COSTITUZIONALE, CONTRO GLI EFFETTI DELLA  LEGGE FINANZIARIA, CONTRO LA RIFORMA DELLA SCUOLA E GLI ATTACCHI ALL’ISTRUZIONE E ALLA SANITA’ PUBBLICA, CONTRO LA PRECARIZZAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO E LE PRIVATIZZAZIONI E I TAGLI DEI SERVIZI PUBBLICI E SOCIALI, PER MIGLIORAMENTI SU SALARIO, DIRITTI, SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO E QUALITÀ DELLA VITA, PER L’ASSUNZIONE DEI PRECARI NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI,  CONTRO L’ATTACCO AL SISTEMA PENSIONISTICO, IN DIFESA DEL DIRITTO DI SCIOPERO E DELLE LIBERTÀ SINDACALI E DELL’ART. 18 DELLO STATUTO DEI LAVORATORI, PER IL DIRITTO DI CITTADINANZA PER TUTTI.
                       	                                                      	
L’ART. 18 NON SI TOCCA - LO DIFENDEREMO CON LA LOTTA
TUTTI IN PIAZZA A ROMA IL 15 FEBBRAIO – SCIOPERO GENERALE –
CORTEO DA P.ZZA DELLA REPUBBLICA, ORE 9,30, A SAN GIOVANNI

I datori di lavoro, oggi, hanno piena facoltà di assumere i lavoratori con contratto a tempo determinato, part-time, interinali, a prestazione coordinata e continuativa …, hanno cioè la massima flessibilità sui posti di lavoro e di fatto precarizzano sempre di più la forza lavoro.
Adesso tramite la loro organizzazione, la Confindustria, vogliono ottenere ancora di più …                   PIENA LIBERTA’ DI LICENZIAMENTO, CON L’ELIMINAZIONE DELL’ART 18 DELLO STATUTO DEI LAVORATORI (la Legge 300/70). 
Il governo di centrodestra appoggia pienamente questa richiesta e la vuole fare propria, anzi cerca l’accordo con gli altri governi europei (Inghilterra e Spagna) per rendere sempre più flessibile e meno costosa la forza-lavoro. Quest’accordo dei governi “liberali” dovrebbe essere firmato proprio  il 15 febbraio, giornata di sciopero generale, nel nostro Paese, di tutta l’autorganizzazione (ricordiamo come i sindacati confederali abbiano svenduto le lotte del P.I. in cambio del solito piatto di lenticchie e dei propri interessi di “orticello” ritirando lo sciopero!).
Ricordiamo che l’art. 18 prevede che, nelle imprese con più di 15 dipendenti, il datore di lavoro non possa licenziare senza una giusta causa … cioè, fino ad oggi, non può licenziare i dipendenti “antipatici”, malati, di razza o religione diversa … così come non può licenziare chi svolge attività sindacale o politica.
In tutti questi casi, se licenziato, il dipendente può ricorrere al giudice del lavoro che lo fa riassumere (lo reintegra) e che sanziona il datore di lavoro. Questo articolo, come tutto lo Statuto dei lavoratori (la Legge 300/70) è stata una conquista che si è ottenuta con anni di lotta, non un regalo!
Oggi il tentativo di revisionare in peggio questo articolo, per poi abrogarlo (se noi non faremo sentire la nostra opposizione!), è il segno della scelta di questo governo di mettere i lavoratori alla completa dipendenza dei datori di lavoro, un ritorno alle condizioni di lavoro del primo novecento; si attacca in questo modo anche la stessa dignità della persona umana … che certo non può essere ripagata da un risarcimento economico di qualche mensilità.
PER TUTTO QUESTO NOI, COME LAVORATORI E LAVORATRICI DELL’UNIONE SINDACALE, DICIAMO NO ALLA REVISIONE DELL’ART. 18 E NE FACCIAMO UNO DEI PUNTI PRINCIPALI DELLA NOSTRA PIATTAFORMA DI LOTTA e delle prossime mobilitazioni.
Per chi pensa che tutto questo non possa essere applicato al Pubblico Impiego, giustificando nei fatti la scelta dei Confederali di revocare lo sciopero del 15 febbraio, in cambio di quattro lirette – o euro che siano (legate alla meritocrazia e alla produttività), vogliamo ricordare che le condizioni dei lavoratori del P.I. si vanno sempre più assimilando a quelle dei privati, anche dal punto di vista normativo … anzi la privatizzazione di molti servizi comporterà (se non riusciremo a fermarli) che molti lavoratori, oggi dipendenti pubblici, domani potrebbero diventare “privati”!
Lottare oggi, scioperando e partecipando al Corteo del 15 febbraio, rappresenta per tutti un momento importante di mobilitazione, prima di tutto per difendere i nostri diritti e poi per le nostre future condizioni  di lavoro…

						       SEGRETERIA NAZIONALE
						DELL’UNIONE SINDACALE ITALIANA

NOTA: L'Unione Sindacale Italiana venne fondata nel 1912 a Modena, al Congresso nazionale dell'Azione diretta, dai delegati delle Camere del Lavoro rivoluzionarie. Nasce in quella occasione un sindacato autenticamente libertario e federalista, che assume una grande importanza nelle lotte dell'epoca, in opposizione al sindacalismo riformista ed alla burocrazia sindacale. Ebbe un ruolo di primo piano in occasione della storica "settimana rossa"  del 1914 e durante il biennio rosso 1919 - 1920, quando l'USI promosse l'occupazione e l'autogestione delle fabbriche. I suoi aderenti (che in quegli anni erano circa 300 mila) subirono le persecuzioni fasciste; l'USI venne sciolta  nel 1925 per opera del Prefetto di Milano, su ordine di Mussolini.
Nel dopoguerra vi furono vari tentativi di riattivarla; ma solo alla fine degli anni '70 si riuscì a costruire una rete nazionale. La sua presenza nelle lotte dei lavoratori autorganizzati parte però dal Congresso di Roma del '90; da allora l'USI è in continua espansione nei settori pubblici e privati.
Fedele alla propria tradizione, l'USI sostiene la lotta di classe e si definisce l'unico sindacato veramente autogestionario; nell'USI sono i lavoratori organizzati a decidere e non "altri".
L'USI  ha elaborato, nei suoi congressi, una propria piattaforma di lotta:
contro la disoccupazione, il precariato e l'esclusione sociale; contro l'Europa delle frontiere blindate; per la libera circolazione e residenza di tutti: uomini e donne; per il pieno diritto di cittadinanza indipendentemente dalla nazionalità; contro lo smantellamento e la privatizzazione dei servizi sociali pubblici (sanità, scuola, casa, trasporti, energia ...); per uno sviluppo ecocompatibile, per un piano di lavori non mercantili ed ecosostenibili; per la riduzione generalizzata dell'orario di lavoro a parità di salario e di ritmi, per un lavoro-reddito garantito per tutti;  contro l'elevamento dell'età pensionabile;  per la difesa della salute nei luoghi di lavoro; per la difesa e l'estensione delle libertà sindacali e di sciopero; per l’azione diretta delle lavoratrici e dei lavoratori, l’autorganizzazione e l’autogestione, per la costruzione di Camere del Lavoro del sindacalismo rivoluzionario.	


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