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"filippo[at]linuxelba.org" <filippo@linuxelba.org>
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Date
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Thu, 08 Apr 2004 19:36:12 +0200
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Subject
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[hackmeeting] scrive il manifesto: hackit04
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La polifonia del cyberspazio
Arturo di corinto
Prove tecniche sulla libertà di comunicazione nell'incontro annuale
degli hacker
Virtuosa Babele L'hakmeeting di quest'anno si è trasferito al Buridda di
Genova. Copyright, legislazione internazionale sulla diffusione della
conoscenza, esperienze di telestreet al centro dei workshop. Ma
all'orizzonte si stagliano le strategie dell'industria informatica sul
software libero
A. DI. CO.
Nella splendida cornice di un palazzo novecentesco, al Buridda occupato
di Genova, si è consumato alcuni giorni fa il settimo hackmeeting
italiano, l'Hackit04, incontro annuale delle comunità e delle
controculture digitali del belpaese. Come già il nome del posto sembrava
suggerire - buridda è il nome turco del miscuglio di pesce servito sulle
navi ai marinai - anche questa kermesse degli hacker italiani si è
svolta all'insegna del «di tutto un po'». Come da copione, moltissimi
sono stati gli incontri che si svolgevano paralleli nelle vecchie aule
universitarie del centro sociale: per apprendere le tecniche necessarie
a fare radio con la rete, studiare insieme reti telematiche e protocolli
di comunicazione, ragionare sulle virtù del software libero e godersi un
gustoso incontro sul retrocomputing, l'arte e la scienza del riuso dei
vecchi computer, «in bilico tra l'archeologia industriale e la
paleontologia elettronica». Ma anche «robotica umanoide», privacy e
cellulari, crittografia digitale (per essere veramente sicuri e anonimi
in rete), accessibilità dei siti web, governo tecnico di Internet, e
molti altri workshop.
Al Buridda però si è parlato anche di temi più generali: di libertà di
comunicare e di proprietà intellettuale, di e-government, e-democracy.
Nella sessione dedicate alle telestreet e le web-tv ad esempio sono
state illustrate le molte esperienze di televisione autogestita (circa
150 in tutta Italia), rivendicando tutte le battaglie per la
«riappropriazione dell'etere», bene pubblico in concessione, quasi
regalato al monopolio Raiset e proibito alle tv comunitarie e di strada.
I seminari della bolognese «Orfeo Tv» e della genovese «Rosa Ghetto Tv»
sono sati invece l'occasione per discutere di come la comunicazione per
immagini debba attraversare le rete sociali urbane per consentire la
loro «presa di parola» diretta più che per raccontarle, con l'auspicio
non tanto di integrare media e «format» che riproducano l'immediatezza
dell'esperienza, ma per creare «luoghi-percorsi» di una visione
collettiva della metropoli e diventare quindi strumenti per la
ricostituzione di un tessuto sociale degradato.
Grande attenzione ha avuto il seminario sul decreto del ministro dei
beni culturali Giuliano Urbani, argomento di stretta attualità perché
minaccia di colpire pesantemente chi si scambia in rete file coperti da
un copyright che nessuno, ma proprio nessuno vuole. Dopo la disamina dei
rischi connessi alla conversione in legge del decreto e ribadita la sua
incostituzionalità per quanto riguarda la parte relativa alla violazione
della privacy, unanime è stata la dichiarazione a favore di forme di
tutela alternative al copyright attuale che «somiglia troppo al diritto
dell'editore anziche' al diritto dell'autore e che non tiene conto del
fruitore».
Nella riunione degli hacklab, che continuano a spuntare numerosi in
tutta la penisola, forse per la prima volta si è discusso
approfonditamente della presenza dei professionisti pagati dalle grandi
aziende all'interno dei circuiti di sviluppo e di manutenzione del
software libero. Una tendenza che potrebbe mettere a rischio il modello
organizzativo - da sempre considerato, dagli organizzatori e
«frequentatori» degli hackmeeting, democratico, orizzontale e non
mercificato - su sui si è finora basata la fortuna della diffusione del
software antagonista a quello chiuso, proprietario, altimenti detto
«privativo», quello diffuso senza il codice sorgente e protetto da un
ristrettivo copyright «Microsoft style».
Come sempre, le cose più curiose capitavano sotto le mani di giovani
nerd della tastiera che, stipati nelle stanze autogestite smontavano
computer, scambiavano trucchi e ascoltavano «Radio Cybernet», storica
emittente della Internet antagonista, alla presenza dei suoi animatori
del «Freaknet Medialab» di Catania, uno dei più vecchi laboratori di
condivisione del sapere della penisola. Il suo decano, Asbesto Molesto,
lasciato a casa il Pc col raffreddamento ad acqua (un pc con vaschetta
d'acqua al posto della ventola che raffredda il microprocessore dei
computer) è tornato a stupire tutti col suo legnatile, un portatile
fatto di mogano e ciliego, autocostruito.
Intanto all'ingresso del centro sociale occupato, il maestro di
cerimonie Q3est ammanniva le ricette della cyberkitchen, la cybercucina.
Vere e proprie prelibatezze culinarie elaborate e scambiate in rete
rigorosamente crittografate. Perché? Semplice. Immaginate un modo
migliore per imparare una cosa complicata come la protezione dei file ed
email divertendovi?
Da sottolineare inoltre una buona presenza di giovani donne e un
evidente abbassamento dell'età media dei partecipanti (dai 16 anni in
su) rispetto alle precedenti edizioni dell'hackmeeting. Anche questo è
stato considerato un segno della maturità della tecnologia informatica e
della complementare diffusione di saperi non convenzionali associati al
suo utilizzo diffuso. I rapporti col quartiere? Non sempre facili. Ma il
barista del ricco rione dove ha sede il Buridda, interrogato a questo
proposito ci ha detto: «Non so esattamente cosa facciano questi hacker.
Ma tutti questi seminari sono cultura. E se fanno cultura è positivo».
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