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| From | "ipvaco" <ipvamcc@tin.it> |
| Date | Tue, 5 Feb 2002 22:50:28 +0100 |
| Subject | ls: Corteo del 9 Febbraio |
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Da Indymedia:
L’OPPOSIZIONE SOCIALE NON SI PROCESSA!
Le giornate di luglio a Genova, significative per la partecipazione di massa, ma drammatiche per l’impreparazione del movimento di fronte ad un attacco repressivo di così ampia portata e ancor più tragiche per la morte di Carlo Giuliani, hanno rappresentato un primo segnale di prove tecniche di regime. Se in un’ipotetica scala di valori il grado di fascismo di una società non si misura dalla quantità di violenza repressiva espressa in piazza, ma da quanto di questa violenza e sopraffazione di classe venga assunta da un governo in termini legislativi ed istituzionali, il governo Berlusconi sta compiendo, in questo senso, passi da gigante. Ovviamente non stiamo pensando ad un ritorno del fascismo in camicia nera, ma di una democrazia autoritaria funzionale alle nuove forme di repressione e di controllo sociale. Una volta battuta elettoralmente l’altra faccia del capitalismo, rappresentata dal centrosinistra che interpretava in termini più gradualizzati le esigenze di riorganizzazione economica, il governo Berlusconi stringe le redini dello Stato nell’unico modo arrogante e reazionario di cui è capace. Il risultato è una pericolosa miscela che affina e fa collimare i molteplici interessi privati di Berlusconi con le spinte di razzismo viscerale e di protezionismo economico della Lega, con la cultura dello Stato permeata di autoritarismo e fascismo in doppiopetto di AN e con l’integralismo ed oscurantismo cattolico di Buttiglione & soci. Un miscuglio di neoliberismo sfrenato e fascismo istituzionale che sta producendo una lunga serie di proposte di legge devastanti per le condizioni di vita di milioni di lavoratori e lavoratrici, precari e disoccupati, studenti, donne e giovani oggi in Italia, in linea con il saccheggio delle risorse umane e naturali che i processi di globalizzazione capitalista stanno definendo in tutto il mondo. L’attacco all’art. 18 dello statuto dei lavoratori, che vuole introdurre la libertà di licenziamento, con un corollario legislativo che precarizza ed individualizza maggiormente il mercato del lavoro e relega ancor di più ogni donna ed ogni uomo esclusivamente al ruolo di merce in vendita sugli scaffali del grande supermercato mondiale. Il saccheggio dei rimasugli del cosiddetto stato sociale che taglia posti di lavoro, esternalizza, privatizza ed appalta a privati la sanità, i servizi pubblici e le pensioni. Una riforma della scuola che trasforma quello che dovrebbe essere un diritto per tutti e tutte in una scuola di impresa subordinata al mercato che istituzionalizza la selezione per censo. Una campagna politico-culturale antiaborista che distrugge con la legge 194 (già frutto di esasperati compromessi sulla pelle delle donne) il diritto alla autodeterminazione. La proposta Bossi-Fini, perfettamente in linea con la marea montante razzista che dopo l’11 settembre vede in ogni oppositore ed in ogni immigrato un presunto terrorista, impone una legislazione contro gli immigrati persino più arretrata e restrittiva delle richieste industriali ed è solo un peggioramento più esplicitamente razzista della legge Turco-Napolitano che introdusse i famigerati lager di Stato. Una nuova legge antiterrorismo che dilata all’inverosimile l’arbitrio del potere giudiziario e degli organi repressivi (magistratura e polizia) e rimanda l’Italia alle legislazioni golpiste sudamericane stile anni settanta. Una concezione, in sintesi, di relazioni sociali basate sull’autoritarismo che, superando il metodo della concertazione - cooptazione, tanto caro al centrosinistra per ottenere pacificazione sociale senza costi aggiuntivi, affronta le contraddizioni sociali con il pugno di ferro forte di un supporto massmediatico da regime. La repressione di chi non si allinea al pensiero unico fa parte del DNA di ogni governo borghese, sia di centrosinistra che di centrodestra, e i movimenti di massa di questi ultimi anni hanno sperimentato come il peso dei manganelli fosse sempre uguale. L’ultimo anno ha visto un’accelerazione di questi dinamiche repressive: l’omicidio di Carlo Giuliani, l’imputazione per 270 bis per decine di compagni e compagne, arresti e perquisizioni. Venerdì 8 Febbraio la Cassazione a Roma chiuderà, con la sentenza definitiva, quel ciclo di processi che ha portato sul banco degli imputati decine e decine di militanti del movimento antagonista milanese per le lotte sociali dei primi anni ’90. Sono state messe sotto processo quelle lotte per riaffermare il diritto alla casa, al lavoro o ad un reddito, alla salute, a spazi di socialità non mercificata, che hanno attraversato Milano e che adesso si vogliono ridurre a problema di ordine pubblico. In questi tempi dove alcuni si autodelegano di rivisionare la storia recente dei movimenti e lo fanno come se fossero legittimati a parlare per tutti, noi rivendichiamo la continuità tra i percorsi passati e il nostro agire oggi, una continuità di forme e contenuti all’interno di una ovvia trasformazione che impone il trascorrere di quasi 9 anni. La sentenza del maxi processo per alcuni di noi vorrà dire probabilmente il carcere, siamo quindi tutti chiamati ad affrontare questo attacco repressivo difendendo la nostra identità e memoria, e sapendo trasformare il carcere in un nuovo tereno di lotta. Il movimento antagonista tutto è chiamato ad un passaggio di maturità che sappia, nel reale rispetto delle differenze, sconfiggere l’obbiettivo primario della repressione che è dividere e paralizzare. Ribalteremo il vecchio paradigma repressioe = fine dei movimenti, riuscendo proprio nel momento in cui ci attaccano a ritrovare l’unità perlomeno sui percorsi concreti e a rilanciare con più forza le proposte e la lotta politica . Non bisogna né abbassare la guardia né abituarsi alla repressione, ma al contrario utilizzarla colpo su colpo come elemento di denuncia dell’ipocrisia del parlamentarismo borghese, consci, però, del fatto che non è certamente questo il terreno su cui costruire progetti di trasformazione ma anzi può relegarci ancor di più su un livello difensivo senza prospettiva alcuna con opzioni politiche depotenziate e compatibili. Non esistono scorciatoie, l’unica scommessa da vincere per battere la repressione è quella di una rinnovata capacità di essere interni alle contraddizioni e ai movimenti che esse esprimono, generalizzando gli elementi del conflitto e lavorando per una ricomposizione sociale sul terreno concreto della lotta per i diritti: diritto al lavoro ed a un reddito, ad un casa, ad una cultura non subordinata al profitto, alla salute, all’autodeterminazione, alla libera circolazione e a spazi di socialità non mercificati. DOPO VENERDI’ MOLTI PROTAGONISTI DI QUESTE LOTTE POTREBBERO ESSERE INCARCERATI! LA SOLIDARIETA’ E’ UN’ARMA, USIAMOLA! MERCOLEDI 6/02 ORE 12 CONFERENZA STAMPA PRESSO IL TRIBUNALE VENERDI 8 GIORNATA DI MOBILITAZIONE TUTTI IN PIAZZA SABATO 9 FEBBRAIO ORE 15.00 P.TA
TICINESE.
LE IMPUTATE E GLI IMPUTATI DEL MOVIMENTO ANTAGONISTA |
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