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From "Collettivo News" <collettivo-news@virgilio.it>
Date Sun, 8 Dec 2002 18:43:03 +0000
Subject ls: NEWSLETTER dell'8 dicembre 2002

NEWSLETTER del Collettivo Studenti di Giurisprudenza in Lotta di Napoli
web: http://collettivo.cjb.net - e-mail: collettivo@collettivo.cjb.net -
tel.: 328/3863982
c/o Facoltà di Giurisprudenza, via Porta di Massa 32, Napoli

Agenda telematica: http://it.calendar.yahoo.com/collettivo_napoli



Risposte ad alcune domande sulla "Riforma"

DIRITTO ALLO STUDIO: CHE FINE HA FATTO LA MENSA?
PRESIDIO DEI LAVORATORI DELL'E.Di.S.U. Napoli 1, domani alle ore 11, davanti
alla Giunta Regionale

UN ALTRO BUCO NEL MURO...DEI CREDITI: il nostro volantino contro lo sbarramento
dei 48 crediti per l'iscrizione al secondo anno accademico

LA RIFORMA UNIVERSITARIA NELLA FACOLTA' DI GIURISPRUDENZA DI NAPOLI: articolo
inviato al giornalino del Collettivo di Giurisprudenza dell'Università "La
Sapienza" di Roma



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Parecchi studenti ci hanno scritto, ponendoci domande sulla "Riforma Univeristaria".
Ecco qui alcune risposte:

1) Per quanto riguarda il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, le
norme nazionali (riportate sul nostro sito nella sezione "fonti normative")
sulla "riforma" non dicono assolutamente nulla.
Per cui, nell'ambito dell'autonomia didattica, ogni ateneo si è regolato
in modo diverso: da noi, ad esempio, si è deciso di mantenere in funzione
i corsi del vecchio ordinamento fino ad esaurimento studenti (a meno che
Senato Accademico e Consigli di facoltà non decidano diversamente in futuro...);
altrove si è stabilito che i vecchi corsi si estingueranno entro un certo
numero di anni (spesso senza specificare che fine faranno gli studenti del
vecchio ordinamento che non si sono laureati entro questo termine...); e
così via...
Spesso, queste decisioni sono dettate anche dal tenore delle proteste degli
studenti.

2) Le leggi e i decreti nazionali non dicono nulla nemmeno su eventuali
"sbarramenti" per l'iscrizione agli anni di corso successivi al primo o
sui criteri per l'accesso ai corsi di laurea specialistica.
Su questo argomento vi invitiamo a leggere i documenti pubblicati su questo
numero della Newsletter, nonché la nostra "controguida" di prossima pubblicazione.

3) La normativa nazionale tace anche sul riconoscimento degli esami svolti
da chi si reiscrive all'università, dopo aver abbandonato gli studi per
diversi anni.
Dato che gli spot pubblicitari di istituti privati, che sbandieravano questa
possibilità, sono stati confermati da autorevoli quotidiani, l'unica conclusione
possibile è che anche qui i singoli Atenei e le Facoltà si sono regolate
ciascuno in modo diverso, nell'ambito dell'autonomia didattica.


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Presidio dei lavoratori dell'E.Di.S.U. Napoli 1 , in lotta contro i tentativi
di messa in esubero, domani, lunedì 9 dicembre, alle ore 11, davanti alla
sede della Giunta Regionale!

Ecco il volantino distribuito dai Collettivi Universitari al presidio organizzato
martedì 4 dicembre, davanti alla sede della Giunta Regionale, dai lavoratori
dell'E.Di.S.U. Napoli 1 , in lotta contro i tentativi di messa in esubero.


CHE FINE HA FATTO LA MENSA?

La mensa centrale della Federico II sita in via Mezzocannone è chiusa ormai
da un anno.
Motivazione ufficiale: adeguamento della struttura alle norme di sicurezza
previste dalla legge 626. Durante lo scorso anno accademico gli studenti
si mobilitarono con una serie di iniziative (autogestione della mensa, occupazione
dell'E.D.I.S.U., presìdi vari sotto la Regione e il corteo del 13 Dicembre)
perché sapevano che la paventata chiusura nascondeva in realtà altre motivazioni,
e cioè la la privatizzazione, e che avrebbe portato alla chiusura per lungo
tempo di questo fondamentale servizio, così come è successo alla mensa di
Ingegneria chiusa da oltre 3 anni per lo stesso motivo (adeguamento alla
626).
Le nostre previsioni purtroppo si sono avverate: ad oggi, non si sa quando
i lavori saranno terminati (ma sono iniziati ?), quando noi studenti potremo
di nuovo usufruire di un servizio che paghiamo a peso d'oro con una lauta
tassa regionale e quando potranno ritornarvi i lavoratori che lì erano impiegati.

Bisogna tener presente alcune cose:
- La chiusura della mensa si inserisce in un ambito più generale  che riguarda
la privatizzazione del diritto allo studio e dei servizi ad esso connessi;
- Attualmente, attraverso un sistema di convenzioni ad esercizi privati
(con soldi pubblici) il servizio mensa è stato sostituito da trattorie malamente
dislocate che non hanno la possibilità di soddisfare l'intera utenza (ognuna
ha una capacità di circa 150 pasti a fronte degli oltre mille erogati dalla
mensa centrale);
- Quanto si è appreso da fonti autorevoli circa un esubero di lavoratori
dell'E.D.I.S.U. Napoli 1 non risulta vero: i lavoratori ci sono ma sono
stati dislocati nei vari poli universitari poiché sono stati sospesi proprio
i servizi a cui loro erano stati destinati (le mense, appunto).

E' mai possibile che di fronte a tale situazione la mensa continui a restare
chiusa? Quando termineranno tali presunti lavori? Ma sono mai iniziati?
E quale sarà la sorte di coloro che una volta vi lavoravano?
L'attacco ai nostri diritti si dispiega ormai in maniera precisa: nei giorni
scorsi il tentativo di chiudere definitivamente e privatizzare la mensa
dell'Orientale è stato bloccato da una consistente mobilitazione degli studenti
e dei lavoratori che hanno capito l'importanza di difendere con la lotta
un fondamentale diritto.
E' necessario tornare a discutere e mobilitarsi perché la mensa non ci venga
tolta per sempre; la  mensa chiusa è un ulteriore spazio sottratto a noi
studenti.


COLLETTIVO LETTERE
COLLETTIVO "STUDENTI DI GIURISPRUDENZA IN LOTTA"


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UN ALTRO BUCO NEL MURO...
...DEI CREDITI

In base alle direttive di accordi europei è stato istituito il sistema dei
CREDITI (CFU: credi formativi universitari). Ogni credito corrisponde a
25 ore di studio tra casa e "scuola". Quando vi hanno parlato di "riforma
Zecchino" era a questo che si riferivano.
Probabilmente avrete anche sentito da voci autorevoli che nel testo della
riforma si richiede che lo studente collezioni un tot numero di tali crediti
per poter iscriversi e sostenere gli esami del secondo anno (accessibili
invece nel vecchio ordinamento).
MENZOGNA!!!
I crediti esistono e fanno parte di un meccanismo, definito "aziendalizzazione
universitaria". Ma il "muro dei crediti", come in gergo universitario viene
chiamato lo sbarramento del secondo anno, è opera autonoma del nostro consiglio
di facoltà, dei nostri professori, che hanno deliberatamente deciso di ostacolare
la formazione dello studente.
CI DICONO CHE DOBBIAMO DARE ESAMI PER 48 CREDITI (un totale di 1200 ore
di studio) PER POTERCI ISCRIVERE AL 2° ANNO, quando Istituzioni di Diritto
Privato ne vale solo 12 (300 ore di studio).
Ma non solo ci impongono un tale trattamento da soma. Agli esami ci bocceranno:
i nostri cari professori sono esigenti; e dato che dovremo preparare 4 esami
per sessione, o ci accontenteremo di un bel 18 (l'assegnazione dei crediti
è indipendente dal voto d'esame) o dovremo pagare i soldi dell'iscrizione...di
nuovo al primo anno!

Le conseguenze di tutto questo sono 2:
1. Gli studenti che non hanno il culo parato economicamente dai papà sono
costretti, per quanto validi, ad accettare medie del 20 (dequalificazione
della forza lavoro, che può così essere assunta a prezzi più bassi dai vari
Berlusconi italiani e stranieri).
2. Chi ha i money ristagna al primo anno ma con medie del 30 (essi i voti
li possono anche rifiutare, sempre che non siano raccomandati) ed accedere
ai vari concorsi a cui noi tutti aspiriamo e dobbiamo poter aspirare.

IL CONSIGLIO DI FACOLTA' PUO' E DEVE ABBATTERE IL MURO DEI CREDITI.

LA FACOLTA' NON SONO LE LORO MAESTA':
LA FACOLTA' SIAMO NOI.

EPPURE NON PARE CI ABBIANO MAI CHIESTO NIENTE.
INSEGNAMOGLIELO!



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Questo è il testo dell'articolo da noi inviato al giornalino del Collettivo
di Giurisprudenza dell'Università "La Sapienza" di Roma:


LA RIFORMA UNIVERSITARIA NELLA FACOLTA' DI GIURISPRUDENZA DI NAPOLI


Per anni, anche qui a Napoli, abbiamo studiato leggi e documenti sulla riforma
universitaria per cercare di capire cosa avrebbe provocato nella vita degli
studenti e della facoltà, ed abbiamo portato avanti campagne di protesta
e sensibilizzazione.
Oggi, dopo poco più di un anno dalla sua entrata in vigore, assistiamo,
ma non da spettatori, a cosa vuol dire vivere nell'università riformata;
assistiamo alle conseguenze che l'introduzione del sistema dei crediti comporta
nella vita quotidiana degli studenti, e impostiamo il nostro lavoro e la
nostra protesta su rivendicazioni concrete, anche se molti interrogativi
restano.
Ritenevamo che l'esigenza di quantificazione delle ore di studio, legata
all'applicazione del sistema dei crediti, avrebbe comportato l'introduzione
dell?obbligo di frequenza, ma così non è stato, probabilmente per problemi
di carattere meramente materiale, in quanto la nostra facoltà non dispone
di aule in numero sufficiente per garantire la partecipazione di tutti gli
studenti alle lezioni. In realtà questa assenza è compensata dall?abitudine
dura a morire di molti professori di raccogliere le presenze durante le
lezioni, con ovvio pregiudizio di tutti coloro che non possono essere studenti
full-time, o perché costretti a lavorare per potersi pagare gli studi o
perché pendolari e quindi vittime dello smantellamento del diritto allo
studio nella nostra regione. A Napoli le mense universitarie sono state
quasi tutte chiuse a tempo indeterminato; le residenze universitarie offrono
solo 230 posti letto per circa 150.000 studenti ed i bandi di concorso sono
chiusi ormai da tre anni; e per finire l?anno scorso quasi il 50% degli
studenti che hanno presentato domanda per la borsa di studio è stato dichiarato
idoneo non assegnatario. Lo smantellamento dei servizi che dovrebbero rappresentare
un diritto degli studenti ed i considerevoli tagli ai fondi riservati alle
borse di studio sono strumentali ad un progetto di riforma che vuole creare
(e sta già creando) un?università d'élite, portando avanti una spietata
selezione di classe.
In realtà la riforma ha pensato anche agli studenti part-time, ovviamente
in un'ottica aziendalista, prevedendo per loro un percorso formativo ad
hoc, attraverso una vera e propria contrattualizzazione individuale tra
studente e facoltà, in cui lo studente sottoscriverà il suo impegno a completare
il percorso di studio in tot tempo, dando tot esami all'anno, in cambio
di agevolazioni sulle tasse a partire dal primo anno fuori corso. Facendo
parte di una facoltà di giurisprudenza conosciamo le conseguenze legate
all'inadempienza contrattuale, ma cosa succederà allo studente che non potrà
rispettare il suo contratto con la facoltà? A parte questo è già di per
sé mostruoso pensare che un percorso di formazione e crescita interiore
possa essere imbrigliato in schemi contrattualistici.
Il collettivo sta lavorando alla preparazione di un opuscolo per dare a
tutti gli studenti un quadro completo di cosa vuol dire vivere in un'università
riformata. In questo opuscolo abbiamo analizzato il sistema dei crediti
formativi non solo nei suoi risvolti pratici, ma anche sotto il profilo
della mercificazione della cultura che ne consegue; stiamo cominciando ad
analizzare i cambiamenti che l?autonomia didattica e finanziaria producono
sulla formazione degli studenti, ed ovviamente poi analizziamo il vasto
campo del diritto allo studio, che vive qui in Campania una situazione di
crisi particolare.
Nell'analisi che stiamo realizzando un contributo fondamentale ci è dato
da ragazzi che si sono immatricolati lo scorso anno, e che quindi vivono
giorno dopo giorno sulla loro pelle la realtà di questa nuova università,
sperimentando di persona le conseguenze della "riforma".
Comunque l'opuscolo contempla un argomento che tocca da vicino anche gli
studenti del vecchio ordinamento, ossia le famose scuole di specializzazione
per l?accesso alle professioni legali: attualmente sono obbligatorie solo
per il concorso in magistratura, ma con ogni probabilità lo diventeranno
presto anche per avvocatura e notariato (l'ordine dei notai fa già da anni
pressioni in questo senso); il costo di iscrizione si aggira complessivamente
sui 6500000 delle vecchie lire ed al momento non sono previste borse di
studio; infine, queste scuole sono a numero programmato, una versione "soft"
del numero chiuso.
La distribuzione dell'opuscolo, già anticipata da una giornata di controinformazione
in occasione della presentazione dei corsi alle matricole, sarà l'occasione
per lanciare la campagna su uno dei punti fondamentali su cui intendiamo
spenderci quest?anno, ossia l?abbattimento dello sbarramento di 48 crediti
per l'iscrizione al secondo anno. Sono molti gli studenti del 1° anno che
non sono riusciti a raggiungere il numero di crediti richiesto e sono stati
così costretti a ripetere il primo anno: dovranno perciò passare l'anno
accademico che sta iniziando praticamente parcheggiati, in quanto non potranno
seguire i corsi e sostenere gli esami del 2°anno (tra l'altro nella nostra
facoltà non c'è stata nemmeno la semestralizzazione dei corsi). A parte
i disagi immediati per gli studenti, la questione dello sbarramento, e dei
crediti in generale, si ricollega a domande per noi ancora senza risposta
riguardo ai criteri d'accesso al biennio necessario per conseguire la laurea
specialistica. Essendo i criteri di accesso a questa fase del percorso formativo
ancora ignoti, ci chiediamo e lavoriamo per sapere se la discriminante si
baserà sul voto di laurea (che ovviamente è penalizzato da una corsa contro
il tempo per superare lo sbarramento) o piuttosto sul numero di anni impiegati
per conseguirla (e qui i crediti  lo sbarramento la fanno ancora da padroni).
Con la controinformazione speriamo di riuscire a sensibilizzare un numero
sempre maggiore di studenti, anche se comprendiamo che più si va avanti
più diventa difficile raggiungere questi obiettivi: vivere nell?università
riformata sottopone lo studente ad un costante abbrutimento; nella lotta
per la sopravvivenza tra un credito e l?altro è sempre più faticoso ritagliarsi
spazio e tempo per approfondire tematiche che vanno oltre il programma d?esame,
per riuscire a confrontarsi sui problemi della facoltà oltre che subirli...
Le battaglie dell?anno scorso per le Residenze universitarie (siamo riusciti,
insieme agli studenti fuori-sede e ad altri collettivi universitari, ad
impedirne la chiusura voluta dall?E.Di.S.U.), ci hanno mostrato chiaramente
quanto sia importante, nelle lotte universitarie e nella lotta politica
in genere, rapportarsi direttamente ai soggetti sociali di riferimento:
nessuna vertenza può essere efficacemente portata avanti senza la mobilitazione,
in prima persona, dei diretti interessati. Altrimenti, si rischiano di portare
avanti sterili iniziative di piccolo gruppo o di far calare le concessioni
agli interessati dall'alto, burocraticamente, senza presa di coscienza.
Un discorso analogo vale per le lotte aventi contenuti più propriamente
politici: gli studenti delle Residenze, partendo dai loro problemi più immediati,
sono riusciti a maturare coscienza della propria condizione e, da qui, della
condizione di altre categorie di precari, come i lavoratori, i disoccupati,
gli immigrati. Lungi dal costituire un freno ad un allargamento degli orizzonti
di lotta, sono state proprio le vertenze sui problemi che li toccavano più
da vicino a dare agli studenti la misura reale, e non astratta, di cosa
significa "precarietà", e di cosa significa lottare contro la precarietà;
sono state proprio queste vertenze a dare inizio a una presa di coscienza
che andasse al di là delle tematiche esclusivamente studentesche.
Queste sono, perciò, le considerazioni che intendiamo porre a fondamento
dei nostri metodi di lotta: partire dai bisogni reali degli studenti, promuovere
mobilitazioni "di massa" e cercare di ottenere dei risultati concreti e
durevoli, sia in termini di rivendicazioni che di coscienza, per poi estendere
il discorso a tematiche più ampie. Per far questo, sarà necessario essere
presenti costantemente in mezzo agli studenti, e in questo la contro-informazione
riveste un ruolo fondamentale.




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COLLETTIVO "STUDENTI DI GIURISPRUDENZA IN LOTTA"
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